Cittadinanza digitale e responsabilità consapevole: il nuovo lessico del professionista contemporaneo

Viviamo in un tempo in cui la cittadinanza non si misura più soltanto nel voto, ma anche nell’abitare consapevolmente il mondo digitale.

Redazione 04/11/25
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Viviamo in un tempo in cui la cittadinanza non si misura più soltanto nel voto, nella partecipazione sociale o nella conoscenza delle istituzioni. Oggi essere cittadini significa anche abitare consapevolmente il mondo digitale, saper leggere le regole invisibili che governano piattaforme, algoritmi e flussi di informazione.
L’educazione civica, nel XXI secolo, non può che essere anche digitale: un percorso di alfabetizzazione culturale e giuridica capace di restituire al cittadino il potere di capire, scegliere e partecipare.

Indice

1. La libertà e la cittadinanza nell’era delle piattaforme


Le grandi trasformazioni tecnologiche hanno modificato il modo in cui ci informiamo, costruiamo opinioni e prendiamo decisioni. Ogni giorno entriamo in contatto con contenuti generati da intelligenze artificiali, con notizie filtrate dagli algoritmi, con bolle informative che ci mostrano solo ciò che conferma le nostre convinzioni.
La libertà, in questo scenario, non è più soltanto un diritto da difendere, ma una competenza da esercitare.
Sapere come funziona un motore di ricerca, cosa accade ai nostri dati personali, come riconoscere un contenuto manipolato: sono abilità che oggi definiscono la qualità della nostra democrazia.
Senza consapevolezza digitale, il cittadino rischia di diventare semplice spettatore della tecnologia, e non protagonista del proprio tempo.

2. Il valore della conoscenza per il giurista


Per chi opera nel diritto, questa consapevolezza assume un valore ancora più profondo.
La digitalizzazione non riguarda soltanto la gestione documentale o l’uso degli strumenti informatici, ma tocca il cuore del sapere giuridico. Le nuove tecnologie mettono in discussione concetti come verità, responsabilità, identità, consenso.
Come interpretare una prova digitale?
Chi risponde di un algoritmo discriminatorio?
Come si tutela la dignità della persona di fronte ai media sintetici o ai deepfake che riproducono volti e voci reali?
A queste domande non si può rispondere senza un bagaglio culturale che unisca diritto, etica e tecnologia. L’educazione civica digitale diventa allora un vero strumento di aggiornamento professionale, non meno importante di un corso di deontologia o di diritto europeo.
Non per trasformare il giurista in un tecnico, ma per ricordargli che ogni tecnologia è, prima di tutto, un fenomeno umano e sociale che il diritto deve comprendere per poter regolare.

3. Le parole che formano il pensiero


Ogni epoca ha il proprio vocabolario civile. La nostra si esprime con termini nuovi: phishing, dark pattern, neuroprivacy, echo chamber. Dietro ciascuno di essi si nasconde una sfida per la libertà, la conoscenza e la tutela della persona.
Imparare queste parole significa imparare a leggere il mondo.
Proprio a questo obiettivo si ispira il volume Educazione civica digitale. Abbecedario 2.0 di Agostino Ghiglia, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, membro del Garante per la protezione dei dati personali, che offre una riflessione densa ma accessibile su come i concetti del digitale influenzino la nostra vita civile.
Non un semplice dizionario tecnico, ma un percorso di consapevolezza: un invito a riscoprire il valore del dubbio, del confronto e della curiosità come strumenti di libertà

4. Educare al digitale significa educare alla libertà


Nel mondo iperconnesso di oggi, non conoscere equivale a rinunciare a partecipare.
La vera sfida dell’educazione civica digitale è proprio questa: trasformare la tecnologia da fattore di esclusione a leva di cittadinanza.
Significa insegnare a riconoscere le manipolazioni informative, a tutelare la propria identità, a usare in modo consapevole i dati e le parole. Ma significa anche imparare che dietro ogni clic esiste una responsabilità, e che la libertà digitale si esercita — come ogni libertà — solo con la conoscenza.

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