Pensioni anticipate: l’Ape aziendale conviene?

Redazione 02/12/16
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Tra le molte novità sulle pensioni che verranno introdotte con la definitiva approvazione della Legge di Bilancio 2017, l’anticipo pensionistico Ape è quella che presenta il maggiore ventaglio di possibilità. In particolare, oltre all’Ape volontaria per chi vuole andare in pensione a 63 anni tramite prestito bancario e l’Ape social per chi si trova in difficoltà economiche, l’Ape aziendale permetterà di far coprire all’azienda il costo dell’anticipo.

L’Ape aziendale non sarà, però, sempre disponibile per tutti: vediamo come funziona.

 

Che cos’è l’Ape aziendale?

L’Ape aziendale è una forma di anticipo pensionistico che permetterebbe al lavoratore dipendente di far gravare i costi del beneficio sull’impresa. Con l’anticipo pensionistico Ape, ricordiamo, i lavoratori potranno andare in pensione a 63 anni grazie a un prestito bancario che dovrà poi essere restituito a rate nel corso di vent’anni.

A differenza dell’Ape “volontario”, l’Ape aziendale viene utilizzato solo nel caso di esubero del lavoratore a seguito di crisi o per ristrutturazione aziendale.

 

Come funziona l’Ape aziendale?

L’Ape aziendale, dunque, è teoricamente a carico dell’impresa e non del lavoratore. Quello che dovrebbe avvenire nella pratica è che le aziende verseranno all’Inps, in un’unica soluzione, un contributo relativo all’ultimo stipendio percepito dal lavoratore.

Il versamento, che andrà effettuato al momento della richiesta dell’Ape, avrà lo scopo di produrre un aumento della pensione tale da compensare gli oneri relativi alla concessione dell’anticipo.

In sostanza, il meccanismo permetterà all’Inps di versare una pensione più alta e consentirà al lavoratore di ripagarsi le rate che bisognerà poi versare per la concessione dell’anticipo.

 

Chi paga le rate dell’Ape?

L’intero trattamento pensionistico fino al raggiungimento dei requisiti, dunque, è pagato dall’azienda? Non necessariamente.

Innanzitutto, come più volte dichiarato dal Governo, l’Ape interesserà solo una percentuale (per quanto alta) della pensione mensile: il 95% nel caso della richiesta di un anno di anticipo, e probabilmente addirittura solo il 90% e l’85% nel caso di richiesta di due o tre anni. Quindi, anche nel caso di anticipo pagato interamente dall’azienda, l’importo non interesserà il 100% della pensione.

Inoltre, il lavoratore dipendente e l’impresa potranno accordarsi per l’erogazione di una percentuale anche più bassa del trattamento pensionistico, in modo da permettere al primo di ridurre di molto le rate e alla seconda di non sostenere tutti i costi.

 

Come funziona l’esodo Fornero?

Il cosiddetto “esodo Fornero” (o “isopensione“), introdotto quattro anni fa dalla Legge n. 92/2012, permette invece alle imprese di incentivare il ricambio dei dipendenti in esubero pagando una prestazione pari al normale importo della pensione che spetterebbe loro, fino al raggiungimento dei requisiti minimi per l’effettivo pensionamento.

Questa misura vale solo per i lavoratori che raggiungono l’età di pensionamento nei quattro anni successivi al versamento della prestazione. L’isopensione, inoltre, è utilizzabile solo dalle imprese che abbiano almeno 15 dipendenti. D’altro canto però, a differenza dell’Ape, l’esodo Fornero permette di andare in pensione senza dover pagare alcuna rata all’Inps o agli istituti di credito.

Redazione

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