Criptovalute: transazioni esenti da Iva?

Redazione 25/05/18
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Le criptovalute sono valute digitali basate sulla tecnologia blockchain con cifratura peer-to-peer. Vengono emesse grazie a codici crittografici e un processo di mining.

Le criptovalute vengono utilizzate principalmente come mezzo di scambio per beni e servizi ma anche a scopo speculativo, investendo in piattaforme che permettono lo scambio delle medesime con valute fiat tradizionali come Euro o Dollaro.

Differenze tra le varie criptovalute

Ogni criptovaluta ha caratteristiche che la distingue dalle concorrenti sul mercato. Ogni moneta digitale è legata a un fondatore, progetto, visione e protocollo differente. Si classificano per capitale di mercato, prezzo, e volume.

Nella classifica mondiale troviamo ai primi cinque posti le seguenti cripto in ordine di posizione: Bitcoin, Ethereum, Ripple, Bitcoin Cash, EOS.

Bitcoin è la criptovaluta n°1 del settore. Ha un capitale di mercato di 147 miliardi dollari e un valore di 8.600 dollari. Bitcoin, grazie all’aggiornamento Segwit, può essere utilizzata come moneta fiat. In alcuni paesi, tra cui Giappone, è possibile pagare direttamente in Bitcoin.

Al secondo posto c’è Ethereum con un valore di circa 720$ e capitale da 71 miliardi di dollari.

Ripple occupa il terzo posto con un capitale di mercato di 28 miliardi di dollari. Il valore di Ripple attuale è di 0,72 dollari.

Un’altra moneta digitale degna di nota è quella che occupa il quinto posto: EOS. Grazie al suo sistema di criptaggio permette azzerare i costi sulle transazioni. Al momento è possibile solamente speculare su questa criptomoneta in attesa della sua emissione. Ha un valore di quasi 14$ e un capitale di 11 miliardi di dollari.

Esenzione da Iva sulle criptovalute

Nella sentenza 22 ottobre 2015, causa C264/14 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea riconobbe che le operazioni in Bitcoin costituiscono prestazioni di servizio a titolo oneroso. Più precisamente, nell’articolo 135, paragrafo 1, lettera e), direttiva 2006/112/CE, fu dichiarato che la cessione della criptovaluta in valuta fisica rientra nelle “operazioni relative a divise, banconote e monete con valore liberatorio”, è esente da partita Iva.

Le criptomonete sono considerate una valuta vera e propria e di conseguenza sono sottoposte alle regole Iva del settore. L’articolo 10, comma 1, n.3 Dpr 633/1972 dichiara esenti dall’imposta “le operazioni relative a valute estere aventi corso legale e a crediti in valute estere, eccettuati i biglietti e le monete da collezione e comprese le operazioni di copertura dei rischi di cambio”.

Le mere operazioni di trasferimento di denaro quando non connesse a cessioni di beni e servizi, anche se esenti da Iva, a volte sono state soggette a tassazione. Questo dovuto al fatto che ancora manca una legislazione specifica del settore. L’unico riferimento si ritrova nella sentenza C-264/14.

I possessori di criptovalute seguono con molta attenzione gli sviluppi sul tema imposta. Nonostante manchi ancora una legislazione specifica, le occasioni di investimento continuano a crescere e con esse anche il numero di investitori.

Investire in criptovalute

Per convertire la propria moneta tradizionale, ad esempio Euro, in moneta digitale è possibile affidarsi a siti di “exchange” in cui si inseriscono i dati del proprio conto corrente o carta di credito e si avvia la conversione. Un altro metodo di conversione è dirigersi agli ATM di criptovalute presenti sul territorio nazionale e all’estero, inserire la propria carta di credito, selezionare la moneta che si vuole acquistare ed avviare la conversione.

Per entrambi i metodi di conversione però è necessario possedere un portafogli di monete digitali chiamati “wallet”. Senza questi sarà impossibile effettuare la conversione. Non tutti i wallet sono predisposti ad ospitare le stesse monete digitali. E’ necessario verificare la compatibilità con la moneta che si vuole acquistare prima di registrarsi al servizio.

Investire in criptovalute non è esclusivo della conversione da una moneta tradizionale a una digitale. E’ possibile investire in Ripple e altre cripto grazie a piattaforme di brokeraggio basate nei contratti per differenza (CFD). Tramite le piattaforme di brokeraggio è possibile investire il proprio capitale ricavando percentuali stabilite da contratto. L’investitore non sarà proprietario diretto della moneta digitale escludendo così la necessità di possedere un wallet.

Conclusione

Anche se le criptomonete sono monete digitali, sulla base dell’articolo 10, comma 1, n.3 Dpr 633/1972 le conversioni da e verso monete tradizionali sono esenti da imposte. Nonostante ciò l’agenzia delle entrate sta lottando per l’obbligo a dichiarare reddito il guadagno e la possessione di tali monete.

Tuttavia, una regolamentazione specifica delle imposte sulle criptomonete non è ancora contemplata. In attesa di sviluppi, sempre più utenti investono in tali o convertono la moneta tradizionale in digitale.

 

Redazione

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