In settimana verrà discusso a Senato il disegno di legge di riforma degli ordini professionali. Il processo di revisione complessiva degli ordinamenti professionali, destinato a incidere profondamente sull’assetto di oltre 1,6 milioni di iscritti agli Albi, è stato avviato dal Governo il 5 settembre 2025. All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri figurano quattro disegni di legge delega: uno di carattere generale per tutte le professioni, due dedicati rispettivamente agli avvocati e ai commercialisti, e un ultimo centrato sul comparto sanitario, comprensivo dello scudo penale per i medici. Si tratta di un intervento che, se confermato, segnerebbe il più rilevante riordino organico dalla riforma del 2011.
Indice
1. Un riordino generale del sistema degli albi
Il disegno di legge delega di portata generale, presentato dai ministeri del Lavoro e della Giustizia, mira a rinnovare l’impianto normativo introdotto dal D.L. 138/2011, attuato dal D.P.R. 137/2012. Quelle norme avevano introdotto principi comuni relativi ad Albi, tirocinio, formazione continua e procedimenti disciplinari, ma non avevano inciso sulle specificità delle singole professioni, lasciando irrisolte criticità quali la sovrapposizione di competenze e l’eterogeneità dei sistemi elettorali interni.
L’attuale progetto governativo, secondo le indiscrezioni, potrebbe intervenire sia sul riparto delle competenze – onde evitare conflitti e “invasioni di campo” – sia sulle regole elettorali nazionali e territoriali. In questo scenario, è allo studio anche la proroga degli attuali Consigli nazionali e locali fino all’entrata in vigore delle nuove regole. Tale misura inciderebbe in particolare sugli organi rappresentativi degli avvocati e dei commercialisti, categorie al centro delle due riforme settoriali.
2. La riforma dei commercialisti ed esperti contabili
Il disegno di legge relativo ai commercialisti e agli esperti contabili intende aggiornare il D.Lgs. 139/2005, tenendo conto delle istanze avanzate dalla categoria. Già nel 2024 il Consiglio nazionale, guidato da Elbano de Nuccio, aveva presentato un testo alle forze politiche, richiedendo un riordino organico che comprendesse tirocinio retribuito, maggiore apertura alle aggregazioni professionali e un sistema di incompatibilità più flessibile.
La bozza circolata nella primavera del 2025, pur non approdata in Consiglio dei ministri, delineava un termine di dodici mesi per l’adozione dei decreti legislativi attuativi e principi direttivi relativi a funzioni tipiche, regole deontologiche ed elezioni interne. L’annuncio del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, circa l’imminente approdo del testo in Cdm aveva suscitato reazioni contrastanti: una parte della categoria ha accolto con favore le prospettive di modernizzazione, mentre un’altra ha espresso riserve, temendo un indebolimento delle garanzie professionali e della rappresentanza.
3. La riforma forense e le nuove forme di esercizio
Anche l’avvocatura si prepara a una riforma di rilievo, volta a superare la legge professionale n. 247/2012. La proposta, elaborata dal Consiglio nazionale forense, prevede l’introduzione di nuove modalità di esercizio della professione, in particolare attraverso reti tra avvocati, forme associative più flessibili e collaborazioni continuative regolate da contratto, senza configurare rapporti di subordinazione.
Il testo contempla inoltre un significativo allentamento del regime delle incompatibilità, riconoscendo agli avvocati la possibilità di assumere incarichi di amministratore in società di capitali. Tuttavia, non mancano le critiche: l’Associazione nazionale forense ha definito la proposta «inadeguata», invitando il ministro della Giustizia a sospendere l’iter e ad aprire un tavolo di confronto che coinvolga tutte le componenti dell’avvocatura. La tensione tra esigenze di modernizzazione e timori di snaturamento della professione riflette la delicatezza di un equilibrio che il legislatore dovrà preservare. Per informazioni pratiche sull’esame di quest’anno, invece, consigliamo l’articolo: Esame Avvocato 2025-26: tutto quello che c’è da sapere sulla nuova sessione.
4. La lettera aperta dell’ANF sulla riforma forense
In questo contesto si innesta la lettera aperta dell’Associazione Nazionale Forense indirizzata al Ministro della Giustizia. Muovendo da dichiarazioni rese in Parlamento a maggio 2025 e dalla diffusione, il 4 agosto 2025, di uno schema di Ddl governativo di delega, l’ANF invita a ritirare l’iniziativa modellata sul testo CNF e a inaugurare un confronto effettivo con tutte le componenti dell’avvocatura. Le criticità indicate sono molteplici: l’impianto sarebbe conservativo e corporativo; mancherebbe una reale apertura alla concorrenza e alla liberalizzazione; risulterebbero problematici il ripristino del “giuramento” in luogo dell’impegno solenne, la disciplina dell’informazione professionale senza un chiaro principio di libertà della pubblicità, la preferenza per STA rispetto alle STP, la creazione di figure ibride di collaboratori in esclusiva senza tutele proprie del lavoro subordinato, la conferma di incompatibilità ritenute eccessive e, soprattutto, l’estensione a tre dei mandati per consigli dell’ordine e CNF, in contrasto – secondo l’ANF – con l’esigenza di ricambio e con la giurisprudenza costituzionale. La lettera sollecita, infine, una riforma istituzionale del CNF in chiave di separazione tra funzioni giurisdizionali e amministrative, il rafforzamento del Congresso Nazionale Forense e l’inserimento di regole chiare sull’uso dell’intelligenza artificiale nella professione, alla luce dell’AI Act.
5. Le professioni sanitarie e lo scudo penale
Il quarto disegno di legge delega riguarda le professioni sanitarie, con particolare attenzione al tema della responsabilità penale dei medici. Il provvedimento, predisposto dal ministero della Salute, introduce infatti lo scudo penale per i sanitari, misura da tempo oggetto di richieste sindacali e istituzionali, specie alla luce delle difficoltà operative emerse durante l’emergenza pandemica. La riforma mira altresì a razionalizzare i percorsi di accesso e a rafforzare la formazione specialistica, con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza giuridica ai professionisti e al tempo stesso tutela effettiva per i pazienti.
L’adozione di una disciplina organica anche per questo settore contribuirebbe a ridisegnare i confini di un comparto che, al pari delle altre professioni ordinistiche, necessita di regole chiare, stabili e coerenti con la complessità del contesto socio-economico.
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