I dark pattern e la protezione dei dati: troppi ostacoli per gli utenti

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L’indagine condotta dal Global Privacy Enforcement Network (GPEN) ha posto una lente d’ingrandimento su una pratica sempre più diffusa e subdola nel mondo digitale: i dark pattern. Queste strategie di design mirano a indirizzare gli utenti verso scelte che non avrebbero altrimenti compiuto, spesso a scapito della privacy. Il GPEN, in collaborazione con 26 autorità di protezione dei dati, tra cui il Garante italiano, ha esaminato 899 siti web e 111 app, trovando dark pattern nel 97% dei casi.
Questi schemi ingannevoli sfruttano elementi come linguaggio complesso, opzioni di rifiuto nascoste, percorsi tortuosi per la cancellazione degli account, e richieste di informazioni personali eccedenti. Tali pratiche non sono nuove, ma la loro proliferazione ha destato particolare preoccupazione, data la crescente importanza della protezione dei dati personali e della trasparenza.

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Al problema dei dark pattern abbiamo dedicato l’articolo “Dark pattern nel web: che cosa sono e a cosa servono”

Indice

1. Tipologie di dark pattern identificati


L’indagine ha rilevato diverse tipologie di dark pattern. Tra i più comuni:

  • Scelte nascoste o difficili da raggiungere: in molti casi, le opzioni per proteggere la privacy sono nascoste dietro più passaggi, mentre l’accettazione di cookie o la condivisione di dati è resa immediata e più visibile.
  • Percorsi tortuosi per cancellare un account: molti siti e app richiedono un numero eccessivo di click per eliminare un account, spesso con la richiesta di informazioni non necessarie o l’uso di linguaggi che scoraggiano l’utente a procedere.
  • Linguaggio ambiguo o tecnico: le informative sulla privacy spesso impiegano termini complessi o confusi per indurre gli utenti ad accettare termini che non comprendono appieno.

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2. Il focus del Garante Italiano


L’indagine ha posto particolare attenzione sui siti di comparazione di servizi e prodotti. Su 50 siti esaminati dal Garante italiano, oltre il 60% dei banner cookie enfatizzavano le scelte meno favorevoli per la privacy degli utenti. Nel 40% dei casi, rifiutare i cookie richiedeva molti più passaggi rispetto all’accettazione, mentre circa il 30% non offriva un’opzione diversa dall’accettare tutti i cookie. Questi risultati riflettono una scarsa trasparenza nei confronti degli utenti, che sono spinti a compiere scelte contrarie ai propri interessi.
Un altro aspetto critico individuato è la cancellazione degli account utente. Molti siti non fornivano una funzione di cancellazione chiara e accessibile, rendendo il processo lungo e complesso. In alcuni casi, la cancellazione richiedeva informazioni personali non necessarie o era resa difficile da un linguaggio orientato a dissuadere l’utente dal completare l’operazione.

3. Le conseguenze dei dark pattern per gli utenti


L’utilizzo dei dark pattern va oltre la semplice irritazione: ha conseguenze tangibili sulla privacy e sulla sicurezza dei dati personali degli utenti. Quando un utente è spinto ad accettare cookie o a condividere informazioni personali in modo inconsapevole, queste scelte possono avere implicazioni a lungo termine sulla protezione dei dati. I dark pattern indeboliscono il diritto degli utenti di controllare i propri dati e aumentano il rischio di sfruttamento commerciale o di violazione della privacy.

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4. Come contrastare i dark pattern


Le autorità di protezione dei dati, inclusa quella italiana, stanno cercando di combattere i dark pattern attraverso regolamentazioni più stringenti e controlli più rigorosi. Tuttavia, la responsabilità di contrastare queste pratiche non ricade solo sugli enti regolatori. Anche le aziende devono adottare pratiche di design etico e trasparente, mettendo al centro gli interessi degli utenti anziché quelli puramente commerciali.
Inoltre, gli utenti stessi devono essere educati a riconoscere i dark pattern e a esercitare un maggiore controllo sulle proprie scelte online. La trasparenza non può essere un’opzione, ma un diritto fondamentale, e la protezione dei dati personali deve essere garantita senza ostacoli o manipolazioni.

5. Conclusione

 
Il futuro della protezione dei dati passa attraverso una maggiore consapevolezza e trasparenza, ma anche attraverso il contrasto dei dark pattern. Le autorità come il GPEN e il Garante italiano stanno iniziando a delineare un quadro normativo più rigido, ma non basta. Le aziende devono prendere la leadership, implementando pratiche di design etico, che mettano la tutela della privacy al centro delle loro strategie.
Un altro fattore cruciale è l’educazione degli utenti: è necessario che comprendano come riconoscere e aggirare i dark pattern, esercitando un controllo attivo sui propri dati. In tal senso, l’alfabetizzazione digitale diventa una priorità per permettere agli individui di navigare in modo consapevole e sicuro, con strumenti di protezione che siano facilmente accessibili e comprensibili.
In prospettiva, il design delle interfacce dovrà evolversi per rendere più semplici e immediate le scelte informate degli utenti, eliminando i percorsi tortuosi e migliorando l’accessibilità delle opzioni di gestione dei dati. Si rende necessaria una collaborazione tra governi, regolatori, aziende tecnologiche e società civile, per creare standard internazionali che non solo contrastino i dark pattern, ma che promuovano attivamente un design user-friendly e centrato sul rispetto della privacy.
Il successo di questa transizione dipenderà dalla volontà collettiva di affrontare il tema della manipolazione digitale e dalla capacità di sviluppare tecnologie e regolamentazioni che tutelino i diritti fondamentali degli utenti in un mondo sempre più digitalizzato. Un futuro con maggiore trasparenza e controllo sulle proprie informazioni è possibile, ma richiede un impegno costante da parte di tutti gli attori coinvolti.

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Avv. Luisa Di Giacomo

Laureata in giurisprudenza a pieni voti nel 2001, avvocato dal 2005, ho studiato e lavorato nel Principato di Monaco e a New York.
Dal 2012 mi occupo di compliance e protezione dati, nel 2016 ho conseguito il Master come Consulente Privacy e nel 2020 ho conseguito il titolo…Continua a leggere

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