La Mappa normativa di Feigenbaum La normativa quale informazione

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            Ogni decisione umana che comporti un evento si pone in una scelta minima tra due scenari in cui interviene una algebra dei valori, nella quale l’aspetto monetario ne è solo una parte ricompressa nelle scelte culturali desiderabili derivanti dall’ambiente sociale, in rapporto alla biologia profonda dell’uomo ( Dewey, Morris ). Non vi è più una prevedibilità causale ma solo probabilistica secondo la Mappa di Feigenbaum dei fenomeni complessi o caotici.
         Se il singolo nel suo agire si trova sempre su due possibili scenari e quindi deve decidere in presenza di biforcazioni le quali aumentano con gli interventi di ulteriori scelte esterne creando zone di complessità, si che si possono delineare gli scenari ma non prevedere preventivamente quali di questi saranno scelti, la crescente complessità porterà ad avvicinare le biforcazioni e quindi i tempi di scelta riducendo gli intervalli di prevedibilità, fino a giungere alla zona del caos in cui vi è una ingestibilità umana delle biforcazioni senza un ausilio dell’intelligenza artificiale.
         La scelta iniziale in presenza di un disposto normativo è se seguirne il dettame, eventualmente come, o più semplicemente aggirarlo, questo comporta una imprevedibilità di base se non probabilistica sui risultati, circostanza che deve indurre ad un feedback di controllo periodico delle scelte, in termini economici di efficacia.
         L’impossibilità e il costo di un controllo adeguato in presenza di forte complessità, ormai già costituita, ha indotto alcuni ( Crichton ) a proporre di aggirare l’ostacolo mediante la programmazione del singolo agente al livello più basso lasciandolo interagire con gli altri, così che l’armonizzazione del sistema emerga da se stessa come risultato di tante piccole interazioni.
         Questa visione nasce dal concetto di intelligenza distribuita la quale si manifesta in presenza di cooperazione senza leader o governo centrale in strutture organizzative complesse quali possono essere in natura gli storni di uccelli, un alveare, un ecosistema o nei rapporti umani un mercato finanziario o una società.
         I singolo elementi liberi di muoversi secondo proprie coordinate creano situazioni impreviste, tali da rendere imprevedibile il comportamento di ogni singolo elemento ma prevedere solo una serie di stati possibili, secondo la logica di Heisenberg.
         Questo modello pone in evidenza l’importanza culturale quale insieme di valori atti a semplificare la condotta sociale, in quanto non tutto quello che esiste si vede se la mente non è pronta ad elaborare ciò che dal mondo esterno l’occhio riflette, come d’altronde la mente può pensare quello che nella realtà non esiste.
         Cosa è dunque il pensiero, se non una rappresentazione a priori del mondo, ossia l’ordine delle possibilità che devono essere comuni al mondo e al pensiero ?      ( Wittgenstein ). Sono quindi le abitudini linguistiche del gruppo a costruire il sistema della realtà ( relativismo linguistico ).
         Nel decidere se violare o meno una norma, se adattarla e come adattarla interviene il concetto di integrazione nel quale l’accento è posto sulla pressione a conformarsi all’opinione prevalente al fine di evitare l’isolamento, questo controllo avviene come una “competenza quasi – statistica “ ( Noelle Neumann ) che si ricollega al fatto che le persone reagiscono al loro ambiente il quale è costituito da altre persone che reagiscono a loro volta si che si forma un’ ambiente di reazioni, in questa situazione di “esternalità” quello che fanno gli uni influenza l’azione degli altri.
         Si forma una dinamica a spirale nella quale i media svolgono uno specifico ruolo, il singolo non sceglie dove posizionarsi ma con chi stare, questo comportamento viene rinforzato dalla consonanza, dalle argomentazioni unanimi e dalla cumulazione nel tempo degli eventi descritti dai media o riportati nel contesto sociale in cui vive. Le informazioni sono inoltre elaborate con maggiore dinamismo dalle fasce sociali superiori, le quali sono anche in grado di manipolare maggiormente le norme in termini tecnici e sociali anziché contrapporsi apertamente ad esse.
         Vi è inoltre nei soggetti una percezione selettiva dei messaggi provenienti dalle norme, evitando quelli difformi dalla propria forma mentis a cui si aggiunge la credibilità del comunicatore della norma che deve rafforzare con comportamenti coerenti il messaggio. Indicazioni e pulsioni incoerenti ambientali disarticoleranno il messaggio normativo, influenzando la scelta tra gli scenari possibili e creando un ulteriore stato di complessità che potrà sfociare, come in effetti è accaduto in molte circostanze, nel caos.
         Anche il livello culturale socio-economico influisce sulla diffusione di conoscenza della normativa e sulla capacità di elaborazione delle informazioni, con la conseguenza non solo di riprodurre ma anche di accentuare le disuguaglianze sociali (Knowledge-gap). A questo si aggiunge la motivazione ad acquisire l’informazione, ossia la coscienza della necessità di essa e della sua funzionalità (Ettema-Kline).
         Gli strumenti di diffusione della normativa non hanno quindi la stessa valenza per tutte le fasce sociali.
 
 
Bibliografia
 
·        F. Pei retti, Complessità, in Complexlab;
·        N. Antonucci, Finanza scientifica sull’orlo del caos, in Complexlab;
·        R. Ruggeri, Generico e universale nella filosofia del Dewey, Utet, 1961;
·        D. Campanile, Il mondo in Wittgenstein, in Rassegna delle Scienze Filosofiche, IX, 38-76, 1956;
·        R. Oerter, La teoria del quasi tutto, Codice Ed. , 2006.
 
 

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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