Direttiva Case Green: politica energetica tramite l’edilizia

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Il 14 marzo scorso, il Parlamento Europeo ha approvato il mandato negoziale su una proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni, ridurre il consumo energetico e le emissioni nel settore edilizia.
Trattasi della nuova direttiva[1] sulla prestazione energetica nell’edilizia, la quale altro non è che la revisione di una direttiva già esistente, la direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio.
Si attende, ora, l’avvio dei negoziati con i governi dell’UE per concordare la forma definitiva della normativa.

Indice

 1. Obiettivi della direttiva


La nuova direttiva vuole perseguire l’ambizioso obiettivo della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico provenienti dagli edifici entro il 2030, con l’intento di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Facendo applicazione del principio di sussidiarietà di cui all’art. 5 del Trattato sull’Unione Europea, l’Unione Europea ha ritenuto che i suindicati fini possano meglio essere conseguiti a livello europeo, sia per la complessità del settore edile, sia per l’incapacità dei mercati immobiliari nazionali di rispondere in modo adeguato alle sfide dell’efficienza energetica.
L’intervento in materia, ad ogni modo, trova base giuridica nell’art. 194, paragrafo 2, TFUE, che conferisce all’UE il potere di stabilire le misure necessarie a conseguire gli obiettivi europei in materia di politica energetica.

2. Contesto in cui si inserisce la direttiva


La revisione della direttiva 2010/31/CE è parte integrante del pacchetto legislativo “Pronti per il 55 %” [1], annunciato dalla Commissione nel programma di lavoro per il 2021.
Con esso si intendono conseguire vari obiettivi, come l’aumento del tasso annuo di ristrutturazioni energetiche degli edifici entro il 2030, la promozione della ristrutturazione profonda di edifici e la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore edile.
Ed invero, gli edifici sono responsabili del 40 % del consumo finale di energia nell’Unione e del 36 % delle emissioni di gas a effetto serra associate all’energia, mentre il 75 % degli edifici dell’Unione è tuttora inefficiente sul piano energetico[2].
Pertanto, la riduzione del consumo energetico e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili nel settore dell’edilizia costituiscono misure necessarie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e la povertà energetica nell’Unione.

3. Cosa prevede la direttiva


Come già detto, l’intervento normativo si propone di promuovere “il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra degli edifici all’interno dell’Unione per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto delle condizioni climatiche esterne, delle condizioni locali, delle prescrizioni relative alla qualità degli ambienti interni e del contributo del parco immobiliare alla flessibilità della domanda al fine di migliorare l’efficienza del sistema energetico e l’efficacia sotto il profilo dei costi” (cfr. art. 1 della direttiva).
Per giungere alla efficienza energetica nel settore edilizio, ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici per garantire la ristrutturazione del parco nazionale di edifici, coinvolgendo nella sua elaborazione le autorità regionali e locali.
È altresì prevista l’indizione della consultazione pubblica sulla proposta del piano in questione, nonché la sua successiva presentazione alla Commissione (a cui va presentato ogni cinque anni congiuntamente alla proposta di piano nazionale integrato per l’energia e il clima di cui all’articolo 9 del regolamento (UE) 2018/1999 e alla sua valutazione globale del riscaldamento e del raffrescamento di cui all’articolo 23 della direttiva (UE)).
Circa le scadenze da rispettare, è previsto che i Paesi europei provvedano affinché tutti gli edifici di nuova costruzione siano ad emissione zero entro il 2028 (1° gennaio 2026, per gli edifici di nuova costruzione occupati o gestiti da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi).
Inoltre, tutti i nuovi edifici dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028 (per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032).
Ancora, gli Stati membri dovranno garantire che: 
– gli edifici e le unità immobiliari residenziali conseguano, dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica E e, dal 1º gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D;
– gli edifici e le unità immobiliari non residenziali conseguano, dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E e, dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D;
– gli edifici e le unità immobiliari di proprietà di enti pubblici conseguano, dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E e, dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.
Da ultimo, la nuova normativa non si applicherà ai monumenti, e i Paesi UE avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico.

4. Misure di sostegno per l’attuazione della politica energetica


Secondo l’Unione Europea, l’introduzione di norme minime di prestazione energetica dovrebbe essere accompagnata da un quadro che comprenda assistenza tecnica e misure finanziarie, nonché politiche volte a rafforzare le competenze dei lavoratori nel settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni.
Per tale ragione, si precisa come l’accesso alle sovvenzioni sia fondamentale per conseguire gli obiettivi posti e per ridurre il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà energetica.
Per individuare i destinatari dei predetti finanziamenti, e combattere così le disparità sociali che potrebbero derivare dall’applicazione delle diverse misure di azione per il clima, si renderebbe necessario elaborare una definizione di zone o quartieri vulnerabili associati alla povertà energetica, che consenta di individuare le microaree meno sviluppate e, quindi, le famiglie prive dei mezzi per ristrutturare l’edificio che occupano.
Altre indicazioni sono nel senso di istituire i c.d. “sportelli unici indipendenti” che offrano gratuitamente servizi di informazione, di assistenza tecnica-amministrativa e servizi integrati di ristrutturazione energetica; nonché, di prestare attenzione alla formazione tecnica dei lavoratori dei settori dell’edilizia e delle ristrutturazioni in materia di efficienza energetica, per assicurare la disponibilità di lavoratori adeguatamente qualificati e consentire la tempestiva attuazione delle norme minime di prestazione energetica conformemente ai piani nazionali di ristrutturazione edilizia.
All’uopo, gli Stati membri dovrebbero istituire registri dei propri professionisti della catena del valore nel settore edilizio, che illustrino la disponibilità di competenze e di professionisti qualificati sul mercato.

5. Conclusione


In definitiva, l’ambizione rafforzata dell’Unione in materia di clima ed energia richiede una nuova visione per l’edilizia: edifici a emissioni zero la cui domanda molto bassa di energia sia interamente coperta da fonti rinnovabili, ove tecnicamente fattibile.
Può dunque concludersi con le parole dell’eurodeputato Ciarán Cuffe, il quale ha dichiarato: “vogliamo che la direttiva riduca la povertà energetica e le emissioni, e garantisca migliori ambienti interni per la salute delle persone. Si tratta di una strategia di crescita per l’Europa, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali e di buona qualità nell’edilizia, nelle ristrutturazioni e nelle energie rinnovabili, migliorando il benessere di milioni di persone che vivono in Europa”.

  1. [1]

    Per il testo integrale, si veda in: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2023-0068_IT.html#title1

  2. [2]

    Il pacchetto “Pronti per il 55%” è un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative dell’UE e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche dell’UE siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento europeo. Le principali disposizioni del pacchetto legislativo “Pronti per il 55 %” sono state riviste con la comunicazione della Commissione del 18 maggio 2022, intitolata “Piano REPowerEU”, con nuove proposte legislative e raccomandazioni specifiche per l’aggiornamento degli obiettivi, in particolare aumentando l’ambizione in materia di efficienza e risparmio energetici e rafforzando la sovranità energetica, eliminando nel contempo i combustibili fossili.

  3. [3]

    Si veda il comunicato stampa del 14 marzo 2023, Case “green”: approvata la posizione del Parlamento europeo, https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20230310IPR77228/case-green-approvata-la-posizione-del-parlamento-europeo.

Avv. Ylenia Montana

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