Alcune considerazioni sul rapporto efficienza e contenimento dei costi

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         Si parla spesso di aumento dell’efficienza collegandola automaticamente al miglioramento dei servizi, devono tuttavia richiamarsi alcune conseguenze indesiderate a seguito dell’aumento della stessa tale da comprometterne in parte i risultati attesi.
         Un aumento dell’efficienza comporta un aumento dell’offerta dei servizi e in teoria della loro qualità, la domanda conseguentemente aumenta se i servizi rimangono a costo zero o invariato per l’utenza (legge della domanda).
         Il meccanismo è valido anche nell’ipotesi di un miglioramento della qualità che si risolva per esempio semplicemente nella migliore fruibilità, come la riduzione dei tempi di attesa, ne deriva che l’aumento della domanda procederà fino a raggiungere un nuovo equilibrio con aumento dei costi per l’erario.
         Come più volte rilevato nel pubblico in molti casi per motivi sociali viene a mancare il prezzo quale meccanismo di autoselezione della domanda, dal quale ne deriva un aumento della stessa oltre l’utilità marginale del servizio di cui il singolo usufruisce.
         Vi è pertanto un aumento dei costi di produzione dei beni pubblici finanziati totalmente o parzialmente con imposizioni tributarie, ottenendo di fatto una esternalizzazione dei costi non potendo escludere dall’usufruire dei servizi gli agenti economici più deboli, neppure è percorribile la strada della privatizzazione sostanziale con conseguente pagamento completo del costo dei servizi, a meno di volere eliminare totalmente dall’eccesso le fasce più deboli.
         Secondo il problema del free rider ciascun individuo che benefici gratuitamente di un bene pubblico, tende a sottostimare il proprio beneficio marginale in modo da esprimere una disponibilità marginale al pagamento sempre pari a zero, venendo comunque il bene prodotto senza alcun costo diretto per il singolo.    Di atto fa un uso del bene superiore a quanto avverrebbe se solo vi fosse un filtro determinato da un ticket d’ingresso, l’ammontare dello stesso regolerebbe inoltre l’uso del bene pubblico.
         Non rivelando l’individuo il proprio beneficio marginale associato a ciascun livello di produzione del bene ( funzione di domanda ) non è possibile ottenere la determinazione del livello ottimo di produzione, il quale non è altro che l’intersezione fra la funzione di offerta e la funzione di domanda aggregata (Condizione di Bowen, Lindall e Samuelson), ossia la somma delle funzioni di domanda individuale.
         D’altronde già K. Arrow ha dimostrato che non esiste alcun meccanismo di decisione in grado di soddisfare le condizioni di dominio universale, unanimità (principio di Pareto), indipendenza dalle alternative irrilevanti e non dittatorialità tale da formulare una funzione del benessere sociale realistica (teorema generale di impossibilità per scelte sociali ideali).
         Nella privatizzazione sostanziale in atto le aziende possono aderire ad una delle due concezioni di corporate governance, la prima di matrice anglo-americana concepisce l’impresa come istituzione concentrata sulla valorizzazione del capitale impegnato, la seconda di matrice europea – giapponese vede l’impresa come sintesi di una pluralità di interessi da soddisfare. Nasce il dubbio se la privatizzazione sostanziale è sempre coerente con gli obiettivi di erogazione efficace ed efficiente del servizio, considerati anche i casi recenti di fallimento in ambiente anglo – sassone (salvataggio della Railtrack).
         La non corrispondenza automatica tra efficienza e contenimento dei costi, dovuta anche all’impossibilità di determinare il livello ottimale di produzione come conseguenza della mancata affidabilità della funzione di domanda – aggregata per i motivi sopra esposti, non deve indurre a rinunciare all’efficienza, ma piuttosto, porre degli interrogativi nel controllo gestionale sulla correlazione semplicistica tra efficienza, contenimento dei costi o risultato economico; in realtà interviene anche la qualità del servizio che dovrà essere commisurata con le risorse disponibili, ma al contempo determinerà la necessità di filtrare la domanda imponendo a questa dei costi di accesso, considerando la spinta al consumo sia da parte dei politici ai fini elettorali che da parte degli utenti.
 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA
 
 
·        D. Cristofoli – F. Zerbini, Privatizzazioni e Corporate Governance, in “Economia & Management”, 61 – 72, 6/2002;
 
·        M. Bianchi, Analisi degli scostamenti nei sistemi di controllo e valutazione delle performance di sistema, in “Aziendaitalia”, 552 – 557, 8/2006;
 
·        M. Del Vecchio, Dirigere e governare le amministrazioni pubbliche, Egea, 2001;
 
·        R. Artoni, Lezioni di Scienza delle Finanze, Il Mulino, 2003.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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