Cultura e arte come principi cardine per l’identità europea*

Amura Sofia 15/06/06
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I fattori che ispirano ed impongono ad uno Stato moderno la necessità di avere e attuare con tempismo e con mezzi adeguati una determinata politica estera sono numerosissimi e fra questi pare ormai necessario considerare la cultura come uno dei fattori determinanti.
L’impiego di risorse nel settore culturale rappresenta un vero e proprio investimento perché può dare risultati ben superiori all’entità degli esborsi e recare beneficio al Paese nel suo complesso, non solo in termini di immagine, ma anche di specifici e concreti interessi economici.
La promozione culturale può espletare un ruolo effettivo e determinante nel più vasto contesto delle relazioni internazionali. E’ possibile e lecito pertanto parlare di una vera e propria diplomazia culturale che diventi parte inscindibile della politica estera. La diplomazia culturale serve per aprire nuovi spazi di collaborazione in aree geografiche particolarmente delicate, dove è assolutamente necessario adottare strategie integrate in cui la cultura interagisca con la politica e con il mondo degli affari.
Occorre quindi garantire pluralità e varietà delle voci, dei percorsi, delle soluzioni, mirando a valorizzare all’estero la realtà culturale europea, anche per far conoscere correttamente il modo europeo di affrontare i grandi temi economici, politici e sociali, inclusa la sua ricerca di una diversa cultura politica, più in linea con esigenze di vita e di government della collettività, più attenta a regole e a procedure non più nazionali ma europee e mondiali. Bisogna quindi affidare alla cultura una funzione politica.
Lo straordinario patrimonio culturale e le potenzialità intellettuali che l’Europa può permettersi di proiettare nel mondo diventano uno strumento privilegiato di politica estera, non solo per il valore insostituibile dello scambio culturale come veicolo di contatto e di dialogo, ma anche, e soprattutto, per le ricadute di grande portata sul piano economico, politico e, più in generale, dell’immagine della Comunità europea. Lo stesso Jean Monet[1] disse che se fosse stato possibile ricominciare il processo di integrazione dell’Europa, avrebbe preferito ripartire dalla cultura, piuttosto che dal carbone e dall’acciaio: Monet si era reso conto che quello culturale era il primo e principale collante, capace di facilitare e favorire l’integrazione fra i popoli.
Oggi si impone, quindi, la necessità che la cultura assuma sempre maggiore importanza nel dibattito politico: l’azione di promozione e la sua diffusione necessitano un supporto strategico mirato.
È quindi fondamentale accorgersi del ruolo portante della mediazione culturale allo scopo di attuare e mantenere buoni rapporti con i Paesi extra-europei, così da poter creare o riattivare canali informativi che operino in tutte le direzioni e che consentano una maggiore diffusione e penetrazione di notizie, che siano un punto d’appoggio per l’espansione delle attività di government e di orientamento della coscienza sociale.
Con l’espansione delle relazioni pubbliche internazionali, specialmente con quelle praticate da Organismi di natura pubblica, quali gli Istituti di Cultura, si potrebbero raggiungere gli obiettivi di cooperazione e comprensione fra le varie Nazioni, problemi di ordine sopranazionale che interessano tutta la struttura politico-economica e sociale dei vari Paesi.
Gli Istituti di Cultura sono da sempre l’Istituzione simbolo dell’immagine, della storia, della cultura antica e contemporanea del Paese che rappresentano. Essi sono dunque agenzie di estrema rilevanza, la cui attività influenza la percezione dell’identità e dell’immagine del Paese d’origine, anche nei settori non direttamente connessi con la cultura. Gli Istituti di Cultura possono, quindi, considerarsi un’articolazione su territorio straniero della politica estera dei singoli Stati.
Sono, quindi, il punto fondamentale di raccordo e di propulsione per le linee guida dell’azione diplomatica e ne danno concreta attuazione, agendo in stretta consonanza con le sedi di ambasciate e consolati dei Paesi ospitanti e essendo il canale privilegiato per stabilire e mantenere importanti relazioni internazionali.
Inoltre la caratteristica forma a rete della struttura – network- da la possibilità agli Istituti di avere una linea di politica culturale uniforme in tutto il mondo. Ciò permette una valorizzazione della cultura come patrimonio continuamente in corso di elaborazione e trasformazione, estremamente poliedrico, comprensivo delle più varie forme di espressione dal genio della moda al design, dalla gastronomia alla letteratura, dall’architettura alla musica, dalla ricerca scientifica al teatro e al cinema, patrimonio su cui investire per lo sviluppo complessivo del Paese.
La nuova diplomazia culturale assume caratteri di complessità, considerando l’importante riflesso di questa azione in ambito economico e politico, che sono legati soprattutto al desiderio di promuovere la cultura e l’arte contemporanea in tutte le sue forme.
Per questo è importante pensare linee d’azioni efficaci per la promozione dell’arte giovane, così da sfatare i vecchi stereotipi dei singoli Paesi europei, e sviluppare un’immagine nuova e al passo con i tempi, per unire le diversità all’interno di un progetto di integrazione più ampio, grazie ad un’azione comune; infatti solamente con un’azione strutturale e mirata sarà possibile conseguire il risultato di introdurre la produzione artistica all’interno dei circuiti internazionali, focalizzando in maniera appropriata l’attenzione su di essa.
Pensando la dimensione culturale e la ricerca scientifica come componenti fondamentali della politica estera, si attribuisce agli Istituti di Cultura un ruolo importante e si riconosce implicitamente come l’impiego di risorse in questo settore sia un vero e proprio investimento per il Paese, non solo in termini di immagine, ma anche a livello di specifiche e concrete ricadute sull’economia.
Creare contatti, infatti, significa aprire il varco a relazioni economicamente vantaggiose, suscitare interesse per la cultura, favorire indirettamente il turismo: promuovere una fotografia attuale del proprio Stato: instaurare relazioni nel presente è fare proprio il vantaggio competitivo connesso alla presenza dell’immenso patrimonio artistico e culturale, di cui ogni Paese a suo modo dispone.
Promuovere la conoscenza, attraverso la diplomazia culturale, concorre a rafforzare l’immagine e il ruolo del Paese nel mondo, a consolidare le sue posizioni sui mercati internazionali e a favorire l’apertura scientifica e tecnologica della ricerca, capitalizzando le potenzialità delle comunità di amanti del Paese in questione e di persone originarie del luogo sparse per il mondo.
L’arte e la cultura vengono promosse all’estero dai diversi Paesi seguendo una molteplicità di modelli e adottando una varietà di strumenti di diversa natura: ma un quadro complessivo ed organico di stimolo e valorizzazione risulta più efficace ed incisivo. Per questo si focalizza l’attenzione sull’attività degli Istituti di Cultura non solo come singoli ma come network.
La risorsa strategica si pone nella capacità di formulare un’offerta culturale adeguata e in grado di avvicinare il pubblico straniero alla cultura del Paese d’origine, che si fonda a sua volta su quella di leggere la realtà in cui ciascun Istituto di Cultura è immerso per coglierne i tratti salienti, capacità entrambe che si basano sulla possibilità di avvalersi del contributo di persone, Istituzioni ed Enti diversi. Alle Istituzioni pubbliche viene chiesto di diventare parte di quel processo di cambiamento rapido e continuo attivato dal progresso delle conoscenze, dallo sviluppo di nuove tecnologie, dai processi economici e sociali di globalizzazione.
Infatti la società è entrata in una fase particolarmente delicata: l’ondata di globalizzazione ha creato all’interno della stessa disequilibri che hanno colpito i valori etici, sociali, culturali e politici di quest’ultima provocandone la perdita di essenziali punti di riferimento indispensabili per il suo equilibrio e per la sua identità. La società del nuovo millennio si fa sempre più complessa ed i suoi sistemi interni divengono sempre più specialistici e competitivi, nonché legati da strette e interconnesse relazioni.
Oggi si chiede alle Istituzioni pubbliche di essere depositarie e garanti di alcuni principi e regole fondamentali su cui poggia il «patto sociale» di convivenza civile; ad esse si chiede di esercitare funzioni, poteri e di realizzare interventi che si adattino alle mutevoli esigenze dei diversi soggetti sociali e che diventino stimoli per dare risposte reali e concrete a tali esigenze e non vincoli ed ostacoli alla ricerca di risposte soddisfacenti. Le Istituzione pubbliche di oggi devono essere, dunque, capaci di evolversi in parallelo alla evoluzione dei valori, delle conoscenze e dei comportamenti sociali.
Ecco la necessità di creare in risposta un’identità europea forte: l’Europa è una confederazione di “vecchi” Stati che ha al suo interno molte culture forti, per questo esiste la necessità di un’identità comune, che abbia rispetto delle diversità ma che proponga un’idea nuova di sé.
Questa può diventare così una spinta propulsiva per avvicinare Stati fondatori, non più così convinti del sogno europeo, con Stati che da molto tempo desiderano essere parte attiva di questo ideale, che non può e non deve risolversi unicamente nell’idea di un mercato comune.
Ecco quindi perché la diplomazia culturale e, in particolare, l’oggetto della sua produzione assume rilevante importanza; il mezzo concreto di questa missione può essere l’arte contemporanea.
Essa diviene simbolo dei tempi che stiamo vivendo, essenziale nella percezione e nell’interpretazione dell’immagine di un Paese, o meglio dell’idea di essere Europeo in Europa. L’arte infatti grazie all’immediatezza iconica della sua comunicazione, consente comprensioni e confronti tra culture diverse ben più rapidi di quelli che passano attraverso il linguaggio scritto o parlato.
L’arte contemporanea e le avanguardie artistiche svolgono inoltre la funzione, sperimentando forme e linguaggi diversi e innovativi, di aprire la strada a rappresentazioni o a modificazioni della realtà che potranno tradursi e concretizzarsi in nuovi esiti del design, della moda, della comunicazione pubblicitaria, della produzione materiale e immateriale, migliorando quindi la qualità della vita di tutti i giorni di ciascuno di noi.
Lo stimolo per la ricerca e lo sviluppo dell’arte contemporanea non può che svolgersi attraverso l’incentivo di giovani artisti, che grazie ai loro studi e alle loro idee riescono ad interpretare con sempre maggiore verosimiglianza le sensazioni, i desideri, le inquietudini, le ansie e le certezze del mondo in cui stiamo vivendo.
La tolleranza e il rispetto della diversità culturale, valori cardine dell’essere europei, risulteranno indubbiamente percepibili non dalle opere, in quanto i singoli artisti hanno libero arbitrio nel loro operato, quanto piuttosto nelle modalità innovative della progettazione, ossia attraverso la cooperazione e il multilateralismo in tutte le fasi del progetto culturale, dall’ideazione allo svolgimento.
Per questo la promozione dei giovani artisti diviene quindi una punta di diamante della politica culturale europea: l’Europa vuole avere un posto di primo rilevo non solo nell’universo culturale passato ma anche in quello presente.
Nuovi progetti culturali possono svolgere per questo un ruolo importante nel rispetto delle differenze culturali, l’azione di giovani artisti può farsi portavoce del dialogo e della comunicazione intelligente tra Stati europei, nuovi o vecchi che siano, dando una visione e delle alternative europee a quanto proposto fino ad ora dagli Stati Uniti.
Sono pertanto i giovani la chiave di volta di questo sistema: esiste però una forte disparità all’interno della Comunità europea per ciò che riguarda l’attenzione ed il sostegno dei singoli Stati nei confronti dei giovani artisti; infatti com’è noto, i Paesi Scandinavi investono moltissimo nella promozione dell’arte e della cultura emergente, al contrario alcuni Paesi, fra cui l’Italia, sono ancora molto lontani dalla creazione di un sistema nazionale efficace che sia un vero punto di partenza e d’appoggio nella sfera internazionale per i giovani artisti.
In un disegno di politica estera congiunta si palesa la necessità di appianare questi dislivelli, per dare agli artisti di tutti gli Stati le medesime possibilità ed opportunità di emergere al fine di avere un’offerta europea complessiva varia e poliedrica sulla scena internazionale.
L’Europa, infatti, essendo una delle principali potenze economiche e culturali del pianeta non può ricavarsi un’identità da “Paese di esportazione” per la giovane arte, analogamente a quanto possono fare Paesi economicamente e culturalmente emergenti, in quanto un simile posizionamento sarebbe in stridente contrasto con il resto dello scenario internazionale.
Parlando di “darwismo arbitrario[2] di artisti di determinate nazionalità, è necessario approfondire lo studio di quali possano essere le principali debolezze strutturali che caratterizzano il sistema dell’arte italiano, e per analogia i sistemi degli altri Paesi altrettanto deficienti in materia, per capire quali possano essere le azioni risolutive a livello europeo. Gli spunti di risoluzione sono individuabili presso gli altri Paesi europei, che presi singolarmente, risultano essere “leader” del settore: come ad esempio la Germania, la Francia, l’Inghilterra.
Questi, di contro, hanno presso di loro un sistema forte che incentiva gli artisti e da loro modo di entrare nel sistema internazionale con un forte vantaggio competitivo, dovuto all’esperienza maturata all’interno del loro Paese d’origine e alle relazioni internazionali intessute dai Paesi singolarmente.
Per questo è importante un’analisi che permetta un intervento efficace in modo congiunto, partendo da piccole azioni concrete che appianino il dislivello presente in origine presso i Paesi, in modo da creare delle opportunità comuni a cui gli artisti possano partecipare con le stesse probabilità di riuscita eliminando “le barriere all’entrata” connesse con il sistema di provenienza. 
Detto questo, si evidenziano gli elementi deficitarii del sistema italiano, e dei Paesi con simili mercati, dal punto di vista delle opportunità e della selezione dei giovani artisti.
Queste possono essere riassunte come di seguito[3]:
·         La notevole carenza di spazi espositivi pubblici e privati non profit di qualità;
·         Lo scarso peso del collezionismo istituzionale e imprenditoriale;
·         L’esiguità delle risorse pubbliche disponibili per il sostegno e il finanziamento di progetti, viaggi e residenze;
·         L’arretratezza e l’isolamento della maggior parte delle Istituzioni formative;
·         L’egemonia di una cultura particolaristica che rende molto difficoltosi i tentativi di cooperazione tra più soggetti o Istituzioni per il raggiungimento di obiettivi condivisi anche minimali.
Cerchiamo ora di analizzare uno ad uno i punti di debolezza per comprendere che cosa possa fare l’azione europea in concreto in questo settore per promuovere i giovani artisti.
Gli spazi non profit sono di estrema importanza per la crescita e la sperimentazione di giovani artisti: questi permettono, infatti, agli artisti di operare con una relativa autonomia creativa ed una piena libertà di sperimentazione, senza la preoccupazione immediata del proprio lavoro. L’esistenza di questi spazi presso i Paesi europei considerati importanti nel settore dell’arte contemporanea e nella promozione dei giovani assicura agli artisti la possibilità di completare la propria carriera formativa e professionale a spese degli spazi in questione, inoltre garantisce sull’altro fronte che gli artisti che emergono da questo contesto abbiano già una poetica delineata e definita, e siano capaci di proporsi e qualificarsi davanti ad operatori qualificati del settore, e nel migliore dei casi abbiano già saputo relazionarsi con un contesto internazionale. 
La valenza di questi spazi è quindi connessa al meccanismo di selezione e di certificazione della qualità degli artisti: questi spazi sono, dunque, capaci di eliminare una parte dell’incertezza legata ad esempio all’investimento dello Stato su un’artista mai comparso sulla sfera internazionale.
Per questo l’esistenza di progetti europei mirati alla creazione o al sostentamento nel medio lungo periodo di spazi non profit pubblici a cui gli artisti possano partecipare e prendere parte è di fondamentale importanza: prima di questo potrebbe essere importante poter garantire la mobilità di giovani artisti in sedi diverse da quelle del Paese di origine, benché sia chiaro che questa sia solo una soluzione parziale. 
Per quanto riguarda il collezionismo, non solo in Italia, ma in molti Stati europei dove non è riconosciuto un’importante peso alla cultura i budget sono modesti e disponibili con discontinuità e, inoltre, in un periodo di congiuntura negativa è ancora più difficile trovare ingenti fonti di denaro per un investimento mirato.
Inoltre non è ancora molto diffuso l’uso di collezioni d’arte contemporanea aziendali: queste possono svilupparsi solo in Paesi che abbiano sviluppato una coscienza di responsabilità sociale e intendano l’investimento culturale con una precisa valenza strategica.
Campagne di comunicazione che stimolino l’attenzione su questi temi o eventi di richiamo che mettano in evidenza questi valori possono essere un punto di partenza in questa direzione: se quest’idea della responsabilità passa, come auspicabile, tra i valori cardine della Comunità si spera presto in un passo avanti in questa direzione.
Per ciò che riguarda le azioni divulgative dei singoli artisti, la stessa Comunità europea può, grazie ai nuovi programmi, pensare opportunità per fornire contributi pubblici mirati per coprire i costi di produzione di una mostra all’estero o per finanziare residenze e viaggi di studio. In questo modo si potrebbe sopperire al deficit di alcuni Paesi in questo settore, ad esempio riutilizzando il sistema dei Fondi Strutturali e classificando gli Stati della CE in zone obiettivo, così da sapere dove e come interagire senza un dispendio ineguale di risorse.
Infatti poche esperienze come la realizzazione di progetti all’estero nell’ambito del circuito indipendente o la partecipazione a residenze artistiche di qualità permettono a un giovane artista un reale inserimento nel contesto internazionale. Consci di questo in Germania, in Scandinavia o in Francia, l’invito ad esporre in spazi di ragionevole reputazione comporta con elevata probabilità la possibilità di ricevere un finanziamento da parte dello Stato.
Se i contributi tengono conto di parametri qualitativi connessi all’impatto dell’attività culturale sul territorio, in termini di coinvolgimento, creazione di opportunità formative, risonanza mediatica degli eventi, allora queste risorse non saranno sprecate ma aiuteranno un sistema integrato e complementare a quello pubblico per eccellenza, incoraggiando sempre e comunque competitività e ricerca della qualità al fine di dare la possibilità agli artisti, indipendentemente dalla provenienza, di essere parte attiva del circuito internazionale.
Per ciò che riguarda il problema connesso alla formazione dei giovani artisti presso le accademie, l’azione europea può incentivare la mobilità degli studenti delle stesse, attraverso appositi programmi, ma sicuramente non può andare ad inficiare sull’organizzazione interna delle singole strutture, che si rimettono obbligatoriamente a progetti di riforma da parte dei singoli Stati.
L’ultimo serio fattore di criticità dei Paesi “svantaggiati” è l’esistenza di una dimensione culturale che esalta una concezione fortemente competitiva e individualistica dell’essere artista, precludendo la maggior parte delle opportunità di cooperazione anche quando presentano vantaggi reciproci, favorendo la lotta intestina e la competizione aggressiva senza lasciare spazio ad un disegno di più ampio respiro.
Questo atteggiamento peggiora la condizione di un settore in cui le risorse sono scarse e limita la nascita di iniziative di promozione congiunta in un territorio, o il sostegno collettivo alla realizzazione di progetti curatoriali privi di una finalità commerciale ma utili alla creazione e al consolidamento di relazioni con altri contesti locali di eccellenza: inoltre in seguito a queste disfunzioni del sistema si creano ulteriori deficienze come l’accesso facilitato di alcuni artisti per cause diverse dalla qualità del suo progetto, creando così delle disfunzioni nel processo di selezione ed aumentando l’incertezza del risultato.
È dunque chiaro che il problema della creazione di maggiori opportunità di apertura del sistema verso le piazze internazionali sia una tappa del processo più generale di affermazione di logiche selettive, trasparenti e conformi con un criterio internazionale di qualità: l’Europa può fare qualcosa di concreto per i giovani artisti, agendo con programmi mirati, utilizzando le strutture in modo efficace, riadattando il loro ruolo alle necessità messe in evidenza dall’analisi, per ripensare una strategia di promozione della giovane arte.
Oltre alle soluzioni già suggerite momento per momento potrebbe essere davvero importante che gli Istituti di Cultura, avvalorandosi della fama dovuta al nome e alla funzione istituzionale, presentino con maggiore autorevolezza sulla scena internazionale artisti dello Stato di provenienza, diventando validi trampolini di lancio, sfruttando le sinergie positive dettate dalla presenza sullo stesso territorio di Istituti rappresentanti Stati “leader”nella promozione dei giovani artisti.
La promozione della giovane arte di un Paese è uno strumento efficace come pochi per trasmettere l’identità culturale nei suoi elementi più dinamici di cambiamento. Si tratta quindi di un investimento che, oltre a dare concrete opportunità di affermazione internazionale alle nuove generazioni di artisti contribuisce all’accreditamento del Paese in questione, come luogo culturalmente stimolante, a cui guardare con attenzione.[4]
Per non gettare tutto il lavoro al vento, è necessario specificare che il meccanismo di selezione assume in questo caso una forte valenza per garantire la qualità di quanto proposto: le scelte degli artisti e la distribuzione delle risorse deve, quindi, avvenire necessariamente con criteri chiari e trasparenti.
 
* Testo tratto da: Sofia Amura, La cooperazione culturale europea: un consorzio di Istituti di Cultura per promuovere i giovani,Tesi di laurea in Gestione e innovazione delle organizzazioni culturali e artistiche, 2005
 
1 “Si c’était à refaire, je commencerais par la culture”, Jean Monnet , 1976, Memoires
2 Pier Luigi Sacco, Walter Santagata, Michele Trimarchi, L’arte contemporanea italiana nel mondo, Analisi e strumenti, Skira, Opera DARC
3 ibidem
4 ibidem.
 
 
 

Amura Sofia

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