Tribunale delle imprese: le osservazioni dell’Associazione nazionale magistrati

Redazione 02/02/12
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Anna Costagliola

La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha affrontato con il Ministro della Giustizia Severino le problematiche legate all’istituzione dei Tribunali dell’impresa prevista dal decreto legge sulle liberalizzazioni (D.L. 1/2012) (si veda l’articolo su questo stesso sito). La Giunta, pur guardando con favore all’intento del legislatore di concentrare su un giudice specializzato controversie di particolare complessità, anche al fine di realizzare una velocizzazione delle procedure, ha tuttavia rappresentato al Ministro alcune criticità del testo rispetto ai valori di «specializzazione» e di «accelerazione» delle controversie riguardanti le imprese che si intendono perseguire.

In particolare, le osservazioni attengono ai seguenti temi:

a) scelta di accentramento delle controversie solo sui dodici Tribunali già sede delle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale: al riguardo, si è sottolineato il rischio di creare notevoli difficoltà e disagi per le imprese aventi sede in territori nei quali non è presente la sezione specializzata, per cui più opportuno sarebbe stato optare per la concentrazione del contenzioso relativo alle attività economiche presso il Tribunale capoluogo del distretto;

b) criteri di attribuzione della competenza: sotto questo profilo, la Giunta dell’ANM ha stigmatizzato la discutibilità della scelta operata, che finisce per «frastagliare» le competenze in materia societaria in rapporto alle dimensioni dell’impresa coinvolta, ma solo per alcune materie, e nemmeno le più importanti. Come rilevato dalla stessa Giunta, tale criterio di attribuzione della competenza, oltre a essere fortemente opinabile, in quanto concentra sul Tribunale specializzato controversie anche di scarsa importanza, escludendone invece altre sicuramente di maggior rilievo (come i procedimenti di volontaria giurisdizione), rischia di creare un complesso contenzioso preliminare sulla competenza tale da provocare un rallentamento piuttosto che un’accelerazione dei relativi procedimenti;

c) adeguamento degli organici e delle risorse dei Tribunali presso i quali saranno operative le rivisitate sezioni: sul punto, è stato rilevato che la riforma non sembra aver valutato in modo sufficiente la consistenza qualitativa e numerica e la distribuzione sul territorio nazionale del contenzioso coinvolto, con il rischio di sovraccaricare tali Tribunali e di rallentare i tempi di definizione delle controversie.

Dal rilievo delle suesposte osservazioni l’ANM è passata alla formulazione di alcune proposte finalizzate a sollecitare un ripensamento dell’intervento. Tali proposte contemplano l’opportunità di:

a) riprogettare formule di «distrettualizzazione» che riguardino la competenza territoriale in materia non solo societaria e di appalti pubblici, ma anche dei principali rapporti commerciali tra imprese;

b) prevedere in corrispondenza a tali «spostamenti» di competenza, anche in una più ampia prospettiva di revisione della geografia giudiziaria, adeguate variazioni delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo degli uffici giudiziari interessati dalla variazione dei flussi di contenzioso, nonché la possibilità di organizzazione di quelli «specializzati» anche con formule dipartimentali raggruppanti più sezioni;

c) investire sulla telematica giudiziaria al fine di realizzare maggiori benefici per il mercato e per le imprese come dimostrano i dati economici relativi agli effetti dell’introduzione del decreto ingiuntivo telematico e dell’informatizzazione delle procedure esecutive e concorsuali allo stato avviati in un numero limitatissimo di uffici.

Il Ministero della Giustizia ha assicurato che le argomentazioni dell’Anm saranno oggetto di meditata riflessione in vista dei prossimi incontri con la stessa Associazione, con rappresentanti del CSM e con i presidenti dei Tribunali.

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