Vacanze di Natale, panettoni e data breach: come non regalare i propri dati (e quelli altrui) durante le feste

Dal punto di vista della privacy e della protezione dei dati personali, il periodo delle festività è uno dei più delicati dell’anno.

Scarica PDF Stampa

Le vacanze di Natale sono quel momento dell’anno in cui tutto rallenta. Gli uffici si svuotano, le caselle di posta si riempiono di out of office, i dispositivi personali diventano improvvisamente anche strumenti di lavoro “temporanei”, “solo per un attimo”, “tanto è una cosa veloce”.
Ed è esattamente qui che iniziano i problemi.
Dal punto di vista della privacy e della protezione dei dati personali, il periodo delle festività è uno dei più delicati dell’anno. Non perché il GDPR vada in ferie — spoiler: non lo fa — ma perché le abitudini cambiano, le difese si abbassano e i comportamenti diventano più disordinati. In altre parole: meno attenzione, più superfici di rischio.
Questo articolo non è una lista di divieti né un manuale di terrorismo digitale. È una lettura consapevole dei principali rischi digitali, privacy e data protection che emergono durante le feste, con qualche consiglio pratico e un filo di ironia, perché sì: anche il diritto, a Natale, può togliersi la cravatta senza perdere dignità.
In materia di cybersicurezza, abbiamo organizzato il corso Linee guida per la governance dei dati e dell’intelligenza artificiale. Abbiamo anche pubblicato la seconda edizione del Formulario commentato della privacy, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon

Indice

1. “Tanto controllo dal telefono”: quando lo smartphone diventa il punto debole


Durante le feste lo smartphone diventa tutto: telefono, agenda, archivio documenti, strumento di lavoro, banca, piattaforma social, album fotografico, chat di famiglia e — spesso — unico device acceso.
Il problema non è lo strumento, ma la sovrapposizione di contesti.
Un conto è usare il telefono per mandare gli auguri, un altro è aprire allegati di lavoro, accedere a sistemi aziendali, consultare dati personali o sanitari mentre si è:

  • su una rete Wi-Fi pubblica;
  • a casa di parenti;
  • in viaggio;
  • con notifiche che arrivano mentre si fanno altre dieci cose.

Dal punto di vista della protezione dei dati, questo significa aumento del rischio di accessi non autorizzati, perdita di confidenzialità e incidenti di sicurezza “banali” ma efficaci.
Il GDPR non vieta l’uso dello smartphone, ovviamente. Ma richiede — sempre — misure di sicurezza adeguate al rischio. E il rischio, durante le feste, è oggettivamente più alto. In materia, abbiamo pubblicato la seconda edizione del Formulario commentato della privacy, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon.

VOLUME

Formulario commentato della privacy

La nuova edizione dell’opera affronta con taglio pratico gli aspetti sostanziali e procedurali del trattamento dei dati personali alla luce delle nuove sfide poste dall’evoluzione normativa e tecnologica degli ultimi due anni. La disciplina di riferimento è commentata tenendo conto dei rilevanti interventi a livello europeo e nazionale (tra cui le Linee Guida EDPB, i regolamenti AI Act e DORA, l’attuazione della direttiva NIS 2), offrendo al Professionista una guida completa e aggiornata.Il libro è suddiviso in tredici sezioni, che coprono ogni aspetto della materia e tutti gli argomenti sono corredati da oltre 100 formule e modelli. Tra le novità più rilevanti:• Connessioni tra il nuovo AI Act e il GDPR, differenze tra FRIA e DPIA, valutazione dei rischi e incidenti• Gestione del personale: smart working, telelavoro e whistleblowing• Strumenti di monitoraggio: controlli a distanza dei lavoratori, cloud computing e gestione degli strumenti informatici in azienda• Tutela degli interessati: una guida completa su profilazione, processi decisionali automatizzati e sull’esercizio dei diritti• Strumenti di tutela: sanzioni, reclami, segnalazioni e ricorsi al Garante.Giuseppe CassanoDirettore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics della sede di Roma e Milano, ha insegnato Istituzioni di Diritto Privato nell’Università Luiss di Roma. Avvocato cassazionista. Studioso dei diritti della persona, del diritto di famiglia, della responsabilità civile e del diritto di Internet, ha pubblicato oltre trecento contributi in tema, fra volumi, trattati, voci enciclopediche, note e saggi.Enzo Maria Tripodiattualmente all’Ufficio legale e al Servizio DPO di Unioncamere, è un giurista specializzato nella disciplina della distribuzione commerciale, nella contrattualistica d’impresa, nel diritto delle nuove tecnologie e della privacy, nonché nelle tematiche attinenti la tutela dei consumatori. È stato docente della LUISS Business School e Professore a contratto di Diritto Privato presso la facoltà di Economia della Luiss-Guido Carli. Ha insegnato in numerosi Master post laurea ed è autore di oltre quaranta monografie con le più importanti case editrici.Cristian ErcolanoPartner presso Theorema Srl – Consulenti di direzione, con sede a Roma; giurista con circa 20 anni di esperienza nell’applicazione della normativa in materia di protezione dei dati personali e più in generale sui temi della compliance e sostenibilità. Ricopre incarichi di Responsabile della Protezione dei Dati, Organismo di Vigilanza e Organismo Indipendente di Valutazione della performance presso realtà private e pubbliche. Autore di numerosi contributi per trattati, opere collettanee e riviste specialistiche sia tradizionali che digitali, svolge continuativamente attività didattica, di divulgazione ed orientamento nelle materie di competenza.

 

Giuseppe Cassano, Enzo Maria Tripodi, Cristian Ercolano | Maggioli Editore 2025

2. Wi-Fi “libero”, spirito natalizio… e dati in chiaro


Le reti Wi-Fi durante le vacanze sono un classico: “usa pure il Wi-Fi”, “la password è sul frigorifero”, “è quello del bar qui sotto”, “tanto è sicuro”.
No. Non è sicuro. È comodo. Che non è la stessa cosa.
Dal punto di vista della privacy:

  • le reti pubbliche o condivise facilitano intercettazioni;
  • aumentano il rischio di attacchi man-in-the-middle;
  • rendono più vulnerabili credenziali, e-mail e dati personali.

Se in quel momento si accede a:

  • sistemi aziendali,
  • piattaforme cloud,
  • cartelle condivise,
  • database contenenti dati personali,

il rischio non è teorico. È concreto.
E, dettaglio spesso dimenticato, la responsabilità non va in ferie: l’incidente di sicurezza resta tale anche se avviene il 26 dicembre.

3. Phishing natalizio: quando Babbo Natale chiede le credenziali


Il periodo natalizio è uno dei preferiti per il phishing. Motivo semplice: le persone sono più distratte e meno sospettose (a Natale si sa siamo tutti più buoni).
E-mail, SMS e messaggi che promettono:

  • pacchi in consegna;
  • problemi con ordini online;
  • buoni regalo;
  • offerte “imperdibili”;
  • avvisi urgenti da banche o piattaforme.

Dal punto di vista giuridico, non cambia nulla rispetto a marzo o ottobre. Dal punto di vista umano, cambia tutto: la soglia di attenzione si abbassa.
Il risultato? Credenziali inserite con leggerezza, link cliccati senza verifiche, dati personali ceduti “per errore”. E no, non vale come attenuante dire: “era Natale”.

Potrebbero interessarti anche:

4. Foto, video, stories: la privacy va in vacanza ma i dati restano online


Le feste sono il trionfo della condivisione: cene, regali, bambini, parenti, brindisi, tavole imbandite, momenti privati che diventano contenuti pubblici.
Qui il tema non è demonizzare i social, ma ricordare che:

  • le immagini sono dati personali;
  • i video spesso contengono dati di minori;
  • i contesti familiari espongono informazioni sensibili (luoghi, abitudini, relazioni).

Dal punto di vista della protezione dei dati, la domanda non è “posso postarlo?”, ma: sto condividendo anche dati di altri senza pensarci?
La privacy non è solo difesa di sé, ma anche responsabilità verso gli altri, soprattutto quando sono più vulnerabili.

5. Lavoro “informale” e dati trattati senza pensarci


Altro classico delle feste: “rispondo solo a questa mail”, “apro solo questo file”, “guardo solo un attimo”.
Il problema non è lavorare. Il problema è lavorare fuori contesto, senza le stesse garanzie di sicurezza.

  • file salvati su dispositivi personali;
  • documenti inoltrati su e-mail private;
  • screenshot di dati sensibili “per comodità”;
  • chat informali usate per scambi che non lo sono affatto.

Dal punto di vista del GDPR, tutto questo resta trattamento di dati personali. Dal punto di vista del rischio, è un concentrato perfetto: dispositivi non protetti, ambienti non controllati, attenzione ridotta.

6. Data breach natalizi: piccoli, silenziosi, spesso scoperti troppo tardi


Molti incidenti di sicurezza non vengono scoperti subito. Durante le feste, questo effetto si amplifica:

  • personale ridotto;
  • controlli sospesi;
  • notifiche ignorate;
  • sistemi monitorati meno attentamente.

Il risultato? Incidenti che emergono a gennaio, quando ormai il danno è fatto. E qui arriva il momento meno festoso: valutare se c’è stato un data breach, se va notificato, se gli interessati devono essere informati, se le misure erano adeguate (e già gennaio è un mese pesante per altri motivi, non c’è bisogno di complicarsi la vita ulteriormente).

7. Qualche regola di buon senso (senza fare i talebani del GDPR)


Non serve vivere le feste in modalità cyber-paranoia. Serve solo un minimo di consapevolezza in più:

  • separare, per quanto possibile, dispositivi personali e lavoro;
  • evitare Wi-Fi pubblici per accessi sensibili;
  • usare autenticazione forte;
  • non salvare dati di lavoro su device improvvisati;
  • pensare prima di condividere contenuti che riguardano anche altri;
  • diffidare di urgenze digitali travestite da regali.

Il diritto della protezione dei dati non chiede eroismi. Chiede responsabilità proporzionata.
Conclusione: la sicurezza digitale è come il pandoro, non va lasciata scoperta
Le vacanze sono fatte per rallentare, non per abbassare completamente la guardia. La privacy e la protezione dei dati non sono un lusso da ufficio, ma una forma di attenzione che dovrebbe accompagnarci anche — e forse soprattutto — quando siamo più rilassati.
Perché i dati non sanno che è Natale, i cybercriminali lo sanno ma non lo ritengono importante e, nella maggior parte dei casi, Babbo Natale non potrà risolvere nulla. Figuriamoci la Befana.

Formazione in materia per professionisti


Linee guida per la governance dei dati e dell’intelligenza artificiale
Un ciclo di quattro incontri per tradurre le norme su AI e protezione dei dati in procedure operative concrete. Dalla definizione delle policy alla costruzione del reporting e delle linee guida interne, il webinar offre ai professionisti della compliance strumenti immediatamenti applicabili:
• Basi giuridiche e accountability documentale: principi applicabili ai trattamenti tipici dell’ufficio legale, distinzione fra esigenze legali, difensive e operative, mappatura end-to-end del flusso “revisione clausole contrattuali” ed errori frequenti con relative contromisure.
• Criteri e controllo dei risultati: accettazione dei risultati di analisi e AI, registrazione dei casi d’uso e delle verifiche, esempi pratici di analytics.
• KPI, reporting e governance del dato: definizione e monitoraggio degli indicatori, progettazione di dashboard efficaci e policy interne per garantire tracciabilità e qualità dei dati.
• Integrazione AI e workflow aziendale: collegamento dell’AI con l’ecosistema aziendale, flusso “review automatizzata delle clausole” e linee guida “Uso dati e AI nell’ufficio legale”.
>>>Per info ed iscrizione<<<

Ti interessano questi contenuti?


Salva questa pagina nella tua Area riservata di Diritto.it e riceverai le notifiche per tutte le pubblicazioni in materia. Inoltre, con le nostre Newsletter riceverai settimanalmente tutte le novità normative e giurisprudenziali!
Iscriviti!

Iscriviti alla newsletter
Iscrizione completata

Grazie per esserti iscritto alla newsletter.

Seguici sui social


Avv. Luisa Di Giacomo

Laureata in giurisprudenza a pieni voti nel 2001, avvocato dal 2005, ho studiato e lavorato nel Principato di Monaco e a New York.
Dal 2012 mi occupo di compliance e protezione dati, nel 2016 ho conseguito il Master come Consulente Privacy e nel 2020 ho conseguito il titolo…Continua a leggere

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento