Con una sentenza depositata l’8 luglio la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha riconosciuto la violazione della libertà d’espressione da parte delle autorità russe verso Google LLC e altre company del gruppo Alphabet, multate per aver rifiutato di censurare contenuti politicamente sensibili sulla piattaforma YouTube. Per approfondimenti sulla Corte, abbiamo pubblicato il volume I ricorsi alla corte europea dei diritti dell’uomo, disponibile sullo Shop Maggioli e su Amazon.
Indice
1. Le vicende giudiziarie
La vicenda origina nel 2021, quando Roskomnadzor, l’autorità russa delle comunicazioni, aveva intimato a Google di rimuovere contenuti in formato video considerati “illegittimi”. Tra questi, figuravano alcuni video critici verso il governo russo e, in particolare, nei confronti dell’approccio alla pandemia da COVID-19, le modifiche costituzionali e il sostegno a personalità dell’opposizione, quali Alexei Navalnyy. Google aveva replicato col blocco geografico di alcuni video per gli utenti in Russia, tuttavia, e al contempo, aveva rifiutato di oscurare contenuti di evidente interesse pubblico. In seguito al rifiuto, Google veniva colpita da multe di importi esosi: nel dicembre 2021, una sanzione da oltre 7 miliardi di rubli (87 milioni di euro circa), seguita da ulteriori multe nel 2022 che hanno superato i 360 milioni di euro, quantificate in modo controverso sui ricavi di affiliate non coinvolte in modo diretto nei procedimenti. Per approfondimenti sulla Corte, abbiamo pubblicato il volume I ricorsi alla corte europea dei diritti dell’uomo, disponibile sullo Shop Maggioli e su Amazon.
I ricorsi alla corte europea dei diritti dell’uomo
Il volume, accompagnato da un FORMULARIO e da una completa disamina delle fonti, analizza nel dettaglio le modalità di presentazione dei RICORSI alla Corte europea dei diritti dell’uomo. L’opera esamina il funzionamento del Consiglio d’Europa e della Corte europea ed è aggiornata con le novità introdotte dalla riforma del Regolamento di procedura della Corte avvenuta nel corso del 2025. Completo di tutte le informazioni necessarie per la presentazione delle istanze, il testo si propone come uno strumento operativo che permette di impostare il ricorso alla Corte, al fine di vedere riconosciuta la piena tutela dei diritti dell’uomo contro le inefficienze presentate dai sistemi nazionali. Accurata è l’analisi della CASISTICA suddivisa per argomenti tra i quali: ESPROPRIAZIONE E VINCOLI PREORDINATI ALL’ESPROPRIAZIONE – ECCESSIVA LUNGHEZZA DEL PROCESSO – VITA PRIVATA E FAMILIARE – CONDIZIONE DEI DETENUTI – TUTELA DEI MIGRANTI – LIBERTÀ DI PENSIERO E LIBERTÀ RELIGIOSA.Il FORMULARIO, in formato editabile e stampabile, la NORMATIVA EUROPEA ed il MASSIMARIO giurisprudenziale organizzato per argomento, sono disponibili online.Andrea Sirotti GaudenziAvvocato e docente universitario. Svolge attività di insegnamento presso vari Atenei e centri di formazione. È responsabile scientifico di alcuni enti, tra cui l’Istituto nazionale per la formazione continua di Roma. Direttore di collane e trattati giuridici, è autore di numerosi volumi, tra cui “Il nuovo diritto d’autore”, “Manuale pratico dei marchi e brevetti”, “Trattato operativo dei contratti d’impresa” e il “Codice della proprietà industriale”.I suoi articoli vengono pubblicati da diverse testate e fa parte dei comitati scientifici di riviste ed enti.
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2. Il caso Tsargrad TV
In modo parallelo, la Corte ha esaminato la vicenda Tsargrad TV, un’emittente vicina agli ambienti governativi russi e colpita da sanzioni internazionali. Dopo che Google ha sospeso i suoi account YouTube e Gmail, la company ha ottenuto una pronuncia favorevole dai tribunali russi, che hanno ignorato le clausole contrattuali di giurisdizione estera. Le sanzioni imposte, pari a 100.000 rubli al giorno con raddoppio settimanale illimitato, sono state considerate dalla CEDU sproporzionate e applicate in malafede, portando le pretese russe a oltrepassare la somma di 16 trilioni di dollari.
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3. Le violazioni riconosciute dalla Corte
La III Sezione della Corte di Strasburgo, composta da sette giudici, sul ricorso n. 37027/22 ha riconosciuto tre principali violazioni:
- Articolo 10 della Convenzione: le sanzioni contro Google per non aver rimosso contenuti politici sono state considerate una grave interferenza con la libertà d’espressione. Le autorità russe hanno agito senza stimare l’effettiva falsità o pericolosità del materiale.
- Articolo 10 (seconda parte): obbligare Google a ospitare contenuti di Tsargrad TV ha costituito una coercizione espressiva, anch’essa nociva della libertà d’espressione.
- Articolo 6 § 1: la Corte ha constatato gravi carenze nell’argomentazione delle decisioni giudiziarie russe, inclusa l’attribuzione della giurisdizione e il calcolo delle sanzioni, violando così il diritto ad un processo equo.
4. Implicazioni e prospettive
La pronuncia in disamina non è ancora definitiva, poiché entro tre mesi potrà essere chiesto il rinvio alla Grande Camera. Tuttavia, rappresenta un punto di svolta nella tutela dei diritti digitali e nella resistenza alla censura statale. Viene in particolare posta in evidenza la tensione crescente tra sovranità nazionale e obblighi internazionali, specie nel contesto delle piattaforme digitali globali.
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