Alla ricerca della perfezione ?

Scarica PDF Stampa

L’Italia diventerà una vassalla del Deutsche Mark, ribattezzato Euro, o riceverà l’impulso decisivo per portarsi a livello europeo non solo in campo economico ma anche sociale?” ( 276 –R. Giardina, Biografia del Marco Tedesco- D M Uber Alles, Giunti 1996)

Il concetto di perfezione è rimasto nell’età contemporanea fissato “ come integrità del tutto o rispondente al fine”( Abbagnano), secondo una riduzione operata da S. Tommaso e canonizzata da Kant in termini metafisici di una definizione più ampia di Aristotele che comprendeva un significato non metafisico, quale eccellenza che non può essere sorpassata in cui si esprime un rapporto relativo di una cosa ad un

determinato ordine nell’ essere “perfetto”.

Questo identificare la perfezione con l’assoluto, quindi con la totalità dell’essere (Bergson) o con la teologia di un fine (Kant), riduce e perde per strada l’eccellenza aristotelica la quale introduce una relatività al contesto dell’operare umano anche se questo contiene in sé e non può essere separato dall’aspetto teleologico di un proprio fine.

La perfezione dell’essere si risolve nell’assoluto astratto ed infinito, in un costante presente nel quale l’essenza è un equilibrio simmetrico costante, una omeostasi infinita, al contrario l’eccellenza è una perfezione soggettiva relativa al contesto, essa deriva dal suo rapporto con l’oggetto del momento che si risolve in un divenire evolutivo verso un tendenziale infinito.

In questa ricerca della perfezione vi è un soggettivo con la soddisfazione delle proprie esigenze nel contesto del suo agire e un oggettivo lavorativo teso al cambiamento, alla trasformazione del contesto stesso con finalità teleologiche, il collante sociale viene oggettivizzato nel diritto secondo il modello culturale espresso dal gruppo sociale dominante.

La perfezione lavorativa si esprime tanto nell’eccellenza dell’artigiano che diventa nella produzione industriale e post-industriale dei servizi la ricerca della Qualità Totale, quanto nell’abbattimento dei costi derivanti dagli sprechi (muda) e nel superamento della continua variabilità dei processi ( mura) che sono causa nell’analisi dei flussi di valore di instabilità e incertezza, un pensiero snello (lean thinking) il quale nella propensione al miglioramento continuo diventa una filosofia.

Il flusso del valore è esattamente l’insieme delle attività che contribuiscono a creare quello che il cliente desidera e per cui è disposto a pagare (Antognazza- Fiorillo), la variabilità eccessiva è alla base degli sprechi per un sovraccarico delle risorse questo porta obbligatoriamente prima ad una visione di sistema e solo successivamente all’uso degli strumenti necessari (Secchi).

Gli sprechi possono anche definirsi come “sprechi di conoscenza” che si risolvono, tolti i casi dolosi in quanto finalizzati alla sottrazione di risorse, in una dispersione per la presenza voluta o meno di barriere comunicative, ne consegue una possibile inazione per insufficiente conoscenza o una altrettanta pericolosa auto illusione di capacità decisionale per decisioni prese a sensazione (Pietrobelli).

La ricerca delle eccellenze e la creazione di oasi in cui tali eccellenze dovrebbero svilupparsi, per poi travasarsi nella normalità del quotidiano attraverso l’esempio e l’emulazione è in molti casi uno specchio narcisistico, in altri una copertura dell’inefficienza quotidiana di molte altre realtà, la mancanza delle virtù etiche necessarie impedisce il trasferimento del pensiero e l’emulazione positiva che ci si aspetterebbe si ché le eccellenze si trasformano in fortini assediati in cui richiudersi.

Come ci viene ricordato “la politica è un partner bizzarro dell’economia: da un lato, rappresenta l’essenza della democrazia di cui il libero mercato si nutre; dall’altro, per gli egoismi delle singole parti di cui è portatrice di interessi, porta frequentemente a decisioni ( o a posticipare decisioni fondamentali) che mettono a repentaglio la razionalità dell’economia stessa” ( 5 – G. Verona, Sopravvivenza o crescita? Dal dilemma del manager al dilemma del politico, 3-7, E. & M.-SDA Bocconi, ETAS, 6/2011).

Nell’uomo appare prevalere una “reciprocità indiretta” basata sulla “reputazione” che ci porta alla ricerca delle informazioni sui nostri simili, al fine di costituire gruppi di cooperazione che ci possano aiutare a meglio collocarci nella rete sociale in cui viviamo, questo tuttavia non ci garantisce da eventuali comportamenti egoistici interni che portino allo sfaldamento del gruppo ( Nowak).

L’alternanza di cicli di altruismo ed egoismo causa delle oscillazioni dei sistemi sociali umani, risultano quindi insiti nella specie, tuttavia accanto al sistema repressivo per cui aumentano i costi non cooperativi vi è la necessità e l’importanza di fornire informazioni autorevoli e non manipolate sul reale stato delle cose nonché sulla “reputazione”, ossia sul reale e documentato agire dei singoli o delle associazioni ( Nowak), la scarsa trasparenza, l’opacità e la possibilità e tolleranza di manipolare tali informazioni riducono le future capacità cooperative preparando lo scollamento tanto che la ricerca della perfezionabilità collettiva dell’eccellenza viene a perdersi nella sola possibilità della riduzione al singolo individuo.

 

Bibliografia

  • Temi di Management: Il lean thinking.

    • Lean Supply Chain di A. Antognazza e v. Fiorillo;

    • Il Lean Product Development di A. Pietrobelli;

    • Lean Servica di R. Secchi;

in E. & M. – SDA Bocconi, 49-55, Etas 6/2011;

  • N. Abbagnano. Storia della filosofia, UTET, 1974;

  • N. A Nowak, Perché aiutiamo gli altri, 86-91 in Le Scienze, 529 – settembre 2012.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento