Comuni-fisco, patto che funziona

Redazione 28/02/12
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Dalla collaborazione tra Anci e Agenzia delle entrate, grazie alle 27 mila segnalazioni fatte da 1.200 comuni, sono emersi 50 milioni di maggiore imposta accertata. Lo ha detto il direttore delle Entrate Befera. Monti chiarisce sull’Imu della Chiesa. Fissati i criteri per la partecipazione dei comuni alla lotta all’evasione

 

di Fortunato Laurendi (tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it)

 

Dalla collaborazione tra Anci e Agenzia delle entrate, grazie alle 27mila segnalazioni fatte da 1.200 comuni, sono emersi 50 milioni di maggiore imposta accertata. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, nel corso di un convegno a Reggio Emilia. Dopo il “collaudo” dell’accordo con l’associazione del comuni, secondo Befera, ora occorre “passare dalla fase artigianale alla parte industriale” della lotta all’evasione, che punta a due fasi: la tracciabilità da un lato (con ritorno in tempo immediato su stato dell’arte dei controlli) e l’assistenza ai piccoli comuni che deve essere offerta dall’Anci. “Siamo favorevolissimi all’accesso alle banche dati, nel rispetto della sicurezza e della privacy , ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle entrate. Sentiremo il parere del Garante. L’accesso ai dati darebbe la possibilità di fare quelle “selezioni” ad hoc, dando maggiore “serenità e fiducia ai cittadini”. L’accesso alla banca dati, tra l’altro, “eviterebbe duplicati e il frazionamento delle informazioni”. “I comuni – ha spiegato il direttore Befera – hanno dimostrato di saper effettuare indagini in grado di scovare fenomeni evasivi o addirittura fraudolenti alcune volte non facilmente individuabili dalle nostre strutture, grazie alla loro conoscenza del territorio e alle informazioni dell’anagrafe tributaria che l’Agenzia delle entrate mette loro a disposizione. Da queste indagini possono scaturire segnalazioni qualificate in grado di innescare accertamenti fiscali significativi e ridurre la propensione all’evasione”.
Per il presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, “la collaborazione fra comuni e Agenzia delle entrate nella lotta all’evasione fiscale, che in Emilia-Romagna ha già dato risultati molto importanti, va estesa e consolidata. È una battaglia per l’equità e la giustizia contributiva, che porta in sé il principio costituzionale dell’uguaglianza. Nello stesso tempo, è uno strumento rilevante per il recupero di risorse, che i comuni possono poi investire sul territorio, per la qualità della vita delle città e delle comunità”. Positivi i risultati dell’esperienza condotta in Emilia Romagna. Infatti, secondo i dati – aggiornati al 31 dicembre 2011 e illustrati dal direttore regionale dell’Agenzia Antonino Gentile – l’alleanza anti-evasione in regione ha restituito a tassazione 110 milioni di euro, con un incremento del 96% rispetto ai 56 milioni del 31 dicembre 2010 e con una maggiore imposta accertata pari a 24 milioni di euro (+108%). I numeri dell’intesa mostrano un incremento sostanziale anche delle segnalazioni inviate dai Comuni, passate dalle 7.274 del 2010 alle 13.662 del 2011 (+87%). È però ancora più significativo il risultato registrato sul fronte delle somme riscosse, ora pari a 7,5 milioni di euro (+138%), segno di una crescente qualità dei controlli: se al riscosso si aggiungono le rate da versare su accertamenti già chiusi, l’incasso complessivo sale a 9,7 milioni di euro. Si allarga, infine, la schiera dei comuni anti evasione (270 su un totale di 348), che raccolgono una quota della popolazione residente pari al 94% del totale regionale (+ 10% rispetto al dato del 2010). “I comuni sono il luogo da cui può partire una rivoluzione etica che coinvolga l’intero Paese, ha commentato Delrio. I comuni sono il luogo in cui si rifonda la cittadinanza, il luogo in cui le persone comprendono il senso del sacrificio per il bene comune, e capiscono che pagare le tasse vuol dire rendere la propria comunità più vivibile e più giusta: per questo la rivoluzione etica del Paese può e deve partire proprio dai comuni”. Sempre sul piano fiscale, ma sul versante del dl liberalizzazioni, da segnalare il chiarimento in Commissione industria al Senato, del presidente del Consiglio, Mario Monti. “Sono esenti dall’Imu le scuole che svolgono attività secondo modalità non commerciali”, ha precisato il premier, in modo “chiaro e in equivoco” affermando che con l’emendamento presentato al decreto liberalizzazioni, sono esentate le scuole cattoliche che operano “con modalità concretamente ed effettivamente non commerciali”. Il premier ha poi invitato il Parlamento ad affrontare il tema dell’Ici per la Chiesa Cattolica “senza pregiudizi ideologici”. Il Governo vuole “considerare i problemi per la loro esatta portata, senza pregiudizi, pretesti o approcci ideologici”, ha detto Monti.

LOTTA  ALL’EVASIONE
Tracciato il percorso telematico che i Municipi devono seguire per inviare, alla Guardia di finanza e all’Agenzia delle entrate, le segnalazioni qualificate, ossia in grado di evidenziare “senza ulteriori elaborazioni logiche” i comportamenti evasivi o elusivi. A delinearlo il provvedimento emanato ieri dal Direttore delle entrate, che fa seguito all’intesa raggiunta lo scorso 2 febbraio in sede di Conferenza unificata. In particolare, l’allegato tecnico che accompagna il provvedimento distingue puntualmente quale tipologia di segnalazione viene recapitata agli uffici dell’Agenzia e quale ai reparti della Guardia di finanza, ribadendo che il canale di trasmissione resta il portale SIATEL-PuntoFisco. In merito alle modalità di accesso alle banche dati dell’amministrazione finanziaria e dell’Inps, si stabilisce che vengano regolate, così come la trasmissione delle dichiarazioni dei contribuenti residenti nei comuni, da specifiche Convenzioni di cooperazione informatica. Vengono, inoltre, ampliati- spiegano dalle entrate – gli ambiti di intervento dei municipi. A quelli già introdotti con il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate del dicembre 2007, (commercio e professioni, urbanistica e territorio, proprietà edilizia e patrimonio immobiliare, residenze fiscali all’estero e beni indicanti capacità contributiva), si affianca infatti quello della collaborazione volta a individuare i fabbricati che non risultano dichiarati al catasto. Iter alternativo per i municipi di minori dimensioni, con la possibilità di fare ricorso a “strutture di servizio intermedie”, costituite anche grazie all’intervento dell’Anci. Una procedura ideata per garantire alle realtà più piccole un supporto tecnico che consenta anche a loro di dar seguito concretamente al rapporto con l’Agenzia delle entrate nell’ambito del processo di partecipazione all’accertamento fiscale e il cui sviluppo è definito all’interno dell’accordo stipulato oggi tra Agenzia, Anci e Ifel.

tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it

 

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