Il Consiglio Nazionale Forense, con delibera del 30 ottobre 2023, ha stabilito il contributo annuale dovuto dagli iscritti per il 2024.
Indice
1. La delibera del Consiglio Nazionale Forense
Come comunicato dal Consiglio Nazionale Forense il contributo annuale per l’anno 2024 dovuto dagli avvocati iscritti negli albi e negli elenchi è stato stabilito in 32€ per iscritto ordinario e 65€ per iscritto nell’Albo speciale per il patrocinio dinanzi alle Giurisdizioni superiori, secondo l’art. 35, comma 2, della legge 31 dicembre 2012 n. 247 e all’art. 2 del regolamento n. 3 del 22 novembre 2013.
2. Le motivazioni della delibera sul contributo
Il Consiglio Nazionale Forense ha fornito, la delibera, le motivazioni dell’aumento del contributo, che, come si legge, è rimasto invariato dal 1998. Si espone nella delibera che “il Consiglio Nazionale ha visto aumentare i propri compiti e le proprie prerogative sia con riguardo alle attività di indirizzo e coordinamento degli Ordini in materia di anticorruzione e trasparenza, di anti-riciclaggio e di privacy, di scuole forensi e di a.d.r., per citarne alcune, sia con riguardo ad attività ordinamentali e amministrative come, tra le altre, la rappresentanza istituzionale dell’avvocatura a livello nazionale e internazionale, la funzione giurisdizionale in relazione all’attività dei CDD, la difesa d’ufficio con la tenuta dell’elenco unico nazionale, la formazione e l’aggiornamento degli iscritti, la diffusione della cultura forense, la funzione consultiva del Ministero della Giustizia anche con la partecipazione alle commissioni, la vigilanza sugli Ordini e sui CDD, i poteri di rappresentanza previsti dalla legge sull’equo compenso, la revisione biennale dei parametri, l’innovazione tecnologica e, da ultimo, le specializzazioni forensi, che comportano maggiori spese per il funzionamento dell’ente”.
Come viene riportato, queste competenze e attività “richiedono necessariamente l’adeguamento delle risorse umane e materiali attualmente a disposizione”, e, per di più, è necessario adeguare il contributo anche all’inflazione, rapportandolo alla variazione dei prezzi al consumo, che, si sottolinea nella delibera, “dal 1998 al settembre 2023, ultimo dato disponibile, ha comportato un aumento dei costi pari al 62%”.
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