Il MES o meccanismo europeo di stabilità

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Come dicono alcuni la crisi dei debiti sovrani che ha scosso l’Europa nell’ultimo decennio ha portato all’attenzione del dibattito pubblico una certa sigla, tornata con insistenza sotto i riflettori dei media durante il periodo di crisi connesso al diffondersi del Covid 19:il Mes.
E ora se ne riparla perché ruota attorno ad esso un’aria di riforma.
Per approfondire consigliamo: Fondi strutturali europei 2021-2027

Indice

1. Profili istituzionali e scopo


Il MES, il meccanismo europeo di stabilità (in inglese, European Stability Mechanism, ESM), ribattezzato nel linguaggio giornalistico “Fondo salva-Stati”, è il meccanismo permanente di stabilizzazione finanziaria creato a seguito delle tensioni sui mercati finanziari e la crisi dei debiti sovrani per fornire assistenza ai paesi della zona euro che si trovano di fronte o rischiano di dover affrontare difficoltà finanziarie. Prosegue l’opera del suo predecessore, il Fondo europeo di stabilità finanziaria, istituito nel 2010.
Il MES è un’organizzazione intergovernativa regolata dal diritto pubblico internazionale, con sede in Lussemburgo.
Ed è stato creato nel 2012, con un trattato internazionale, anziché con un atto della Ue perché inizialmente non tutti i Paesi membri vollero partecipare all’accordo.
Il meccanismo europeo di stabilità (MES) fa comunque parte della strategia dell’Unione europea intesa a garantire la stabilità finanziaria nella zona euro. Fornisce assistenza finanziaria ai paesi della zona euro che si trovano di fronte o rischiano di dover affrontare difficoltà finanziarie.
Il MES aveva in origine la funzione fondamentale di concedere assistenza finanziaria (con prestiti sottoposti a determinate condizioni) a Paesi membri con difficoltà di accesso ai mercati finanziari (ma con debito pubblico sostenibile). Negli anni della grande crisi economica e finanziaria fornì questa assistenza alla Grecia (il caso più controverso) ma anche a Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro: tutti paesi che uscirono brillantemente dalla crisi grazie anche all’assistenza del MES.
I suoi azionisti sono i paesi della zona euro. A questo punto la sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri.
I destinatari dell’attività del Fondo sono Stati membri nei quali è già in atto una crisi finanziaria, ovvero Stati che corrono il rischio di incorrere in gravi carenze finanziarie. La complessità delle situazioni da fronteggiare è variabile. Al ricorrere di tali circostanze, il Fondo può prestare soccorso finanziario allo Stato in difficoltà attraverso uno degli strumenti di cui dotato.

2. Come si accede e campo d’azione


L’attivazione del sostegno da parte del Fondo richiede la concomitanza di due fattori: la crisi interna di uno Stato membro, da una parte; la minaccia che ne deriva per il sistema nel suo complesso, dall’altra. La finalità principale del Fondo è quella di salvaguardare la stabilità della zona euro. A tale scopo, i membri hanno a propria disposizione una serie di strumenti di sostegno finanziario, puntualmente elencati nel Trattato istitutivo.
La contribuzione dei singoli Stati al capitale azionario del Fondo è basata sul modello utilizzato per la sottoscrizione del capitale della BCE: il contributo è proporzionale al peso del singolo Paese membro, calcolato in ragione del Pil e della popolazione. Nella classifica dei contributori, l’Italia è al terzo posto con 125,3 miliardi di euro di capitale sottoscritto, preceduta solo dalla Germania e dalla Francia.
Il Trattato istitutivo del Mes prevede che gli Stati  beneficiari  siano i membri di diritto  Paesi firmatari e ogni Stato che, anche successivamente, entri a far parte dell’Eurozona. L’adesione è inoltre consentita, in condizioni di parità con gli altri membri, a tutti i Paesi dell’Unione che ne facciano richiesta, anche senza l’obbligo di adottare l’euro. La platea è, dunque, ampia e, come visto più sopra, fino a ora, i paesi ad aver già usufruito del sostegno del Mes sono Cipro, Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo.
Garantire la stabilità della zona euro mediante la concessione di prestiti o di altre forme di sostegno agli Stati in difficoltà finanziaria. In altri termini, i membri dell’organizzazione le cui condizioni di instabilità finanziaria minacciano di avere ripercussioni negative nell’intera area della moneta unica possono accedere a una delle forme di assistenza previste dal Fondo per le situazioni di crisi.
Il Mes è dotato di un capitale di diverse centinaia di miliardi di euro e come visto poco più sopra ha già avuto modo di erogare finanziamenti.
Come Già anticipato anche nel 2020  il MES entrò in azione creando lo strumento di sostegno alla crisi pandemica, basato su una linea di credito di assistenza finanziaria precauzionale e disponibile per i paesi della zona euro a sostegno dei costi interni relativi all’assistenza sanitaria, alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi Covid 19.
La sua funzione di finanziamento è stata giudicata migliore rispetto a quella dell’organo predecessore. I suoi interventi sono condizionati dalla presentazione di un programma di riforme ben preciso da parte degli Stati che ne facciano richiesta. E tali Stati debbono anche dimostrare di aver avviato le procedure adeguate all’atto dell’accordo circa il finanziamento.
Come detto inizialmente attorno al Mes c’è aria di riforma: ebbene si ritiene che la proposta di riforma del Trattato istitutivo del MES dovrebbe intervenire sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dallo stesso MES in tale ambito, con modifiche però a portata limitata.

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Roberto Nunziante-Cesaro

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