Parametri forensi: il Ministero fa marcia indietro e confida in un’accelerazione della nuova procedura avviata dal CNF per l’elaborazione dei nuovi valori

Redazione 20/03/13
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Anna Costagliola

Con una nota stampa del 14 marzo scorso, il Consiglio Nazionale Forense (CNF) è intervenuto sul tema dei parametri e della loro modifica, puntualizzando che sui parametri forensi si applica la legge di riforma dell’ordinamento professionale (L. 247/2012), in vigore da febbraio. In base agli artt. 13 e 1, co. 1, di tale legge, il CNF è tenuto a formulare una proposta di parametri al Ministro della giustizia dopo aver condotto una consultazione obbligatoria con tutti i 165 Ordini, la Cassa forense, l’OUA e tutte le Associazioni; consultazione che non può dirsi esaurita se limitata solo ad alcune componenti dell’Avvocatura.

Il CNF, come è noto, ha dato immediato impulso alla procedura disciplinata dalla legge, anche se nei giorni scorsi una parte dell’Avvocatura aveva aperto alla possibilità di un decreto ministeriale urgente che intervenisse a correggere gli elementi di maggiore criticità del D.M. 140/2012. Questo, una volta abolito il precedente sistema tariffario, aveva affrontato in una prospettiva generale, relativa a tutte le categorie professionali regolamentate, il problema del calcolo del compenso spettante al professionista da parte dell’autorità giudiziaria in caso di mancato accordo con il cliente o di contestazione da parte di quest’ultimo. Il CNF ha, fin dalla predisposizione delle prime bozze del D.M. 140/2012, evidenziato la iniquità di quell’intervento, inviando allo stesso Ministero le proprie osservazioni critiche. Nonostante ciò, il Ministro ha provveduto ad emanare il provvedimento senza alcuna modifica, costringendo il CNF ad impugnarlo davanti al Tar del Lazio per eccesso di potere. Tanto ha indotto il Ministero a redigere un documento correttivo recante le modifiche da apportare al D.M. 140/2012, senza peraltro consultare preventivamente alcun Ordine forense, circostanza oggi non solo obbligatoria per legge, ma che il CNF ritiene comunque necessaria per la delicatezza e l’importanza del tema.

Tanto premesso, l’Organo di rappresentanza dell’Avvocatura ritiene che è lasciata alla libera valutazione del Ministero, nella sua piena autonomia politico-amministrativa, la decisione se provvedere ad adottare un decreto ministeriale correttivo di quello attualmente in vigore, che comunque non può essere sostitutivo del decreto che dovrà essere adottato sulla base della procedura puntualmente disciplinata dalla L. 247/2012. Qualsiasi decisione il Ministro della giustizia intenda assumere, il CNF ha fatto sapere che, a questo punto, suo obiettivo precipuo è quello di dare immediato corso alla legge professionale e ripristinare la correttezza e la dignità dei compensi degli avvocati; il 28 febbraio scorso ha già inviato a tutti gli Ordini, la Cassa, l’OUA e le Associazioni la bozza di proposta di nuovi parametri, all’insegna della trasparenza e dell’equità.

Dal canto suo, il Ministro della giustizia, dopo una prima accelerata impressa alla definizione del documento correttivo, ha riconosciuto questa strada non più praticabile, ponendo l’accento sul cambiamento della procedura introdotto con il nuovo ordinamento professionale forense. Per il Ministro, infatti, la nuova normativa forense non consente soluzioni alternative, che sarebbero contra legem, dovendosi considerare abrogata la disciplina procedimentale anteriore alla riforma. Il rischio sarebbe quello di esporre il decreto correttivo ad una sistematica disapplicazione da parte dei giudici, con ovvia confusione sulla liquidazione degli onorari degli avvocati. Né potrebbe condividersi l’opinione espressa da taluni di non considerare abrogato l’art. 9 del D.L. 1/2012, in modo da legittimare un margine di intervento da parte del Ministero, dal momento che il nuovo ordinamento forense prevede ora una procedura diversa e specifica per l’adozione del regolamento in questione. Non resta, pertanto, che attendere, una volta acquisito il parere degli Ordini forensi, la presentazione da parte del CNF della propria proposta al Ministero, secondo quanto previsto proprio dalla nuova procedura, che contempla poi un successivo passaggio parlamentare. Il tutto nel più breve tempo possibile, considerando il difficile momento che anche l’Avvocatura sta attraversando, per cui occorre risolvere quanto prima il problema della revisione dei parametri

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