Codice crimini internazionali: prima riunione task force

Lorena Papini 24/01/23
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La task force riunita dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al fine di arrivare “sollecitamente ad una definitiva proposta legislativa” per il Codice dei crimini internazionali si è riunita per la prima volta. Un punto di partenza per il nuovo Codice, che il Ministro aveva già annunciato alla riunione dei ministri della Giustizia al G7 di Berlino il 28 e 29 novembre 2022.
Sul tema aveva già lavorato una commissione nominata dall’allora ministra Cartabia, in attuazione degli impegni assunti con l’istituzione della Corte penale internazionale, tramite lo Statuto di Roma.

Indice

1. Perché c’è bisogno di un Codice?

Il progetto di un Codice dei crimini internazionali, o quantomeno una riorganizzazione della materia, è da tempo un’esigenza, che è diventata più pressante e concreta negli ultimi anni.
Come si evince dalle parole del ministro Nordio e dell’ex-ministra Cartabia, quest’esigenza deriva dagli obblighi internazionali imposti dallo Statuto di Roma, ratificato nel 1999, istitutivo della Corte penale internazionale, e dai suoi emendamenti, tra cui quelli sul crimine di aggressione, ratificati all’inizio del 2022. (vedi l’articolo: Le modifiche apportate allo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale)
Infatti, la Corte penale internazionale ha giurisdizione su un gran numero di crimini internazionali, tra cui genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione, che però nell’ordinamento italiano sono trattati in modo sommario, antiquato o addirittura non sono trattati del tutto. Ad esempio, le fattispecie facenti parte dei crimini contro l’umanità sono in parte trattate come comuni reati, in parte non previste, e in ogni caso non costituiscono una categoria a sé, la disciplina dei crimini di guerra risale al 1941 e il crimine di aggressione non è punito del tutto.
Questa situazione rischia di compromettere il funzionamento della Corte, poiché, secondo lo Statuto di Roma, “è dovere di ciascuno Stato esercitare la propria giurisdizione penale nei confronti dei responsabili di crimini internazionali”.

Per approfondire:

2. Il precedente: la Commissione Palazzo-Pocar

Una situazione del genere, nel quadro internazionale dello scoppio della guerra in Ucraina, era ovviamente intollerabile. Perciò, l’allora ministra della Giustizia, Cartabia, con il decreto del 22 marzo 2022 aveva nominato una commissione di esperti, presieduta dai Professori Francesco Palazzo e Fausto Pocar, incaricata di elaborare un progetto di Codice di crimini internazionali entro il 30 maggio.
A causa della fine della legislatura, il progetto non aveva avuto seguito, tuttavia la commissione Palazzo-Pocar era riuscita a presentare, il 20 giugno 2022, la relazione finale dei lavori e un articolato. La bozza si concentra su rapporti tra lo Statuto di Roma e il “codice dei crimini internazionali”, principi e criteri di codificazione, disposizioni di carattere generale del Codice, crimini di genocidio e contro l’umanità, crimini di guerra, crimine di aggressione e altre disposizioni incriminatrici “accessorie”

3. La task-force di Carlo Nordio e i prossimi passi

Per arrivare “sollecitamente ad una definitiva proposta legislativa” in questa direzione, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha istituito il 12 gennaio un gruppo di lavoro presso l’Ufficio legislativo, presieduto da Antonio Mura, capo dell’UL.
Fanno parte del gruppo di lavoro Rosario Aitala, giudice della Corte penale internazionale; Maurizio Block, Procuratore generale militare presso la Corte suprema di cassazione; Salvatore Luongo, capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della difesa; Augusto Massari, consigliere diplomatico del Ministero della giustizia; Francesco Palazzo, professore emerito di Diritto penale presso l’Università di Firenze; Fausto Pocar, professore emerito di Diritto internazionale presso l’Università di Milano; Pasquale Velotti, vice capo del servizio per gli affari giuridici del contenzioso diplomatico e dei trattati del Ministero degli Affari esteri e cooperazione internazionale.
Le attività del gruppo sono già partite, e, come specificato nel decreto ministeriale che lo istituisce, partirà da un esame approfondito della relazione e dell’articolato della Commissione Palazzo-Pocar.

Lorena Papini

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