Diffamazione e critica aspra sui social: la Cassazione traccia i limiti

Critica aspra ma entro i limiti della continenza: la Cassazione disegna i confini della diffamazione sui social network.

Allegati

Critica aspra ma entro i limiti della continenza, la Cassazione disegna i confini della diffamazione sui social network. Tramite la sentenza n. 22341 del 13 giugno 2025, la V Sezione Penale della Corte di Cassazione ha fornito lumi sulla tematica del diritto di critica e i limiti della continenza espressiva, nel contesto digitale dei social network. La vicenda giudiziaria ha preso le mosse da una condanna per diffamazione (art. 595, commi 1 e 3 c.p.) inflitta a una donna per alcuni post ritenuti lesivi dell’onore e della reputazione di una coppia, pubblicati su Facebook. Per l’approfondimento, si consiglia il volume Il Cyberbullismo e i reati dell’era digitale, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, con cui si inquadra il contesto normativo nazionale ed europeo, ivi compresa la tutela dei dati personali dei minori, il quadro costituzionale a sostegno della legge n. 71/2017 e le procedure cautelari-amministrative in essa previste.

Corte di Cassazione -sez. V pen.- sentenza n. 22341 del 13-06-2025

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Indice

1. La vicenda


Il caso posto sotto la lente dalla Corte di Cassazione ha riguardato una controversia penale per diffamazione a mezzo social network, che ha coinvolto la pubblicazione di post su Facebook contenenti espressioni fortemente critiche e colorite verso un assessore comunale. La vicenda ha attraversato più gradi di giudizio, con condanna in primo e secondo grado, fino al ricorso in Cassazione che ha portato a una rilettura maggiormente rigorosa e attenta dei limiti del diritto di critica nel contesto digitale. Per l’approfondimento, si consiglia il volume Il Cyberbullismo e i reati dell’era digitale, disponibile su Shop Maggioli e su Amazon, con cui si inquadra il contesto normativo nazionale ed europeo, ivi compresa la tutela dei dati personali dei minori, il quadro costituzionale a sostegno della legge n. 71/2017 e le procedure cautelari-amministrative in essa previste.

FORMATO CARTACEO

Il Cyberbullismo e i reati dell’era digitale

Bullismo e cyberbullismo sono tra le principali problematiche con le quali bambini e adolescenti si trovano a far fronte nei loro contesti di vita quotidiani. Il presente volume analizza questi due fenomeni attraverso un approccio interdisciplinare, alla luce della nuova Legge n. 70/2024, che ha apportato significative modifiche alla Legge n. 71/2017 (Prevenzione e contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo). Con la presente opera si inquadra il contesto normativo nazionale ed europeo, ivi compresa la tutela dei dati personali dei minori, il quadro costituzionale a sostegno della legge n. 71/2017 e le procedure cautelari-amministrative in essa previste. Sono analizzati i possibili reati, sia contro la persona che contro il patrimonio, che le varie condotte di bullismo e di cyberbullismo possono integrare e i profili nei quali possono attuarsi (hate speech, flaming, sexting, sextortion, revenge porn, cyberstalking, happy slapping, harassment, doxing, denigration). Il testo, corredato da riferimenti normativi nonché da utili prospetti con le linee giurisprudenziali più recenti, è diretto agli operatori del diritto, ma anche agli operatori scolastici e attivi nel sociale, oltre che naturalmente a tutti quei genitori che abbiano la volontà o la necessità di approfondire in maniera tecnica le loro conoscenze, ponendosi come valido strumento operativo e di ausilio nei diversi ambiti professionali coinvolti.Paolo Emilio De SimoneMagistrato presso il Tribunale di Roma.Mariella SpataAvvocato specializzato in diritto amministrativo, diritto pubblico dell’economia e in diritto europeo

 

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2. I fatti di causa e i motivi di ricorso


L’imputata era stata condannata per diffamazione ai sensi dell’art. 595 c.p., per aver pubblicato post su Facebook che, secondo i giudici di merito, avevano offeso la reputazione di una coppia di coniugi. La difesa ha impugnato la sentenza territoriale lamentando, tra le altre doglianze, la violazione dell’art. 51 c.p. (scriminante del diritto di critica), la mancata valutazione del contesto e l’errata estensione della condanna anche alla parte civile, non destinataria diretta del post incriminato.

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3. Il diritto di critica e i limiti della continenza verbale sui social


La Corte di Cassazione ha inquadrato il focus sul quarto motivo di ricorso, ritenendolo decisivo e assorbente per gli altri. In particolare, ha esaminato la frase incriminata: “sono convinta che (…) non riuscirebbe a riempire il cesso di casa sua”, espressione che, pur volgare e di cattivo gusto, secondo la Suprema Corte non travalica i limiti della continenza verbale imposti dal diritto di critica. La Corte ha richiamato quella giurisprudenza secondo cui la continenza richiede che la critica non si traduca in una gratuita e immotivata aggressione personale, bensì che possa includere pure giudizi aspri, pretestuosi e ingiustificati, a condizione che siano contenuti nel tema della critica. Nell’ambito dei social network, inoltre, si deve considerare la natura peculiare della comunicazione digitale, che consente toni più diretti e coloriti, senza però derogare al rispetto dei valori fondamentali della persona.

4. La valutazione della frase e il contesto digitale


La Cassazione ha rimarcato come la frase, pur offensiva, fosse rivolta a evidenziare una presunta incapacità della persona offesa di attrarre pubblico agli eventi culturali, senza pertanto mirare a ledere gratuitamente la sfera morale ovvero a esprimere un disprezzo personale ingiustificato. È stata ulteriormente evidenziata la necessità di valutare il contesto dialettico e la replica a precedenti esternazioni della persona offesa, che avevano a loro volta un carattere offensivo. La Corte ha quindi ribadito che il diritto di critica, specie in ambito politico o istituzionale, può manifestarsi anche tramite toni aspri e volgari, sempre che non degeneri in un attacco personale gratuito e umiliante.

5. L’annullamento senza rinvio


La Corte ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna, ritenendo che il fatto non costituisca reato. Per l’effetto, sono state revocate anche le statuizioni civili di risarcimento del danno. La pronuncia rappresenta un notevole highlight giurisprudenziale per la definizione delle frontiere tra diritto di critica e diffamazione nel contesto dei social network, riconoscendo la necessità di un bilanciamento tra libertà di espressione e tutela della reputazione, alla luce delle modalità comunicative digitali.

Avv. Biarella Laura

Laureata cum laude presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Perugia, è Avvocato e Giornalista.
È autrice di numerose monografie giuridiche e di un contemporary romance, e collabora, anche come editorialista, con redazioni e su banche dati giu…Continua a leggere

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