Catanzaro, Cosenza, Messina: cronache dal lavoro

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Si è conclusa la VII edizione de “La Bibbia sulle strade dell’Uomo”: occasione di riflessione annuale, nata per impulso della piccola comunità “Nuovi Orizzonti” di Messina, che propone tematiche di rilevante attualità sociale, partendo da uno sforzo ermeneutico collettivo attraverso versi scritturali. E più che mai attuale si è rivelato il tema prescelto per l’edizione appena trascorsa “Vivrai del lavoro delle tue mani” (Sal. 127, 2): un’inchiesta dal basso sulla mancanza di lavoro in Italia e sulle sue condizioni sempre più vessatorie e sempre più causa di un impoverimento di massa senza precedenti. Proporre perciò alternative sostanziali, condivise e radicalmente altre rispetto al trend in corso, scoprendo nuove strade e rinnovando la domanda etica della spiritualità cristiana.

La sessione di Catanzaro, avviata dai saluti del Vescovo di Catanzaro-Squillace mons. Bertolone e svoltasi nella mattina del 20 Novembre, ha ospitato presso l’Istituto Teologico San Pio X gli interventi di Vincenzo Linarello, Luigi Sandri e Giuseppe De Simone. Il primo, offrendo uno spaccato vivido e assertivo del lavoro liberato attraverso l’esperienza del gruppo cooperativo GOEL: nuove logiche, redistribuzione attuata nell’economia dei servizi, della solidarietà e della sussidiarietà; il secondo, prolifico autore di storia ecclesiastica, rilanciando le sfide più forti per la Chiesa di oggi: la dignità del lavoro, la concreta assistenza ai poveri, il massimo impegno per la salvaguardia ambientale (base di una teologia ecologica che ammonisce sui rischi di distruzione degli ecosistemi come disastro per l’intera specie umana, presente e futura); De Simone ha, invece, realizzato una rassegna di fonti dei Padri della Chiesa, all’interno delle quali, evidentemente, i metri valoriali e la concezione del lavoro sono di gran lunga diversi da quelli da esigere oggi, ma fondamentalmente in grado di orientare la riflessione, in una prospettiva attualizzante. I lavori sono stati introdotti e moderati da Luigi Guzzo, dottorando di ricerca in Teoria del Diritto e Ordine Giuridico Europeo, giornalista e autore di pubblicazioni in materia di storia e politica ecclesiastica (soprattutto calabrese), e da Giuseppe Silvestre, teologo, tra i promotori dell’associazione Oscar Romero ed egli stesso docente presso l’Istituto Teologico.

Trasferimento pomeridiano a Cosenza e sessione animata, presso la libreria Ubik nel centro cittadino. Sono intervenuti lo scrittore e teorico dell’operaismo italiano Maurice Bignami e chi dirige l’Istituto Teologico di Catanzaro, Giovanni Mazzillo, da decenni attento ai temi della pace internazionale e della tutela ambientale. Bignami, partendo dalla propria esperienza personale, si è speso per ridare dignità al lavoro negli istituti penitenziari come unica, vera, occasione “liberante” che va garantita a chi, scontando la pena, ha diritto a potersi riscattare; ha, poi, proseguito approfondendo la crisi attuale, dominata da una governamentalità economica che ha fomentato l’inaridirsi del carnet giuridico dei diritti di lavoratrici e lavoratori. Mazzillo ha contestualizzato tale prospettiva con la consueta attenzione alle fonti della filosofia, della teologia e della letteratura di lingua tedesca (che ha spesso avvertito i legami tra tutela del lavoro e tutela della dignità umana), ma ammettendo, in una prospettiva “interconfessionale”, come anche nei sistemi culturali precristiani (in primis, quello ellenistico) il lavoro e la cura (della città, della casa, della terra) avessero avuto diffusa trattazione. A conclusione dei lavori, veloci battute sulla recente pubblicazione, per i tipi di Meridiana, del volume “La speranza torna a parlare” (con un saggio inedito del teologo Moltmann, nome fondamentale per gli studi degli ultimi tre decenni) e, con gli interventi della storica Beatrice Bongarzone e di Giuseppe Silvestre, sul volume “La devozione alla Madonna delle Grazie di Torre di Ruggiero. Cammino verso la fede”.

Nelle due sessioni conclusive, a Messina, dapprima, per il pomeriggio di giorno 21, presso la Facoltà di Giurisprudenza della locale università e, poi, nel suggestivo Salone delle Bandiere in municipio, nella mattina di giorno 22, sono intervenuti: Daniele David, Vannino Chiti, Monica Lanfranco, Raniero La Valle e Antonio Sciortino. Più in particolar modo, nei lavori svoltisi in Università e moderati da Mariella Urzì -che ha saputo incisivamente ricordare i numerosi temi e il tangibile filo conduttore riscontrabili nelle edizioni precedenti, il giovane sindacalista Daniele David ha offerto uno spaccato concreto e, finanche, drammatico delle condizioni lavorative nella provincia messinese: una desertificazione industriale di segno predatorio che si è nutrita aprendo ulteriori vertenze (la questione abitativa, la nuova emigrazione e le recenti immigrazioni). Vannino Chiti, già vice-presidente del Senato della Repubblica e autore di riconosciute pubblicazioni sul rapporto tra laici e cattolici nella politica e nella società italiana, ha osservato aspramente e con una mole di dati accuratamente sezionati e commentati gli esiti dell’ultimo rapporto SVIMEZ sulla situazione italiana: una debacle che ha bisogno di un’inversione. Più spesa sociale, più capacità di intervento nelle sedi comunitarie, che sono state responsabili delle politiche draconiane sofferte dall’Europa nell’ultimo decennio. Monica Lanfranco ha, invece, dedicato il suo intervento alla condizione del lavoro nel contesto più ampio della questione di genere nella cultura italiana: un processo di segno chiaramente possessivo, ancora fortemente patriarcale e ossessivamente prevaricatorio, finalizzato alla perdurante sottomissione delle donne. Intervento brillante, perché nutrito di riferimenti alla cultura del femminismo e condotto con un linguaggio di rara freschezza e completezza bibliografica. La serata è proseguita con due esibizioni artistiche di pregio, che sono parse nitidamente correlate alla riflessione sociale, spirituale, civile, per come la esige la soppressione della dignità del lavoro alla quale stiamo assistendo. In prima battuta, l’esibizione di Enza Merlo, dedicata alla tradizione siciliana, intrisa di motivi del lavoro agro-rurale, del rapporto con la terra e della scoperta della dimensione femminile del lavoro; a concludere, il recital di Marco Rovelli, scrittore e cantautore toscano di raffinate competenze strumentistiche, oltre che lirico-letterarie, “Viaggio al termine del lavoro”. Un “chitarra e voce” attraverso cui, come la Merlo ha potuto fare nella bella esibizione canora con le sue doti vocali, raccontare, nelle parole e nelle canzoni di Rovelli, il dramma dello sfruttamento industriale di lavoratrici e lavoratori extracomunitari, insieme alle radici della mercificazione violenta e illogica del marmo apuano: battaglie nuove e battaglie antiche, lungo le stesse radici di lotta e le stesse necessità di resistenza e insubordinazione.

Chiusura importante nella mattina di sabato, a rilanciare doverosamente la discussione, lungo tutti i crinali attraverso cui si era svolta nelle giornate precedenti, con gli interventi di Raniero La Valle e Antonio Sciortino e una pacata e attenta riflessione introduttiva di Carmelo Labate. Raniero La Valle, esponente di quel Cattolicesimo sociale che ha connotato la propria testimonianza dalle speranze e dalle dinamiche postconciliari fino alla deriva patita dalla discussione politica negli ultimi due decenni e Presidente dei Comitati Dossetti per la difesa della Costituzione, ha svolto un lungimirante intervento sulla necessità di ripensare i canali della discussione pubblica, cogliendone l’evidente legame con la sempre più pervasiva reificazione della persona, dal momento che è stata indebolita la rappresentanza del lavoro, insieme alle istanze di giustizia sociale che ne avevano contraddistinto (e, sempre più, dovrebbero contraddistinguerne ora) la ragion d’essere. Antonio Sciortino, dando voce al suo osservatorio “privilegiato” di rubrichista per Famiglia Cristiana, si è misurato, per parte propria, con le questioni che più assillano l’opinione pubblica italiana, spesso fomentate artificialmente da forze sociali e politiche che cavalcano l’onda degli odi di turno: l’immigrazione, l’allungamento dell’età in cui si possa serenamente pensare a costruire famiglia e reddito in Italia, la grave insicurezza delle giovani generazioni. Tanti piccoli stimoli e segnali, disseminati nelle e dalle comunità di Messina, Cosenza e Catanzaro, che possono e devono aumentare la partecipazione di massa alla vita pubblica, secondando quell’attenzione ai poveri e agli oppressi che connota il Magistero di Papa Francesco, e che consentono di innalzare l’onda d’urto della resistenza ai soprusi con cui la finanza più ingorda, e le politiche più disattente, tengono e tendono a sfregiare il volto di donne e uomini nell’Italia di oggi.

Dott. Bilotti Domenico

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