CNF: giustizia alternativa e translatio iudicii per una giustizia di qualità

Redazione 19/11/13
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Anna Costagliola

L’Avvocatura propone Camere di conciliazione e camere arbitrali su tutto il territorio, per garantire un migliore servizio di  giustizia di prossimità ai cittadini, davanti alla sempre più evidente abdicazione da parte dello Stato. Nell’aprire a Roma i lavori della riunione dei presidenti degli Ordini distrettuali, il presidente del Consiglio Nazionale Forense (CNF), Guido Alpa, ha evidenziato come gli Ordini forensi abbiano già costituito 122 Organismi di conciliazione e 16 Camere arbitrali. Un buon risultato, con margini di ulteriore miglioramento, pur nelle condizioni di difficoltà nelle quali l’Avvocatura è costretta ad agire. I numeri riportati dimostrano che l’Avvocatura responsabilmente assolve a un ruolo suppletivo per garantire ai cittadini un servizio essenziale dello Stato, oggetto spesso di riforme non ponderate e non condivise con gli operatori. Esempio ne è la mediazione obbligatoria, relativamente alla quale l’Avvocatura ha sempre manifestato la propria ferma opposizione e nonostante ciò gli Ordini forensi hanno organizzato un servizio ramificato sul territorio che occorre valorizzare, «perché è garanzia di preparazione e qualità».

Il prossimo passo verso una giustizia di qualità è per l’Avvocatura quello di potenziare la presenza delle Camere arbitrali. Al Ministero della Giustizia, infatti, si profila l’ipotesi, che l’Avvocatura vede con favore, di introdurre la cosiddetta translatio iudicii, ossia la possibilità per il giudice, su richiesta congiunta delle parti, di rimettere la causa che stenta a procedere ad un arbitro o collegio arbitrale, salvando l’attività compiuta in Tribunale. Il CNF si è reso del tutto disponibile a coadiuvare gli Ordini nell’organizzazione di questi organismi. Nel corso della riunione si è poi affrontato il tema dell’assicurazione obbligatoria per gli avvocati, prevista dalla legge forense. Il confronto avviato con i vari presidenti degli Ordini distrettuali è servito anche per verificare  la fattibilità delle diverse ipotesi in campo: polizze collettive oppure convenzioni quadro ad adesione volontaria, con l’obiettivo di garantire condizioni a garanzia dei cittadini e non eccessivamente onerose per gli avvocati. La maggior parte degli interventi è stata favorevole alla ipotesi di una polizza collettiva, ipotesi che il CNF approfondirà in attesa dell’adozione da parte del Ministero del decreto che deve fissare condizioni minime e massimali.

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