La separazione vista dai figli

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Separarsi si o no? Stare insieme per i figli si o no? Quante coppie prima di separarsi vivono questo dilemma? Quante persone si sentono egoiste a scegliere la separazione?

Le ricerche dimostrano che il livello di conflitto tra i genitori produce relativi danni ai figli più della separazione stessa. Questi risultati evidenziano come le coppie dovrebbero impegnarsi, per il bene presente e futuro dei loro bambini/ragazzi, a non coinvolgerli nelle loro varie forme di  incomprensione reciproca. Infatti, lì dove sono coinvolte persone in crescita, bisogna assicurare invece un clima di serenità e una presenza responsabile di entrambe le figure, evitando dunque quelle esperienze di clima conflittuale che possono portare – nel tempo – a comportamenti non proprio funzionali per il pieno sviluppo delle potenzialità di chi è ancora nel delicato periodo dell’età evolutiva.

Nella separazione il dolore dei genitori e dei figli è diverso, per i primi si tratta di fallimento, che comunque non lede la loro facoltà di sopravvivenza, per i figli è un attacco alla propria sicurezza, al bisogno profondo di essere accuditi da adulti stabili, capaci di attaccamento e dedizione nei confronti dei figli. Mai lasciarsi ingannare dall’apparente indifferenza, dal fatto che non fa domande, non ascolta i discorsi fatti in sua presenza, che appare allegro e spensierato. Un figlio respira l’atmosfera familiare, avverte anche se inconsapevolmente, tutti i rischi che incombono, quindi il silenzio diviene la peggiore delle minacce.

Vediamo però come vivono i figli a seconda dell’età la separazione dei propri genitori, e soprattutto cosa fa la differenza nella separazione; Questo scritto parte da un’accurata analisi che la Professoressa Veggetti Finzi ha fatto sugli effetti della separazione sui figli a seconda dell’età:

Da 0 a 3 anni:

Questi suggerimenti risulteranno superflui se i genitori nonostante i loro contrasti hanno saputo mantenere vivo l’amore che li lega al loro bambino .Quando la separazione avviene nei primi anni di vita del bambino il vissuto della separazione dei genitori si deposita nell’inconscio. Questi residui inelaborati continueranno a condizionare il futuro con cui il bambino diventato adulto dovrà fare i conti. Stessa cosa vale per le coppie che non si separano che vivono una relazione molto conflittuale. Entrambi i genitori devono essere sicuri e consapevoli delle loro funzioni genitoriali .Mentre la madre ha funzioni di protezione e di contenimento, il padre lo incentiva a crescere e a prendere le distanze; a spiccare il volo.Il bambino comprende entrambi i messaggi in condizioni normali (il modo come i genitori li vivono e senza che l’uno screditi l’altra e viceversa) li fa propri .Esistono periodi critici di cui tener conto prima di dividersi di fatto: Svezzamento, otto mesi (dove il bambino ha paura degli estranei), in presenza di una fase acuta di una malattia ed infine in caso di inserimento al nido o ambientamento con la baby sitter.

Dai 3 ai 5 anni:

A livello profondo ha bisogno di saldi punti di riferimento perché vive ancora in un mondo magico dove tutto è possibile. I figli maschi e femmine cercano un ideale di vita nell’adulto che diverranno. Si possono aiutare i bambini di questa fascia attraverso l’esposizione in forma narrativa. Ricordare è il più valido baluardo contro la tendenza a rimuovere. Le storie vengono costruite dal bambino attraverso l’aiuto di un adulto, senza però che questi introduca le proprie valutazioni. Inoltre i bimbi di questa fascia usano molto i gesti, le espressioni del volto oppure elementi disturbanti come irrequietezza. Per evitare che le valutazioni dell’adulto entrino nella storia del bambino si può procedere con delle domande come “e Allora?” oppure “e prima?”

Dai 6 ai 10 anni:

Mentre i bambini piccoli si sentono trasparenti e ritengono che gli adulti sappiano tutto di loro, in questa fascia si accorgono che i genitori non leggono i loro pensieri e non sono al corrente di tutte le loro azioni; cominciano quindi ad usare la bugia per individuare il confine della loro autonomia. Quindi inutile farne un dramma poiché stanno apprendendo ad amministrare i discorsi che fanno ed a valutare quelli degli altri. Davanti al fatto che i genitori si separano, in questa fascia la preoccupazione è per sé stessi, mentre più piccoli temono di perdere la vita in questa fase invece temono di perdere il benessere. La loro moralità è pratica: è bene quello che mi fa stare bene, è male quello che mi fa stare male. Mentre prima il genitore veniva valutato in termini di forte o debole, adesso è valutato nei termini di sto bene e Si fa strada il concetto di colpevolezza ed abbandono; in questi casi si schiera con il genitore che non va via, ma critica fortemente il genitore che rimane per via delle regole e restrizioni. sto male con lui/lei. Da quanto sopra si evince che il pensiero razionale dei bambini in questa fascia ancora non maturo voglia in qualche modo spiegarsi quindi trovare un perché, quindi incapaci di comprendere cercano di capire; il loro sviluppo cognitivo in questa fascia non gli permette ancora di comprendere, ma hanno bisogno di giudicare e di controllare.

L’adolescenza

Gli adolescenti hanno bisogno di uno stile educativo univoco, fatto di valori condivisi e soprattutto regole concordate, una giusta dose tra permissività e autorità. Quando ai mutamenti dell’età si sovrappone la crisi dei genitori, invece di essere l’adolescente che si sottrae allo schema familiare secondo la propria strategia, è la struttura stessa della famiglia che viene meno. È inevitabile che la coppia in crisi si concentri innanzitutto sulla soluzione dei propri problemi. Ma bisogna sempre tenere presente che i figli partecipano alla crisi familiare ed hanno quindi bisogno di essere ascoltati e sentirsi considerati interlocutori responsabili del proprio destino. Le scelte anche le più giuste ed opportune, vanno sempre concordate insieme. Bisogna evitare di cadere nel paradosso della convivenza di due adolescenze, quella dei figli e quella dei genitori che si separano.

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Lucia Di Palermo

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