Tribunale Penale Internazionale: mandato di arresto per Putin

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La guerra in Ucraina si sta prolungando da oltre un anno mettendo in luce orrori inenarrabili. Gli equilibri mondiali sono stati rimescolati e si è ritornati in maniera ancora più accentuata e pericolosa alla guerra fredda risalente al periodo sovietico con una pericolosa contrapposizione tra occidente e paesi gravitanti nell’influenza russa. In questo clima la soluzione pacifica del conflitto si allontana sempre più e nel dibattito si è inserito prepotentemente il discorso della commissione di crimini di guerra, in particolare da parte del governo russo, sfociati in un mandato di arresto nei confronti di Putin da parte del Tribunale Penale Internazionale

Indice

1. I possibili crimini di guerra


Nel dibattito sulla guerra in Ucraina, che si protrae da più di un anno, si è inserito prepotentemente il discorso della commissione di crimini di guerra soprattutto da parte del governo russo.[1] Il bombardamento di numerosi ospedali, di edifici scolastici e universitari, del teatro di Mariupol con forse circa trecento morti, di edifici residenziali per civili abitazioni soprattutto a Bakhmut, Kherson, Kramatorsk, città completamente rase al suolo, l’utilizzo di bombe a grappolo ed al fosforo, l’assassinio di sindaci prima rapiti e poi ritrovati morti, la chiusura di corridoi umanitari anche alla Croce Rossa Internazionale, l’assassinio di volontari e giornalisti, le accuse di stupro da parte di soldati russi, le violenze e le torture ingiustificate su civili e militari da parte delle truppe di invasione ed altri episodi non conformi alla convenzione di Ginevra e alle direttive dell’ONU, come la deportazione di minori in Russia, se accertati, potrebbero portare all’incriminazione dei massimi esponenti del Cremlino. Infatti, sin dai primi giorni di marzo 2022, la Corte Penale Internazionale ha aperto un’inchiesta su possibili crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dalla Russia nell’invasione dell’Ucraina, come annunciato da Karim A. Khan, Procuratore capo della stessa Corte dal 2021.[2]  Un’ulteriore riprova della commissione di crimini di guerra è stato il ritrovamento in data 3 aprile 2022 nelle strade di Bucha, città del nord ovest dell’Ucraina alla periferia di Kiev, già conquistata dalle forze occupanti e poi liberata dalle truppe ucraine, di decine di cadaveri di civili, alcuni con le mani legate, vittime di presumibili esecuzioni sommarie e arbitrarie da parte dei militari russi. Successivamente, in data 8 aprile, è stata bombardata la stazione ferroviaria di Kramatorsk, nel Donetsk, in Ucraina orientale e ci sarebbero oltre 50 vittime, mentre nella città di Borodyanka sono stati rinvenuti i corpi di circa 200 civili sotto le macerie dei palazzi colpiti dai bombardamenti russi. Un nuovo orrore si è verificato a Makariv, dove 133 civili sono stati torturati e uccisi e ci sono stati casi di cadaveri trovati con le mani legate e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise.  Il 10 aprile 2022, poi, sempre nella periferia di Kiev, vi è stato il ritrovamento di una fossa comune nel villaggio di Bukova. Le immagini delle stragi compiute, cui presumibilmente seguiranno altre, unitamente alle probabili testimonianze, rappresentano una prova incontrovertibile di cui la Corte Penale Internazionale non potrà non tener conto.

2. La Corte Penale Internazionale


La Corte, conosciuta anche con l’acronimo ICC dalla sua dizione in inglese (International Criminal Court), è un tribunale per crimini internazionali con sede all’Aia, in Olanda. Fondata nel 2002, ha competenza per i crimini più rilevanti che riguardano la comunità internazionale: il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e di aggressione. Non è un organo dell’Onu, ma ha legami con il suo Consiglio di Sicurezza che può assegnare alla Corte quei casi che non sarebbero sotto la sua giurisdizione. La Corte ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati; dunque, può intervenire solo se gli Stati non possono o non vogliono agire per punire crimini internazionali.
I Paesi che aderiscono alla Corte sono 123, ben più della metà dei 193 Stati membri dell’ONU tra cui due dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Francia Regno Unito. Altri 32 paesi, tra i quali Stati Uniti, Israele Russia, hanno firmato il trattato di costituzione della Corte, ma non l’hanno ratificato. La Corte Penale Internazionale non va confusa con la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, anch’essa con sede all’Aia, che è il principale organo giudiziario del palazzo di vetro e ha il compito di dirimere le dispute fra gli stati membri.   
Lo Statuto di Roma della Corte Internazionale è stato stipulato il 17 luglio 1998 e definisce in dettaglio la giurisdizione e il funzionamento della Corte; è entrato in vigore il 1° luglio 2002 dopo la ratifica da parte del sessantesimo Stato aderente.
La CPI ha giurisdizione sovranazionale[3] e può processare individui (quindi non gli Stati) responsabili di crimini di guerra, genocidio, crimini contro l’umanità, crimine di aggressione commessi sul territorio e/o da parte di uno o più residenti di uno Stato parte, nel caso in cui lo Stato in questione non abbia le capacità o la volontà di procedere in base alle leggi di quello Stato e in armonia con il diritto internazionale.
La giurisdizione della Corte si esercita nel caso di crimini commessi sul territorio di uno Stato parte o da un cittadino di uno Stato parte. Ne consegue che anche i crimini commessi sul territorio di uno Stato parte, da parte di un cittadino di uno Stato non parte, rientrano nella giurisdizione della Corte.
Uno Stato non parte non è tenuto a estradare propri cittadini che abbiano commesso tali crimini in un Paese parte e, allo stato, non esistono mezzi di coercizione internazionali per indurre gli Stati non aderenti a cedere alle richieste della Corte internazionale; il problema, tuttora aperto, è semmai l’esistenza di trattati internazionali (detti SOFA) che attribuiscono immunità a soldati di uno Stato non parte quando sono sul territorio di uno Stato parte.[4]   
Gli organi della Corte Penale Internazionale sono

  • Presidenza, composta da un presidente e due vicepresidenti (primo e secondo vicepresidente) eletti dai giudici riuniti in consiglio. I diciotto giudici vengono nominati dall’Assemblea degli Stati parte, dal momento della loro elezione possono riunirsi in camera di consiglio ed eleggere a maggioranza assoluta il presidente e i due vicepresidenti che mantengono la loro posizione per un periodo di tre anni (o per un tempo minore, se il loro mandato finisce prima) rinnovabile una sola volta;      
  • Ufficio del procuratore – anche detto OTP, dall’inglese Office of the Prosecutor – si occupa delle indagini, ha una sua indipendenza dalla CPI pur essendone un organo costitutivo. È composto da uffici investigativi, dal procuratore capo e dai procuratori. L’OTP agisce in modo relativamente indipendente, indaga sui casi sottopostogli dagli Stati, dal Consiglio di sicurezza ONU, ma anche da semplici cittadini. Può iniziare le indagini di propria iniziativa (motu proprio), ma deve chiedere autorizzazione alla Camera Preliminare, per l’autorizzazione a procedere nelle indagini preliminari. Oppure può iniziare le indagini dietro segnalazione (referral) da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o di uno Stato parte;                                     
  • Cancelleria (Registry): il cancelliere è responsabile amministrativo della Corte. Nella Cancelleria è compresa un’unità di protezione per vittime e testimoni. L’organismo amministra lo staff della Corte e gli investigatori dell’ufficio del procuratore, organizza udienze e assiste i difensori.

Inoltre, è prevista anche l’Assemblea degli Stati Parte (ASP) che non è un organo della CPI, ma ne è parte costituente. I due organismi internazionali sono indissolubilmente correlati l’uno con l’altro. L’ASP è l’organismo composto dai rappresentanti degli Stati membri, detti appunto Stati Parte, quindi dai rappresentanti di quegli Stati che hanno firmato e ratificato lo Statuto di Roma.
L’avvio del procedimento è una fase molto delicata potendo essere attuata da fonti diverse: il procuratore, che agisce motu proprio, o un referral che può provenire da uno Stato che ha firmato il Trattato o dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I referral degli Stati sono molto più liberi, non avendo limiti, mentre il Consiglio di sicurezza deve far rientrare il suo atto in casi di violazione della pace, minaccia della pace o aggressione.        
La sua giurisdizione si applica in particolare per quattro reati principali:                          

  • genocidio, caratterizzato dal “preciso intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”;
  • crimini contro l’umanità, che includono tra l’altro “la deportazione”, come nel caso in esame;
  • crimini di guerra;
  • aggressione, che consiste “nell’uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità o l’indipendenza di un altro Stato”.[5]

Nel caso dell’Ucraina il procedimento è stato avviato da vari attori, in prevalenza referral di Stati che hanno firmato il Trattato originario. Infatti, deve rilevarsi che la Corte penale internazionale ha aperto l’indagine sull’invasione dell’Ucraina anche su richiesta di 39 Stati membri.[6]   
Tuttavia, si deve tenere conto che né la Russia né l’Ucraina sono membri della Corte penale internazionale. L’Ucraina ha accettato però la sua giurisdizione dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014.                   
Inoltre, i crimini di guerra sono molto più difficili da dimostrare in quanto bisogna provare un legame diretto tra l’individuo e l’uccisione di civili. Inoltre, si ritiene che anche l’Ucraina abbia violato proprio il DIU, anche se in misura minore rispetto alla Russia, facendo sfilare i prigionieri russi o ferendoli alle gambe, e in un caso addirittura fucilandoli, come risulta da alcuni filmati messi in rete e riconosciuto di recente anche dall’ONU.
Infine, si rileva che la CPI non ha forze di polizia e per questo motivo deve affidarsi agli Stati membri. 


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3. Il mandato di arresto nei confronti di Putin


Nell’ambito delle indagini sulla situazione in Ucraina in data 17 marzo 2023 la camera preliminare della Corte penale internazionale (Pre-Trial Chamber II) sulla base delle richieste della Procura del 22 febbraio 2023, ha emesso due mandati di arresto nei confronti Vladimir Vladimirovich Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova. Gli illeciti contestati sono il crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione(bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa [articoli 8(2)(a)(vii) e 8(2)(b)(viii) dello Statuto di Roma].
In particolare, Vladimir Putin, in qualità di Presidente della Federazione Russa, sarebbe personalmente responsabile per aver commesso gli atti direttamente, congiuntamente con altri e/o attraverso altri [articolo 25(3)(a) dello Statuto di Roma], e per non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o hanno permesso la loro commissione, e che erano effettivamente sotto la sua autorità e il suo controllo, in virtù della responsabilità del superiore [articolo 28(b) dello Statuto di Roma].
Invece, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, in qualità di Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, sarebbe personalmente responsabile per aver commesso gli atti direttamente, congiuntamente ad altri e/o tramite altri (articolo 25(3)(a) dello Statuto di Roma).                 
Secondo i giudici della II Camera preliminare che hanno emesso il mandato – tra loro anche l’italiano Rosario Aitala – “vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia la responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, per averli commessi direttamente, insieme ad altri e/o per interposta persona, e per il suo mancato controllo sui subordinati civili e militari che hanno commesso quegli atti”.
I reati sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022.                                 
Tuttavia, si osserva che la Russia ha cessato di riconoscere la Corte nel 2016 e non concede l’estradizione dei suoi cittadini; quindi, è chiaro che né il Presidente né la commissaria Lvova-Belova verranno consegnati al Tribunale almeno fino a quando durerà l’attuale regime russo.[7]
Infatti, è obbligo degli Stati parte sul cui territorio si trovi la persona nei confronti della quale è emesso il mandato di arresto eseguire il provvedimento e gli Stati sono tenuti a cooperare per assicurare alla giustizia l’indagato. Inoltre, al momento dell’arresto la persona indagata deve essere tradotta dinanzi all’autorità giudiziaria competente dello Stato di custodia. Quindi, una volta consegnato alla Corte penale internazionale, è fissata un’udienza di comparizione dinanzi alla Camera preliminare ed è necessaria la convalida delle accuse prima del processo. Pertanto, senza l’arresto e la consegna degli indagati, il processo non si potrà svolgere ed è presumibile che ciò non avverrà, quanto meno nel breve periodo.

4. Conclusioni


Nel caso in esame si ritiene ragionevolmente che, oltre a questo mandato di arresto, ne seguiranno altri a carico di esponenti del governo e dell’apparato burocratico-militare russo, e si presume che il procedimento si concluderà con la condanna di tutti gli indagati, forse quando Putin non sarà più al potere. Le conseguenze non saranno di poco conto, in quanto oltre gli aspetti politici e simbolici particolarmente rilevanti, i soggetti condannati non potranno recarsi nei 123 Stati aderenti alla CPI che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma del 2002, il documento formale che ha sancito la nascita della Corte Penale Internazionale, per non correre il rischio di essere arrestati. Ma si rileva che tra questi, incredibilmente, mancano due dei Paesi maggiormente coinvolti nel conflitto: Ucraina e Usa.                          
Un primo tenue segnale dell’efficacia politica del provvedimento della Corte penale internazionale si è avuto lo scorso 22 marzo quando la Russia ha rilasciato il primo gruppo di 15 bambini della regione di Kherson deportati in Crimea da quasi un anno. Non si tratta di orfani trasferiti da centri per minori, ma di bambini separati dalle famiglie di origine nei “campi di filtrazione” russi e condotti in Crimea.                                     
Tuttavia, nonostante le evidenti difficoltà, bisogna sforzarsi di “garantire che i responsabili dei presunti crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni e che i bambini siano restituiti alle loro famiglie e comunità, come non si può permettere che i bambini vengano trattati come se fossero un bottino di guerra”, come ha dichiarato il Procuratore Karim Khan.
Il comportamento dei dittatori non curanti dei più elementari principi di umanità, del rispetto della vita umana e delle norme internazionali quindi, non solo subirà il giudizio inappellabile della Storia, ma potrebbe avere anche un giudizio esemplare dal punto di vista giuridico, come avvenuto nel processo di Norimberga e come sta già avvenendo anche per gli attuali crimini commessi in Ucraina.

  1. [1]

    P. Gentilucci, L’invasione dell’Ucraina e il nuovo volto dell’impero russo: possibili crimini di guerra, in Diritto.it del 1° aprile 2022.

  2. [2]

    E. Franceschini, La Corte Penale Internazionale e i crimini di guerra di Putin: ecco come funziona, in La Repubblica del 1° marzo 2022.

  3. [3]

    V. Andreini, Il principio di legalità nello statuto della corte penale internazionale, in Rivista penale, 2004.

  4. [4]

    Bogdan, Attila, The United States And The International Criminal Court: Avoiding Jurisdiction Through Bilateral Agreements, in Reliance On Article 98.” International Criminal Law Review 8.1/2 (2008): 1-54.

  5. [5]

    Redazione, Putin e il mandato d’arresto: cosa cambia ora per lo zar, in Qui Finanza del 19 marzo 2023.

  6. [6]

    J. Crawford, I leader russi verranno messi alla sbarra per i crimini di guerra commessi in Ucraina?,  in Swissinfo,ch del 14 marzo 2022.

  7. [7]

    Redazione, Il mandato internazionale di arresto per Putin, cosa significa e cosa succederà adesso, in SKY Tg 24, del 18 marzo 2023.MMandato d’arresto internazionale per Putin, cosa significa e cosa succede adesso Putin, cosa significa e cosa succede adesso

Prof. Paolo Gentilucci

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