Ergastolo ostativo: altri sei mesi concessi al Senato

Redazione 11/05/22
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Il 16 aprile 2021 la Corte Costituzionale aveva dato un anno di tempo al Parlamento per risolvere il problema dell’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo. Il 10 maggio di quest’anno, tuttavia, ha deciso di rimandare il termine di altri 6 mesi, fino all’8 novembre: ad aprile, infatti, la Camera aveva approvato un disegno di legge, ma il Senato, per questioni di tempistiche di discussione, ha chiesto la proroga nei termini che la Corte ha concesso. “Permangono inalterate le ragioni che ci hanno indotto a sollecitare l’intervento del legislatore, al quale compete, in prima battuta, una complessiva e ponderata disciplina della materia” -comunica la Consulta- “Ma proprio in considerazione dello stato di avanzamento dell’iter di formazione della legge appare necessario un ulteriore rinvio dell’udienza, per consentire al Parlamento di completare i propri lavori”.

La Corte costituzionale nel 2021 aveva esaminato le questioni di legittimità sollevate dalla Corte di cassazione sul regime applicabile ai condannati alla pena dell’ergastolo per reati di mafia e di contesto mafioso che non abbiano collaborato con la giustizia e che chiedano l’accesso alla liberazione condizionale. In attesa dell’ordinanza, l’Ufficio stampa della Corte aveva fatto sapere quanto segue. La Corte aveva anzitutto rilevato che la vigente disciplina del cosiddetto ergastolo ostativo precludeva in modo assoluto, a chi non avesse utilmente collaborato con la giustizia, la possibilità di accedere al procedimento per chiedere la liberazione condizionale, anche quando il suo ravvedimento risultasse sicuro.

Aveva quindi osservato che tale disciplina ostativa, facendo della collaborazione l’unico modo per il condannato di recuperare la libertà, è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Tuttavia, l’accoglimento immediato delle questioni avrebbe rischiato di inserirsi in modo inadeguato nel vigente sistema di contrasto alla criminalità organizzata. La Corte aveva perciò stabilito di rinviare la trattazione delle questioni a maggio 2022, per consentire al legislatore gli interventi che tenessero conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi. L’ordinanza era stata depositata nelle settimane successive.

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