Pensioni anticipate: le differenze tra lavori gravosi e usuranti

Redazione 14/12/16
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Il pacchetto pensioni approvato dalla Legge di Stabilità 2017 introdurrà molte novità per chi vorrà lasciare il lavoro a partire dall’anno prossimo. Una delle riforme più importanti riguarda la possibilità di accedere alle pensioni anticipate per chi svolge lavori gravosi e lavori usuranti. Due tipi di mansioni che non vanno confuse e che danno diritto a benefici del tutto diversi.

Vediamo nel dettaglio a quali prestazioni potranno accedere nel 2017 i lavoratori impiegati in mansioni gravose e in mansioni usuranti.

 

Quali sono i lavori usuranti?

I lavori cosiddetti “usuranti sono quelli esplicitamente riconosciuti dal D.Lgs. n. 67/2011, e non vanno confusi con i lavori “gravosi” introdotti dalla nuova Legge di Stabilità. Sono riconosciuti come lavoratori che svolgono mansioni usuranti:

  • i lavoratori addetti alla linea di catena;
  • i lavoratori che operano in galleria, cava o miniera;
  • i lavoratori che operano ad alte temperature, in spazi ristretti o in cassoni ad aria compressa;
  • chi svolge attività di esportazione dell’amianto o lavorazione del vetro cavo;
  • i palombari;
  • i conducenti di veicoli di capienza non inferiore a 9 posti;
  • i lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate all’anno.

 

Quali sono i benefici per i lavori usuranti?

I lavoratori che svolgono mansioni usuranti, e quindi che appartengono a una delle categorie sopra elencate, hanno diritto a un trattamento di favore.

La Legge di Stabilità 2017 ha infatti confermato che questi lavoratori potranno andare in pensione con il sistema delle quote (“quota 97“), ovvero a 61 e 7 mesi di età se hanno 36 anni di contributi e 62 anni e 7 mesi se hanno 35 anni di contribuzione.

 

Pensione a 61 anni: quali sono le condizioni?

I lavoratori impegnati in attività usuranti potranno quindi andare in pensione anticipata con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età, ma solo a determinate condizioni. Saranno infatti inclusi nel beneficio solo coloro che hanno svolto attività usuranti per almeno 7 degli ultimi 10 anni di lavoro, o per almeno la metà della vita lavorativa complessiva.

Non è più necessario, invece, dimostrare di aver svolto attività usurante nell’ultimo anno di lavoro prima della pensione.

 

Quali sono le mansioni gravose?

I lavori gravosi, invece, sono esclusivamente quelli elencati all’interno della Legge di Stabilità 2017. Si tratta di “attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo”. Sono lavoratori che svolgono mansioni gravose:

  • gli operai dell’industria estrattiva e dell’edilizia;
  • i conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • i conduttori di mezzi pesanti e di convogli ferroviari;
  • i conciatori di pelle e di pellicce;
  • gli infermieri e le ostetriche con lavoro organizzato in turni;
  • gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • gli insegnanti della scuola di infanzia e degli asili nido;
  • i facchini e il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • gli operatori ecologici.

 

Quali sono i benefici per i lavori gravosi?

I lavoratori che svolgono mansioni gravose hanno diritto, al pari dei disoccupati, degli invalidi e di coloro che assistono parenti disabili, all’Ape sociale.

Dal 1° maggio 2017, dunque, al compimento del 63° anno di età e se sin possiedono 36 anni di contributi, i lavoratori occupati in attività gravose potranno andare in pensione anticipata e ricevere un assegno di accompagnamento (erogato dall’Inps per 12 mesi all’anno) fino all’effettivo raggiungimento della pensione di vecchiaia. L’assegno mensile sarà pari all’importo della pensione calcolato al momento dell’accesso all’indennità.

A differenza dell’Ape volontaria, l’Ape sociale non costringe il pensionato a restituire alcuna rata. L’importo dell’indennità, tuttavia, non potrà superare i 1.500 euro lordi al mese.

Redazione

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