A chi spetta il mantenimento dei genitori?

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Il dovere dei figli di rivolgere le loro attenzioni nei confronti dei genitori anziani che non sono più in grado di provvedere a sé stessi, il versamento degli alimenti, l’entità e la ripartizione tra fratelli.

Sono queste le tematiche che verranno affrontate di seguito.

Spesso i discorsi dei figli, tra loro, vertono su queste delicate situazioni.

Quando il padre o la madre, a causa di svariati motivi, non sono più in grado di provvedere a se stessi, i figli si dovrebbero fare carico di aiutarli economicamente, cercando di fare in modo che i conti relativi all’entourage familiare quadrino.

A volte alcuni rivolgono le loro attenzioni ai genitori pagando una domestica che si impegna a prendere le redini della loro casa e che, quando si rende necessario, assume anche il ruolo di  badante, seguendoli in ogni loro minimo passo e provvedendo alle loro esigenze quotidiane.

Alcuni figli a volte, nell’atto di fare la spesa per casa loro, mettono nel carrello qualche prodotto in più per darlo ai loro genitori anziani.

Il gesto rappresenta atti di generosità, riconoscenza e tenerezza.

Però spesso i figli “generosi”, si trovano a sottolineare il fatto che anche i loro fratelli o sorelle, si dovrebbero comportare allo stesso modo.

Qualcuno, in presenza di simili circostanze, ricorre ai consigli di un legale, con la speranza di ottenere delle informazioni di carattere giuridico, al fine di prendere i necessari provvedimenti.

In questa sede si tratterà di queste varie questioni.

La differenza  tra mantenimento e alimenti

Secondo la legge il mantenimento è quello che i genitori devono versare ai figli sino a quando gli stessi non diventano indipendenti dal lato economico.

Questo non significa che si debba verificare con il compimento della maggiore età, l’autonomia potrebbe essere conquistata anche in un momento successivo.

Il mantenimento è rivolto a garantire ai figli non esclusivamente il cosiddetto “vitto e alloggio”, il vestiario e simili, ma quello che può servire per fare crescere la prole anche da un lato intellettivo e avere relazioni sociali.

I genitori, sempre in relazione alle rispettive capacità economiche, non si potranno limitare a dare ai figli lo stretto indispensabile per sopravvivere, ma li dovranno accontentare in quei bisogni necessari a potersi inserire nell’attuale contesto sociale, offrendo loro un’istruzione, che potrebbe anche essere l’iscrizione all’università, la locomozione, vale a dire i soldi per i trasporti, la comunicazione, un computer o uno smartphone, considerati oggetti indispensabili.

 

Quando si parla di sostegno dei figli verso i genitori non si parla più di mantenimento, ma di alimenti.

Cambiano sia i presupposti sia l’aspetto quantitativo.

Il mantenimento è dovuto sino al raggiungimento dell’indipendenza economica, mentre gli alimenti sono obbligatori quando il beneficiario versa in condizioni di bisogno, e non si può procurare per conto suo i mezzi per vivere.

Ad esempio un anziano senza pensione, o con una pensione minima, che non ha altre fonti di reddito.

Un genitore titolare di una modesta pensione, di poche centinaia di euro, non ha diritto agli alimenti perché, nonostante il suo reddito sia scarso, non gli impedisce di “morire di fame”.

Se un figlio, nonostante questo, decide di aiutare il padre o la madre, lo fa a titolo di generosità e non come un dovere giuridico, con la conseguenza che non potrà pretendere che gli altri fratelli ottemperino allo stesso obbligo.

 

Gli alimenti si distinguono dal mantenimento in relazione alla misura.

L’importo è limitato allo stretto indispensabile per salvare l’indigente dalla fame e da altri inconvenienti.

Si tratta di soddisfare insieme le esigenze primarie di vita, che si traduce in un importo minimo, necessario a fare la spesa, eventualmente pagare l’affitto e qualche altra spesa di primaria necessità.

La giurisprudenza ha ritenuto che nel concetto di alimenti non rientri esclusivamente il denaro, ma anche prestazioni parallele e sussidiare, come il rivolgere attenzioni in modo materiale di una persona invalida, aiutarla a vestirsi e andare a letto, cucinare al suo posto, se non è in grado lavarlo e pulirlo o trovare qualcuno che provveda, come una badante.

La presenza e la vicinanza affettiva rientrano nel concetto di alimenti.

 

In quali circostanze i figli devono mantenere i genitori

La legge impone ai genitori di mantenere i figli, e allo stesso modo, impone ai figli di garantire gli alimenti ai genitori, se gli stessi versano in stato di bisogno e non sono in grado di provvedere a sé stessi.

L’alimentando, vale a dire colui che è titolare del diritto, si deve trovare in uno stato da non potere provvedere a sé stesso.

Deve essere privo dei mezzi di base necessari al sostentamento.

Una simile condizione ricorre ogni volta che una persona non sia in grado di provvedere al vitto, all’alloggio e altre spese necessarie, delle quali non si può fare ameno.

In presenza di questi requisiti si avrà diritto agli alimenti.

 

I figli che devono mantenere i genitori

Il codice civile stabilisce che a dovere provvedere alla persona in stato di indigenza è, per primo, il suo coniuge.

Se il padre di una persona è in condizioni di difficoltà, a dovere provvedere alle attenzioni nei sui confronti, deve essere prima di altri la moglie, viceversa, alla moglie deve provvedere il marito.

In caso di vedovo o vedova devono subentrare i figli, ognuno in proporzione alle sue possibilità economiche.

In presenza di simili circostanze, la misura degli alimenti in capo ai fratelli non è uguale, varia in relazione alle rispettive capacità.

 

Che cosa succede se  un fratello non vuole assistere i genitori

Il figlio che rivolge le sue attenzioni ai genitori in stato di bisogno e versa loro gli alimenti può agire davanti al tribunale nei confronti dei suoi fratelli, in modo che gli stessi siano condannati all’obbligo di pagamento degli alimenti in proporzione alle rispettive capacità.

 

Se però il figlio aiuta i genitori nonostante gli stessi non siano in effettivo stato di bisogno da impedire loro di provvedere alle necessità primarie di vita, non può pretendere niente dagli altri fratelli, perché il suo, non essendo richiesto dalla legge, rappresenta un adempimento spontaneo.

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