Consiglio dei Ministri: approvato il Piano nazionale per la famiglia

Redazione 11/06/12
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Anna Costagliola

Il Consiglio del Ministri ha approvato, su proposta del Ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione con delega alla Famiglia, il Piano nazionale per la famiglia, in attuazione della disposizione contenuta nella L. 296/2006 che ha previsto l’elaborazione di un siffatto Piano «che costituisca il quadro conoscitivo, promozionale e orientativo degli interventi relativi all’attuazione dei diritti della famiglia». Come si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei Ministri, è la prima volta che nel nostro Paese viene adottato uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi, volti a risolvere alcuni specifici problemi delle famiglie senza una considerazione complessiva del ruolo che esse svolgono nella nostra società.

Nel tempo si è avvertita, anche nel confronto con le altre realtà europee, sempre più pressante l’esigenza di attuale politiche dirette ed esplicite per favorire le tutele giuridiche dei soggetti della vita familiare, nonché la promozione della famiglia come soggetto sociale di primario interesse pubblico in considerazione della rilevanza delle funzioni che essa svolge.

L’urgenza di un Piano nazionale di politiche familiari si colloca nell’ambito delle nuove politiche auspicate dall’Unione europea, che ha indicato la necessità di promuovere politiche pubbliche di sostegno alla vita familiare attraverso la programmazione di linee di intervento che considerino la famiglia quale soggetto sociale su cui investire per il futuro del Paese, in termini di valorizzazione delle sue funzioni di coesione sociale ed equità fra le generazioni.

Quanto ai contenuti del Piano, i principi ispiratori vanno ravvisati nei seguenti:

a) cittadinanza sociale della famiglia, attraverso la promozione di interventi che favoriscono la costituzione e lo sviluppo della famiglia come soggetto sociale avente propri diritti, in rapporto alle funzioni sociali assolte dal nucleo familiare;

b) politiche esplicite sul nucleo familiare: finora nel nostro Paese gli interventi a favore delle famiglie sono stati o dettati dall’emergenza, e quindi necessariamente frammentati e disorganici, o indiretti, costituenti riflesso a volte inconsapevole di altre politiche. Si tratta invece ora di delineare un quadro organico di interventi che abbiano la famiglia come destinatario diretto, intesa come luogo della solidarietà relazionale tra coniugi e tra generazioni;

c) sussidiarietà e sviluppo del capitale umano e sociale, nel senso che gli interventi devono essere attuati in modo da non sostituire ma sostenere e accrescere le funzioni proprie e autonome delle famiglie, in una logica di capacitazione delle potenzialità delle famiglie stesse e dei loro membri, anziché di mero assistenzialismo, facendo leva sulla loro capacità di iniziativa sociale ed economica;

d) solidarietà, intesa anche come rafforzamento delle reti associative delle famiglie, soprattutto quando si tratti di associazioni che non solo forniscono servizi alla persona, ma costituiscono sostegno e difesa dalla solitudine, luogo di confronto e di scambio;

Per quanto riguarda le priorità, il Piano individua tre aree di intervento urgente:

1) le famiglie con minori, in particolare quelle numerose;

2) le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti;

3) le famiglie con disagi conclamati sia nella coppia, sia nelle relazioni genitori-figli.

Gli interventi si articolano secondo le seguenti direttrici:

a) equità economica (fiscalità generale, tributi locali, revisione dell’ISEE);

b) politiche abitative per la famiglia;

c) lavoro di cura familiare (servizi per la prima infanzia, congedi, tempi di cura e interventi sulla disabilità e non autosufficienza);

d) pari opportunità e conciliazione tra famiglia e lavoro;

e) privato sociale, terzo settore e reti associative familiari;

f) servizi consultoriali e di informazione (consultori, mediazione familiare, centri per le famiglie);

g) immigrazione (sostegni alle famiglie immigrate);

h) alleanze locali per le famiglie;

i) monitoraggio delle politiche familiari.

Il testo del Piano nazionale per la famiglia è stato elaborato nell’ambito delle attività dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia – organo misto che comprende rappresentanze dei livelli di Governo, delle parti sociali e della società civile – che ha, tra le sue funzioni, il supporto al Dipartimento per le politiche della famiglia ai fini della predisposizione del Piano medesimo.

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