Avvocati, arriva la nuova normativa antiriciclaggio

Redazione 21/07/17
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Il Consiglio Nazionale Forense ha pubblicato una nuova guida per tutti gli avvocati che aggiorna gli adempimenti antiriciclaggio che i professionisti devono rispettare alla luce del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90. Il decreto, entrato in vigore il 4 luglio, introduce nuovi obblighi per i professionisti riguardo l’identificazione dei clienti, le segnalazioni da effettuare all’Unità di Informazione Finanziaria e l’adozione di procedure che contrastino il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo.

Vediamo allora nel dettaglio quali sono le novità più importanti.

 

Il nuovo obbligo di identificazione del cliente

Gli avvocati, dunque, come specificato dalla nuova guida del CNF, dovranno d’ora in poi rispettare nuove regole in materia di rapporto con i clienti e prevenzione e contrasto del riciclaggio.

In particolare, i professionisti sono ora tenuti innanzitutto a “identificare il cliente”, ossia a verificare le informazioni relative alla sua identità e all’organizzazione per conto della quale eventualmente agisce. Per fare ciò, gli avvocati devono controllare il documento d’identità del cliente, o nel caso di extracomunitario il suo permesso di soggiorno. Gli avvocati sono inoltre tenuti a conservare i dati relativi al cliente e all’operazione da effettuarsi. Se queste verifiche –per qualsiasi ragione– non sono possibili, l’avvocato deve astenersi dall’effettuare l’operazione richiesta.

 

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Le segnalazioni all’Unità di Informazione Finanziaria

Ancora più importante: gli avvocati hanno obbligo di segnalare all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia tutti i casi in cui abbiano valido motivo di sospettare che siano in corso o che siano state compiute operazioni di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. I professionisti devono inoltre segnalare al Ministero dell’Economia tutti i trasferimenti di denaro contante effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi per importi pari o superiori a 3.000 euro.

Più in generale, gli avvocati hanno l’obbligo di formare il personale e i collaboratori sulle nuove norme e il dovere di adottare presidi e procedure adeguati alla natura e alla dimensione dello studio al fine di mitigare i rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

A chi si applicano le nuove norme?

La guida del CNF, riprendendo quanto stabilito dal D.Lgs n. 90/2017, chiarisce comunque che le nuove disposizioni antiriciclaggio non si applicano indistintamente a tutti gli avvocati e in qualsiasi circostanza, ma solo quando:

  • gli avvocati compiono a proprio nome o per conto del proprio cliente qualsiasi operazione di natura finanziaria o immobiliare;
  • gli avvocati assistono il proprio cliente nel trasferimento di diritti reali su beni immobili o attività economiche, nella gestione di denaro o altri beni, nella gestione di conti bancari e libretti di deposito e nell’organizzazione degli apporti necessari alla costituzione di società, enti e trust.

In ogni caso, è importante tener presente che nel caso in cui, dopo una prima consultazione, l’avvocato decida di non accettare l’incarico del potenziale cliente, il professionista non è soggetto alle nuove disposizioni della normativa antiriciclaggio.

Le nuove sanzioni per gli avvocati

Il CNF specifica infine quali sono le principali sanzioni in cui gli avvocati possono incorrere per violazione delle nuove norme. I professionisti che non rispettano gli obblighi di verifica e di conservazione dei dati, in particolare, sono puniti con sanzione amministrativa di 2.000 euro, che può aumentare fino a un massimo di 50mila euro se le violazioni diventano gravi o ripetute.

La violazione del divieto di comunicazione al cliente dell’avvenuta segnalazione è punita con la reclusione da 6 mesi a 1 anno e l’ammenda fino a 30mila euro, mentre la falsificazione dei dati porta alla reclusione da 6 mesi a 3 anni e a una multa fino a 30mila euro. La mancata segnalazione delle operazioni sospette, infine, prevede una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, che può salire fino a 300mila euro in caso di violazioni gravi o ripetute.

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