L’arbitrato di consumo in Spagna

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Sommario: 1. Introduzione; 2. Caratteristiche principali del giudizio arbitrale in materia di consumo; 3. Ambito di applicazione dell’arbitrato di consumo; 4. Organizzazione del sistema arbitrale di consumo; 4.1. Segue. Juntas Arbitrales de Consumo: composizione, funzione e competenza territoriale; 5. Órganos Arbitrales; 5.1. Segue. Ricusazione degli arbitri; 5.2. Segue. Revoca e decadenza degli arbitri; 6. Comision de las Juntas Arbitrales de Consumo; 7. Consejo General del Sistema Arbitral de Consumo; 8. La convenzione di arbitrato; 8.1. Segue. L’offerta pubblica di adesione al sistema arbitrale di consumo; 8.2. Segue. L’accettazione del professionista successiva alla proposta di arbitrato del consumatore; 9. La domanda di arbitrato e l’inizio del procedimento arbitrale; 10. La memoria di risposta e la domanda riconvenzionale del professionista; 11. Svolgimento del procedimento arbitrale e istruzione probatoria; 12. Il lodo arbitrale; 13. Il lodo conciliatorio; 14. Le impugnazioni: l’azione di annullamento del lodo arbitrale e il giudizio di revocazione; 14.1. Segue. L’annullamento del lodo a causa di clausola compromissoria abusiva e la sentenza Mostaza Claro; 15. L’esecuzione del lodo; 16. L’arbitrato di consumo: i dati statistici.

1. Introduzione

Nell’ordinamento spagnolo la Ley General para la Defensa de los consumidores y Usuarios del 19 luglio 1984, in attuazione dell’imperativo dell’art. 51 della Costituzione, secondo cui «I poteri pubblici garantiranno la difesa dei consumatori e utenti, proteggendo, mediante procedimenti efficaci, la sicurezza, la salute e i legittimi interessi economici degli stessi» ha privilegiato come strumento efficace di tutela il procedimento di natura arbitrale. L’art. 31 della menzionata legge stabiliva infatti che il Governo avrebbe disciplinato un sistema arbitrale finalizzato alla risoluzione delle controversie coinvolgenti i consumatori o gli utenti, senza pregiudizio della protezione amministrativa e di quella giudiziale, a norma dell’art. 24 della Costituzione[1].  In esito a tale disposizione, tra il 1986 e il 1993 in Spagna è stato avviato in via sperimentale il Sistema Arbitral de Consumo, il cui riscontro positivo, sia tra i consumatori che tra le imprese, ha portato all’approvazione del Real Decreto (Regolamento) 636/1993, contenente la specifica disciplina del processo arbitrale di consumo[2].

Recentemente, il Sistema Arbitral de Consumo spagnolo è stato oggetto di un’importante riforma dal punto di vista processuale, che ha trasformato l’arbitrato di consumo da mero procedimento prima facie a un procedimento molto più simile all’ordinario giudizio civile[3].

Il presente lavoro si propone di compiere un’analisi di questo metodo risolutivo alternativo delle liti coinvolgenti i diritti dei consumatori, alla luce della riforma attuata con il Real Decreto 231/2008 del 15 febbraio, al fine di valutare una diversa opzione di definizione delle controversie consumeristiche, che ha il vantaggio di essere gratuito, rapido e semplice, sì da assicurare l’effettivo accesso alla giustizia del consumatore.

2. Caratteristiche principali dell’arbitrato in materia di consumo.

Il Sistema Arbitral de Consumo – definito dall’art. 1 del Real Decreto 231/2008 (d’ora in poi RD) come arbitrato istituzionale di risoluzione extragiudiziale avente carattere vincolante ed esecutivo per entrambe le parti, delle liti insorte tra i consumatori o utenti e le imprese o professionisti in relazione ai diritti del consumatore – rappresenta uno strumento di risoluzione delle controversie alternativo alla giurisdizione: il consumatore nell’ipotesi di un conflitto con un professionista è libero di optare per lo svolgimento del procedimento arbitrale di consumo o per il procedimento giudiziale. In particolare, il consumatore agisce sempre come parte attrice e il professionista come convenuto: il procedimento arbitrale di consumo può essere avviato soltanto dal consumatore nei confronti del professionista, e non dal professionista nei confronti del consumatore[4]. L’arbitrato di consumo spagnolo si configura come sistema unidirezionale.

Le caratteristiche che contraddistinguono tale sistema sono:

a) Carattere istituzionale. La gestione del sistema spetta alle amministrazioni pubbliche territoriali (Juntas Arbitrales de Consumo), dotate di servizi e sezioni specializzate in materia di consumo[5].

b) Carattere volontario. Il consumatore non è obbligato a ricorrere  all’arbitrato di consumo. Il ricorso ad esso è subordinato alla espressa manifestazione della volontà delle parti, posto che lo stesso comporta l’esclusione della via giudiziaria. Ciò è espresso in modo chiaro nella Ley General para la defensa de los consumidores y usuarios, ivi è infatti disposto che la sottoposizione al Sistema Arbitral de Consumo è volontaria[6].

c) Carattere gratuito. L’arbitrato di consumo, a differenza dell’arbitrato ordinario, è gratuito. La gestione del sistema arbitrale è affidata alle amministrazioni pubbliche territoriali, abitualmente dotate di servizi o sezioni specializzate in materia di consumo. Tale scelta comporta l’ottimizzazione delle risorse materiali e umane, di cui l’amministrazione pubblica già dispone, permettendo così lo sviluppo del sistema arbitrale di consumo senza ricorrere a speciali stanziamenti economici. Le parti sono tenute solo al pagamento delle eventuali spese sostenute per l’assunzione dei mezzi di prova  rispettivamente richiesti, come ad esempio per le consulenza tecniche. Per i mezzi di prova comuni alle parti o coincidenti le spese sono a carico di entrambe le parti per metà, per quelli disposti d’ufficio il pagamento è addebitato alla amministrazione (art. 45 RD).

d) Arbitrato di equità. Gli arbitri decidono secondo equità, salvo che le parti stabiliscano espressamente che la controversia sia decisa secondo le norme di diritto (art. 33.1 RD)[7].

e) Antiformalismo. Il legislatore spagnolo nell’elaborare questo sistema alternativo alla via giurisdizionale ha prestato particolare attenzione alla semplicità e agilità del procedimento arbitrale, cercando di evitare il rigore formale che caratterizza il procedimento giudiziale, in modo da rendere  accessibile al consumatore la propria difesa, senza la necessità dell’assistenza di un legale, che dato il valore spesso esiguo della controversia rappresenta un limite all’accesso alla giustizia per il consumatore.

f) Rapidità. Il lodo deve essere dettato entro il termine perentorio di sei mesi dal giorno successivo all’inizio del procedimento arbitrale. Tale termine può essere prorogato soltanto con decisione motivata dell’organo arbitrale, e in ogni caso per un periodo non superiore a due mesi.

g) Efficacia del lodo arbitrale. Il lodo pone fine alla lite e ha carattere vincolante ed esecutivo per entrambe le parti, sicchè nel caso in cui non venga adempiuto volontariamente è possibile promuovere il procedimento giurisdizionale di esecuzione forzata del lodo, che si svolge secondo le regole contenute nel codice di procedura spagnola (LEC). Il lodo produce effetti di cosa giudicata, per cui avverso lo stesso è possibile proporre soltanto azione di annullamento per vizi di validità formale, o il giudizio di revocazione secondo le disposizioni del codice di procedura civile.

h) Tutela amministrativa e giurisdizionale. Il sistema arbitrale è compatibile con gli altri strumenti per la protezione dei consumatori predisposti dall’ordinamento spagnolo. L’amministrazione potrà svolgere tutte le attività di sua competenza dirette alla tutela dei consumatori, come ad esempio l’eventuale esperimento di un procedimento sanzionatorio nei confronti dell’impresa o del professionista. E, al consumatore non sarà preclusa la possibilità di ricorrere alla giurisdizione ordinaria nel caso in cui l’istanza di arbitrato venga dichiarata inammissibile dalla Commissione Arbitrale.

i) Eguaglianza delle parti. Le parti hanno le stesse possibilità di allegazioni, di assunzione dei mezzi di prova e di impugnazione del lodo arbitrale. Tale principio trova espressione anche nella composizione del Collegio Arbitrale, costituito da tre membri appartenenti a tre differenti gruppi: un arbitro nominato tra il personale in servizio delle Pubblica Amministrazione, un arbitro proveniente dalle associazioni dei consumatori iscritte nel Registro pubblico delle associazioni rappresentative e un arbitro proveniente dalle organizzazioni imprenditoriali legalmente costituite o Camere di commercio.

3. Ambito di applicazione dell’arbitrato di consumo.

Sotto il profilo soggettivo, le parti in conflitto devono essere un consumatore o un utente e un professionista[8], o un ente pubblico che presta servizi pubblici. In particolare, il legislatore ha stabilito che la domanda di arbitrato di consumo per la risoluzione di una lite può essere presentata esclusivamente dal consumatore o dall’utente, e non dal professionista nei confronti del consumatore. Sicché, il professionista – che pur ha stipulato con il consumatore una convenzione di arbitrato di consumo – in caso di controversia insorta con il consumatore non può deferire la risoluzione della stessa ad arbitrato di consumo, ma deve ricorre alle ordinarie vie giurisdizionali. Il sistema elaborato nell’ordinamento spagnolo mira infatti ad assicurare l’accesso alla giustizia al consumatore, in quanto parte debole della relazione di consumo.

Sotto il profilo oggettivo, possono essere oggetto di arbitrato di consumo le controversie concernenti “materie di libera disposizione delle parti”, cioè materie concernenti diritti disponibili, tranne le controversie concernenti intossicazione, lesione, morte, le controversie per cui vi siano ragionevoli indizi di reato, nonché quelle attinenti la responsabilità civile per i danni e i pregiudizi derivanti dalla commissione di questi reati[9]. Sono quindi suscettibili di arbitrato tutte le controversie derivanti da relazioni di consumo, che si caratterizzano per la loro origine contrattuale.

Il legislatore non specifica se siano arbitrabili le controversie concernenti materie di consumo non aventi origine contrattuale, così come non chiarisce se sia possibile l’arbitrato in relazione ad un’azione inibitoria avverso una condotta imprenditoriale illecita in itinere (acción de cesación). Provvede invece a disciplinare con apposite regole l’arbitrato di consumo collettivo, che peraltro rappresenta (insieme all’arbitrato per via telematica) la principale novità introdotta dal Real Decreto 231/2008. Tale forma di arbitrato è volta a risolvere mediante un unico procedimento arbitrale le liti insorte in relazione ad uno stesso atto o comportamento del professionista, lesivo di un numero determinato o determinabile di consumatori (art. 56-62 RD)[10].

4. Organizzazione del sistema arbitrale di consumo.

Il funzionamento del sistema arbitrale di consumo poggia su quattro organi: Juntas Arbitrales de Consumo, Órganos **********, Comisión de las Juntas Arbitrales de Consumo e il Consejo General del Sistema Arbitral de Consumo.

4.1. Segue. Juntas Arbitrales de Consumo: composizione, funzione e competenza territoriale.

Le Juntas Arbitrales de Consumo sono gli organi amministrativi cui è affidato il compito di organizzare e gestire il funzionamento del sistema arbitrale nell’ambito territoriale che a loro corrisponde, esse svolgono funzioni di carattere tecnico, amministrativo e di segreteria sia alle parti che agli arbitri. In particolare, c’è una Junta Arbitral Nacional, più le giunte arbitrali territoriali costituite mediante accordi di collaborazioni tra le Amministrazioni pubbliche e l’Istituto Nazionale di Consumo, è inoltre prevista la possibilità che siano costituite delle sezioni territoriali o settoriali delegate dalla Giunta arbitrale.

Le funzioni delle Juntas Arbitrales sono dettagliatamente individuate dal legislatore, e vanno dall’attività di promozione dell’arbitrato di consumo, diretta soprattutto alla adesione delle imprese al Sistema di Arbitrato attraverso una “proposta pubblica di adesione” (OPASAC), all’ammissione o rifiuto circa la proposta dell’impresa, alla concessione e al ritiro del distintivo ufficiale di adesione all’arbitrato di consumo, alla gestione del registro pubblico delle imprese aderenti al sistema di arbitrato e attività di pubblicità in ordine alle stesse, alla gestione e aggiornamento dell’elenco degli arbitri abilitati, dell’archivio dei procedimenti arbitrali mediante supporti informatici, del registro dei lodi arbitrali emessi, il cui contenuto, in rispetto della privacy delle parti, sarà pubblico, e in generale tutte le attività di sostegno necessarie agli organi arbitrali per il compimento dell’attività di arbitrato. Si tratta di attività di carattere amministrativo, ad eccezione del provvedimento relativo all’ammissibilità o rigetto dell’istanza di arbitrato presentata dal consumatore che può essere reclamato davanti alla Comisión de las Juntas Arbitrales de Consumo[11], sicchè per quanto non previsto dal Real Decreto 231/2008 si applica la Ley 30/1992 (Régimen Jurídico de las Administraciones Públicas y del Procedimiento Administrativo Común).

Tali organi sono composti da un Presidente e da un segretario, designati tra il personale in servizio della Amministrazione pubblica dalla quale dipende lo stesso organo, e dal personale di ausilio.

La nuova normativa stabilisce dei precisi criteri di riparto territoriale di competenze delle Giunte: se l’istanza di arbitrato è presentata da un singolo consumatore il primo criterio al quale bisogna far riferimento per individuare la Giunta territorialmente competente è l’accordo delle parti, sarà quindi competente quella indicata di comune accordo dalle parti (art. 8 RD). In mancanza di accordo, sarà competente la Junta Arbitral del domicilio del consumatore, e se in base a questo criterio vi siano più giunte competenti sarà competente quella di ambito territoriale inferiore; cosicché sarà competente quella autonomica rispetto alla nazionale, quella provinciale rispetto alla autonomica, quella municipale rispetto alla provinciale (l’ambito territoriale delle Giunte corrisponde alle principali demarcazioni amministrative in cui si divide il territorio della Spagna).

Qualora invece siano accumulate in un solo procedimento arbitrale molteplici istanze presentate dai consumatori (arbitrato collettivo), è competente la Giunta del luogo in cui sono domiciliati tutti i consumatori e utenti che hanno subito un danno a seguito della stessa condotta imprenditoriale illecita, tuttavia se gli stessi sono domiciliati in differenti Comunità Autonome[12], sarà competente a conoscere del procedimento arbitrale collettivo la Junta Arbitral Nacional.

Il legislatore ha previsto che nel caso in cui il presidente della Junta Arbitral adita dal consumatore ritiene di essere territorialmente incompetente trasmette d’ufficio l’istanza, entro il termine di quindici giorni dalla presentazione della stessa, alla Junta Arbitral che ritiene competente. L’atto con cui il presidente trasferisce l’istanza di arbitrato alla Giunta competente non è contestabile dalle parti. Il Real Decreto non prende poi in considerazione l’ipotesi dell’eventuale conflitto negativo di competenza tra le Giunte arbitrali[13].

5. Órganos **********.

L’altro organo su cui si basa il sistema arbitrale di consumo è il collegio arbitrale, la cui funzione principale è la definizione della lite insorta tra il consumatore e il professionista mediante il lodo arbitrale.

Il collegio arbitrale è formato da tre arbitri, nominati a turno dal Presidente della Junta Arbitral[14] tra gli arbitri rispettivamente prescelti dalla Amministrazione Pubblica, dalle Associazioni dei consumatori, dalle organizzazioni imprenditoriali o associazioni di professionisti, e inseriti in un apposito elenco pubblico – elaborato da ciascuna Giunta – degli arbitri abilitati. L’atto di nomina degli arbitri, contenente anche la nomina degli arbitri supplenti nel caso, per qualsiasi motivo, vengono a mancare alcuni degli arbitri nominati[15], è notificato dal Presidente della Junta Arbitral alle parti. Non è richiesta l’accettazione degli arbitri per ogni singola controversia in cui sia designato tale, poiché l’inserimento nella lista degli arbitri abilitati davanti alla Junta Arbitral implica l’accettazione dell’incarico per ogni procedimento arbitrale.

L’arbitro nominato dall’Amministrazione, facente parte del personale in servizio dell’Amministrazione, è il presidente del Collegio, tuttavia, le parti di comune accordo, in ragione della specialità della materia oggetto della controversia, potranno richiedere che l’incarico di presidente del collegio non sia ricoperto dall’arbitro proveniente dall’Amministrazione, ma da un arbitro prescelto dall’elenco degli arbitri accreditati dalle associazioni dei consumatori o degli arbitri accreditati dalle organizzazioni imprenditoriali; ciò potrà essere richiesto anche nel caso in cui la domanda sia diretta contro un ente pubblico vincolato alla stessa Amministrazione dalla quale dipende la Junta Arbitral competente (art. 20.2 RD).

 In merito ai requisiti di qualificazione per l’esercizio delle funzioni di arbitro, oltre i requisiti di onorabilità fissati dal Consejo General del Sistema Arbitral, se l’arbitrato è secondo diritto gli arbitri devono essere laureati in giurisprudenza, se è secondo equità non è richiesta una specifica qualificazione tecnica degli stessi; gli arbitri designati dalla Amministrazione devono in ogni caso essere laureati in giurisprudenza.

Il Real Decreto 231/2008, al fine di ridurre i costi che l’Amministrazione Pubblica sostiene per l’arbitrato di consumo[16], ha introdotto la possibilità che la controversia sia decisa da un arbitro unico. Ciò è possibile quando le parti convengono in tal senso, o quando lo decida il Presidente della Junta Arbitral; in quest’ultima ipotesi il valore della controversia deve essere inferiore a 300 euro e deve trattarsi di una controversia di facile risoluzione (art. 19 RD)[17]. L’arbitro unico è  nominato tra gli arbitri prescelti dall’Amministrazione e inseriti nell’elenco degli arbitri della Giunta arbitrale, tranne che le parti, di comune accordo, in ragione della specificità della materia richiedano che sia nominato un arbitro accreditato non proveniente dall’Amministrazione. Le parti possono comunque opporsi al conferimento della controversia ad un unico arbitro, statuito dal presidente della Giunta, e in tal caso verrà designato un collegio arbitrale (art. 19.2 RD)[18].

Infine, in ordine alla responsabilità degli arbitri il Real Decreto 231/2008 non dispone nulla, al riguardo si applica quindi la norma della Ley general de Arbitraje 60/2003, secondo cui l’arbitro risponde dei danni cagionati esclusivamente per mala fede, colpa grave e dolo (art. 21 LA).

5.1. Segue. Ricusazione degli arbitri.

L’arbitro di consumo, assolvendo le funzioni proprie di un giudice, deve operare in condizioni di indipendenza e imparzialità. Al fine di garantire l’indipendenza e l’imparzialità degli arbitri è stata prevista la possibilità di astensione e di ricusazione degli arbitri. Il legislatore non ha stabilito espressamente i motivi di ricusazione, limitandosi a prevedere che non potranno essere arbitri coloro che siano intervenuti come mediatori nella risoluzione della controversia o in ogni caso in cui ci sia uno stretto rapporto tra l’arbitro e la causa (art. 22.1 RD). Perciò si fa riferimento alla legge generale sull’arbitrato, che specifica  genericamente che non può essere arbitro chi abbia una relazione personale, professionale o commerciale con le parti (art. 17.1 LA).

L’istanza di ricusazione deve essere proposta entro il termine di dieci giorni dalla notificazione della nomina degli arbitri o dalla sopravvenuta conoscenza di qualunque circostanza che dia luogo a fondati dubbi circa l’imparzialità o l’indipendenza dello stesso. La proposizione dell’istanza di ricusazione sospende il procedimento arbitrale. Se l’arbitro ricusato ricopre il ruolo di presidente della Junta Arbitral de Consumo, è obbligato ad accogliere l’istanza e a rinunciare all’incarico. Negli altri casi, l’arbitro ricusato, entro il termine perentorio di quarantotto ore dovrà decidere se rinunciare o meno all’incarico; se non rinuncia entro altre quarantotto ore il presidente della Giunta arbitrale, sentito l’arbitro ricusato e gli altri arbitri del collegio arbitrale, si pronuncerà sulla ricusazione.

 Accolta l’istanza il presidente provvede alla sostituzione dell’arbitro mediante la nomina di un arbitro, tra quelli già designati come arbitri supplenti nell’atto di nomina degli arbitri titolari. Il nuovo arbitro deciderà se continuare il procedimento considerando valide le attività già svolte o se provvedere alla loro ripetizione, e in quest’ultimo caso verrà concessa una proroga non superiore a due mesi. Qualora l’istanza di ricusazione non sia accolta dal presidente della Giunta la parte potrà far valere la causa di ricusazione in sede di impugnazione del lodo art. 22.6 RD).

5.2. Segue. Revoca e decadenza degli arbitri

Qualora sopravvengono fatti nuovi per cui l’arbitro non risulta più in possesso dei requisiti necessari allo svolgimento del procedimento arbitrale[19], il Presidente della Giunta deve disporre la revoca dell’abilitazione come arbitro del Sistema Arbitral de Consumo. Il procedimento di revoca può essere avviato d’ufficio o su richiesta della parte interessata, intendendo per tale sia le parti intervenienti nel procedimento arbitrale, che le associazioni dei consumatori e associazioni dei professionisti, nel procedimento deve essere sentito l’arbitro e l’ente che ha proposto la revoca.

È poi prevista la decadenza dall’attività di arbitro, qualora nel corso di un procedimento l’arbitro omette di compiere attività relative alle sue funzioni arbitrali o se l’esercizio delle funzioni arbitrali diviene impossibile. La decadenza si realizza a seguito della rinuncia da parte dello stesso arbitro o dell’accordo delle parti circa la sua rimozione. É altresì considerata causa di decadenza la mancata pronuncia del lodo arbitrale entro il termine fissato[20].

6. Comision de las Juntas Arbitrales de Consumo.

Anche la Comision de las Juntas Arbitrales de Consumo è un organo nuovo istituito dal Real Decreto 231/2008.

 É un organo collegiale, funzionalmente annesso all’Instituto Nacional de Consumo, competente a stabilire criteri omogenei per il Sistema Arbitral de Consumo e per la decisione dei ricorsi relativi alle pronunce dei presidenti delle Juntas Arbitrales circa l’ammissibilità dell’istanza di arbitrato (art. 9 RD)[21].

L’organo è composto da tre membri: il presidente, che sarà il presidente della Junta Arbitral Nacional e due consiglieri designati dal Consejo General del Sistema Arbitral de Consumo tra i presidenti delle Giunte Arbitrali territoriali (art. 10 RD).

7. Consejo General del Sistema Arbitral de Consumo.

Il Consejo General del Sistema Arbitral de Consumo – istituito anch’esso dal Real Decreto 231/2008 – è un organo collegiale funzionalmente annesso all’Istituto Nazionale di Consumo. È competente a stabilire criteri generali di funzionamento del sistema arbitrale di consumo, con il duplice fine di garantire la trasparenza nel funzionamento del sistema e di rafforzare la tutela delle parti.

È composto dal Presidente dell’Istituto Nazionale di Consumo e da una larga rappresentanza dell’Amministrazione Generale dello Stato, dalle Giunte arbitrali e dalle differenti organizzazioni sociali (art. 13 RD).

Le funzioni svolte dal Consiglio Generale concernono l’approvazione di programmi di formazione degli arbitri e la definizione dei criteri di onorabilità e qualificazione per l’accreditamento come arbitri, l’elaborazione di direttive generali in ordine ai presupposti di ammissione delle offerte pubbliche di adesione limitata al Sistema Arbitrale di Consumo; l’approvazione di piani di incentivazione e promozione del Sistema arbitrale; la divulgazione delle raccomandazioni della Comision del Juntas Arbitrales e dei lodi arbitrali pronunciati dalle Giunte arbitrali.

8. La convenzione di arbitrato.

L’arbitrato di consumo, diretto alla soluzione del conflitto tra il consumatore e il professionista, è fondato sul consenso delle parti.

La volontà delle parti di deferire la controversia al giudizio degli arbitri deve essere manifestata espressamente mediante una convenzione di arbitrato[22]. Tale convenzione, che configura un negozio giuridico bilaterale di contenuto processuale[23], si realizza mediante patto compromissorio o clausola compromissoria. In particolare, l’accordo di ricorrere al sistema arbitrale di consumo può manifestarsi prima del sorgere dell’eventuale controversia, sotto forma di clausola compromissoria del contratto principale stipulato tra il consumatore e il professionista; o sotto forma di patto compromissorio, cioè di accordo indipendente dal contratto, che può essere stipulato sia in riferimento alle controversie già insorte che a quelle non ancora sorte.

La convezione di arbitrato deve essere fatta per iscritto, la forma scritta si intende rispettata anche quando la volontà delle parti è espressa mediante lettere, telegrammi, fax o altro mezzi di comunicazione elettronica idonei a rendere manifesto l’accordo di arbitrato tra le parti (art. 24 RD).

È da rilevare che la clausola di arbitrato di consumo, inserita nel contratto stipulato tra un consumatore e un professionista, ai fini della sua validità non deve essere oggetto di trattativa individuale con il consumatore, poiché non costituisce una clausola abusiva, a condizione però che soddisfi i requisiti di chiarezza, semplicità e leggibilità[24].

Nel diritto spagnolo la tutela dei consumatori contro le clausole abusive è garantita dalla Ley General para la defensa de los consumidores y usuarios n. 26/1984, modificata dalla legge n. 7/1998 che ha recepito la direttiva 93/13/CEE, concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori[25], e recentemente modificata dal Real Decreto Legislativo 1/2007. Ora, ai sensi dell’art. 90 della legge 26/1984 sono considerate abusive «le clausole che stabiliscano l’assoggettamento ad arbitrati diversi dall’arbitrato di consumo, a meno che si tratti di organi arbitrali istituiti da disposizioni legislative per un settore o ambito specifico»[26].  

La stipulazione della clausola compromissoria o dell’accordo arbitrale ha effetti obbligatori tra le parti: esse sono tenute a sottoporre ad arbitrato di consumo le controversie coinvolgenti i diritti dei consumatori, rinunciando ad adire l’autorità giudiziaria ordinaria; e ha altresì un effetto negativo nei confronti dei giudici ordinari facendo venire meno la loro giurisdizione rispetto alle controversie da sottoporre ad arbitrato, a condizione che la carenza di giurisdizione sia sollevata dalla parte[27].

Tuttavia, il carattere unidirezionale dell’arbitrato di consumo, che impedisce al professionista di assumere una posizione attiva in ordine all’avvio del procedimento arbitrale rispetto ad un conflitto insorto con il consumatore, implica che a fronte di una valida convenzione di arbitrato l’obbligo di ricorrere all’arbitrato concerne soltanto il consumatore. Il professionista può, però, invocare l’osservanza della convenzione arbitrale e impedire al consumatore di ricorrere alla giurisdizione ordinaria sollevando l’eccezione di carenza di giurisdizione del giudice ordinario.

8.1 Segue. L’offerta pubblica di adesione al sistema arbitrale di consumo.

Una caratteristica peculiare dell’arbitrato di consumo spagnolo è la possibilità per le imprese e il professionista di realizzare un’offerta pubblica di sottoposizione al sistema arbitrale rispetto a futuri conflitti con i consumatori o gli utenti, c.d. OPASAC[28].

Posto che il sistema arbitrale di consumo è stato concepito in favore dei consumatori e che apparel difficile il legislatore per attrarre l’interesse delle imprese e stimolare la loro adesione al sistema ha previsto dei vantaggi in termini pubblicitari mediante la concessione di un distintivo ufficiale alle imprese che aderiscono previamente. Tale distintivo, oltre a essere un elemento di informazione per il consumatore, rappresenta un marchio di qualità per l’impresa.

Nel caso di OPASAC, che ha natura di proposta contrattuale, l’accordo delle parti si perfeziona nel momento in cui il consumatore presenta la richiesta di arbitrato alla Junta Arbitral territorialmente competente.

L’offerta pubblica di adesione avviene secondo le forme previste dal Real Decreto e in osservanza di requisiti specifici. In particolare, nell’offerta di adesione deve essere specificato il periodo di validità della proposta, l’opzione per l’arbitrato di equità o diritto, l’accettazione o meno della previa mediazione per la risoluzione del conflitto, l’offerta deve essere effettuata dal rappresentante legale dell’impresa con poteri dispositivi e presentata alla Junta arbitral territorialmente corrispondente. Se il presidente della Junta riterrà ammissibile l’offerta l’impresa sarà inserita nel Registro pubblico delle imprese aderenti al sistema[29] e verrà concesso l’uso del distintivo ufficiale di adesione al sistema (art. 28 RD).

La novella del 2008, allo scopo  di incentivare l’adesione delle imprese al sistema, ha previsto la possibilità che l’impresa o il professionista possa fare un offerta di arbitrato circoscritta «oferta pública de adhesión limitada al sistema arbitral de consumo»[30]. Non tutte le limitazioni poste dal professionista nella sua proposta di adesione al sistema di arbitrato – come ad esempio quelle temporali o territoriali[31] – modificano la proposta di adesione  al sistema arbitrale in proposta di adesione limitata. La predetta novità si specifica nella possibilità per le imprese di aderire soltanto rispetto ad alcune aree di controversie insorgenti con i consumatori. discende dall’esigenza

In particolare, la nuova normativa ha stabilito che tale forma di adesione circoscritta è ammessa in quei settori contraddistinti da un elevato numero di reclami e in quei settori di consumo ove il ricorso all’arbitrato di consumo non è ancora frequente. Per evitare però il determinarsi di situazioni di concorrenza sleale tra le imprese che aderiscono in modo limitato e le imprese che aderiscono in modo pieno, scaturenti dall’utilizzo dello stesso distintivo attestante l’adesione al sistema arbitrale di consumo, sono stati previsti due diversi distintivi.

8.2. Segue. L’accettazione del professionista successiva alla proposta di arbitrato del consumatore.

Allorché non si stata stipulata tra il consumatore e il professionista una previa convenzione di arbitrato di consumo, tramite patto compromissorio o clausola compromissoria, e il professionista non abbia fatto un’offerta pubblica di adesione al sistema arbitrale rispetto a futuri conflitti con i consumatori o gli utenti (OPASAC), vi è una terza possibilità mediante la quale è ugualmente possibile il ricorso all’arbitrato: l’accettazione da parte del professionista della richiesta di arbitrato del consumatore in relazione ad una controversia già insorta.

In tal caso, il consumatore presenta l’istanza di arbitrato davanti la Giunta competente, che rilevata la mancanza della convenzione provvede a comunicare l’istanza del consumatore al professionista convenuto. Quest’ultimo, entro il termine di quindici giorni dalla notificazione della stessa, dovrà manifestare la volontà di accettare la proposta di arbitrato del consumatore e al contempo presentare la memoria di risposta. Decorso il termine senza alcun esito, la proposta di arbitrato si intenderà rifiutata e il consumatore potrà ricorrere all’autorità giudiziaria (art. 37.3 RD).

9. La domanda e l’inizio del procedimento arbitrale.

L’inizio reale del procedimento arbitrale coincide con la presentazione della istanza di arbitrato da parte del consumatore o utente che ritiene di essere stato danneggiato, e da questo momento si producono gli effetti processuali e sostanziali della domanda[32]

Detta istanza deve contenere: 1) l’identificazione dell’attore, o del rappresentante, mediante il numero del documento nazionale di identità per i cittadini spagnoli; mediante il documento di identità di straniero nel caso di cittadini stranieri[33], o in mancanza mediante il numero del passaporto; 2) l’identificazione del convenuto mediante i dati disponibili dal consumatore; 3) l’esposizione sintetica dei fatti, il fondamento e il valore della pretesa; 4) la copia del patto compromissorio o della clausola compromissoria; 5) la prestazione del consenso alla celebrazione dell’arbitrato secondo diritto nel caso di proposta pubblica del professionista di adesione all’arbitrato di diritto[34]; 6) luogo, data e firma convenzionale o digitale[35].

L’organo competente a decidere sull’ammissibilità dell’istanza è la Junta Arbitral.

In particolare, il segretario della Giunta verifica la completezza dei dati contenuti nell’istanza e in caso sia omesso o incompleto alcuno dei requisiti richiesti concede al consumatore un termine non superiore a quindici giorni per la correzione, in difetto di correzione la domanda si intenderà rinunciata.

Il Presidente della Giunta arbitrale accerta la competenza territoriale, e se ritiene di essere incompetente inoltra l’istanza alla Giunta arbitrale territorialmente competente entro il termine massimo di quindici giorni dalla presentazione della stessa; in tal modo il consumatore non dovrà ripresentare l’istanza presso la Giunta arbitrale competente (art. 36.1 RD 231/2008)[36].

Il presidente della Giunta competente entro trenta giorni deve decidere sull’ammissibilità o meno dell’istanza arbitrale. L’istanza è inammissibile se la materia non è arbitrabile, cioè se concerne diritti indisponibili o si tratta di una controversia relativa a intossicazione, lesione, o morte, o di responsabilità per i danni o i pregiudizi derivanti da tali reati (art. 2 RD); nonchè se la domanda è infondata, o non attiene a diritti o interessi economici dei consumatori[37].

La decisione del presidente circa l’ammissibilità della domanda di arbitrato – che si configura come atto amministrativo – è impugnabile, entro quindici giorni dalla notifica, con ricorso davanti la Commissione della giunte arbitrali di consumo. La commissione può decidere anche mediante il silenzio negativo, decorso infatti il termine di tre mesi dalla proposizione il ricorso si intenderà respinto (art. 36.3 RD)[38].                                                                                         

Ritenuta sussistente la competenza territoriale della Giunta arbitrale adita e ritenuta ammissibile l’istanza di arbitrato il presidente della Giunta dichiara con ordinanza l’inizio del procedimento, che viene notificato ad entrambe le parti[39]. Tale ordinanza contiene anche l’invito alle parti di raggiungere un accordo mediante mediazione e la comunicazione al professionista della domanda del consumatore, affinché entro quindici giorni dalla ricezione (dell’ordinanza di inizio del procedimento) possa proporre le sue difese, e nel caso produrre i documenti che ritenga utili e indicare i mezzi di prova di cui intende valersi. Il provvedimento di inizio del procedimento talora   contiene già la nomina degli arbitri.

10. La memoria di risposta e la domanda riconvenzionale del professionista.

Come già detto, dichiarato l’inizio del procedimento viene assegnato al convenuto un termine di quindici giorni dalla ricezione dell’ordinanza per presentare la memoria di risposta e accettare il tentativo di mediazione per la risoluzione della lite. Entro questo stesso termine – in mancanza di una previa convenzione di arbitrato con il consumatore richiedente o di proposta pubblica di adesione al sistema arbitrale di consumo – il convenuto potrà accettare la richiesta del consumatore o utente di sottoporre la controversia a procedimento arbitrale, in caso contrario il presidente della giunta dispone l’archiviazione dell’istanza.

Il professionista o l’impresa che abbia accettato la richiesta di arbitrato o che abbia stipulato convenzione di arbitrato con il consumatore reclamante o abbia previamente aderito al sistema arbitrale di consumo può decidere di non costituirsi nel procedimento, tuttavia il procedimento arbitrale si svolgerà ugualmente in sua assenza senza che ciò implichi l’ammissione dei fatti allegati dal consumatore[40].

Per la memoria di risposta non è previsto un contenuto specifico, pertanto lo schema di riferimento è quello della domanda del ricorrente. La memoria di risposta e i documenti prodotti dal professionista saranno offerti in comunicazione al consumatore, convocando le parti per la trattazione della causa.

Superando precedenti incertezze, il Regolamento 231/2008 ha previsto espressamente la possibilità per il professionista di proporre domande riconvenzionali connesse con l’oggetto della domanda del consumatore e rientranti nell’ambito delle materie arbitrabili[41] (art. 43 RD)[42]

 Nel caso sia proposta domanda riconvenzionale viene assegnato al consumatore un termine di quindici giorni per replicare e proporre eventuali mezzi di prova (art. 43.3 RD). È poi stabilito che la proposizione della domanda riconvenzionale non implica un mutamento di competenza dell’organo arbitrale già designato dal presidente della Giunta arbitrale. La disposizione desta qualche perplessità in relazione al fatto che il presidente della Giunta per le controversie di valore non superiore a 300 euro e di semplice risoluzione può nominare un arbitro unico, sicché qualora venga proposta una domanda riconvenzionale, anche eccedente il valore di 300 euro, l’arbitro unico resterà competente, con la conseguente deroga al criterio di cui all’art. 19 RD[43].

Va detto che la possibilità di proporre domande in via riconvenzionale, introdotta in ragione del principio di economia processuale, ha sollevato pareri negativi in dottrina. In particolare, taluni hanno osservato che il Sistema arbitrale di consumo, creato con l’obiettivo di agevolare l’accesso alla giustizia del consumatore – parte debole del rapporto di consumo, e in quanto tale bisognoso di un accesso più semplice alla giustizia – è stato concepito con carattere unidirezionale, cioè esclusivamente attivabile dai consumatori per i reclami contro il professionista, di conseguenza la proposizione di domande nei suoi confronti parrebbe una distonia[44]. Tra l’altro, il consumatore, paventando la domanda del professionista potrebbe essere disincentivato al ricorso al giudizio arbitrale, posto che il difendersi da una domanda del professionista è un’attività meno semplice del  replicare alle eccezioni sollevate dal professionista[45], e che potrebbe rendere necessario l’intervento di un legale, la cui assistenza nell’arbitrato di consumo non è obbligatoria, proprio in ragione del voler favorire l’accesso alla giustizia del consumatore per le controversie di modico valore. Talchè, per evitare effetti distorsivi del sistema arbitrale di consumo il collegio arbitrale dovrebbe propendere per una interpretazione restrittiva della norma, ammettendo solo le domande riconvenzionali strettamente connesse con l’oggetto della domanda del consumatore, e non in ragione di una mera connessione con la domanda del consumatore; così ad esempio nell’ipotesi in cui il consumatore chieda la restituzione del prezzo di un prodotto difettoso e il professionista risponda esigendo il pagamento delle rate mancanti, posto che il prodotto venduto non era difettoso[46].

Inoltre, anche se il regolamento dispone che la domanda riconvenzionale (così come la modificazione della domanda del consumatore) può proporsi fino alla conclusione del procedimento arbitrale (art. 43.1 RD), nel caso in cui la domanda non sia proposta con la memoria di risposta può applicarsi l’art. 29.2 della Ley de Arbitraje, che prevede la facoltà dell’organo arbitrale di considerare inammissibile la domanda riconvenzionale in ragione del ritardo nella proposizione della stessa[47], proteggendo in tal modo il consumatore.

11. Svolgimento del procedimento arbitrale e istruzione probatoria.

Lo svolgimento del procedimento è essenzialmente libero e gli arbitri potranno condurlo senza formalità procedurali, salva l’osservanza del principio del contraddittorio delle parti, di eguaglianza delle parti, di gratuità e di riservatezza (art. 41 RD).

La disciplina pertanto è piuttosto scarna. Dopo la presentazione della memoria di risposta le parti sono citate con largo anticipo per l’udienza di discussione, in tale sede le parti potranno esporre le argomentazioni in loro favore, e verranno assunti i mezzi di prova richiesti dalle parti – ritenuti ammissibili dall’organo arbitrale – e gli eventuali mezzi di prova disposti d’ufficio. In riferimento a tale fase è stabilito che la discussione della causa può svolgersi sia in forma scritta che in forma orale con la presenza delle parti o tramite videoconferenza o tramite altri mezzi tecnologici che permettono l’identificazione e la comunicazione diretta delle parti (art. 44 RD).

È poi previsto il tentativo di conciliazione delle parti. Se le parti raggiungono un accordo sarà pronunciato il lodo conciliatorio; in caso invece di esito negativo del tentativo di conciliazione le parti procedono all’illustrazione concisa dei fatti, indi gli arbitri richiederanno i chiarimenti necessari per definire debitamente l’oggetto del giudizio. Le parti fino alla conclusione del procedimento potranno modificare le rispettive richieste e formulare nuove pretese, richiedere l’assunzione di nuovi mezzi di prova e produrre ulteriori documenti, tutto ciò nel rispetto del principio del contraddittorio e di eguaglianza.

Nella stessa udienza possono essere assunti i mezzi di prova ammessi dall’organo arbitrale e i mezzi di prova disposti d’ufficio che si considerano indispensabili per la soluzione della controversia (art. 45.1 RD)[48]; qualora ciò non sia possibile è fissata un’altra udienza per l’assunzione dei mezzi di prova. Sono ammessi come mezzi di prova tutti i mezzi di riproduzione della parola, dell’immagine, del suono che permettono di conservare e conoscere o riprodurre parole, dati, cifre e altri dati rilevanti per il procedimento. É poi dedicata particolare attenzione al regime delle spese relativo alle prove assunte nel procedimento arbitrale. Il regolamento stabilisce che le spese attinenti le prove assunte ad istanza di parte saranno sostenute dalla parte che le ha proposte, nel caso le prove siano comuni o coincidenti le spese saranno ripartite tra entrambe, le spese per le prove disposte d’ufficio sono sostenute dalla Giunta Arbitrale o dall’Amministrazione dalla quale dipenda. Tuttavia qualora l’organo arbitrale accerti con il lodo mala fede o colpa grave le spese potranno essere distribuite diversamente (art. 45.3 RD). La norma suscita qualche dubbio, poichè a fronte della gratuità del procedimento arbitrale volta a favorire l’accesso alla giustizia, il consumatore sarà  onerato delle spese per l’eventuale consulenza tecnica; tuttavia bisogna però tener presente che si tratta per lo più di controversie di modesta entità economica e di semplice risoluzione tali da  richiedere raramente una perizia tecnica. Inoltre, le parti solitamente si limitano a comunicare al collegio la possibilità di assumere determinati mezzi di prova e il collegio se li ritiene indispensabili li dispone d’ufficio, talché le spese saranno sostenute dall’Amministrazione. Dagli ultimi dati forniti dall’Instituto Nacional[49], in relazione all’anno 2007, emerge infatti che il ricorso alle consulenze tecniche è minimo: 626 consulenze tecniche disposte d’ufficio, 7 richieste dal consumatore, 7 dal professionista e 5 da entrambe le parti a fronte di 18.653 controversie definite con lodo.

12. Il lodo.

In riferimento al lodo arbitrale il Reale Decreto 231/2008 non ha introdotto un diverso regime giuridico rispetto al regime previsto dalla legge generale sull’arbitrato 60/2003, alla quale rinvia espressamente; l’unica differenza è data dal fatto che nell’arbitrato di consumo vige la regola che gli arbitri decidono secondo equità, salvo che le parti stabiliscano che la controversia sia decisa secondo le norme di diritto (art. 33.1 RD).

Il nuovo regolamento in materia di arbitrato di consumo si limita a stabilire che il lodo arbitrale deve essere pronunciato nel termine di sei mesi dal giorno successivo alla dichiarazione di inizio del procedimento arbitrale[50], questo termine potrà essere prorogato dall’organo arbitrale con decisione motivata, se le parti non hanno disposto altrimenti, e in ogni caso per un periodo non superiore a due mesi. Il decorso del termine è sospeso quando sia stata proposta istanza di ricusazione o quando le parti abbiano avviato il tentativo di mediazione ai sensi dell’art. 38 RD.

Il lodo è deliberato a maggioranza di voti, e in mancanza di accordo della maggioranza (come nel caso di astensione di uno degli arbitri) deciderà il Presidente del Collegio Arbitrale (art. 47 R.D).

Quanto alla forma e ai requisiti del lodo il regolamento richiama la Ley de Arbitraje 60/2003. Riguardo il contenuto detta legge dispone che il lodo deve essere redatto per iscritto[51] e deve contenere: il luogo e la data in cui è stato emesso; l’indicazione delle parti e degli arbitri; l’esposizione della controversia; l’esposizione sommaria dei motivi della decisione, tranne in caso di lodo conciliatorio; l’indicazione del voto espresso dalla maggioranza dagli arbitri e dell’eventuale voto dissenziente; la sottoscrizione degli arbitri. Se l’organo è composto da più di un arbitro, la sottoscrizione della maggioranza o del presidente è sufficiente, se accompagnata dalla esposizione delle ragioni della mancanza della sottoscrizione degli altri arbitri.

Il lodo arbitrale deve essere motivato. Devono essere pertanto esposti brevemente i motivi che hanno portato l’organo arbitrale all’adozione di quella determinata decisione[52]. Qualora il lodo non contenga l’esplicazione delle ragioni o sia insufficiente sarà possibile impugnarlo per nullità.

Infine, è da rilevare che, data la gratuità dell’arbitrato di consumo scaturente dal suo carattere istituzionale, il lodo non stabilisce nulla circa il pagamento delle spese amministrative e dell’onorario degli arbitri, così come non stabilisce a carico della parte soccombente il rimborso a favore dell’altra parte degli onorari di difesa, in quanto nel procedimento arbitrale di consumo le parti stanno in giudizio personalmente e l’assistenza del difensore è facoltativa, di conseguenza le spese saranno sostenute della parte che decida di avvalersene. Il lodo dispone invece – nei termini sopra esposti – in ordine alle eventuali spese di assunzione dei mezzi di prova.

13. Il lodo conciliatorio.

Il regolamento stabilisce inoltre che l’organo arbitrale pronuncia il lodo senza deliberare sul merito della questione: 1) quando il reclamante non specifica la pretesa o non fornisce gli elementi indispensabili per la cognizione dell’oggetto della controversia; 2) quando le parti decidono di porre termine al procedimento arbitrale; c) quando l’organo arbitrale appura che la prosecuzione del procedimento è impossibile (art. 48.3).

É altresì previsto che l’organo arbitrale possa pronunciare lodo conciliatorio[53]. Ovvero, se nel corso del procedimento arbitrale il consumatore e il professionista raggiungono un accordo che ponga fine, anche parzialmente, alla controversia, l’organo arbitrale dichiara estinto il procedimento in relazione alla controversia, o alle questioni risolte, e se non ravvisa ragioni per opporsi all’accordo – come ad esempio potrebbe avvenire nel caso di accordi vietati dalla legge o di accordi in pregiudizio dei diritti dei terzi[54] – emette il lodo recependo il contenuto dell’accordo transattivo delle parti (art.48.2)[55]. Il lodo conciliatorio deve essere pronunciato entro il termine di quindici giorni dalla realizzazione dell’accordo tra le parti (art. 49 RD).

L’accordo trasfuso nel lodo ha gli stessi effetti del lodo arbitrale. La legge sull’arbitrato – alla quale si rinvia per la disciplina degli effetti – dispone infatti che il lodo conciliatorio ha la stessa efficacia del lodo pronunciato sul merito della controversia[56]. Ne discende che il lodo conciliatorio, al pari del lodo imposto dall’organo arbitrale, ferma restando la possibilità di impugnazione tramite l’azione di revocazione o annullamento, produce tra le parti effetti di cosa giudicata.

14. Le impugnazioni: l’azione di annullamento del lodo arbitrale e il giudizio di revocazione.

Il lodo pronunciato dall’organo arbitrale non ha un secondo grado di merito. L’arbitrato di consumo è infatti un giudizio in unico grado; e il lodo, sin dal momento della sua emissione, acquista tra le parti autorità di cosa giudicata[57].

Contro il lodo è possibile esperire davanti ai giudici ordinari l’azione di annullamento del lodo o l’azione di revocazione ai sensi dell’art. 510 del codice di procedura civile (Ley de Enjuiciamiento Civil).            

L’azione di annullamento del lodo non è finalizzata ad un riesame del merito del lodo e alla pronuncia di un nuovo lodo, ma è volta a controllare la validità del lodo, che dipende dalla regolarità formale del presupposto, dello svolgimento e della conclusione dello stesso giudizio arbitrale; se l’azione è accolta è dichiarata la nullità (talora parziale) del lodo. In ragione poi dei motivi sottostanti all’annullamento dello stesso, la risoluzione della lite di consumo potrà essere sottoposta ad un nuovo procedimento arbitrale di consumo o alla via giudiziale.

Giudice competente per l’azione di annullamento è il Tribunale Supremo del luogo nel cui distretto è la sede dell’arbitrato[58] e il termine di impugnazione è di due mesi dalla notificazione del lodo o dalla scadenza del termine per pronunciare il lodo.

L’azione è ammissibile soltanto sul fondamento di specifici motivi, tassativamente elencati dall’art. 41 della legge generale sull’arbitrato 60/2003. Detto articolo dispone infatti che il lodo potrà essere annullato: 1) se la convenzione di arbitrato è nulla o inesistente[59]; 2) se non è stata debitamente notificata la nomina degli arbitri o se non sono stati notificati gli adempimenti arbitrali o quando la parte non ha potuto, per qualche altra ragione, far valere i suoi diritti; 3) se gli arbitri hanno deciso su questioni non sottoposte alla loro decisione o che anche se sottoposte non erano suscettibili di arbitrato, sempre che le stesse non appaiono inscindibilmente legate alla questione principale; 4) se nella nomina degli arbitri o nel procedimento arbitrale non sono stato osservate le forme procedurali prescritte dalla convenzione di arbitrato o dalla legge; 5) se il lodo è contrario all’ordine pubblico[60].

La contrarietà all’ordine pubblico rappresenta il motivo di nullità del lodo più delicato, e anche quello più controverso[61]. Ciò discende dal fatto che l’ordine pubblico, inteso come l’insieme delle norme di un sistema giuridico irrinunciabile dalle parti[62], è una nozione giuridica dai contorni piuttosto imprecisi. Nondimeno, la giurisprudenza spagnola ha contribuito a determinare con maggiore precisione il contenuto della nozione di ordine pubblico, e quando esso sia in concreto violato dalla decisione arbitrale. In particolare, ha specificato che la contrarietà all’ordine pubblico non può spingersi fino a sindacare il ragionamento giuridico o secondo equità degli arbitri, poiché in tal modo si renderebbe possibile la sostituzione dei parametri di giudizio adottati dall’arbitro con quelli dei giudici ordinari, con la conseguenza che l’impugnazione del lodo diverrebbe un mezzo di gravame[63]. Secondo la lettura fornita dalla giurisprudenza, il limite dell’ordine pubblico si fonda sull’osservanza delle norme costituzionali. Sicché, l’impugnazione per violazione dell’ordine pubblico è possibile soltanto per violazione dei diritti fondamentali e delle libertà garantite costituzionalmente; così nel caso di violazione del principio del contraddittorio o di uguaglianza delle parti, o nel caso di prove illecite conseguite mediante lesione di diritti o libertà fondamentali, o nel caso di mancata motivazione del lodo, che comporta violazione del diritto di difesa della parte. 

Il lodo arbitrale può inoltre, come disposto dall’art. 43 LA, essere soggetto al giudizio di revocazione, come disciplinato dal codice di procedura civile spagnolo in riferimento alle sentenze passate in giudicato. I motivi della revocazione sono indicati nell’art. 510 LEC e sono: 1. Se dopo la sentenza sono stati trovati documenti decisivi che la parte non aveva potuto produrre per causa di forza maggiore o per fatto della parte in favore di cui è stata pronunciata la sentenza; 2. Se ci sono state ricadute a causa di documenti che al tempo del giudizio una delle parti ignorava essere state dichiarate false in un processo penale, o dichiarate tali dopo la sentenza; 3. Se ci sono state ricadute a causa di prove per testimoni o di consulenze tecniche, e i testimoni o i consulenti tecnici sono stati condannati per falsa testimonianza; 4. Se la sentenza è l’effetto di corruzione, violenza o inganno. La revocazione del può proporsi entro il termine di cinque anni dalla notifica del lodo, purchè  non siano trascorsi più di tre mesi dal giorno della scoperta dei documenti, della corruzione, della violenza o inganno, o dalla dichiarazione della falsità.

14.1. Segue. L’annulamento del lodo a causa di clausola compromissoria abusiva e la sentenza Mostaza Claro.

In merito alla impugnazione del lodo a causa di nullità dell’accordo arbitrale, si rendono opportuna una notazione scaturente dalla nota sentenza della Corte di Giustizia del 2006 nel caso Mostaza Claro[64].

Questa la vicenda: l’Audiencia Provincial di Madrid (Corte d’Appello) aveva proposto, nell’ambito di una controversia relativa alla validità di una clausola compromissoria contenuta in contratto di abbonamento ad una linea di telefonia mobile[65], domanda di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea in merito all’interpretazione della direttiva 93/13/CEE, concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, in particolare aveva chiesto se la tutela predisposta al consumatore dalla direttiva permettesse o meno al giudice d’impugnazione del lodo di dichiarare la nullità dello stesso in presenza di una clausola arbitrale anche quando il consumatore non avesse fatto valere l’invalidità della clausola nel corso del procedimento arbitrale, ma solo nel giudizio di impugnazione, incorrendo in una decadenza processuale.

La direttiva 93/13 individua come abusive anche le clausole che hanno per oggetto o per effetto di «sopprimere o limitare l’esercizio di azioni legali o vie di ricorso del consumatore, in particolare obbligando il consumatore a rivolgersi esclusivamente a una giurisdizione di arbitrato non disciplinata da disposizioni giuridiche, limitando indebitamente i mezzi di prova a disposizione del consumatore o imponendogli un onere della prova che, ai sensi della legislazione applicabile, incomberebbe a un’altra parte del contratto». Il legislatore spagnolo nel recepire detta direttiva – con la legge n. 7/1998 che ha modificato la legge generale 26/1984 relativa alla tutela dei consumatori – ha stabilito che si considerano abusive «le clausole che stabiliscono l’assoggettamento ad arbitrati diversi dall’arbitrato di consumo, a meno che si tratti di organi arbitrali istituiti da disposizioni legislative per un settore o ambito specifico».

Nel caso Mostaza Claro, concernente la nullità di una clausola che prevedeva che la sottoposizione della controversia ad un arbitrato diverso dall’arbitrato di consumo, la Corte ha chiarito che la direttiva 93/13 deve essere interpretata nel senso che un giudice nazionale chiamato a pronunciarsi sull’impugnazione di un lodo arbitrale, reso in una lite tra un consumatore e un professionista, deve accertare la nullità della convenzione arbitrale ed annullare il lodo, nel caso ritenga che tale accordo contenga una clausola abusiva. Ciò anche se il consumatore non abbia invocato tale nullità nell’ambito del procedimento arbitrale ma solo in quello per l’impugnazione del lodo, e tale attività è preclusa dal diritto processuale nazionale[66].

Ora, anche in relazione all’arbitrato di consumo – ove non si configura un problema di vessatorietà della clausola sottostante – la pronuncia della Corte ha delle ricadute, poiché implica che nel caso di una convezione di arbitrato di consumo nulla o inesistente[67] il giudice, in sede di azione di annullamento del lodo potrà rilevare d’ufficio la nullità della stessa, anche se non eccepita nel procedimento arbitrale.

15. L‘esecuzione del lodo

Come disposto dall’art. 1 del Real Decreto 231/2008 il lodo emesso a seguito di arbitrato di consumo è vincolante ed esecutivo per entrambe le parti. Il lodo costituisce titolo esecutivo, e una volta notificato alle parti è già titolo sufficiente per l’esecuzione; sicché se non è volontariamente adempiuto entro il termine stabilito, potrà darsi avvio alla procedura di esecuzione forzata nelle forme previste dal codice di procedura civile spagnolo. L’esecuzione può essere intrapresa anche se contro il lodo sia stata proposta azione di annullamento, l’esecutato però potrà chiedere in tal caso la sospensione dell’esecuzione laddove offra una cauzione pari al valore della condanna più i danni e pregiudizi che possono derivare dal ritardo nell’esecuzione del lodo (art. 45.2 LA).

In ordine al procedimento di esecuzione forzata del lodo l’art. 8 n. 4 della legge 60/2003 sull’arbitrato stabilisce che «Il tribunale di primo grado del luogo in cui è stato pronunciato il lodo è competente per decidere sulla sua esecuzione forzata ai sensi dell’art. 545, comma 2, del codice di procedura civile», e l’art. 44 della stessa legge dispone poi che «L’esecuzione forzata dei lodo arbitrali è disciplinata dalle disposizioni del codice di procedura civile del presente titolo».

È da rilevare che la Corte di Giustizia Europea nel caso Asturcom[68], in occasione della questione pregiudiziale sottoposta dal Tribunale di primo grado di Bilbao, nell’ambito di un ricorso per l’esecuzione forzata di un lodo, e concernente una clausola compromissoria che sottoponeva ogni controversia all’arbitrato dell’Asociacion Europea de Arbitraje de Derecho y Equidad, ha chiarito che anche in sede di esecuzione forzata di un lodo arbitrale che ha acquisito autorità di cosa giudicata, emesso in assenza del consumatore, il giudice è tenuto, dal momento in cui dispone degli elementi di diritto e di fatto necessari a tal fine, a valutare d’ufficio il carattere abusivo della clausola compromissoria contenuta in un contratto stipulato tra un consumatore e un professionista, qualora secondo le norme procedurali nazionali, egli possa procedere a tale valutazione nell’ambito di ricorsi analoghi di natura interna.

Il principio stabilito dalla Corte implica in relazione all’arbitrato di consumo che, anche in sede di esecuzione del lodo, il giudice chiamato a pronunciarsi sull’istanza forzata del lodo può esaminare d’ufficio la questione della nullità della convenzione arbitrale e, di conseguenza annullare il lodo qualora ritenga che la convenzione sia nulla.

L’arbitrato di consumo: i dati statistici.

Dall’esame degli ultimi dati forniti dall’Instuto Nacional de Consumo, relativi al 2007, si delinea  in maniera chiara l’esito positivo del Sistema Arbitral de Consumo.

Nel 2007 sono state presentate presso le Giunte Arbitrali di consumo (71 in totale) 61.759 domande di arbitrato con un aumento del 9,35% rispetto al 2006, di cui 57.793 sono state definite, ovvero il 93,58 %.

In particolare dai dati del 2007 risulta che:

la parte più rilevante delle domande di arbitrato presentate dai consumatori riguarda casi di controversie relative alle telecomunicazioni, che includono sia i servizi di telefonia mobile e fissa che linee Internet (48,9 %), seguono le controversie relative agli autoveicoli (5,7%,), elettrodomestici (4,4 %), pulitintorie (4,4%); informatica (4,2%), agenzie viaggi (2,6%), mobili (2,4); gas (2,1%); abbigliamento (1,7).

il 90% dei lodi è pronunciato dopo meno di tre mesi dalla nomina del collegio arbitrale;

– lo scarso valore economico delle controversia: si va dagli 89 euro a un massimo di 120.000 euro nelle Giunte autonomiche (la Giunta dei Paesi Baschi ha il valore medio più elevato dei reclami), nelle Giunte provinciali si va dai 200 euro ai 2.220 euro, nelle Giunte municipali si va dai129 euro ai 4.200 euro;

sono state disposte d’ufficio 626 consulenze tecniche, 7 sono state richieste dai consumatori, 7 dai professionisti e 5 da entrambe le parti, la cui spesa oscilla tra i 37 euro e i 1.160 euro;

– sono stati emessi 18.653 lodi, la maggior parte pronunciati secondo equità (93,8%).

In riferimento al 2006 sono state presentate 59.025 istanze: 17.425 sono state archiviate per mancata accettazione del professionista; 32.696 (il 57,89%) sono state risolte con lodo (17.089) o mediante mediazione (15.607), 8.904 non ammesse.


[1] Art. 24 CE «Todas las personas tienen derecho a obtener la tutela efectiva de los jueces y tribunales en el ejercicio de sus derechos e intereses legítimos, sin que, en ningún caso, pueda producirse indefensión».

[2] Sulla precedente disciplina dell’arbitrato di consumo, ÁLVAREZ *****************ÁN P., Il sistema arbitrale di consumo nell’ordinamento giuridico spagnolo, in Riv. dir. proc., 1998, 1103 ss.

[3] In questi termini ***************, El nuevo proceso arbitral de consumo (con especial atención al desarrollado ante la Junta Arbitral de *********), in Comentarios al régimen municipal especial de *********. ***** (dir. Betancor), Ed. *******-Civitas, *********** 2008, 563 ss.

[4] L’art. 34 RD nel disciplinare la presentazione della domanda di arbitrato si riferisce esclusivamente ai consumatori e agli utenti quali soggetti che possono presentare l’istanza di arbitrato.

[5] L’art 5.1 dispone: «Las Juntas Arbitrales de Consumo son órganos administrativos de gestión del arbitraje institucional de consumo y prestan servicios de carácter tecnico, administrativo y de secretería, tanto a las partes como a los árbitros».

[6] Art. 58.1 LGDCU «La sumisión de las partes al Sistema Arbitral del Consumo será voluntaria y deberá constar expresamente, por escrito, por medios electrónicos o en cualquier otra forma admitida legalmente que permita tener constancia del acuerdo».

[7] Per l’arbitrato ordinario vige invece la regola generale contraria: la controversia è risolta secondo diritto salvo che le parti chiedano che sia decisa secondo equità (art. 34 Ley de Arbitraje)

[8] Il RD 231/2008 non contiene le definizioni di consumatore e professionista, per cui si fa riferimento alle nozioni  contenute nella Ley General de consumidores y usuarios 26/1984. Ai sensi dell’art. 3 «Son consumidores y usuarios las personas fisicas o juridicas que actúan en un ámbito ajeno a una actividad empresarial o profesional» e dell’art. 4 «Se considera empresario a toda persona fisica o jurídica que actúa en el marco de su actividad empresarial o profesional, ya sea pública o privada». Le nozioni utilizzate dal legislatore spagnolo coincidono con quelle del nostro legislatore, con l’unica differenza che secondo la definizione data dall’art. 3 del codice del consumo per consumatore si intende solo «la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale svolta» e non anche la persona giuridica. Nella normativa spagnola la persona giuridica riveste la qualità di consumatore laddove non abbia per oggetto e non realizzi di fatto un’attività di produzione o commercializzazione di beni o servizi per il mercato, deve quindi trattarsi di una persona giuridica senza scopo di lucro.

[9] Art. 2.1 RD «Unicamente podrán ser objeto de arbitraje de consumo los conflictos que versen sobre materias de libre disposición de las partes conforme a derecho. 2. No obstante lo previsto en el apartado anterior, no podràn ser objeto de arbitraje de consumo los conflictos que versen sobre intoxicación, lesión, muerte o aquellos en que existan indicios racionales de delitto, incluida la responsabilidaa por daños y perjucios directamente….».

[10] Sull’arbitrato collettivo, ***************, El nuevo proceso arbitral de consumo, cit., 563 ss.; DOMÍNGUEZ ********, El arbitraje colectivo, in Mediaciòn y arbitraje de consumo. Una perspectiva española europea y comparada, *******************-************-***************, ****************, 2010, 149 ss; MARCOS FRANCISCO D., Es posible la tutela de intereses  colectivos y difusos en el arbitraje de consumo?, in Rev. Bol. Derecho, n. 11, 2011. Sulle azioni collettive a tutela dei consumatori nell’ordinamento spagnolo mi permetto di rinviare a DI ********, Le azioni collettive in Spagna alla luce della riforma processuale del 2000, in Annali del Seminario Giuridico, VII, Milano, 2007, 151 ss.

[11] Art. 7.2 RD.

[12] La Spagna è amministrativamente suddivisa in 17 Comunità Autonome, ulteriormente suddivise in 50 province: Andalusia, *******, Asturie, Baleari, Canarie, Cantabria, Castiglia-La Mancia, ********* e León, Catalogna, Comunità **********, Estremadura, Galizia, La Rioja, Madrid, Murcia, ******* e Paesi Baschi.

[13]  Al riguardo, *********************, La nueva regulación del arbitraje de consumo: el Real Decreto 231/2008. Objeto, ámbito de aplicación y organización del sistema arbitral de consumo, in Resolución de conflictos en materia de consumo: proceso y arbitraje, (Coord. GONZÁLEZ PILLADO E.), Madrid, 2010, 201, rileva che il conflitto negativo di competenza tra le Juntas Arbitrales ha due possibili soluzioni: da una parte la mancanza di un’apposita norma può essere interpretata nel senso che la Junta indicata competente non potrà sottrarsi alla risoluzione della controversia, pur considerandosi incompetente; dall’altra parte invece può ritenersi che l’eventuale conflitto negativo di competenza debba essere risolto dalla Comisión de las Juntas Arbitrales de Consumo, alla quale spetta il compito di stabilire criteri omogenei tra le diverse Juntas Arbitrales.

[14] In tal modo si limita la discrezionalità del presidente della Giunta nella nomina degli arbitri.

[15] Sia la designazione degli arbitri che dei supplenti  avviene a turno.

[16] Tale disposizione non ha incontrato il favore da parte delle associazioni dei consumatori. In particolare, è stato osservato che ciò determinerebbe la trasformazione dell’arbitrato in un reclamo amministrativo. Anche parte della dottrina spagnola ha criticato la novità introdotta dal Real Decreto, cfr. ***********, ***** La nueva regulacion del arbitraje de consumo: el Real Decreto 231/2008 de 15 febrero, in Diario La ley, 2008; MARCOS FRANCISCO, D. Nueva perspectiva del arbitraje de consumo a la luz del Real decreto 231/2008, de 15 febrero, regulador del Sistema Arbitral de Consumo, in Revista General de Derecho Procesal, n. 16, 2008.

[17] La ricorrenza dei due presupposti non implica per il Presidente della Junta Arbitral l’obbligo che la controversia sia decisa da un arbitro unico, tale decisione è comunque una facoltà del Presidente.

[18] Il legislatore non ha specificato quando le parti possono opporsi al conferimento della controversia ad un unico arbitro unico. Secondo taluni l’opposizione può essere formulata sia prima dell’avvio del procedimento arbitrale, nell’istanza di arbitrato presentata dal consumatore o nell’OPASAC del professionista, sia nel momento in cui le parti abbiano conoscenza della decisione in tal senso del Presidente, cioè al momento della notificazione alle stesse circa la designazione dell’arbitro.

[19] Ai sensi dell’art. 17 RD 231/2008 i requisiti di onorabilità e qualificazione sono stabiliti dal Consejo General del Sistema Arbitral de Consumo.

[20] In tal senso, ***********ÍA *****, Los arbitros. El convenio Arbitral, in Resolución de conflictos en materia de consumo: proceso y arbitraje, cit., 217.

[21] Le funzioni della Commissione sono dettagliatamente elencate all’art. 11 RD 231/2008.

[22] La valida formazione del consenso del consumatore è oggetto di particolare attenzione anche da parte del legislatore europeo in quanto riveste un ruolo centrale per garantire la tutela dei diritti del consumatore.

[23] GUTIÉRREZ SANZ M., **************, El sistema arbitral de consumo. Comentarios al Real Decreto 636/1993, de 3 mayo, Aranzadi, 1997.

[24] Sul punto ***********ÍA *****, Los arbitros. El convenio Arbitral, cit., 220 ss.

[25] L’allegato alla direttiva contiene un elenco indicativo delle clausole che possono essere dichiarate abusive. Tra queste, il n. 1 lett. q) annovera le clausole che hanno per oggetto o per effetto di «sopprimere o limitare l’esercizio di azioni legali o vie di ricorso del consumatore, in particolare obbligando il consumatore a rivolgersi esclusivamente a una giurisdizione di arbitrato non disciplinata da disposizioni giuridiche, limitando indebitamente i mezzi di prova a disposizione del consumatore o imponendogli un onere della prova che, ai sensi della legislazione applicabile, incomberebbe a un’altra parte del contratto».

[26] Art. 90 LGDCU «Son, asimismo, abusivas las cláusulas que establezcan: La sumisión a arbitrajes distintos del arbitraje de consumo, salvo que se trate de órganos de arbitraje institucionales creados por normas legales para un sector o un supuesto específico».

[27] Art. 11 Ley de arbitraje 60/2003.

[28] OPASAC è l’acronimo di oferta pública de adhesión al sistema arbitral de consumo.

[29] La gestione del Registro delle imprese aderenti al sistema arbitrale è attribuita all’Istituto Nazionale di Consumo, che insieme alle Giunte arbitrali garantisce l’accesso rapido e gratuito ai consumatori, anche per via informatica (art. 31 RD 231/2008).

[30] ***************, El nuevo proceso arbitral de consumo, cit., rileva che l’arbitrato limitato può scoraggiare il ricorso all’arbitrato di consumo. Il consumatore infatti, prima di avviare il procedimento, deve accertarsi se la controversia rientri nell’ambito della proposta di arbitrato, ricorrendo al Registro delle imprese aderenti al sistema di consumo che costituisce una procedura burocratica. Talune Juntas Arbitrales e la Junta Arbitral Nacional di fatto ostacolano l’adesione limitata al sistema, come emerge dai formulari predisposti che permettono solo limitazioni territoriali (www.consumo-inc.es/arbitraje/interior/ adhesion/adhesion.htm).

[31] Così quando il professionista o l’impresa limita la sua adesione alla Junta arbitral corrispondente all’ambito territoriale ove svolge la sua attività commerciale, o limita il periodo di durata dell’offerta.

[32]  In effetti il Real Decreto distingue tra la presentazione dell’istanza di arbitrato e l’inizio del procedimento, tale distinzione deriva dal fatto che il fondamento dell’arbitrato è il consenso delle parti, pertanto si rende necessario un breve arco tempo per la verifica da parte del Presidente della Giunta arbitrale dell’esistenza di una valida convenzione di arbitrato o per l’accettazione del professionista della proposta di arbitrato del consumatore. Tuttavia, volendo evitare effetti distorsivi ai fini della litispendenza e degli altri effetti è dato rilievo alla data di presentazione dell’istanza, in relazione invece alla decorrenza dei termini per la definizione della controversia si fa riferimento alla dichiarazione del presidente di inizio del procedimento, notificata ad entrambe le parti.

[33] Gli stranieri legalmente residenti in Spagna sono in possesso di un documento denominato Tarjeta de Identidad de Extranjero contenente un numero di identificazione di stranieri (NIE).

[34] In mancanza di espressa manifestazione in tal senso l’arbitrato si celebrerà secondo equità (art. 34. 2 RD 231/2008).

[35] Per rendere più semplice la presentazione della domanda sono forniti dalle Giunte arbitrali dei modelli prestampati.

[36] Tale disposizione risponde pienamente all’obiettivo della normativa di rendere quanto più agevole e semplice il procedimento arbitrale.

[37] Art. 35 RD 231/2008 «****ás de por las causas previstas en el articulo 2, el presidente de la Junta Arbitral podrá acordar la inadmisión de las solicitudes de arbitraje que resulten infudadas y aquellas en las que no se aprecie afectación de los derechos y legitimos intereses económicos de los consumidores o usuarios».

[38]  La decisione sull’ammissibilità dell’istanza di arbitrato pone fine a un procedimento amministrativo.

[39]  Se la convenzione non è ritenuta valida o non è stata precedentemente stipulata il procedimento inizia ugualmente ma è condizionato all’accettazione di arbitrato da parte del professionista. che entro quindici giorni per accettare, termine entro il quale può accettare anche la mediazione e contestare la domanda del consumatore attraverso le allegazioni che ritiene opportune e la richiesta dei mezzi di prova che ritiene necessari. Se trascorrono i quindici giorni senza a risposta, l’istanza verrà archiviata, l’archiviazione verrà comunicata alle parti. Se il reclamato accetta l’arbitrato sarebbe logico che comunichi l’accettazione e che contesti la domanda, in modo tale che il procedimento possa considerarsi iniziato nella data di accettazione

[40] L’art. 46 RD in riferimento alla non comparizione o inattività di entrambe le parti stabilisce che la non comparizione, o l’inattività ingiustificata delle parti in qualunque momento del procedimento arbitrale, compresa la trattazione, non impedisce che venga dettato il lodo, né priva di efficacia le attività svolte, laddove però l’organo arbitrale possa decidere la controversia medianti i fatti allegati e i documenti prodotti dalle parti. Il silenzio, l’inattività o la non comparizione delle parti non implica l’ammissione dei fatti allegati dalla controparte.

[41] La proposizione della domanda riconvenzionale contro il consumatore è stata una questione molto controversa in dottrina nella vigenza del Real Decreto 636/1993 che non contemplava tale possibilità. Tuttavia, i collegi arbitrali  ammettevano la riconvenzione nell’arbitrato di consumo.

[42] L’art. 43 RD ha previsto che l’inammissibilità della domanda riconvenzionale, per mancanza di connessione con la domanda del consumatore o in quanto non rientrante nell’ambito delle materie arbitrabili, è pronunciata dall’organo arbitrale con il lodo che pone fine alla lite.

[43] Critico sul punto ***************, Consideraciones sobre el procedimiento arbitral de consumo: tramite de audiencia, reconvencion, mediacion, acumulacion., in Resolución de conflictos en materia de consumo: proceso y arbitraje, cit., 256 ss.

[44] In senso contrario, *****************, Presente y futuro del arbitraje de consumo: cuarenta y tres cuestiones controvertidas, in Rev. der. Priv., 2006, 40, secondo la quale la domanda riconvenzionale non compromette il carattere unidirezionale, poiché è sempre il consumatore l’unico che che può avviare l’arbitrato di consumo.

[45] Il legislatore consapevole di ciò ha previsto l’eventuale rinvio della trattazione, affinché il consumatore possa preparare la propria difesa, con un conseguente appesantimento del procedimento arbitrale.

[46] In questi termini, cfr. ***************, El nuevo proceso arbitral de consumo, cit., 563 ss.

[47] Art. 29.2 LA «Salvo acuerdo en contrario de las partes, cualquiera de ellas podrá modificar o ampliar su demanda o contestación durante el curso de las actuaciones arbitrales, a menos que los árbitros lo consideren improcedente por razón de la demora con que se hubiere hecho».

[48] La disposizione restrittiva in tema di mezzi di prova disposti d’ufficio è in linea con un modello arbitrale che tende alla razionalizzazione delle spese.

[49] I dati sono visualizzabili sul sito www.consumo-inc.es/Arbitraje/memoria.htm.

[50] Per l’individuazione del dies a quo si rinvia al disposto dell’art. 37 RD 231/2008.

[51] Tale requisito si considera soddisfatto anche mediante l’utilizzo di supporti elettronici o informatici che rendano accessibile la consultazione del lodo.

[52] È possibile visualizzare i lodi nei siti delle Giunte Arbitrali

[53] Il lodo conciliatorio è contemplato anche dalla disciplina generale in materia di arbitrato.

[54] Gli arbitri si limitano a verificare che non via siano limiti oggettivi che impediscono l’omologazione arbitrale dell’accordo, senza entrare nel merito della soluzione raggiunta.

[55] Cfr. ***************, El laudo arbitral: motivaciòn, plazoz y causas de anulaciòn. El laudo conciliatorio, in Resolución de conflictos en materia de consumo: proceso y arbitraje, cit., 274 ss.

[56] Art. 36.2 Ley de Arbitraje: «El laudo se dictará con arreglo a lo dispuesto en el artículo siguiente y tendrá la misma eficacia que cualquier otro laudo dictado sobre el fondo del litigio».

[57] Art. 43 Ley de Arbitraje: «El laudo produce efectos de cosa juzgada y frente a él sólo cabrá ejercitar la acción de anulación y, en su caso, solicitar la revisión conforme a lo establecido en la Ley 1/2000, de 7 de enero, de Enjuiciamiento Civil para las sentencias firmes».

[58] Art. 8.5 Ley de Arbitraje «Para conocer de la acción de anulación del laudo será competente la Sala de lo Civil y de lo Penal del Tribunal Superior de Justicia de la Comunidad Autónoma donde aquél se hubiere dictado».

[59] La sussistenza di questo motivo di nullità va posta in relazione all’art. 24 RD che disciplina la convenzione d’arbitrato, si veda par. 5.

[60] Cfr. art. 58 Ley de Arbitraje.

[61] Sull’argomento, ***************, El laudo arbitral: motivaciòn, plazoz y causas de anulaciòn. El laudo conciliatorio, cit., 291 ss.; Id. Comentarios al art. 41, in Comentarios a la Ley de Arbitraje, Madrid, 2004, 1421 ss.

[62] La Corte di Giustizia Europea ha affermato che «quando un giudice nazionale deve, in base alle proprie norme di diritto processuale nazionale, accogliere un’impugnazione di un lodo arbitrale fondata sulla violazione delle norme nazionali di ordine pubblico, deve ugualmente accogliere un’impugnazione di un lodo arbitrale fondata sulla violazione delle norme comunitarie di tale tipo», cfr. Sentenza 26 ottobre 2006, C-168/05, *************/Centro Móvil Milenium SL; 1 giugno 1999 C-126/97 *********/********.

[63] L’Audiencia Provincial di Madrid (SAP 10 febbraio 2003, JUR 2003/202801) ha osservato che l’ordine pubblico non autorizza a conoscere nel merito la questione oggetto dell’arbitrato, ma solo l’osservanza delle norme costituzionali relative alla partecipazione, allo svolgimento del contraddittorio, al diritto alla prova, senza che possa estendersi alla bontà della argomentazioni giuridiche; l’Audiencia Provincial di ******* (SAP 18 giugno 1998, AC 1998/6082) ha affermato che il controllo giurisdizionale si limita all’attività in procedendo degli arbitri e non all’applicazione delle norme di diritto sostanziale da parte degli arbitri.

[64] Corte Giust., 26 ottobre 2006, C-168/05, Mostaza Claro/Centro Móvil Milenium SL, www.altalex.com.

[65] La sig.ra ************* aveva concluso un contratto di abbonamento ad una linea di telefonia mobile che conteneva una clausola compromissoria, secondo la quale ogni controversia sarebbe stata sottoposta all’arbitrato dell’Asociacion Europea de Arbitraje de Derecho y Equidad. Non avendo rispettato la durata minima dell’abbonamento, la Móvil intraprendeva un procedimento arbitrale. La stessa partecipava all’arbitrato, non invocando la nullità della clausola compromissoria. In seguito a decisione a lei sfavorevole, impugnava il lodo arbitrale davanti l’Audiencia di Madrid, sostenendo che il carattere abusivo della clausola compromissoria comportava la nullità dell’accordo arbitrale. L’Audiencia Provincial di Madrid sottoponeva allora alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale.

[66] Sulle ricadute della sentenza Mostaza Claro nell’ordinamento italiano, da ultimo ********, Tutela giudiziale europea e arbitrato, Bologna, 2010.

[67] In ordine alla nullità della convenzione bisogna far riferimento all’art. 24 RD 231/2008 che disciplina la convenzione di arbitrato di consumo.

[68] Sentenza 6 ottobre 2009, Causa C-40/08 Asturcom Telecomunicaciones SL/******************, di recente ********, Le pronunce Olimpiclub ed Asturcom Telecomunicaciones: verso un ridimensionamento della paventata “crisi del giudicato civile nazionale” nella giurisprudenza della Corte di giustizia, in Riv. dir. proc., 3, 2010, 677 ss.

Di Salvo Cettina

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