“Modello Albania”: la Corte UE riaccende i riflettori

La Corte UE (1° agosto 2025) sui requisiti di trasparenza e controllo nella designazione del Bangladesh come paese sicuro e sui centri in Albania.

Scarica PDF Stampa Allegati

La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, emessa il I° agosto 2025 sulle cause riunite relative alla designazione del Bangladesh quale paese di origine sicuro da parte dello Stato italiano, impone requisiti di trasparenza e controllo, inserendosi in un contesto già acceso dalle polemiche sui centri italiani in Albania. Per approfondimenti in materia, consigliamo il volume “Immigrazione, asilo e cittadinanza”, acquistabile sia su Shop Maggioli che su Amazon, un testo di riferimento in materia di diritto all’immigrazione.

Scarica il comunicato

cp250103it-1.pdf 109 KB

Iscriviti alla newsletter per poter scaricare gli allegati

Grazie per esserti iscritto alla newsletter. Ora puoi scaricare il tuo contenuto.

Indice

1. Controllo giurisdizionale e trasparenza


Il I° agosto 2025, la Corte UE, nelle cause riunite C-758/24 e C-759/24, ha stabilito che uno Stato membro può designare un paese di origine come “sicuro” tramite atto legislativo, sempre che ciò non impedisca un controllo giurisdizionale effettivo. Le fonti informative che giustificano tale classificazione devono essere accessibili tanto all’istante quanto ai giudici, affinché possano essere verificate per autorità, pertinenza, attualità e completezza. Nella vicenda esaminata il Tribunale di Roma aveva messo in dubbio la legittimità dell’atto italiano dell’ottobre 2024, che comprende il Bangladesh tra i paesi sicuri, senza tuttavia indicare le fonti impiegate. In dettaglio, il Tribunale capitolino si è rivolto alla Corte di giustizia per chiarire l’applicazione del concetto di paese di origine sicuro e gli obblighi degli Stati membri in materia di controllo giurisdizionale effettivo sostenendo che, all’opposto del regime precedente, l’atto legislativo dell’ottobre 2024 non precisa le fonti di informazione sulle quali il legislatore italiano si è basato per valutare la sicurezza del paese. Per l’effetto, sia l’istante sia l’autorità giudiziaria si troverebbero privati della possibilità, rispettivamente, di contestare e controllare la legittimità di siffatta presunzione di sicurezza, vagliando in particolare la provenienza, l’autorità, l’affidabilità, la pertinenza, l’attualità e l’esaustività di dette fonti. Per approfondimenti in materia, consigliamo il volume “Immigrazione, asilo e cittadinanza”, acquistabile sia su Shop Maggioli che su Amazon, un testo di riferimento in materia di diritto all’immigrazione.

VOLUME

Immigrazione, asilo e cittadinanza

Obiettivo degli autori è quello di cogliere l’articolato e spesso contraddittorio tessuto normativo del diritto dell’immigrazione.Il volume, nel commento della disciplina, dà conto degli orientamenti giurisprudenziali e delle prassi amministrative, segnalando altresì la dottrina “utile”, perché propositiva di soluzioni interpretative utilizzabili dall’operatore (giudici, avvocati, amministratori, operatori nei diversi servizi).Il quadro normativo di riferimento di questa nuova edizione è aggiornato da ultimo alla Legge n. 176/2023, di conversione del decreto immigrazione (D.L. n. 133/2023) e al D.lgs n. 152/2023, che attua la Direttiva UE/2021/1883, gli ultimi atti legislativi (ad ora) di una stagione breve ma normativamente convulsa del diritto dell’immigrazione.Paolo Morozzo della RoccaDirettore del Dipartimento di Scienze umane e sociali internazionali presso l’Università per stranieri di Perugia.

 

Paolo Morozzo della Rocca | Maggioli Editore

2. Modello Albania, esperimento sotto accusa


Simmetricamente, il protocollo Italia-Albania firmato nel 2023 ha istituito centri di permanenza per richiedenti protezione internazionale in territorio albanese ma sotto giurisdizione italiana. Due cittadini bengalesi, soccorsi in mare e trasferiti in uno di questi centri, si sono visti rigettare l’istanza d’asilo sulla base dell’iter accelerato collegato alla presunzione di sicurezza del Bangladesh.

Potrebbero interessarti anche:

3. Polemiche tra diritto, politica e opinione pubblica


La creazione dei centri di permanenza in Albania ha scatenato accese diatribe. Nell’ambito dell’opposizione parlamentare Elly Schlein (Partito Democratico) ha definito gli hub italiani in Albania come “inumani e inutili”, evidenziando lo spreco di risorse e la violazione dei diritti. In difesa del governo, il partito politico Fratelli d’Italia ha rivendicato il progetto quale strumento di controllo dell’immigrazione e tutela dei confini. Anche la gestione economica è apparsa controversa, poiché circa 9 milioni di euro l’anno vengono investiti per il soggiorno del personale italiano in resort in Albania, mentre le strutture detentive sono spesso fatiscenti. Le reazioni nell’area magistratura sono risultate positive, avendo l’Associazione Nazionale Magistrati accolto con favore la sentenza della Corte UE, difendendo il ruolo del giudice nel garantire il rispetto dei diritti umani. A livello mediatico viene segnalato un acceso scetticismo dell’opinione pubblica, con critiche che riguardano l’inefficienza del sistema, con centri semi-vuoti e rimpatri forzati che mancano di garanzie reali per i migranti.

4. Implicazioni sistemiche e prospettive future


La pronuncia della Grande Sezione della Corte UE impone agli Stati membri di impostare le relative politiche migratorie su criteri verificabili e di garantire un check di natura giurisdizionale effettivo. Il nuovo regolamento europeo che entrerà in vigore il 12 giugno 2026 potrebbe aprire l’ingresso a eccezioni per categorie vulnerabili; tuttavia, fino ad allora l’obbligo di trasparenza resta assoluto, pure se il legislatore dell’Unione può anticipare tale start-line. La semplificazione procedurale, perseguita tramite designazioni legislative e accordi bilaterali, non può prescindere dalla tutela effettiva dei diritti. Il cosiddetto “modello Albania” e l’atto legislativo italiano del 2024 offrono uno spunto di riflessione sulla tensione tra sicurezza, sovranità e diritti umani. La giurisprudenza comunitaria riafferma che nessuna scorciatoia può sacrificare le garanzie fondamentali.

Avv. Biarella Laura

Laureata cum laude presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia, è Avvocato e Giornalista.
È autrice di numerose monografie giuridiche e di un contemporary romance, e collabora, anche come editorialista, con redazioni e su banche dati giu…Continua a leggere

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento