Il piano triennale per l’informatica 2020-2022: la trasformazione digitale della pubblica amministrazione

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Il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione è il primo documento di indirizzo strategico approvato dal Presidente del Consiglio con DPCM 31 maggio 2017 avente lo scopo di guidare la Pubblica Amministrazione (P.A.) nel percorso organico di trasformazione digitale.

Redatto dall’AgID – Agenzia per l’Italia digitale – il Piano  fissa  gli  obiettivi e  individua  i  principali interventi  di  sviluppo  e  gestione  dei  sistemi  informativi  delle  P.A. in attuazione dell’articolo 14-bis, comma 2, lettera b) del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), secondo cui l’AgID svolge, tra l’altro, “funzioni di programmazione e coordinamento delle attività delle amministrazioni per l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, mediante la redazione e la successiva verifica dell’attuazione del Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione contenente la fissazione degli obiettivi e l’individuazione dei principali interventi di sviluppo e gestione dei sistemi informativi delle amministrazioni pubbliche”.

Struttura, principi e analisi del Piano 2020-2022.

Il Piano Triennale 2020-2022, approvato con DPCM 17 Luglio 2020, rappresenta la naturale evoluzione delle precedenti versioni 2017-2019 e 2019-2021.

Composto da 84 pagine, il nuovo Piano 2020-2022 è articolato in tre parti:

·        una prima parte composta da un executive summary, da una breve illustrazione della strategia del Piano e da un elenco dei principi guida cui le PA devono ispirarsi nel percorso di trasformazione digitale;

·        una seconda parte, composta da sei capitoli, dedicata alle componenti tecnologiche: servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità, sicurezza informatica;

·        una terza parte, composta dai tre capitoli finali in cui sono riportati gli strumenti di governance della trasformazione digitale.

L’executive summary evidenzia gli obiettivi del documento, basati “sulle indicazioni che emergono dalla nuova programmazione europea 2021-2027, sui principi dell’eGovernment Action Plan2016-2020 e sulle azioni previste dalla eGovernment Declaration di Tallinn (2017-2021), i cui indicatori misurano il livello di digitalizzazione in tutta l’UE e rilevano l’effettiva presenza e l’uso dei servizi digitali da parte dei cittadini e imprese”.

Laddove la prima edizione poneva l’attenzione sull’introduzione del Modello strategico dell’informatica nella P.A. e la seconda edizione si proponeva di dettagliare l’implementazione del modello, il nuovo Piano 2020-2022 volge la sua strategia a:

·        favorire lo sviluppo di una società digitale, dove i servizi mettono al centro i cittadini e le imprese, attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione che costituisce il motore di sviluppo per tutto il Paese;

·        promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione al servizio delle persone, delle comunità e dei territori, nel rispetto della sostenibilità ambientale;

·        contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano, incentivando la standardizzazione, l’innovazione e la sperimentazione nell’ambito dei servizi pubblici.

Saranno pertanto le singole amministrazioni a dover realizzare gli obiettivi contenuti nel Piano, obiettivi a tratti ambiziosi ma sostenibili, poiché costruiti sull’esperienza, sul confronto e sulle esigenze delle amministrazioni destinatarie. Il Piano, inoltre, si caratterizza per un forte attenzione sulla misurazione dei risultati e sulla qualità dei dati.

I principi guida del Piano cui le P.A. devono ispirarsi nel loro percorso di trasformazione digitale sono:

·        digital & mobile first: le pubbliche amministrazioni devono realizzare servizi primariamente digitali;

·        digital identity only (accesso esclusivo mediante identità digitale): le P.A. devono adottare in via esclusiva sistemi di identità digitale definiti dalla normativa assicurando almeno l’accesso tramite SPID;

·        cloud first (cloud come prima opzione): le pubbliche amministrazioni, in fase di definizione di un nuovo progetto e di sviluppo di nuovi servizi, adottano primariamente il paradigma cloud, tenendo conto della necessità di prevenire il rischio di lock-in;

·        servizi inclusivi e accessibili: le pubbliche amministrazioni devono progettare servizi pubblici digitali che siano inclusivi e che vengano incontro alle diverse esigenze delle persone e dei singoli territori;

·        dati pubblici un bene comune: il patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile;

·        interoperabile by design: i servizi pubblici devono essere progettati in modo da funzionare in modalità integrata e senza interruzioni in tutto il mercato unico esponendo le opportune API;

·        sicurezza e privacy by design: i servizi digitali devono essere progettati ed erogati in modo sicuro e garantire la protezione dei dati personali;

·        user-centric, data driven e agile: le amministrazioni sviluppano i servizi digitali, prevedendo modalità agili di miglioramento continuo, partendo dall’esperienza dell’utente e basandosi sulla continua misurazione di prestazioni e utilizzo;

·        once only: le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite;

·        transfrontaliero by design (concepito come transfrontaliero): le pubbliche amministrazioni devono rendere disponibili a livello transfrontaliero i servizi pubblici digitali rilevanti;

·        codice aperto: le pubbliche amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software con codice aperto e, nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente.

Il Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022, in realtà, arriva in un momento cruciale per il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione e del Paese in genere.

Lo stato di emergenza causato dalla diffusione del Covid-19 ha messo a dura prova molte Amministrazioni, imponendo alle stesse di procedere con celerità all’attivazione delle procedure necessarie per lo smart working diffuso.

In particolare, il D.L. 23 febbraio 2020 n.6, recante “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, ha favorito l’adozione dello Smart Working, attuabile sin da subito, senza accordo preventivo col dipendente, come invece disposto dall’articolo 19 della legge 22 maggio 2017, n. 81.

Il  Ministro della Pubblica Amministrazione, poi, con D.M. 19 ottobre 2020, ha regolato il Lavoro Agile per la P.A. fino al 31 dicembre 2020, definendo, tra l’altro, lo smart working come la “modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa”. Tutto ciò ha però messo in evidenza alcune criticità nell’uso degli strumenti tecnologici e il ritardo della P.A. nel processo di digitalizzazione, sia dal punto di vista delle infrastrutture e della connettività, sia dal punto di vista delle competenze digitali, prime fra tutte quelle di sicurezza informatica.

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La seconda parte del Piano, composta da sei capitoli, è dedicata alle componenti tecnologiche: servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità, sicurezza informatica.

Il miglioramento della qualità dei servizi pubblici digitali costituisce premessa indispensabile per l’incremento del loro utilizzo da parte degli utenti (cittadini, imprese o altre amministrazioni pubbliche).

Il Piano evidenzia la necessità di agire su più livelli e migliorare la capacità delle Pubbliche Amministrazioni di generare ed erogare servizi di qualità attraverso:

·        un utilizzo più consistente di soluzioni Software as a Service già esistenti;

·        il riuso e la condivisione di software e competenze tra le diverse amministrazioni;

·        l’ adozione di modelli e strumenti validati a disposizione di tutti;

·        il costante monitoraggio da parte delle PA dei propri servizi on line

Gli strumenti a disposizione delle amministrazioni sono:

·        le linee guida attuative del CAD ;

·        Designers Italia, punto di riferimento per il design della Pubblica Amministrazione;

·        Developers Italia, dedicata allo sviluppo di software open source per i servizi pubblici italiani;

·        Forum Italia, sezione di Developers Italia nata per condividere, attraverso il dialogo e il confronto, la conoscenza e gli strumenti sui servizi pubblici digitali.

Per il monitoraggio dei propri servizi, invece, le PA possono utilizzare Web Analytics Italia, una piattaforma nazionale open source che offre statistiche in tempo reale dei visitatori di un sito della Pubblica Amministrazione, fornendo agli operatori dei report dettagliati.

Per semplificare l’utilizzo del servizio è necessario favorire l’applicazione del principio once only, richiedendo agli utenti i soli dati non conosciuti dalle Pubbliche Amministrazioni evitando di chiedere informazioni già fornite.

Nel caso il servizio, invece, richieda un accesso da parte del cittadino è necessario che sia consentito attraverso un sistema di autenticazione previsto dal CAD, assicurando l‘accesso almeno tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Allo stesso modo, se è richiesto un pagamento, tale servizio dovrà essere reso disponibile anche attraverso il sistema di pagamento pagoPA, piattaforma digitale attraverso la quale i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) aderenti, quali agenzie di banca, home banking, sportelli ATM, punti vendita SISAL, uffici postali, ecc., fanno da tramite tra cittadino/impresa e PA per eseguire pagamenti.

 

Nel contempo, sulla scia della teoria del data economy, il piano definisce i dati pubblici un bene comune e rappresentano il fulcro della trasformazione digitale.

La valorizzazione del patrimonio informativo pubblico è in realtà un obiettivo strategico per la pubblica amministrazione, soprattutto per:

·        supportare la costruzione del mercato unico europeo per i dati definito dalla Strategia europea in materia di dati;

·        garantire la creazione di servizi digitali a valore aggiunto per cittadini, imprese e, in generale, per tutti i portatori di interesse;

·        fornire ai policy maker strumenti data-driven da utilizzare nei processi decisionali.

A tal fine, è necessario ridefinire una nuova data governance coerente con la Strategia europea e con il quadro delineato dalla nuova Direttiva europea sull’apertura dei dati e il riutilizzo dell’informazione del settore pubblico.

L’UE, infatti, creerà un mercato unico per i dati in cui:

·        i dati potranno circolare all’interno dell’UE  a beneficio di tutti;

·        le norme europee, in particolare sulla tutela della vita privata e sulla protezione dei dati e il diritto della concorrenza saranno pienamente rispettati;

·        le norme relative all’accesso ai dati e al loro utilizzo saranno eque, pratiche e chiare.

Il Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022 riprende il concetto di piattaforme della Pubblica Amministrazione, ovvero piattaforme tecnologiche che offrono funzionalità fondamentali, trasversali, abilitanti e riusabili nella digitalizzazione dei processi e dei servizi della PA al fine di migliorare i servizi offerti a cittadini ed imprese semplificando l’azione amministrativa.

Esse sono:

·        CUP integrati: una piattaforma per l’integrazione e l’interoperabilità delle soluzioni di CUP regionali e interaziendali esistenti, che consentirà ai cittadini di accedere più facilmente alle cure grazie alla possibilità di conoscere i tempi di attesa e di poter prenotare in tutte le strutture a livello nazionale;

·        piattaforma IO: la piattaforma che permette ai cittadini, attraverso un’unica App, di interagire facilmente con diverse Pubbliche Amministrazioni, locali o nazionali, raccogliendo servizi, comunicazioni, pagamenti e documenti;

·        INAD: la piattaforma che gestisce l’Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione in albi professionali o nel Registro Imprese, che assicura l’attuazione della Linea guida sul domicilio digitale del cittadino;

·        piattaforma del Sistema Museale Nazionale: la piattaforma che consentirà di collegare in rete tutti i musei italiani e di offrire informazioni e servizi sia per cittadini e turisti che per gli operatori del Sistema Museale Nazionale;

·        piattaforma digitale nazionale dati (PDND): la piattaforma che permette di valorizzare il patrimonio informativo pubblico attraverso l’introduzione di tecniche moderne di analisi di grandi quantità di dati (BigData).

Il Piano prosegue inoltre nel percorso di evoluzione, adozione ed utilizzo delle piattaforme già esistenti, quali SPID, pagoPA, ANPR, CIE, FSE, NoiPA ecc., e individua una serie di azioni volte ad incrementare e razionalizzare il numero delle stesse al fine di semplificare i servizi ai cittadini.

Nell’attuazione degli obiettivi previsti nel Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione, gli asset sono rappresentati dalle infrastrutture, che garantiranno la comunicazione tra le varie PA e, soprattutto, business continuity e disaster recovery, ovvero la capacità di un’ amministrazione o di un’azienda di poter continuare la propria attività anche in caso di gravi emergenze, come ad esempio la rottura di uno o più server o il verificarsi di eventi “disastrosi” che possono distruggere, in parte o del tutto, un CED.

Dei vari asset individuati, quelli fondamentali sono tre, ognuno dei quali richiede delle particolari specifiche:

·        data center;

·        cloud;

·        connettività.

L’obiettivo è migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi digitali erogati dalle amministrazioni locali e centrali favorendone l’aggregazione e la migrazione sul territorio e su infrastrutture sicure ed affidabili, nonché migliorare la fruizione dei servizi digitali per cittadini ed imprese tramite il potenziamento della connettività per le PA.

Per garantire l’efficiente funzionamento di tutto il sistema informativo della PA, secondo quanto stabilito dal Piano triennale per l’informatica nella PA, il modello di interoperabilità è cardine fondamentale.

Per modello di interoperabilità, il Piano intende un sistema il cui scopo sarà garantire la collaborazione e l’interazione tra le varie pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese, favorendo l’attuazione del principio once only e recependo le indicazioni dell’ European Interoperability Framework (insieme di raccomandazioni che specificano il modo in cui amministrazioni, imprese e cittadini comunicano tra loro all’interno dell’Unione europea e oltre i confini degli Stati membri).

La Linea guida sul Modello di Interoperabilità per la PA individua gli standard e le loro modalità di utilizzo per l’implementazione delle API (Application Programming Interface) favorendo:

·        l’aumento dell’interoperabilità tra PA e tra queste e cittadini/imprese;

·        la qualità e la sicurezza delle soluzioni realizzate;

·        la de-duplicazione e la co-creazione delle API;

·        le tecnologie SOAP e REST da utilizzare per l’implementazione delle API.

La Linea guida è periodicamente aggiornata assicurando il confronto continuo con le PA, per determinare le esigenze operative delle stesse, con i Paesi Membri dell’Unione Europea e gli organismi di standardizzazione, per agevolare la realizzazione di servizi digitali transfrontalieri.

Se si parla di digitalizzazione, la sicurezza informatica è un tema da cui non si può prescindere.

La minaccia cibernetica cresce continuamente per cui l’esigenza per la PA di contrastare tali minacce diventa fondamentale. Non a caso, garantire integrità, riservatezza e disponibilità delle informazioni è uno degli obiettivi del Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione.

Ciò potrà essere realizzato attraverso :

·        un maggiore aumento della consapevolezza del rischio cyber (Cyber Security Awareness), misurato tramite questionari di self-assessment ai RTD;

·        un aumento del livello di sicurezza informatica dei portali istituzionali nelle Pubblica Amministrazione, incrementando il numero dei portali istituzionali che utilizzano il protocollo HTTPS only e massimizzando il numero dei Content Management System (CMS) non vulnerabili utilizzati nei portali istituzionali delle PA.

La terza parte del Piano 2020-2022 è composta dai tre capitoli finali in cui sono riportati gli strumenti di governance della trasformazione digitale.

Il Piano dedica il settimo capitolo alle PA che stanno affrontando progettualità innovative, focalizzando l’attenzione su specifiche esigenze della cittadinanza che, per essere soddisfatte, necessitano di un’interazione continua tra PA, imprese e mondo accademico.

Il Piano  focalizza l’attenzione sulle linee evolutive del modello di Smart Community proposto nella precedente versione, concentrandosi, in particolare, sull’impulso allo sviluppo delle Smart cities e dei Borghi del Futuro, sulla costruzione di una rete dei poli di innovazione che diventi catalizzatore e acceleratore della innovazione nella PA e sul considerare l’innovazione come e per il bene comune.

ll Piano pone l’attenzione sul collegamento con altre iniziative strategiche avviate in questi anni, in particolare con il programma Smarter Italy avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con AGID, Ministero per l’Innovazione e MIUR, per sperimentare nuove soluzioni tecnologiche per i territori, accanto a meccanismi di open innovation e appalti innovativi.

Smarter Italy opererà inizialmente su tre direttrici: la mobilità intelligente (Smart mobility), il patrimonio culturale (Cultural heritage) ed il benessere e la salute dei cittadini (Wellbeing), per estendere progressivamente i processi di digitalizzazione all’ambiente, alle infrastrutture e alla formazione.

Il capitolo 8, intitolato “Governare la trasformazione digitale”, individua una serie di azioni volte a supportare le amministrazioni nel percorso di attuazione del Piano.

In particolare, nella sezione “Leve per l’innovazione delle PA e dei territori”, il Piano individua quattro linee di azione:

1.           Il coinvolgimento attivo delle amministrazioni e dei territori. Saranno attivate collaborazioni con Enti e organismi aventi analoghe conoscenze ed esperienze e già operanti in significative aree del Paese, al fine di costituire Nodi Territoriali di Competenza (NTC), che assumono la funzione di hub locale del CdCT (Centri di competenza tematici). Contestualmente si si lavorerà alla costituzione di altri Centri di Competenza, da individuare sulla base dell’ascolto delle progettualità espresse dal territorio.

2.           Il Consolidamento del ruolo del Responsabile della Transizione al Digitale (RTD). Sarà necessario rafforzare il processo di collaborazione tra RTD attraverso un modello di rete che possa stimolare il confronto, valorizzare le esperienze e la condivisione di conoscenze e di progettualità e promuovere processi di coordinamento tra le pubbliche amministrazioni.

Inoltre, nel nuovo contesto lavorativo che si è andato a configurare nel periodo dell’emergenza COVID, che ha visto le amministrazioni far fronte alla necessità di attrezzarsi per individuare forme di lavoro flessibili come lo smart working, il Piano dà alla rete di RTD il compito di definire un maturity model delle amministrazioni che individui i cambiamenti organizzativi e gli adeguamenti tecnologici necessari.

La domanda pubblica come leva per l’innovazione del Paese.

Il Piano 2020-2022 focalizza l’attenzione sul tema dell’innovation procurement (appalti di innovazione) che coinvolge le grandi imprese, ma anche e soprattutto PMI, start-up, terzo settore, università e centri di ricerca, e sulla definizione di una governance unitaria multistakeholder delle Gare strategiche ICT.

Al mondo degli appalti e, in particolare a quello degli appalti di innovazione, può essere applicato l’approccio Open innovation che induce un rilevante incremento della partecipazione all’appalto e, quindi, un maggior grado di competizione.

Con il Piano triennale 2020-2022 si assume la consapevolezza che innovation procurement e open innovation debbano essere utilizzati sinergicamente con il duplice scopo di accelerare la trasformazione digitale dell’amministrazione pubblica e creare nuovi mercati di innovazione.

Le Gare strategiche ICT, allo stesso tempo, pongono l’obiettivo di creare il “sistema operativo” del Paese.

Le gare pongono l’obiettivo di incentivarne l’utilizzo e di supportare le amministrazioni nella definizione di contratti coerenti con gli obiettivi definiti dal Piano triennale. In questo senso, AGID, Dipartimento per la Trasformazione Digitale e Consip assicureranno una governance affinché gli obiettivi dei contratti stipulati nell’ambito delle gare strategiche rispondano pienamente a quanto indicato nel Piano.

3.           Modelli e regole per l’erogazione integrata di servizi interoperabili

. Le azioni individuate in questa sezione mirano a garantire il raccordo operativo per abilitare l’interoperabilità tra ecosistemi e per supportare:

·                   la reingegnerizzazione dei processi e la digitalizzazione di procedure analogiche, la progettazione di nuovi sistemi e servizi;

·                   il processo di diffusione ed adozione delle piattaforme abilitanti di livello nazionale, nonché la razionalizzazione delle piattaforme esistenti;

·                   la definizione delle specifiche tecniche di interoperabilità individuate per specifici domini di interoperabilità.

Le competenze digitali per la PA e per il Paese e l’inclusione digitale

Il Piano 2020-2022 non poteva non dedicare una specifica sezione al tema delle competenze digitali, indispensabili per realizzare la trasformazione digitale della PA e del Paese e consentire l’utilizzo diffuso ed efficace dei servizi pubblici digitali.

In questo quadro è stata avviata l’iniziativa strategica nazionale Repubblica Digitale, nel cui ambito è stata definita la “Strategia nazionale per le competenze digitali”.

Quattro sono gli assi di intervento della Strategia:

·        Istruzione e Formazione Superiore – per lo sviluppo delle competenze digitali all’interno dei cicli d’istruzione formale per i giovani;

·        Forza lavoro attiva – per garantire competenze digitali adeguate sia nel settore privato che nel settore pubblico, incluse le competenze per l’e-leadership;

·        Competenze specialistiche ICT – per potenziare la capacità del Paese di sviluppare competenze per nuovi mercati e nuove possibilità di occupazione;

·        Cittadini – per sviluppare le competenze digitali necessarie a esercitare i diritti di cittadinanza e la partecipazione consapevole alla vita democratica.

È già in fase avanzata di sperimentazione anche il progetto del Dipartimento della Funzione Pubblica “Competenze digitali per la PA” che mette a disposizione una piattaforma e contenuti formativi rivolti ad amministrazioni differenziate per dimensioni e tipo di attività svolta (ad es. comuni, enti pubblici non economici, regioni).

A questa attività si aggiungono iniziative “verticali”, quali la formazione specifica sui temi della qualità dei dati, dell’accessibilità, della security awareness, del governo e della gestione dei progetti ICT, rivolta a tutti i dipendenti della PA; la formazione e l’aggiornamento sui temi della trasformazione digitale e del governo dei processi di innovazione per i Responsabili della Transizione al digitale.

Il monitoraggio del Piano Triennale

Ai sensi dell’articolo 14-bis, comma 2, lettera c) del CAD l’ AgID svolge, tra l’altro, “funzioni di monitoraggio delle attività svolte dalle amministrazioni, ivi inclusi gli investimenti effettuati ai sensi dell’articolo 1, comma 492, lettera a-bis), della legge 11 dicembre 2016, n. 232, in relazione alla loro coerenza con il Piano triennale di cui alla lettera b) e verifica dei risultati conseguiti dalle singole amministrazioni con particolare riferimento ai costi e benefici dei sistemi informatici secondo le modalità fissate dalla stessa Agenzia”.

Il Piano prevede in particolare tre livelli di monitoraggio, che nel loro insieme concorrono all’obiettivo del miglioramento dei processi di trasformazione digitale e di innovazione della PA:

·        ll monitoraggio della realizzazione delle linee di azione in capo ai singoli owner identificati, misurato attraverso indicatori di tipo on/off rispetto alle roadmap operative definite nel PT per ciascun obiettivo ad integrazione dell’insieme di indicatori presenti nel cruscotto di monitoraggio Avanzamento Digitale;

·        il monitoraggio dei risultati conseguiti complessivamente dal Piano triennale, misurato attraverso indicatori quali-quantitativi, i Risultati Attesi individuati per ciascun Obiettivo del Piano;

·        il monitoraggio dell’andamento della spesa e degli investimenti ICT in coerenza con il Piano, misurati attraverso la rilevazione periodica della spesa ICT.

Il Piano prevede la definizione di un sistema integrato dei flussi di raccolta dati per il monitoraggio, nonché la creazione di un apposito Format che le PA saranno chiamate periodicamente a compilare per rendere possibile la costruzione e l’alimentazione della base dati informativa.

Il Piano triennale 2020-2022, infine, si chiude con le indicazioni per le PA nella cui sezione vengono ribaditi gli obiettivi del nuovo Piano e i raccordi in termini di continuità con i Piani precedenti. Viene inoltre aggiornato il modello strategico rappresentando che questa non è solo una scelta di semplificazione ma anche il risultato del progressivo processo di condivisione e affinamento, con le amministrazioni, del linguaggio, delle finalità e dei riferimenti progettuali.

Modello strategico di evoluzione del sistema informativo della PA nel Piano 2019-2021 e rappresentazione semplificata nel Piano 2020-2022.

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Chiara Ruggiero

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