Equa riparazione e durata dei fallimenti: la Consulta sul termine di sei anni

Consulta: legittimo il termine di 6 anni per la durata di procedure concorsuali, ma con margini di flessibilità in casi complessi e valutazione concreta.

Redazione 11/08/25
Scarica PDF Stampa Allegati

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 102 dell’8 luglio 2025, ha esaminato la legittimità dell’art. 2, comma 2-bis, della legge n. 89/2001 (cd. “legge Pinto”) nella parte in cui prevede che la durata ragionevole delle procedure concorsuali sia fissata in sei anni. La questione, sollevata dalla Corte d’Appello di Venezia, ha messo in discussione la compatibilità di questo limite temporale con gli artt. 3, 24 e 117 della Costituzione, quest’ultimo in relazione all’art. 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
Il dubbio di costituzionalità nasceva dalla natura rigida della disposizione, che non sembrava consentire al giudice di modulare la durata ragionevole in base alla complessità del caso concreto. Il tema centrale era se un termine fisso, uguale per tutte le procedure, fosse compatibile con il principio di ragionevolezza e con il diritto di difesa.
Per approfondire l’argomento, consigliamo il volume Composizione negoziata della crisi – Guida pratica per l’esperto con casistica giurisprudenziale, modelli, strumenti e prassi applicativa, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, e il volume Le tutele del nuovo sovraindebitamento: come uscire dal debito disponibile su Shop Maggioli e su Amazon. Abbiamo anche organizzato il corso Crisi d’impresa e composizione negoziata 2025

Corte Costituzionale -sentenza n. 102 dell’8-07-2025

pronuncia_102_2025-1.pdf 66 KB

Iscriviti alla newsletter per poter scaricare gli allegati

Grazie per esserti iscritto alla newsletter. Ora puoi scaricare il tuo contenuto.

Indice

1. La vicenda all’origine della questione: durata della procedura di concorso


Nel caso specifico, la procedura concorsuale esaminata dalla Corte d’Appello di Venezia presentava elementi di straordinaria complessità: la curatela aveva dovuto promuovere numerosi giudizi recuperatori e affrontare interventi di bonifica su siti industriali contaminati, con tempistiche dipendenti da enti pubblici. Secondo i giudici rimettenti, sarebbe stato impossibile rispettare il termine dei sei anni, proprio in ragione di tali circostanze.
L’ordinanza di rimessione contestava tre profili di illegittimità:

  • Violazione del principio di ragionevolezza (art. 3 Cost.): l’applicazione indistinta del termine anche a procedure complesse rischia di non tenere conto delle peculiarità del caso concreto.
  • Lesione del diritto di difesa dei creditori (art. 24 Cost.): la rigidità della norma potrebbe scoraggiare l’avvio di azioni giudiziali necessarie al recupero dell’attivo per timore di superare il limite temporale.
  • Contrasto con l’art. 117 Cost. e l’art. 6 CEDU: la Corte EDU richiede un esame concreto della ragionevolezza della durata, non un limite fisso e inderogabile.

Per approfondire l’argomento, consigliamo il volume Composizione negoziata della crisi – Guida pratica per l’esperto con casistica giurisprudenziale, modelli, strumenti e prassi applicativa, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, e il volume Le tutele del nuovo sovraindebitamento: come uscire dal debito disponibile su Shop Maggioli e su Amazon.

2. La decisione della Corte: nessun automatismo, ma margini di adattamento


La Consulta ha dichiarato non fondate le questioni, precisando che l’interpretazione giurisprudenziale già esclude un’applicazione rigida della norma. Il diritto vivente, infatti, ammette una tolleranza fino a sette anni per le procedure di particolare complessità, in linea con gli standard elaborati dalla Corte di Strasburgo.
Il superamento del termine di sei anni non determina automaticamente il diritto all’indennizzo, così come il rispetto del termine non lo esclude a priori: spetta al giudice dell’equa riparazione valutare le cause del ritardo e la condotta delle parti, potendo negare l’indennizzo se il creditore ha contribuito al prolungamento della procedura.
La Corte ha ribadito che i termini legali servono a garantire uniformità e certezza, ma non impediscono una modulazione ragionevole in base al caso concreto, purché nei limiti fissati dalla legge e dalla giurisprudenza consolidata.

Potrebbero interessarti anche:

3. Implicazioni pratiche per gli avvocati


La pronuncia ha riflessi diretti sull’attività forense, soprattutto per chi assiste creditori o organi delle procedure concorsuali.

  • Strategie processuali: il riconoscimento di un margine di flessibilità consente agli avvocati di impostare azioni recuperatorie anche in contesti complessi, senza il timore che il superamento del termine legale comporti automaticamente un indennizzo a carico della procedura.
  • Consulenza ai creditori: sarà importante spiegare ai clienti che la durata oltre i sei anni non garantisce automaticamente l’equo indennizzo, e che l’esito dipende da un’analisi delle cause del ritardo.
  • Difesa in giudizio: nei procedimenti ex legge Pinto, i legali dovranno valorizzare le circostanze oggettive e le condotte delle parti per dimostrare la ragionevolezza della durata, anche oltre il termine legale.
  • Coordinamento con la curatela: la sentenza legittima un approccio più sereno nell’affrontare azioni complesse o plurime, purché giustificate e documentate, riducendo il rischio di responsabilità professionale per eccessiva durata.

4. Considerazioni conclusive


La sentenza n. 102/2025 conferma la legittimità della disciplina sull’equa riparazione, ma ne precisa i confini interpretativi, valorizzando un approccio non meccanico e conforme ai principi CEDU. L’esito rappresenta un equilibrio tra certezza del diritto e flessibilità applicativa, riconoscendo che non tutte le procedure concorsuali sono uguali e che alcune richiedono tempi tecnici inevitabili.
Per gli avvocati, la decisione è un segnale di apertura a una valutazione più aderente alla realtà dei casi concreti, offrendo strumenti argomentativi utili sia nella fase di gestione della procedura che in quella contenziosa relativa all’equa riparazione.

Formazione per professionisti


Crisi d’impresa e composizione negoziata 2025
Il corso esamina il funzionamento della composizione negoziata con un taglio operativo.
Verranno analizzati i ruoli dell’esperto, del giudice, delle banche e del fisco nei percorsi di risanamento della crisi d’impresa. L’obiettivo è quello di fornire strumenti concreti per la gestione della crisi, con un focus sulle misure protettive e autorizzatorie, le interazioni con il tribunale e le possibili soluzioni al termine delle trattative. 
Ogni sessione include casi pratici: conclude il corso una simulazione operativa con l’analisi di un caso reale.
Al termine del corso i partecipanti saranno in grado di comprendere requisiti, accesso e funzionamento della composizione negoziata; valutare la gestione documentale, le misure protettive e autorizzatorie; distinguere tra strumenti protettivi e cautelari con riferimento alla giurisprudenza più recente ed esaminare criticità nei rapporti con banche, Agenzia delle Entrate, enti previdenziali. 
>>>Per info ed iscrizioni<<<

Vuoi ricevere aggiornamenti costanti?


Salva questa pagina nella tua Area riservata di Diritto.it e riceverai le notifiche per tutte le pubblicazioni in materia. Inoltre, con le nostre Newsletter riceverai settimanalmente tutte le novità normative e giurisprudenziali!

Iscriviti alla newsletter
Iscrizione completata

Grazie per esserti iscritto alla newsletter.

Seguici sui social


Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento