Separazione delle carriere dei magistrati: il terzo sì dalla Camera

La Camera ha approvato in terza lettura il disegno di legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati.

Lorena Papini 19/09/25
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La Camera dei Deputati ha approvato ieri in terza lettura, con 243 voti a favore e 109 contrari, il disegno di legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati, segnando un punto di svolta nel dibattito sull’organizzazione della giustizia italiana. La riforma, fortemente sostenuta dal Governo Meloni, modifica alcuni articoli della Costituzione e stabilisce una netta distinzione tra magistratura giudicante e requirente, ridefinendo anche il ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e introducendo l’Alta Corte disciplinare.

Indice

1. I principali cambiamenti introdotti dalla riforma della separazione delle carriere


La riforma riscrive gli articoli 104 e 105 della Costituzione, apportando modifiche anche ad altri articoli correlati (87, 106, 107 e 110). Tra le principali novità:

  • Separazione delle carriere:
    Ogni magistrato dovrà scegliere, all’inizio della carriera, se ricoprire il ruolo di giudice o di pubblico ministero (PM), senza possibilità di passaggio successivo da una funzione all’altra. Questo elimina la flessibilità attualmente consentita, garantendo, secondo i sostenitori, una maggiore indipendenza e imparzialità.
  • Due Consigli Superiori della Magistratura distinti:
    Al posto dell’attuale CSM unico, saranno istituiti due organi separati: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e quello requirente. Entrambi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica e comprenderanno, di diritto, il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri membri saranno selezionati attraverso sorteggio: i membri togati (magistrati) da elenchi distinti per giudici e PM, mentre i membri laici (professori universitari e avvocati con oltre 15 anni di attività) da un elenco compilato dal Parlamento.
  • Istituzione dell’Alta Corte disciplinare:
    Le funzioni disciplinari, oggi attribuite al CSM, saranno trasferite a un nuovo organo, l’Alta Corte disciplinare. Questo organismo sarà composto da 15 membri, selezionati tramite una combinazione di nomine presidenziali, sorteggio e elezione. Tra questi, sei giudici e tre PM con almeno 20 anni di esperienza. Le decisioni dell’Alta Corte potranno essere impugnate solo davanti alla stessa, in composizione diversa.

2. Obiettivi e ragioni giuridiche della riforma


La separazione delle carriere mira a garantire un equilibrio tra le funzioni giudicanti e requirenti, eliminando il rischio di sovrapposizioni di ruoli e rafforzando l’indipendenza della magistratura. La riforma, inoltre, si propone di ridurre l’influenza delle cosiddette “correnti” interne al CSM, individuando nel sorteggio un metodo più trasparente per la selezione dei membri togati e laici.
Secondo i sostenitori, il divieto di passaggio tra le carriere elimina possibili conflitti di interesse, poiché un magistrato che ha ricoperto il ruolo di PM potrebbe portare pregiudizi nel passaggio alla funzione giudicante. La creazione di due CSM separati riflette questa visione, delegando a ciascun organo il compito di gestire assunzioni, trasferimenti e valutazioni professionali dei magistrati di rispettiva competenza.
L’introduzione dell’Alta Corte disciplinare, invece, intende rafforzare l’autonomia e l’imparzialità del sistema disciplinare, riducendo il potere dell’autogoverno interno della magistratura e affidandolo a un organo terzo.

3. Il lungo percorso legislativo


Il disegno di legge si avvia alla fase conclusiva del suo percorso parlamentare, con il ritorno al Senato per la quarta e ultima lettura. Non essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum confermativo. Alla Camera, in quanto seconda lettura conforme, il testo non era suscettibile di modifiche: si è quindi proceduto a una discussione generale e al voto finale, celebrato con tempi accelerati grazie alla seduta fiume promossa da Fratelli d’Italia e duramente osteggiata dalle opposizioni. Entro la fine del 2025 Palazzo Madama sarà chiamato a chiudere l’iter, dopo i due precedenti via libera registrati a gennaio e a luglio. A quel punto, salvo sorprese, già nel giugno 2026 i cittadini saranno chiamati alle urne per esprimersi sulle modifiche costituzionali approvate senza la soglia qualificata dei due terzi.

4. Prospettive e criticità


Mentre la riforma rappresenta un passo significativo verso una revisione strutturale dell’ordinamento giudiziario, non mancano le critiche. Gli oppositori sottolineano il rischio di indebolire l’autonomia dei magistrati, esponendoli a una maggiore influenza politica, soprattutto attraverso il sorteggio e la nomina dei membri dei nuovi organi. Inoltre, la separazione delle carriere potrebbe ridurre la flessibilità operativa, con possibili effetti negativi sull’efficienza complessiva del sistema giudiziario.
La riforma pone anche interrogativi sull’effettiva capacità di risolvere problematiche storiche, come l’influenza delle correnti interne alla magistratura. Sebbene il sorteggio sia stato presentato come una soluzione, resta da verificare se possa davvero garantire un processo di selezione più equo e trasparente.

5. Conclusioni


La separazione delle carriere dei magistrati rappresenta un tentativo ambizioso di ridefinire l’assetto della giustizia in Italia, intervenendo su aspetti fondamentali dell’organizzazione giudiziaria. Tuttavia, il cammino verso la sua attuazione è ancora lungo e ricco di ostacoli, sia sul piano legislativo che su quello pratico. La sfida principale sarà trovare un equilibrio tra la necessità di riforma e la tutela dell’indipendenza della magistratura, pilastro fondamentale dello Stato di diritto.

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