Con l’ordinanza n. 17179 del 26 giugno 2025, la Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi in materia di responsabilità civile derivante da sinistro stradale. La vicenda riguardava un tamponamento apparentemente modesto, seguito dal decesso del conducente coinvolto a causa di un infarto miocardico. La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi cardine del sistema risarcitorio, soffermandosi in particolare sul concetto di nesso causale, sulla distinzione tra causalità civile e penale e sull’applicazione della “thin skull rule”. L’ordinanza si inserisce nel solco di una giurisprudenza ormai consolidata, ma con un richiamo forte al dovere di motivazione dei giudici di merito, specie nei casi in cui fattori patologici preesistenti si intrecciano con condotte illecite. La guida “Il risarcimento del danno nell’infortunistica stradale”, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, si propone come un riferimento imprescindibile per tutti i professionisti che operano in questo ambito.
Indice
1. La vicenda processuale e le criticità della decisione d’appello
L’origine del contenzioso risiede nel decesso di un automobilista a seguito di un infarto, insorto poco dopo un tamponamento. I familiari della vittima hanno citato in giudizio il conducente responsabile e la compagnia assicurativa, chiedendo il risarcimento dei danni. Il Tribunale aveva riconosciuto parzialmente le pretese risarcitorie, ma la Corte d’Appello di Palermo, ribaltando la decisione, ha negato ogni risarcimento. Secondo i giudici di secondo grado, l’urto – di lieve entità – non poteva ritenersi causa diretta dell’evento letale, che era piuttosto da ricondurre a una pregressa vulnerabilità cardiaca. La valutazione si era basata sull’idea che da incidenti modesti, secondo la normale esperienza, non derivano eventi così gravi. Proprio questo ragionamento, fondato su un uso improprio del criterio dell’“id quod plerumque accidit”, è stato censurato dalla Suprema Corte per la sua genericità e per l’assenza di un confronto concreto con le risultanze delle consulenze tecniche d’ufficio. La guida “Il risarcimento del danno nell’infortunistica stradale”, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, si propone come un riferimento imprescindibile per tutti i professionisti che operano in questo ambito.
Il risarcimento del danno nell’infortunistica stradale
Questo manuale si pone l’obiettivo, da un lato, di illustrare i lineamenti giuridici della materia comunemente definita “infortunistica” – proponendo una guida pratica dedicata all’attività di raccolta e predisposizione della documentazione necessaria a giustificare le richieste risarcitorie alla compagnia – e, dall’altro, di fornire valide e utili indicazioni per una corretta gestione della trattativa stragiudiziale. Il volume propone soluzioni operative con consigli pratici riguardanti la gestione dei rapporti con i clienti e i collaboratori esterni. Completano il volume un glossario dei termini tecnici più importanti, una selezione della normativa vigente e tutti i riferimenti utili delle compagnie di assicurazione operanti in Italia. Massimo QuezelConsulente in infortunistica dal 1997, fondatore e presidente del primo franchising in Italia di studi di consulenza dedicati alla tutela dei diritti dei danneggiati. Ha maturato una decennale esperienza come liquidatore assicurativo per una compagnia estera che gli ha permesso di acquisire un’importante esperienza nel settore. È autore dei libri inchiesta Assicurazione a delinquere, Malassicurazione e, con Francesco Carraro, di Salute S.P.A. – La Sanità svenduta alle Assicurazioni. Dal 2003 dirige il trimestrale BluNews, dedicato al settore della tutela dei diritti e del risarcimento del danno (www.massimoquezel.it).Francesco CarraroAvvocato, vicepresidente dell’associazione forense “La Meridiana – Giuristi & Responsabilità”, composta da avvocati esperti nel campo della responsabilità civile e del risarcimento. Formatore in ambito giuridico e sulle tecniche di comunicazione, è autore dei seguenti saggi: Gestire il proprio tempo, Convincere per vincere e I nove semi del cambiamento. È coautore, con Massimo Quezel, di Salute S.P.A. – La Sanità svenduta alle Assicurazioni (www.avvocatocarraro.it).
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2. Nesso causale, CTU e principio della “thin skull rule”
Uno dei passaggi centrali dell’ordinanza è la critica al modo in cui la Corte territoriale aveva gestito le CTU. Pur richiamandone le conclusioni, i giudici non avevano adeguatamente valorizzato il dato – presente in entrambe le perizie – di una possibile concausalità tra sinistro e infarto. La Cassazione ha ricordato che una motivazione che ignori o minimizzi le risultanze tecniche, senza un’argomentazione alternativa solida, è solo apparente e quindi nulla. A ciò si collega il richiamo al principio della “thin skull rule”: chi cagiona un danno deve rispondere delle conseguenze anche se più gravi a causa della particolare fragilità del danneggiato. Nel caso di specie, l’urto, pur non violento, avrebbe potuto costituire il fattore scatenante o anticipatore di un evento già probabile, aggravando la condizione di un soggetto cardiopatico. Non è dunque ammissibile escludere la responsabilità solo perché l’evento si è manifestato in modo eccezionalmente grave.
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3. Causalità civile e distinzione rispetto al penale
Un ulteriore chiarimento riguarda la differenza tra causalità penale e civile. Nel processo penale, il nesso deve essere provato oltre ogni ragionevole dubbio; nel processo civile, invece, è sufficiente dimostrare che la condotta abbia avuto un ruolo causale secondo il criterio del “più probabile che non”. Si tratta di un approccio di tipo probabilistico, che ben si adatta ai casi in cui concause naturali o patologie pregresse interagiscono con comportamenti umani. In questa prospettiva, la responsabilità civile può essere riconosciuta anche quando la condotta non è la causa esclusiva dell’evento, purché abbia inciso in misura apprezzabile sul suo verificarsi. La Cassazione, accogliendo i motivi di ricorso, ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il merito alla luce di tali principi.
4. Indicazioni operative per i giuristi
Dal provvedimento emergono alcune linee guida di grande utilità pratica. In primo luogo, gli avvocati devono sottolineare nei giudizi civili la differenza tra causalità civile e penale, insistendo sul criterio del “più probabile che non” come metro di valutazione. In secondo luogo, va richiamato con forza il principio della “thin skull rule”, che impone di considerare rilevante anche l’aggravamento delle condizioni patologiche preesistenti del danneggiato. Sul piano probatorio, è fondamentale valorizzare con precisione le consulenze tecniche: eventuali omissioni o valutazioni sommarie da parte del giudice possono costituire motivo di ricorso. Infine, la decisione ribadisce che non è possibile affidarsi a generalizzazioni statistiche o a presunzioni astratte, ma occorre sempre un’analisi concreta delle circostanze del caso e delle condizioni della vittima. Per i professionisti del diritto civile, questa ordinanza rappresenta un utile strumento interpretativo per sostenere le proprie argomentazioni in materia di danno da sinistro stradale, specie quando entrano in gioco patologie pregresse o fragilità individuali.
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