Immagina un’auto sportiva e veloce, pronta per volare sulla strada, ma priva di sterzo: un mezzo magnifico ed invidiabile, ma del tutto inutile senza lo strumento per controllarlo. Ecco, un sito web non accessibile somiglia un po’ a questa metafora automobilistica. Magari ha un design premiato, contenuti accattivanti, animazioni che farebbero arrossire un videogioco anni ’90, ma se una persona non vedente non riesce a comprare un biglietto, o un utente con disabilità motoria non riesce a compilare un form, quel sito non serve al suo scopo, oltre a prestare il fianco ad una possibile, salatissima sanzione.
Ed ecco che interviene il legislatore europeo con il suo classico approccio: la Direttiva (UE) 2019/882, meglio nota come European Accessibility Act (EAA), entrata in piena applicazione il 28 giugno 2025. Il messaggio è semplice: se vendi prodotti o servizi online, devi garantire che siano accessibili a tutti. Punto.
In Italia non partiamo da zero: l’Accessibility Directive 2016/2102 ha già imposto obblighi di accessibilità ai siti e alle app delle pubbliche amministrazioni. Ora, però, il cerchio si allarga ai privati, in particolare agli operatori economici che offrono servizi digitali al pubblico.
L’accessibilità, insomma, smette di essere un tema per pochi specialisti e diventa un diritto fondamentale per gli utenti e un obbligo legale per chi sviluppa e gestisce siti web. Per aiutare nell’implementazione, abbiamo organizzato il corso “Accessibility Act: Obblighi, responsabilità e adeguamenti per professionisti, imprese e pubblica amministrazione“.
Indice
- 1. Il quadro normativo: Europa e Italia
- 2. WCAG: la bussola tecnica dell’accessibilità
- 3. Accessibilità e usabilità: simili ma non uguali
- 4. Checklist operativa: come rendere un sito accessibile
- 5. Strumenti di verifica: il mix perfetto
- 6. La dichiarazione di accessibilità
- 7. Sanzioni, rischi e opportunità
- 8. Inclusione digitale: il lato umano
- 9. Da dove partire: consigli pratici
- 10. Conclusione: oltre l’obbligo, una visione strategica
- Formazione in materia
- Vuoi ricevere aggiornamenti costanti?
1. Il quadro normativo: Europa e Italia
Il pilastro normativo è, appunto, la Direttiva (UE) 2019/882, che impone standard minimi di accessibilità per un’ampia gamma di prodotti e servizi, tra cui siti di e-commerce, app, piattaforme di trasporto, e-reader, terminali bancari.
A livello italiano, il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) contiene già articoli dedicati (in particolare gli artt. 3-quinquies e seguenti), mentre l’AGID ha adottato Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici, già vincolanti per le PA. Con l’EAA, però, lo scenario cambia: anche i privati che forniscono servizi digitali dovranno garantire conformità.
C’è di più: l’accessibilità digitale è legata anche ad altri principi normativi trasversali. Ad esempio, il GDPR richiama all’art. 5 il principio di trasparenza e correttezza: un sito non accessibile non solo discrimina, ma potrebbe anche compromettere la capacità di un utente di esercitare i propri diritti (pensiamo all’impossibilità di leggere un’informativa privacy o inviare una richiesta di accesso ai dati).
E, non dimentichiamolo, l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: l’accessibilità digitale è parte integrante del diritto di uguaglianza e non discriminazione.
2. WCAG: la bussola tecnica dell’accessibilità
Se il legislatore europeo ha dato gli obblighi, la tecnica ha dato le regole pratiche. Si chiamano Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), elaborate dal W3C (World Wide Web Consortium).
Le WCAG hanno una storia che meriterebbe una miniserie Netflix: dalla prima versione (WCAG 1.0 del 1999), alle successive WCAG 2.0 (2008), 2.1 (2018) e 2.2 (2023), ogni versione ha ampliato i criteri, includendo nuove tecnologie e nuove tipologie di disabilità.
Il cuore delle WCAG si riassume in quattro lettere: POUR.
- Perceivable: i contenuti devono essere percepibili con i sensi, anche usando tecnologie assistive.
- Operable: tutto dev’essere utilizzabile, anche senza mouse.
- Understandable: il sito deve essere comprensibile, niente enigmi di logica per inviare un form.
- Robust: deve funzionare su diversi browser e dispositivi, compresi gli screen reader.
Le WCAG prevedono tre livelli di conformità: A, AA e AAA. L’EAA richiederà almeno il livello AA, considerato lo “standard” di accessibilità accettabile.
3. Accessibilità e usabilità: simili ma non uguali
Spesso confusi, i due concetti non coincidono. L’accessibilità è la condizione minima che consente a chiunque, comprese le persone con disabilità, di usare un sito. L’usabilità è quanto quel sito è piacevole e intuitivo da usare.
Un sito può essere tecnicamente accessibile, ma poco usabile (immaginiamo un e-commerce con testi alternativi perfetti ma percorsi d’acquisto infiniti). Viceversa, un sito usabile per la maggioranza può non esserlo per chi utilizza tecnologie assistive.
Insomma, l’accessibilità è il “permesso di entrare”, l’usabilità è “l’essere accolti bene”.
4. Checklist operativa: come rendere un sito accessibile
Arriviamo al punto pratico: cosa bisogna fare, in concreto, per essere compliant?
- Testi alternativi per immagini: ogni immagine deve avere un attributo “alt” descrittivo. Non scrivere “foto1.jpg”: scrivi “bottone blu con scritta invia”.
- Contrasto cromatico: il testo deve avere sufficiente contrasto rispetto allo sfondo. Colori pastello su sfondo bianco? Bellissimi per Instagram, pessimi per leggere.
- Struttura semantica corretta: titoli gerarchici (H1, H2, H3), liste ordinate, paragrafi chiari. No a blocchi di testo senza struttura.
- Navigabilità da tastiera: tutto dev’essere fruibile senza mouse. Tab, Enter e frecce devono bastare.
- Form accessibili: ogni campo dev’essere etichettato chiaramente, con messaggi di errore comprensibili (“inserisci un’email valida” è meglio di “errore 502”).
- Multimedia accessibile: video con sottotitoli, audio con trascrizione, immagini complesse con descrizioni.
- Link descrittivi: niente “clicca qui”, ma “scarica il regolamento in PDF”.
- Compatibilità con screen reader: test periodici con JAWS, NVDA o VoiceOver.
- Focus visibile: quando ci si muove da tastiera, dev’essere chiaro dove si trova il cursore.
- Aggiornamento costante: l’accessibilità non è un progetto a scadenza, ma un processo continuo.
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5. Strumenti di verifica: il mix perfetto
Nessun tool basta da solo. L’approccio ideale è combinare strumenti automatici e test manuali.
- Validatori automatici: WAVE, axe, Lighthouse. Segnalano errori comuni ma non vedono tutto.
- Test manuali: provare a navigare il sito senza mouse, o con screen reader. È un’esperienza illuminante.
- Coinvolgere utenti reali: persone con disabilità sono i veri tester dell’accessibilità.
Affidarsi solo a un validatore è come diagnosticare un mal di denti con Google: utile per un sospetto, ma non per la cura.
6. La dichiarazione di accessibilità
Dal 2025, sempre più operatori dovranno pubblicare una dichiarazione di accessibilità. È un documento pubblico che indica:
- il livello di conformità raggiunto,
- eventuali contenuti non accessibili,
- i canali per ricevere segnalazioni dagli utenti.
Attenzione, però: non è un esercizio di stile. Una dichiarazione non veritiera rischia di trasformarsi in un boomerang reputazionale e in una violazione formale. Insomma, l’“accessibility washing” è dietro l’angolo.
7. Sanzioni, rischi e opportunità
In Italia, i controlli spettano all’AGID, che può comminare sanzioni amministrative. Ma oltre al rischio legale, c’è quello reputazionale: un sito che discrimina espone l’azienda a critiche pubbliche e possibili ricorsi giudiziari.
Dall’altro lato, l’accessibilità è un’opportunità: più utenti possono fruire del servizio, la SEO migliora (Google ama i siti accessibili), e si rafforza la responsabilità sociale d’impresa. Alcune aziende che hanno investito in accessibilità hanno visto crescere clienti e fidelizzazione.
8. Inclusione digitale: il lato umano
Parlare di accessibilità non significa parlare solo di disabilità permanenti. Un sito accessibile serve anche a chi ha una limitazione temporanea: una persona con un braccio ingessato, chi consulta il sito in metropolitana senza cuffie, o chi ha connessioni lente.
L’universal design ci insegna che quando un servizio è accessibile a chi ha più difficoltà, funziona meglio per tutti. È un po’ come le rampe per carrozzine: nate per le persone disabili, sono usate da mamme con passeggini, corrieri e turisti con valigie.
9. Da dove partire: consigli pratici
- Effettuare un audit preliminare (legale e tecnico).
- Redigere una roadmap di adeguamento.
- Coinvolgere designer, sviluppatori e giuristi fin dall’inizio.
- Formare il personale.
- Monitorare costantemente.
10. Conclusione: oltre l’obbligo, una visione strategica
Quando parliamo di accessibilità digitale, spesso la si riduce a un elenco di “doveri” da spuntare. C’è la direttiva, ci sono le WCAG, c’è la dichiarazione da pubblicare. Tutto vero, tutto giusto. Ma se restiamo a questo livello, perdiamo l’occasione di cogliere la portata più profonda del cambiamento che l’European Accessibility Act introduce: non si tratta solo di legge, ma di cultura.
Un sito accessibile racconta molto più di mille campagne pubblicitarie: comunica attenzione, rispetto, apertura. È un biglietto da visita silenzioso ma potentissimo, che dice: “qui sei benvenuto, chiunque tu sia”. È l’antitesi dell’esclusione, la negazione della barriera invisibile che separa chi può e chi non può.
Sul piano economico, l’equazione è altrettanto chiara: un sito accessibile amplia la platea dei potenziali clienti, riduce i rischi di contenziosi, migliora la SEO e, spesso, semplifica anche la manutenzione tecnica. L’accessibilità, insomma, è una forma di risk management e, allo stesso tempo, di business development.
C’è poi un aspetto di responsabilità sociale che non può essere ignorato. Oggi le aziende si misurano non solo su bilanci e fatturati, ma anche sulla capacità di generare fiducia e impatto positivo. L’inclusione digitale è una delle frontiere più concrete di questa responsabilità: non bastano slogan o greenwashing, servono fatti. E un sito web accessibile è un fatto, tangibile e verificabile.
Infine, un consiglio pratico: l’accessibilità costa meno della reputazione perduta. Adeguare un sito può sembrare oneroso; affrontare una crisi di immagine per discriminazione digitale è, invece, devastante. Ecco perché l’accessibilità è un investimento: una spesa che genera ritorni, una strategia che crea valore.
In altre parole: se oggi l’accessibilità sembra un obbligo, domani diventerà un vantaggio competitivo. Chi si muove per tempo non solo eviterà sanzioni, ma avrà già costruito una relazione di fiducia con i propri utenti. E in un mercato digitale affollato e feroce, la fiducia è la vera moneta.
Formazione in materia
Per aiutare nell’implementazione, abbiamo organizzato il corso “Accessibility Act: Obblighi, responsabilità e adeguamenti per professionisti, imprese e pubblica amministrazione“.
Il corso ha l’obiettivo di fornire una guida chiara e operativa sull’Accessibility Act (Direttiva UE 2019/882) con un taglio pratico per comprendere le implicazioni concrete per imprese, PA e fornitori di servizi digitali: gli obblighi, le responsabilità, gli adeguamenti necessari e i requisiti tecnici di accessibilità da implementare.
Durante il corso verranno approfonditi:
• I principi chiave dell’accessibilità digitale
• Il quadro normativo di riferimento, a livello europeo, internazionale e nazionale (con particolare attenzione al D.Lgs. 82/2022)
• L’integrazione con le normative esistenti, come la Legge Stanca
• Gli obblighi di conformità, le tempistiche, le eventuali deroghe e il sistema sanzionatorio
• Gli standard tecnici internazionali di riferimento (es. WCAG 2.1 e EN 301 549).
L’ultima parte si concentra su casi pratici di implementazione dei requisiti di accessibilità nei settori più rilevanti, pubblici e privati: siti web della PA, portali di trasporto, servizi bancari, e-commerce ed editoria digitale. Verranno illustrate strategie e strumenti per progettare e fornire prodotti e servizi digitali accessibili, con un focus su inclusive design, sviluppo accessibile e test di accessibilità.
>>>Per info ed iscrizioni, clicca qui<<<
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