Analisi di una politica pubblica mediante il modello di Sabatier.

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Premesse
 
         Dobbiamo considerare che il mettere in agenda un problema è già definire una politica pubblica, questa può consistere anche nel non intervenire sebbene si sia in presenza di pressioni da parte della popolazione.
         Fondamentale al riguardo è l’appoggio dell’amministrazione in quanto depositaria di informazioni e legittimante l’azione derivante dalla definizione delle politiche, essendo questa pertanto in grado di deviare e bloccare il processo. In realtà l’amministrazione pubblica, a causa della lunghezza decisionale, è la reale depositaria della continuità, ma anche della conoscenza tecnica necessaria, si che l’eventuale contrasto con l’amministrazione è causa di difficoltà se non impossibilità di condurre a buon compimento una politica pubblica.
         Due sono le dimensioni che influenzano il potere di definizione e realizzazione delle politiche pubbliche:
·        L’autonomia, ossia l’indipendenza dello Stato da pressioni sociali esterne tese a piegare l’azione per fini particolari;
·        La capacità dell’amministrazione di mantenere la coerenza nell’azione e nell’organizzazione.
 
Questi due elementi si intersecano strettamente alla distinzione fra Stati “forti”
e Stati “deboli”, ossia al grado di autonomia dell’amministrazione pubblica rispetto all’ambiente sociale esterno e alla struttura interna.
         Accanto alle istituzioni svolgono un ruolo decisivo gli attori che si possono distinguere, in attori sociali strettamente coinvolti nel processo politico (policy network), in attori sociali coinvolti solo marginalmente nel processo politico (policy communities) , in attori sociali toccati dall’azione ma privi di adeguate risorse per intervenire (attori dominati).
         Gli attori a loro volta possono essere individui, caso sempre più raro, o gruppi appartenenti all’apparato amministrativo o alla società e che cambiano nel tempo durante il processo.
         Le categorie di policy makers sono:
·        Partiti politici, la loro influenza dipende dal tipo di sistema politico e dalla disciplina esistente all’interno del partito;
·        Apparato amministrativo, con la distinzione fra collaboratori personali del politico “consigliere del principe” e gli altri alti funzionari, a questi si aggiungono i tecnocrati;
·        Gruppi di interesse, generalmente associazioni economiche o sindacali che, forniti di ampie conoscenze sull’area in cui agiscono di loro interesse, lavorano in modo trasversale rispetto ai partiti che sono essenzialmente verticali. Il loro impatto politico varia a seconda delle risorse organizzative a disposizione;
·        Organizzazioni di ricerca – esperti, ossia ricercatori e think tanks;
·        Mass media, certamente influenti nel condizionare la comprensione da parte del pubblico e dei politici delle problematiche e delle relative soluzioni esistenti, ma su cui si discute dell’effettivo impatto in considerazione che gli attori hanno propri canali privilegiati per influire sulla formulazione delle politiche pubbliche.
 
La policy analysis si occupa di valutare:
 
a)      il rapporto tra quantità e qualità delle risorse immesse nel processo decisionale e quantità e qualità dei risultati ottenuti (efficienza);
b)     la misura in cui una determinata politica pubblica effettivamente raggiunge i risultati promessi (efficacia);
c)      la distribuzione tra i componenti della collettività dei costi e dei benefici dell’intervento (equità).
 
I due settori di studio nati dall’analisi sopra esposta riguardano rispettivamente la produttività, l’impatto o il fallimento, nonché i costi e i benefici delle politiche pubbliche (evalutation research), mentre l’altro filone ha per oggetto le risorse a disposizione dei decisori e degli attori, oltre che le caratteristiche delle organizzazioni preposte all’implementazione (implementation research).
Il modello di Sabatier rientra in quest’ultimo filone, la sua prospettiva relativa all’aspetto contestuale e relazionale si focalizza sul contesto socio – economico, sui valori e gli interessi individuali, sulle regole e le procedure organizzative, e sull’interazione tra legislatori, amministratori e leaders dei gruppi di interesse.
Si ha pertanto la possibilità di rilevare l’influenza dei fattori contestuali e individuare, definendone i limiti, le coalizioni di attori che intervengono in una politica pubblica comprese le interazioni esistenti fra essi, a cui si ricollegano le strategie ed i metodi adottati per implementare un cambiamento organizzativo e culturale.
Nel processo d’apprendimento di Sabatier si valutano preliminarmente i parametri relativamente stabili (caratteristiche fondamentali del problema, distribuzione delle risorse naturali, valori socio- culturali della struttura sociale, caratteristiche fondamentali delle regole pubbliche) nonché in rapporto con questi, le caratteristiche del sistema esterno o parametri dinamici (cambiamenti delle condizioni socio-economiche, dell’opinione pubblica, delle coalizioni di governo e gli effetti delle politiche pubbliche realizzate da altri sotto-sistemi comprese le influenze sopranazionali).
Nel sotto-sistema politico vanno valutati i limiti e le risorse infrastrutturali degli attori, nonché le frontiere, ossia chi partecipa al sotto-sistema, i mediatori politici e le coalizioni dominanti e dominate. Il tutto confluisce nella definizione delle politiche pubbliche ( outputs) e nei loro effetti ( impacts ) questi vengono a loro volta a modificare il sistema esterno, deve tuttavia precisarsi che i tempi d’impatto da valutarsi hanno solitamente una cadenza decennale.
Non si possono concludere queste premesse senza una considerazione sui livelli di contrattazione politica che potranno riguardare solo gli aspetti relativi ai valori di politica pubblica ( policy core ) specifici di un sotto-sistema, nonché loro aspetti secondari, ma mai i valori fondamentali ( deep core ) concernenti tutte le politiche pubbliche, in quanto in questa ipotesi si rientra non nella contrattazione bensì nella rivoluzione degli assiomi normativi fondamentali.
 
 
 
Schema di analisi dell’Edilizia Residenziale Pubblica 
 in Liguria
secondo il modello di Sabatier
 
 
 
Sistema Esterno
 
Dinamica economico – sociale
 
 
         Vi è in Liguria il permanere di una forbice fra numero di abitanti in sistematica e pesante diminuzione, solo in parte compensata dagli ingressi per immigrazione extracomunitaria con impiego prevalentemente in funzioni di servizio o nella piccola impresa locale, ed il numero di famiglie che al contrario registra una modesta tendenza all’espansione, peraltro solo nelle province di Savona e Imperia.
         L’aumento delle famiglie è dovuto all’invecchiamento della popolazione con la conseguente creazione di famiglie composte da un solo membro, molte volte a rischio di povertà, e dall’altra dal frazionamento anagrafico per motivi fiscali, quindi puramente giuridici continuando i singoli membri a vivere sotto lo stesso tetto, o di altre eventualità, come l’uscita dei figli maggiorenni.
         Il decremento della popolazione riguarda la gran parte dei comuni liguri, con l’eccezione del Comune di Albenga e dei comuni limitrofi ai grandi capoluoghi in cui confluiscono gli abitanti degli stessi alla ricerca di una migliore qualità ambientale con costi della casa più contenuti.
         La crisi dell’industria pesante di stato (acciaierie, cantieristica, ecc.) e dei sistemi portuali unita a una forte concorrenza estera ha determinato un impoverimento in sicurezza di determinate fasce operaie e impiegatizie, nonché una accresciuta difficoltà lavorativa per le nuove generazioni. Al contrario il crescere del valore patrimonio edilizio con il recupero dello stesso ha condotto al fiorire di una micro impresa edilizia che ha assunto in molte occasioni il carattere del lavoro nero, sia per l’evasione contributiva che per l’impiego di manodopera extracomunitaria irregolare.
         La crescita della popolazione anziana ha condotto anch’essa ad una maggiore richiesta di servizi, a cui si è fatto fronte con offerta lavorativa di immigrati più o meno regolare (badanti).
        
 
Dinamica del patrimonio abitativo
 
 
         La Liguria essendo terra a vocazione fortemente turistica per la presenza di zone di pregio sul mare (Portofino, Tigullio, Cinque Terre, Sanremo, Portovenere, ecc.) presenta una forte richiesta di seconde case per vacanza che va pesantemente ad incidere sullo stock abitativo disponibile per i residenti, considerando tra l’altro che buona parte del territorio per le sue caratteristiche orografiche non è facilmente idoneo all’abitabilità.
         Durante gli anni ’90, nonostante un sia pur modesto incremento di nuclei famigliari, vi è stata una contrazione delle prime case con conseguente appesantimento abitativo. Il fenomeno è dovuto non solo alle seconde case per vacanze, che nel 1998 assorbiva circa ¼ del patrimonio utilizzato dell’intera regione che diventa 1/3 se si esclude il capoluogo Genova, ma anche in particolare per il capoluogo dalle seconde case per lavoro e studio e da una erosione terziaria per il crescere di piccole attività di servizi, serbatoio a loro volta di offerta di lavoro per i flussi migratori con conseguenti necessità abitative.
         L’esaurirsi delle capacità costiere spinge ad un progressivo recupero del patrimonio abitativo abbandonato nelle aree interne e montane, anche se non agevoli.
         La produzione media dei nuovi alloggi risulta tendenzialmente inferiore all’incremento del patrimonio abitativo, questo significa che una buona parte è costituita dai flussi di recupero, ma essendo la domanda di spazi per il terziario più forte ed aggressiva sul mercato edilizio si registrano di fatto diminuzioni di offerta ai fini abitativi.
        
         Provincia di Imperia : abitazioni totali 150.169 – prime case 62,28%
         Provincia di Savona : abitazioni totali 202.595 – prime case 60,64%
         Provincia di Genova : abitazioni totali 477.416 – prime case 84,15%
         Provincia La Spezia : abitazioni totali 116.317 – prime case 80,65%
(Fonte : Elaborazione dati dal P.Q.R. 2001/2004 – Regione Liguria)
 
         In realtà le cifre sopra riportate possono condurre ad una lettura errata se non si suddivide il territorio in bacini di utenza nei quali, come ad esempio il Finalese (Sv) in cui le prime case sono solo il 44,52% o il Tigullio occidentale (Ge) in cui la percentuale è del 53,17%, vi è una notevole differenziazione rispetto ai capoluoghi.
         Un ulteriore fenomeno si verifica a partire dagli anni ’80, come sintomo di un maggiore benessere ma anche di un crescere dei costi di affitto, e del progressivo trasferimento delle famiglie dalla locazione alla proprietà, tanto che tra il 1981 e il 1991 le abitazioni in locazione passano da poco meno della metà dello stock occupato a poco meno di 1/3; mentre le nuove abitazioni offerte sul mercato privato confluiscono quasi interamente nella proprietà diretta parallelamente al crescere degli sfratti, anche a seguito di una liberalizzazione del mercato degli affitti.
         Sorge la necessità di rivitalizzare il mercato delle locazioni al fine di un buon funzionamento del sistema abitativo, anche quale premesse di una mobilità necessaria alla crescita economica.
        
        
        
Parametri stabili e risorse
 
Le regole
 
 
1)    Definizione e contenuto dell’E.R.P.
 
La nozione di Edilizia Residenziale Pubblica si rinviene, a livello di normativa regionale, nella L.R. 10/04, all’art, 2 c.1°, non sussistono invece definizioni normative regionali di “edilizia sovvenzionata”, “edilizia agevolata”, “edilizia convenzionata”. Tale nozione si riferisce agli alloggi : a) acquistati, realizzati o recuperati da enti pubblici per le finalità sociali proprie dell’E.R.P.; b) realizzati o recuperati con la totale copertura finanziaria delle risorse derivanti dai proventi delle vendite di cui alla L. n. 560/93 (norme in materia di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica), nell’ambito dei piani di investimento.
Il successivo comma precisa ulteriormente l’ambito della legge, escludendone espressamente gli alloggi :
a)                           realizzati con contributi di edilizia agevolata o con finanziamenti di edilizia sovvenzionata, se destinati alla locazione di cui agli artt. 8 e 9 L. 179/92;
b)                          realizzati o recuperati da cooperative per i propri soci;
c)                           di servizio, in concessione amministrativa a pubblici dipendenti;
d)                          di proprietà di enti pubblici previdenziali (pur che non realizzati o recuperati a totale carico dello Stato o della Regione);
e)                           realizzati con finanziamenti specifici per case parcheggio o ricoveri provvisori;
f)                            realizzati o acquistati da enti pubblici economici con fondi propri;
g)                           la cui acquisizione, pur avviata con l’impiego di fondi per l’edilizia sovvenzionata, sia risulta non idonea a tale finalità per motivi sopravvenuti.
 
 
2)    Normativa di settore e distribuzione delle funzioni.
 
La definizione sopra riportata va comparata con quella “statale” di cui all’art. 1, c. 1 della L. n. 560/93 : sono alloggi di edilizia residenziale pubblica quelli acquisiti, realizzati o recuperati ivi compresi quelli di cui alla L. n. 52/76 a totale carico o con concorso o contributo dello Stato, della Regione o di enti pubblici territoriali, nonché con i fondi derivanti da contributi dei lavoratori, dagli istituti autonomi per le case polari (IACP) e dai loro consorzi.
Con il D. Lgs.vo n. 112/98 è stato introdotto un massiccio decentramento, caratterizzato da due criteri: da un lato, il conferimento di funzioni riguarda non soltanto le Regioni in se stesse ma più in generale le autonomie locali (ed in particolare i comuni); in secondo luogo, non vengono attribuite all’autonomia locale specifiche funzioni, lasciando la generalità di esse allo Stato, ma al contrario tutte le funzioni non riservate allo Stato (cui rimangono sempre le competenze per i rapporti con l’Unione Europea e le funzioni di indirizzo e coordinamento) vengono decentrate agli enti espressione delle autonomie locali. Fra essi la Regione assume una funzione di coordinamento e di disciplina generale.
La Regione Liguria ha dato attuazione al D. Lgs. citato con la legge regionale n. 3/99, riservando a se i compiti di coordinamento, programmazione e determinazione dei criteri generali (obiettivi, tipologie di intervento, requisiti, ecc.), conferendo ai comuni essenzialmente la parte operativa e agli enti appositi la progettazione e attuazione degli interventi.
Raffrontata alla definizione che dell’edilizia residenziale pubblica dà la legge statale, quella del legislatore regionale è limitata a tipologie più ristrette: la prima infatti appare ampiamente comprensiva di ogni alloggio costruito con l’intervento pubblico, mentre la seconda si riferisce ad una definizione più restrittiva.
Normativa portante per i programmi di edilizia residenziale pubblica sono le leggi regionali n. 6/83 e 34/90, integrate dalla L.R. n. 1/94, relativa all’assegnazione e gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica con particolare riferimento all’assegnazione degli alloggi.
La gestione del patrimonio immobiliare compete ai sensi della L.R. n. 9/98 alle Aziende Territoriali per l’Edilizia – A.R.T.E. (ex IACP), le quali applicano le norme della L. R. n. 27/96 per la determinazione del canone degli alloggi.
Mediante il programma quadriennale regionale (P.Q.R.) 2001 – 2004, formulato ai sensi degli artt. 2 e 3 della L. R. n. 6/83, la regione affianca i comuni nell’individuare e finanziare specifici programmi di progettazione urbana ed edilizia, tali programmi hanno priorità di istruttoria e di finanziamento ai sensi dell’art. 3 della L. R. n. 57/95.
Il P.Q.R. stabilisce obiettive modalità di utilizzazione delle risorse, le quali sono costituite da più di 80 miliardi di vecchie lire destinate all’edilizia sovvenzionata per interventi pubblici abitativi e infrastrutturali, quali recupero, acquisto e costruzione, inoltre 155 miliardi di vecchie lire destinate all’edilizia agevolata in cinque anni per contributi e agevolazioni a privati.
La L. R. n. 25/87 ha istituito i programmi organici di intervento (P.O.I.), definendone agli artt. 4,5,6 e 7 i contenuti, mentre la L. R. n. 57/96, relativa ai programmi urbani complessi, ha provveduto a semplificare le procedure dei P.O.I. raccordando con più attenzione l’iter programmatico con l’iter urbanistico e ambientale mediante un unico atto amministrativo.
Con delibera della Giunta Regionale n. 1649/02 è stata approvata la graduatoria definitiva dei 16 comuni su 40 istruttorie beneficiari dei finanziamenti previsti dal bando regionale dei programmi urbani complessi – tipologia P.O.I., per il quadriennio 2001/2004.
L’esaurimento delle risorse finanziarie messe a disposizione del bando ha comportato la sospensione delle procedure di accoglimento del programma P.O.I. con delibera n. 49/03 della Giunta regionale.
Dopo un riesame delle varie posizioni con conseguente riduzione delle richieste avanzate dai vari beneficiari, considerata la capienza nell’ambito dei fondi di edilizia sovvenzionata del P.Q.R. 2001/04, con delibera n. 1025/03 la Giunta regionale ha approvato la definitiva localizzazione dei P.O.I. beneficiari dei finanziamenti previsti dai bandi regionali.
Inoltre la Giunta regionale con provvedimento n. 1159/03 ha approvato il programma sperimentale di carattere innovativo denominato “contratto di quartiere II” avente l’obiettivo di contrastare il degrado e le carenze dei servizi anche in rapporto ai rischi socio-bioambientali.
Va infine rilevato che non si rinviene l’adozione di strumenti operativi che possano definirsi di finanza innovativa, quali ad esempio, la cosiddetta cartolarizzazione del patrimonio E.R.P., non essendo lo stesso di proprietà della regione.
 
 
 
La definizione del fabbisogno abitativo e la programmazione dell’azione regionale
 
 
 
Le analisi più recenti sono quelle svolte alla fine del 1999 dall’Agenzia Regionale per il recupero Edilizio ARRED S.p.A., la quale ha competenza in materia ai sensi della L. R. n. 9/98.
Il piano per il programma quadriennale regionale 2001/2004 ha utilizzato tale analisi per alcuni aspetti della stima dei bisogni abitativi.
Le tipologie di domande in base a cui sono state effettuate le stime sono:
 
1.     la domanda di sostegno pubblico all’accesso alla casa in locazione;
 
2.     la domanda di sostegno pubblico all’accesso alla casa in proprietà;
 
3.     la domanda di recupero di edilizia abitativa.
 
         Occorre premettere un riferimento al concetto di “stock frizionale” quale quota di abitazioni che è opportuno che vengano offerte sul mercato delle compravendite e delle locazioni al fine di fare incontrare lo stock abitativo con la domanda. Per la Liguria è stato assunto quale stock frizionale standard il 7% del patrimonio abitativo utilizzato.
 
 
1 – Accesso alla casa in locazione.
 
         Rientra in questa tipologia la domanda espressa dai nuclei famigliari che non sono in grado per ragioni di reddito né di accedere alla prima casa in proprietà né di sostenere i canoni di locazione del libero mercato o del mercato governato ai sensi dell’art. 2, c.3 della L. n. 431/98.
         Si deve ricordare che attualmente accanto alla tradizionale offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica, vi è il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione mediante un apposito Fondo Nazionale ex art. 11 L. n. 431/98, la cui dotazione è fissata annualmente dalla legge finanziaria.
         La stima della domanda avviene per riparto territoriale e non in termini di quantificazione in valori assoluti (n. di abitazioni).
         La stima valuta due aggregati di fattori:
 
I )      caratteri del mercato delle locazioni;
II)      caratteri della popolazione.
 
I)       I fattori considerati per il mercato abitativo sono:
 
·        Maggiore incidenza delle abitazioni in affitto sullo stock occupato;
·        Maggiore incidenza dello stock di seconda casa sullo stock occupato, con l’eccezione dei bacini di Genova, Savona e La Spezia dove l’incidenza delle seconde case è modesta;
·        Entità della differenza di deficit, con uno stock frizionale standard assunto nei termini del 7%, del patrimonio abitativo totale 1991 non occupato disponibile per la vendita o l’affitto;
·        Minore intensità delle transazioni in locazione, assunta come indicatore di un mercato asfittico e di difficile accesso;
·        Maggiore intensità degli sfratti.
 
 
Sulla base di questi fattori è calcolato un coefficiente totale di ponderazione in base ai caratteri del mercato che, applicato alla distribuzione territoriale delle abitazioni in affitto, consente di determinare il riparto territoriale ponderato in base ai caratteri del mercato abitativo della domanda di sostegno all’accesso alla casa in locazione.
 
II)      I caratteri della popolazione che indichino difficoltà di accesso al mercato delle locazioni sono:
 
·        Maggiore presenza di dichiarazioni di redditi inferiori a 15.493,70 euro;
·        Maggiore incidenza delle famiglie con 5 e oltre componenti;
·        Maggiore incidenza sugli occupati delle componenti di lavoratori dipendenti;
·        Maggiore incidenza delle coabitazioni forzose.
 
 
 
2 – Accesso alla casa di proprietà.
 
              Rientra in questa tipologia la domanda espressa da famiglie a basso-medio reddito che aspirano ad acquistare la prima casa in proprietà e che dispongono di una capacità di risparmio insufficiente per accedere al libero mercato delle compravendite.
              Gli strumenti teoricamente disponibili sono la realizzazione o il recupero di interi edifici da mettere in vendita oppure il buono casa in conto capitale per l’acquisto della prima casa. Considerando l’abbondanza di case in vendita con particolare riferimento al segmento medio-basso il buono casa è utilizzato con maggiore frequenza.
              La stima della domanda viene ripartita in termini territoriali sulla base di due aggregati fattori:
 
I)            Caratteri del mercato abitativo;
II)           Caratteri della popolazione.
 
       I)     Caratteri del mercato abitativo e i suoi fattori di appesantimento:
 
·        Minore incidenza delle abitazioni in proprietà sullo stock abitativo;
·        Maggiore incidenza dello stock di seconde case sullo stock utilizzato;
·        Presenza ed entità del deficit di stock frizionale, stimato come standard il 7% del patrimonio abitativo totale al 1991;
·        Minore intensità delle transazioni di compravendita.
 
II)               I caratteri della popolazione che indicano maggiore difficoltà all’accesso al mercato delle compravendite si riducono ad un unico fattore:
    
·        Maggiore presenza di dichiarazioni di redditi compresi nella fascia tra i 10.329,13 ed i 25.822,84 euro.
 
                 Si assume che le due batterie di fattori abbiano pari incidenza nella generazione del fabbisogno.
 
 
 
 
3 – Domanda di sostegno al recupero.
 
       Rientra in questa tipologia l’azione di eliminazione del degrado fisico degli edifici e dei dintorni, sia da parte dei proprietari pubblici di alloggi E.R.P., sia da parte dei proprietari privati.
       La stima della domanda viene ripartita in termini territoriali sulla base di due aggregati di fattori:
 
I)     Caratteri del patrimonio abitativo;
II)    Redditi delle famiglie.
 
I)     Caratteri del patrimonio abitativo e suoi fattori di appesantimento:
 
·        Maggiore presenza di abitazioni occupate di epoche meno recenti;
·        Eventuale presenza di abitazioni non occupate suscettibili di riutilizzo.
 
II)    Redditi delle famiglie:
 
·        Vengono prese in considerazione il numero delle dichiarazioni dei redditi fino a 25.822,84 euro attribuendo coefficienti di ponderazione progressivamente decrescenti a ciascuna fascia di 5.164,56 euro.
 
I due fattori aggregati hanno uguale peso nella stima del riparto territoriale.
Circa le modalità e gli strumenti di ricognizione del patrimonio immobiliare e degli utenti, la ricognizione dei dati avviene da parte della Regione tramite le competenti A.R.T.E.
Viene invece direttamente gestita a livello regionale la banca dati dei beneficiari di contributi di edilizia agevolata e relativi aggiornamenti.
 
 
 
La Quantificazione e la Ripartizione delle risorse
 
 
Vi sono stati due P.Q.R. 1992/1995 e 2001/2004, nel periodo antecedente all’entrata in vigore del P.Q.R. 1992/95 le leggi di finanziamento hanno riguardato i mutui agevolati e parte del buono casa con una notevole frammentazione dell’intervento sul territorio.
Il totale al 2001 degli alloggi interessati dagli interventi sono stati 16.900 con un impegno totale di lire 695.566.974.744.
I fondi nel P.Q.R. 2001/2004 per un totale di euro 39.313.971,92 sono ripartiti secondo le seguenti modalità:
 
·        33% delle risorse assegnate all’A.R.T.E.:
– Imperia    euro   1.719.003,42
– Savona     euro   2.186.053,41
– Genova    euro   7.446.852,56
– La Spezia euro   1.621.701,34
                       Totale      euro 12.973.610,74
 
·        5% assegnate ai Comuni per il recupero abitativo, in considerazione del prevalente utilizzo dei P.O.I. per la medesima tipologia di intervento:
 
euro 1.965.698,60
 
 
 
·        20,93% destinato ai bandi per P.O.I. e P.R.U:
 
euro 8.228.912,88
 
·        29,01% per il completamento dei programmi urbani complessi di rilevante interesse e già localizzati dalla Regione:
 
euro 11.406.467,07
 
·        12,05% a regia regionale, comprendente i programmi di interesse regionale:
 
euro 4.739.282,64
 
(Fonte: programma quadriennale regione 2001/2004 – Regione Liguria)
 
 
 
 
Attività di controllo e monitoraggio
 
 
 Il controllo avviene secondo diversi modelli operativi adattati alle varie tipologie:
 
1.     Concessione di contributi per edilizia agevolata : si articola su un controllo in itinere ed un controllo successivo. Il primo è costituito dal confronto presso gli uffici della Regione Liguria tra i dati esistenti nella banca dati informatica con i beneficiar delle nuove procedure concorsuali, il controllo successivo sull’osservanza degli obblighi di legge dei beneficiarti si attua con la prevalente collaborazione dei comuni competenti per territorio mediante verifiche anagrafiche, sopralluoghi della polizia municipale e visure delle Conservatorie territorialmente competenti.
2.     Concessione in locazione di alloggi di E.R.P. : il controllo è ad opera dei comuni e dei singoli enti gestori ai sensi della L. R. n. 10/04, alla Regione spetta l’emanazione di direttive e indirizzi in relazione all’assegnazione e gestione del patrimonio di E..R.P. Un controllo se pur indiretto avviene a seguito della vigilanza esercitata dalla regione sulle A.R.T.E. (artt. 12 e 13 della L. R. n. 9/98).
3.     PO.I. (Programmi organici di intervento) e Programmi complessi : sono sottoposti ad un costante monitoraggio sia per gli interventi pubblici che privati; relativamente ai POI il controllo avviene con rendicontazione attraverso appositi prospetti pervenuti tramite i comuni.
 
Il controllo esercitato dalla regione sulle A.R.T.E. mediante note dirigenziali di richieste di chiarimenti avviene utilizzando anche indicatori elaborati dalla regione.
 
 
 
 
 
 
Outputs
 
 
I cambiamenti in atto risultano essere profondi con le conseguenti problematiche sociali di integrazione ed assistenza anche abitativa, ne consegue che le politiche abitative pubbliche sono rimaste stabili negli anni rispetto ai cambiamenti di governo a causa della loro durata di attuazione e visto anche il coinvolgimento a vari livelli di molti Enti pubblici di diversa estrazione politica, circostanze che inducono ad una certa collaborazione con il prevalere dell’elemento tecnico-amministrativo.
Piuttosto sono forti gli interessi imprenditoriali che possono muoversi a seguito delle ristrutturazioni che, a differenza delle nuove costruzioni su cui consistente era stata la presa del mondo cooperativo, possono appoggiarsi anche su imprese di piccola e media entità senza passare per subappalti, una microimprenditorialità molto diffusa nella Liguria che può tuttavia creare problemi di tutela dei lavoratori in termini di sicurezza e di evasione contributiva.
I centri di potere diventano le A.R.T.E. delle quattro province quali enti gestori diretti o indiretti mediante convenzioni con i singoli enti proprietari degli immobili, queste convenzioni non sono di per se stesse obbligatorie, ma sono state di fatto stipulate da quasi tutti gli enti proprietari considerate le difficoltà tecniche di gestione del patrimonio immobiliare.
Gli obiettivi prioritari espliciti del programma edilizio adottato dalla Regione sono la riqualificazione dell’ambiente urbano, aumentando al contempo l’offerta verso le fasce più deboli e incentivando l’investimento di risorse private, senza ulteriore consumo del territorio già fortemente utilizzato.
 
 
 
Impacts
 
 
Oltre al già citato accentramento di gestione sulle A.R.T.E. , soprattutto con riferimento ai comuni capoluogo di provincia e a quelli costieri, ambiti dove si registrano le maggiori entità di patrimonio pubblico, con le conseguenti economie di gestione sia in termini finanziari che di miglioramento dei margini di efficienza del servizio; dobbiamo considerare un forte volano economico gli interventi nel settore edile per alcune aree in crisi economica della regione, tuttavia in assenza di un accurato controllo dei cantieri può crearsi un pericolo per l’espansione del lavoro nero nel settore edile.
Un ulteriore problema è dato dall’accesso all’edilizia agevolata di una fascia di immigrati regolari che si sono trovati in diretta concorrenza con le fasce più deboli dei cittadini italiani.
L’efficacia degli interventi ed il loro controllo non è stato omogeneo su tutto il territorio, infatti a situazione di eccellenza come La Spezia, dove vi è un e-governament avanzato, si contrappone una situazione con notevoli carenze gestionali nell’area di Imperia, considerata peraltro la difficoltà derivante da essere questa terra di confine con la Francia sottoposta a pressione migratoria in molti casi non regolare.
Non si dispongono attualmente di dati elaborati ed aggiornati sull’incidenza in percentuale della politica in esame sulle varie tipologie di domande abitative, l’effetto è stato senz’altro benefico su una accresciuta richiesta, sorge tuttavia la necessità di evitare possibili abusi sempre probabili in mancanza di una adeguata verifica come già evidenziato.
Deve osservarsi che la regione ha recentemente affinato il controllo sull’attività cantieristica degli enti gestori (A.R.T.E.), con monitoraggi relativi al rapporto tra stato di avanzamento lavori e percentuale di avanzamento del finanziamento chiesto in erogazione bimestrale.
Un discorso particolare merita la vendita mediante piani degli alloggi pubblici, i quali se da una parte hanno condotto all’accesso alla proprietà immobiliare di una fascia più ampia di cittadini, dall’altra deve osservarsi che l’eventuale mancata reintegrazione del patrimonio mediante nuovi investimenti, reinvestendo in parte quanto ricavato dalla vendita, comunque non in linea per motivi sociali con il valore di mercato degli immobili stessi, può portare al depauperamento del patrimonio E.R.P. a scapito delle future fasce deboli. E’ sempre, peraltro, presente la possibilità di abusi durante le procedure di vendita da parte di titolari i cui diritti nel frattempo sono venuti meno, circostanza che dovrebbe indurre gli enti agli opportuni riscontri.
 
 
Bibliografia
 
 
·        Sabatier P.A., Political Science an Public Politicy. In “PS”. 24, pp.144 – 47. 1991;
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·        www.Regione.Liguria.it.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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