Libertà, sviluppo tecnologico e Costituzione: una democrazia trasformata

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Gli attori globali e gli Stati

Uno spazio sempre più  importante ha in dottrina la discussione relativa allo sviluppo delle tecnologie digitali ed i rischi ed i pericoli a queste connessi.

Lo sviluppo delle stesse ha, infatti,  suscitato, e ancora suscita, grandi aspettative in relazione alla promozione di processi democratici nei  regimi antidemocratici, ma anche  alla possibilità di migliorare la qualità democratica nei sistemi costituzionali.

Tuttavia il modo in cui vengono gestite queste tecnologie, e tra esse il sempre il maggior ricorso all’ intelligenza artificiale, ha messo in discussione il loro funzionamento dal punto di vista della compatibilità delle stesse con i diritti costituzionali; anzi, a detta di molti autori, sta generando un’incidenza negativa nei processi democratici e nel rispetto delle regole.

Sappiamo che in conseguenza del terrorismo di diversa matrice ( in particolare quello jihadista dopo l’attentato dell’11/09/2001) che  colpisce senza una ragione precisa, un pò ovunque e senza obiettivi precisi, si è creata una percezione di insicurezza da parte della popolazione mondiale. I governi di tutti i Paesi hanno dovuto trovare modalità per garantire la sicurezza internazionale ed evitare ricadute di diversa natura, non ultima quella economica. In cambio la popolazione  si è dimostrata disposta ad accettare limitazioni della propria libertà pur di prevenire eventuali attentati.

Il diritto alla sicurezza sappiamo essere un diritto soggettivo perfetto che non è sottoposto nemmeno ad un bilanciamento ma prevale su tutti gli altri diritti. Non tutti però sono d’accordo perchè  ritengono che le conseguenti limitazioni rimarranno  tali anche quando il pericolo  si è attenuato; sono, infatti, rimaste le limitazioni alla libertà di pensiero, di circolazione, alla privacy.

La limitazione della protezione della privacy dei propri dati si contrappone ad un riconoscimento universale del diritto alla privacy, per quanto non espressamente previsto all’interno delle Costituzioni. Nasce così la Data Protection, a fronte delle diverse necessità di concedere l’utilizzo dei propri dati per assicurare l’ utilizzo di tecnologie, di servizi e il lavoro. Mentre alcune Corti costituzionali e governi positivizzano il Data protection, altri invece la ricavano quale derivazione del diritto alla privacy.

La sorveglianza di massa comporta infatti che tutta la popolazione venga attenzionata a prescindere da una forma di illecito.

Sono diverse le possibili forme di sorveglianza quali: la profilazione delle diverse forme di comunicazioni ( mail, telefonate, etc) l’iscrizione ai social media, ancora l’analisi dei dati di viaggio e le transazioni finanziarie.

Le Corti, a fronte del ripiegarsi del legislatore, hanno confermato tali posizioni orientandosi  a favore della sicurezza piuttosto che a tutela del Data Protection, addirittura molte volte deferendo ad altri organi la tutela di tali aspetti.

Insomma un vero appiattimento ad accezione della Corte di Giustizia Europea. Ricordiamo, infatti, la sentenza dell’ 8 aprile 2014 (cause riunite C-293/12 e C-593/12) laddove si ritiene che la sorveglianza di massa violi la privacy; non c’è, infatti, chiarezza di come si espliciti la sorveglianza, viene ritenuta molto invasiva, finendo così, in sentenza, per riscrive la Direttiva impugnata (la Direttiva n.2006/24/CE).

Detta Corte, infatti,  ritiene che i legislatori nazionali si siano appiattiti troppo sul pensiero del legislatore europeo invece di regolamentare più organicamente la tutela della privacy.

Ancora più dirimente una riflessione riguardo ai social network ed al loro rapporto  con le società tecnologiche che li gestiscono. Queste società stanno costruendo un nuovo mondo e lo fanno in funzione delle loro prospettive che mirano al solo vantaggio economico senza preoccuparsi per nulla della lesione dei diritti che un comportamento orientato, solo alla ricerca della redditività economica, procura.

Scontato il conseguente impatto negativo di questa loro attività sui processi democratici. Società tecnologiche che i governi degli Stati, e soprattutto quelli delle amministrazioni nordamericane- che sono le  principali responsabili del loro controllo- stanno regolando in maniera molto lenta, quando lo fanno, senza interessarsi per niente dei problemi costituzionali che si stanno generando,

Potremmo dire che paradossalmente l’Europa,  e soprattutto alcuni suoi Stati, si sono dimostrati molto più attivi nel cercare di affrontare gli eccessi di queste società. Un paradosso solo apparente questo però se teniamo conto che la  contropartita di tutto ciò è un interesse strategico:  quello all’accumulazione di dati a livello mondiale da parte di queste società e poi la loro successiva utilizzazione da parte delle agenzie di sicurezza nordamericane.

Le società tecnologiche, le Reti e gli aspetti problematici

Per comprendere la portata di questi problemi possiamo fare una semplice comparazione tra la forma nella quale avvenivano le comunicazioni, sia private che pubbliche, prima dell’apparizione dei social e delle grandi piattaforme, e la situazione odierna.

Le comunicazioni private rispondevano a questi cardini di matrice costituzionale: la corrispondenza e le conversazioni telefoniche non possono, ancora oggi, essere intercettate se non con un’autorizzazione giudiziale; i mezzi di comunicazione sono naturalmente plurimi  e devono dare un’informazione obiettiva

Se focalizziamo invece l’attenzione su quello che succede oggi alle nostre comunicazioni sui social media e non, allora lo scenario è totalmente differente.

Immaginiamo che cosa significa in termini di rispetto della privacy quando qualcuno ha la possibilità di conoscere la nostra corrispondenza, di poter sentire quello che ci diciamo in qualsiasi momento, di sapere quello che stiamo leggendo ogni giorno, ed ancora, di conoscere il tempo che dedichiamo alle notizie, e che tipo di notizie ci interessano.

Immaginiamo poi che  tutti questi dati qualcuno ha la capacità di elaborarli, di definire tramite gli algoritmi quali sono i nostri gusti, e suggerirci ed offrirci così le cose che ci piacciono o che ci piacerebbe comprare attraverso una pubblicità personalizzata.

E, per finire, facciamo un ultimo passo e pensiamo che questi dati sono utilizzati per conoscere le nostre preferenze, ma anche le nostre paure, e, con questi dati, viene elaborato un profilo psicologico individualizzato che rende possibile  l’invio di propaganda politica sublimale, orientata a cambiare significato al nostro voto alle elezioni o comunque a disincentivare la nostra partecipazione.

Questo, sostengono in molti, sta accadendo da alcuni anni nelle ultime tornate elettorali: a cominciare, per esempio, dai referendum sulla Brexit e poi continuando con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Quello che hanno fatto alcune piattaforme che gestiscono appunto i social non è provare a convincere i votanti a cambiare il loro voto ma quello di utilizzare i profili psicologici, precedentemente creati attraverso algoritmi, per generare una reazione nei confronti di un particolare candidato, e quindi in qualche modo indirizzarlo, quando egli vota, verso un determinato candidato con l’invio di messaggi appositi.

Se questa propaganda subliminale si combina poi con altre operazioni, tipo fake news o messaggi  scoraggianti verso un dato candidato, non è detto che si riesca a far cambiare l’opinione a quell’ elettore, ma molto probabilmente si potrà ottenere che questi si astenga dal voto;  quando questo è fatto in maniera massiccia e personalizzata su milioni di persone naturalmente il processo elettorale è indiscutibilmente alterato.

“Il rischio delle piattaforme è altissimo” cosi ha esordito la Prof.ssa G. Cerrina Feroni nel corso del seminario organizzato dall’Università “G. Marconi” dal titolo “L’Oversight Board di Facebook: il controllo dei contenuti tra procedure private e norme pubbliche”

Il servizio di rete sociale di Facebook, oggi Meta platforms, nato come facilitatore di amicizie è, nei fatti, una architettura composta da elemento tecnologico ( riguarda i dati che sono organizzati da algoritmi, hardware e software per aumentare la connettività tra cittadini e la piattaforma); un elemento  economico ( il numero di accessi, il tempo utilizzato , le ricerche effettuate etc, sono tutti  dati che la piattaforma acquisisce) ed un elemento giuridico (  i termini di servizio sono pseudo- contratti e, quando riguardano contenuti, sono standard di community). Essi sono però soggetti a frequenti modifiche unilaterali.

Se però nella vita reale c’è il legislatore a scrivere le regole, nella rete c è l’ autoregolamentazione; o meglio  c’è “coregolamentazione” cosi da mantenere libertà di azione.

Ecco perché per la relatrice Fb che è un “ecosistema”apparentemente democratico, nei fatti  autoritario.  Si è dato un Oversight Board e dei  valori autodeterminati;  non c’è, perciò,  controllo dello Stato o del Parlamento ma solo regole imposte agli utenti dal “ board”.

Le piattaforme commerciali fanno selezione in base a loro interessi e convinzioni anche se permettono di superare le barriere e permettono ad ognuno di noi di affiliarsi solo ai gruppi di cui condividiamo le idee ( una sorta di turismo online)

Forti interessi pubblici e privati  muovono le decisioni di tale organismo. Valori comuni come liberta di espressione, la libertà di informazione che costituiscono il nucleo dei diritti inviolabili dell’uomo , sottratti ad ogni revisione perché  diritti fondamentali, che appartengono a tutti i cittadini ed è lo Stato a custodirli, oggi sono diventati dei beni posseduti da piattaforme per interessi privati.

Conclusioni

E’ sempre più chiaro che i social network non sono una semplice piattaforma statica e cioè dei semplici mediatori  senza alcuna forma di responsabilità, ma  al contrario essi sono le società che li gestiscono e che hanno quindi una chiara responsabilità per le pratiche non corrette quali ad esempio la chiara lesione di  diritti fondamentali prima cennati.

La libertà di informazione, ad esempio,  è oggi oggetto di lesione da parte delle fake news mentre la lesione del diritto alla privacy, come protezione dati personali,  è costantemente bersaglio da parte di queste società E’ palese l’ obbligo  degli attori politici di proteggere il nucleo delle libertà fondamentali che sono veri e propri diritti inviolabili

Queste conseguenze dello sviluppo tecnologico stanno provocando cambiamenti, non sempre prevedibili, in quanto stanno portando ad una trasformazione dei modelli culturali in modo inarrestabile e quindi è chiara la tensione tra il costituzionalismo e lo sviluppo tecnologico; così come è difficile individuarne una soluzione.

E’ di certo necessaria una regolazione, che partendo dai principi costituzionali, garantisca i diritti fondamentali e la limpidezza  di quei valori che sono sotto attacco.

Naturalmente le società tecnologiche si oppongono, e si opporranno, affannosamente a questo lavoro adducendo ragioni tecniche che impedirebbero qualsiasi regolamentazione; stanno imponendo l’idea che la costruzione diritti sia un ostacolo al progresso che esse offrono, ma proprio per questa ragione e ancor di più necessario arrivare ad una regolazione, anche condivisa.

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[1]  Argomento trattato nell’ambito del modulo :Le trasformazioni della democrazia e del diritto,maggio-luglio2021

rosalba ambrosino

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