Coronavirus e gioco: lo stop alle sale

Redazione 10/04/20
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Coronavirus e sale da gioco: la chiusura delle attività

Il presente contributo è tratto da

La Ludopatia

Dopo una breve disamina degli aspetti amministrativi, quest’opera è la prima nel panorama editoriale ad affrontare il fenomeno della ludopatia, trattandone le conseguenze di carattere penale e civile.In particolare, vengono per la prima volta sistematizzati i provvedimenti della pubblica amministrazione, dalle autorizzazioni per le aperture delle sale da gioco alle sanzioni;  inoltre, si analizzano le conseguenze penali della patologia e i rapporti con alcune fattispecie di reato, quali l’autoriciclaggio.Infine, il volume esamina i risvolti civilistici del gioco d’azzardo, quali l’addebito della separazione e le misure a carico dei soggetti incapaci.Il volume si pone dunque quale strumento utile al professionista, civilista, penalista e amministrativista, che debba affrontare questioni legate alla dipendenza da gioco, con le ricadute pratiche che ciò comporta, anche in relazione a terzi soggetti coinvolti dal fenomeno, quali familiari e conviventi.Stefania MemoliAvvocato civilista del foro di Prato, ove attualmente svolge anche le funzioni di avvocato domiciliatario dell’INPS. Ha svolto per anni attività di massimazione delle sentenze  della giurisprudenza di merito ed è autrice di altre opere in ambito prevalentemente civilistico.

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I decreti di lotta al Coronavirus prevedono, fra le altre disposizioni, la chiusura delle sale da gioco e la sospensione di tutte le attività ludiche. Qual è la loro regolamentazione ordinaria?

L’apertura di una sala da gioco richiede l’ottenimento di diversi titoli abilitativi. Anzitutto occorre l’autorizzazione comunale, che si ottiene attraverso la procedura della Segnalazione Certificata di Inizio Attività prevista e disciplinata dall’art. 19, L. 241/1990. Solitamente i Comuni adottano specifici regolamenti che, in quanto fonti secondarie, devono essere emanati nel rispetto della disciplina dettata dalla fonte primaria (le leggi dello Stato e regionali). Generalmente il regolamento
comunale si occupa di verificare che il richiedente sia in possesso dei requisiti soggettivi previsti ex lege, che la localizzazione della attività non sia in contrasto con gli strumenti urbanistici, il rispetto della distanza minima della sala da gioco dai luoghi “sensibili” e da altro esercizio che svolga la stessa attività, la disciplina degli orari di apertura ed altre misure a tutela del benessere psico-fisico del soggetti cc.dd. “vulnerabili”, cioè maggiormente esposti al pericolo di forme di dipendenza
dal gioco d’azzardo.
Si registra una certa discrezionalità lasciata ai Comuni nella individuazione dei luoghi cc.dd. sensibili applicando il criterio dell’impatto sul contesto e sulla sicurezza urbana. Ciò ha consentito ai Comuni di estendere, o meglio, di specificare, l’elencazione dei luoghi sensibili prevista dal D.L. 158/2012 (c.d. decreto Balduzzi) proprio per l’assenza del decreto attuativo dell’Agenzia delle Dogane. Vi sono, quindi, regolamenti che annoverano tra detti luoghi “attrezzature balneari e spiagge”, nonché “giardini, parchi e spazi pubblici attrezzati” e che hanno introdotto il divieto di installazione di agenzie per la raccolta di scommesse, sale VLT e di giochi con vincita in denaro nel raggio di 100 metri da “sportelli bancari, postali o bancomat”.
Avverso detti provvedimenti si è aperto un contenzioso avanti ai Tribunali amministrativi regionali instaurato dai titolari degli esercizi commerciali, i quali ne assumevano il carattere lesivo in relazione alla libertà di iniziativa economica. Tuttavia, la giurisprudenza amministrativa, proprio facendo leva sulla competenza attribuita ai Comuni dalle leggi regionali, ha di norma respinto i ricorsi. Detti limiti sarebbero consentiti proprio in base alla ratio dei provvedimenti adottati, che è quella della dissuasione dei cittadini da una spesa eccessiva legata al gioco, onde evitare la diffusione di casi di disturbo da gioco patologico; dunque, viene affermata la necessità che gli enti territoriali diano concreta attuazione alle norme di legge, in un’ottica di prevenzione della predetta patologia sociale.

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Le Autorità competenti e le relative autorizzazioni

Altro provvedimento abilitativo per esercitare l’attività di gioco è costituito dal nulla osta rilasciato dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, titolare di un potere di verifica e controllo dell’operato dei concessionari, nell’ottica di garantire il rispetto della legalità e della trasparenza in materia. La procedura per il rilascio è prevista dall’art. 38 della legge 23 dicembre 2000, n. 388. Il nulla osta ha ad oggetto gli apparecchi indicati dall’art. 110, commi 6 e 7 TULPS, e nei decreti della
Agenzia vengono specificate le regole procedurali e tecniche ai fini dell’ottenimento del provvedimento di autorizzazione.
Vi sono due tipologie di nulla osta, quello di distribuzione e quello per la messa in esercizio; il primo è chiesto dal produttore o dall’importatore, e consente al congegno di circolare (unitamente ad una scheda descrittiva delle specifiche tecniche dello stesso), mentre il secondo dal gestore o dal provider ai fini dell’attivazione dell’apparecchio all’interno del locale. La particolarità di questo secondo provvedimento è che esso è collegato al titolare, cioè al gestore, quindi, se il gestore cambia, occorre che il gestore subentrante si adoperi per richiedere nuovo titolo abilitativo della messa in esercizio.
Ulteriore provvedimento abilitativo è rappresentato dalla autorizzazione prevista dagli artt. 86 e 88 TULPS, che va richiesta al Questore.

Accanto ai provvedimenti della pubblica amministrazione che hanno ad oggetto la preventiva verifica del possesso dei requisiti per potere aprire e gestire l’attività di gioco d’azzardo, vi sono i provvedimenti che vanno direttamente ad incidere sul concreto funzionamento ed in particolare sugli orari di apertura delle sale da gioco.
In termini generali si osserva che le problematiche concernenti la disciplina degli orari di apertura e funzionamento delle sale gioco autorizzate costituiscono un terreno particolarmente sensibile e delicato nel quale confluiscono e devono essere adeguatamente misurati una pluralità di interessi sia privati (dei gestori delle predette sale che, in quanto titolari di una concessione con l’amministrazione finanziaria e di una specifica autorizzazione di polizia, tendono a perseguire
la massimizzazione dei loro profitti per ottenere la remunerazione dei loro investimenti economici attraverso la più ampia durata giornaliera dell’apertura dell’esercizio, invocando i principi costituzionali di libertà di iniziativa economica e di libera concorrenza e sul piano più strettamente amministrativo il principio dell’affidamento, ingenerato proprio dal rilascio dei titoli, concessorio e autorizzatorio, necessari alla tenuta delle sale da gioco, sia, soprattutto pubblici e generali, non contenuti in quelli economico-finanziari (tutelati dalla concessione) o relativi alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica (tutelati dall’Autorizzazione questorile), ma estesi anche alla quiete pubblica (in ragione dei non improbabili disagi derivanti dalla collocazione delle sale gioco in determinate zone cittadine più o meno densamente abitate a causa del possibile congestionamento del traffico o dell’affollamento dei frequentatori) e alla salute pubblica, quest’ultima in relazione al pericoloso fenomeno, sempre più evidente, della ludopatia.

Il presente contributo è tratto da

La Ludopatia

Dopo una breve disamina degli aspetti amministrativi, quest’opera è la prima nel panorama editoriale ad affrontare il fenomeno della ludopatia, trattandone le conseguenze di carattere penale e civile.In particolare, vengono per la prima volta sistematizzati i provvedimenti della pubblica amministrazione, dalle autorizzazioni per le aperture delle sale da gioco alle sanzioni;  inoltre, si analizzano le conseguenze penali della patologia e i rapporti con alcune fattispecie di reato, quali l’autoriciclaggio.Infine, il volume esamina i risvolti civilistici del gioco d’azzardo, quali l’addebito della separazione e le misure a carico dei soggetti incapaci.Il volume si pone dunque quale strumento utile al professionista, civilista, penalista e amministrativista, che debba affrontare questioni legate alla dipendenza da gioco, con le ricadute pratiche che ciò comporta, anche in relazione a terzi soggetti coinvolti dal fenomeno, quali familiari e conviventi.Stefania MemoliAvvocato civilista del foro di Prato, ove attualmente svolge anche le funzioni di avvocato domiciliatario dell’INPS. Ha svolto per anni attività di massimazione delle sentenze  della giurisprudenza di merito ed è autrice di altre opere in ambito prevalentemente civilistico.

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