Avvocato propone appello anziché ricorso in Cassazione, risarcisce il cliente

Redazione 03/07/18
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E’ sicura fonte di danno al cliente – che dunque va risarcito – l’errore commesso dall’avvocato nel proporre l’impugnazione dinanzi ad un giudice funzionalmente incompetente. Specie se l’eventuale ricorso per Cassazione (nel caso de quo è stato erroneamente proposto appello alla Corte distrettuale) avrebbe avuto buone possibilità di essere accolto, contenendo la sentenza di merito, oggetto di impugnazione, statuizioni contrarie ai principi affermati dalla giurisprudenza di legittimità.

Il fatto

Ad affermarlo la Corte di Cassazione, terza sezione civile, con ordinanza n. 17026 del 28 giugno 2018, accogliendo il ricorso di un consulente tecnico, volto a far riconoscere la responsabilità professionale del proprio avvocato, per non aver quest’ultimo intrapreso ricorso per Cassazione – bensì atto d’appello dinanzi alla Corte distrettuale non ammesso nel caso di specie – avverso la sentenza con cui al ctu era stato negato il diritto al compenso per un incarico espletato, sebbene la somma fosse stata già liquidata dal Giudice che lo aveva nominato. Più in particolare, il giudice del lavoro aveva accolto l’opposizione all’esecuzione proposta da una Banca, avverso l’atto di precetto con cui il consulente intendeva far valere il decreto di liquidazione del compenso nei confronti della Banca medesima, tenuta ad anticipare la spesa. L’opposizione era stata accolta sul presupposto che il titolo esecutivo, provvisoriamente posto a carico della Banca, fosse venuto meno per essere risultata quest’ultima vittoriosa nel giudizio di merito.

L’avvocato, per conto del consulente, aveva proposto appello avverso la statuizione, avvedendosi solo successivamente che l’impugnazione sarebbe dovuta avvenire mediante ricorso in Cassazione. In ragione di tale vicenda, il Ctu instaurava una controversia nei confronti dell’avvocato, facendo valere la negligenza professionale di costui  – per aver errato il mezzo d’impugnazione – che gli avrebbe leso la legittima aspettativa di ottenere l’annullamento della sentenza di primo grado, tra l’altro errata nei presupposti di fondo. La Corte d’appello, dapprima, respingeva la domanda attorea sul presupposto che, pur essendo indubbia la negligenza del legale, il danno concretamente subito dal cliente non era stato provato, non sussistendo una seria chance di successo dell’eventuale ricorso in Cassazione.

Danno da mancata impugnazione di una sentenza contraria all’orientamento di legittimità

Non così per la Corte di Cassazione, la quale, nel riconoscere la responsabilità dell’avvocato ed il conseguente obbligo risarcitorio, ha rinvenuto il danno per il cliente, nella mancata impugnazione della sentenza di merito che riportava principi contrari a quanto al tempo affermato dalla Corte di legittimità. Il Ctu è stato pertanto privato della possibilità – in questo sta l’effettivo danno – di ottenere coattivamente dal soggetto originariamente onerato (la banca), e nei cui confronti sussisteva anche un titolo esecutivo, la somma riconosciuta quale compenso per l’attività giudiziaria svolta.

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