Autovelox: motivi per impugnare la multa e fare ricorso

Redazione 24/10/18
Gli automobilisti si domandano come contestare i verbali della polizia, elevati a volte per differenze minime di velocità rispetto ai limiti consentiti. E se anche la legge impone una tolleranza del 5% rispetto al cartello o, in mancanza, alle previsioni contenute nel codice della strada, si tratta spesso di numeri minimi da non essere facilmente controllabili attraverso il tachimetro, specie quando si percorrono rettilinei e strade in discesa.

Ci si domanda quali sono, in caso di multa autovelox, i motivi per impugnare e fare ricorso

La segnaletica

Il primo punto di partenza riguarda la necessità di segnalare l’autovelox con l’avviso «Controllo elettronico della velocità». Il cartello deve essere visibile ( con coperto da alcunchè od e oscurato da manifesti pubblicitari o da altri cartelli)
La segnaletica è sempre obbligatoria, per tutti i tipi di postazioni siano esse fisse o mobili. In caso di difetto, la multa deve illegittima e viene annullata.
Nello specifico, la direttiva Minniti del 2017 ha stabilito che il cartello stradale, fissato al suolo, non è più sufficiente se sul tratto di strada in questione i controlli sono occasionali (avvengono cioè di rado), ma è necessario anche un ulteriore segnale, di quelli mobili, posizionato per l’occasione a terra dai verbalizzanti pochi metri prima della postazione.

La distanza tra cartello e autovelox

La Cassazione ha stabilito che non esiste una distanza minima tra cartello e autovelox, ma deve essere “ragionevole” così da consentire il rallentamento dell’auto senza rischi di frenate improvvise, che potrebbero essere ancora più pericolose dell’eccesso di velocità. Chiaramente, trattandosi di un criterio elastico, esso andrà rapportato al tipo di strada e di traffico.
Al contrario, è stata stabilita la distanza massima indicata in 4 km il limite oltre il quale il cartello con l’avviso deve essere ripetuto, a pena di invalidità della multa elevata con l’autovelox. La presenza del cartello assume valenza anche sul verbale.
Con alcune ordinanze della Cassazione è stata decretata la nullità della multa se il verbale non indica che l’autovelox è segnalato in modo visibile ai conducenti dei veicoli.

La taratura dell’autovelox

L’autovelox deve essere tarato almeno una volta ogni anno. Ciò vale sia per le postazioni fisse che per quelle mobili. La taratura serve a garantire il corretto funzionamento dell’apparecchio, vista la delicatezza degli ingranaggi e l’alta precisione che gli si chiede.
La taratura deve avvenire ad opera di ditte private specializzate in autodromi (almeno per gli autovelox che vengono installati sulle autostrade). Di tali operazioni deve essere redatto verbale che è pubblico e va prodotto all’automobilista multato che ne fa richiesta. Se nel ricorso contro la multa, in presenza della contestazione della mancata taratura, la polizia non produce una copia autentica di tale verbale, la contravvenzione deve essere annullata.
Sul punto, la Cassazione ha chiarito un principio che non basta che l’autovelox sia tarato, ma di tale adempimento deve essere dato atto nel verbale. In pratica, la multa consegnata al conducente deve indicare quando è avvenuta l’ultima taratura affinché non sia l’automobilista a doversi informare per poter verificare l’attendibilità della rilevazione e la validità della contravvenzione. Se il verbale non indica quando è avvenuta l’ultima taratura o se questa dovesse risultare effettuata più di un anno prima, la multa è nulla. Sul punto confronta i precedenti della giurisprudenza riportati nell’apposito box qui sotto.

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