Il dividendo invisibile: come la formazione di qualità sta trasformando le carriere dei professionisti in Italia

Intervista ad Albert Clemente (LeTueLezioni): come la formazione continua mirata e i nuovi formati di apprendimento garantiscono l’occupabilità nel mercato del lavoro italiano.

Redazione 25/11/25
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Il mondo del lavoro sta cambiando più velocemente che mai. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e i processi automatizzati stanno trasformando radicalmente molti lavori. Ciò significa che l’apprendimento non termina più con la fine della scuola o dell’università. Piuttosto, la volontà di impegnarsi nell’apprendimento permanente non è solo una buona idea per i professionisti – soprattutto qui in Italia – ma una vera e propria necessità per la sicurezza e il successo professionale a lungo termine.
In questo stato di costante cambiamento, la cosa più importante è che la formazione continua sia davvero di alta qualità. Non basta semplicemente frequentare un corso qualsiasi; i contenuti e il metodo devono essere adatti alla carriera e offrire un reale valore aggiunto.
Per rispondere esattamente a questa domanda, abbiamo parlato con un esperto del settore: Albert Clemente, Amministratore Delegato di LeTueLezioni.
Esaminiamo come la formazione può migliorare le carriere, quali nuovi formati di apprendimento sono disponibili e come viene garantita la qualità di queste offerte. L’obiettivo è mostrare ai nostri lettori, in quanto professionisti, come possono investire al meglio il loro tempo e denaro limitati nella propria conoscenza.

Indice

1. La necessità di adattamento


Diritto.it:
Sig. Clemente, i professionisti in Italia si trovano ad affrontare un cambiamento costante, soprattutto nel mondo digitale. Quali sono le carenze specifiche di conoscenze e competenze cruciali per una carriera nel mercato del lavoro odierno che identifica più frequentemente tra i professionisti? In che modo programmi di formazione continua come LeTueLezioni di GoStudent possono fornire un supporto rapido e mirato in questo senso?
Albert Clemente:
Identifichiamo principalmente due carenze: la “digital literacy avanzata” e la “soft skill 4.0”. Molti professionisti padroneggiano i loro strumenti di settore, ma spesso mancano di competenze trasversali cruciali, come l’analisi dei dati per decisioni strategiche, il problem-solving complesso in ambienti ibridi e l’efficace gestione di team virtuali.
Programmi come LeTueLezioni sono concepiti per colmare questi gap in modo rapido e mirato. Offriamo sessioni individuali flessibili, spesso fuori dall’orario lavorativo standard, che permettono al professionista di concentrarsi su una lacuna specifica, ad esempio l’apprendimento di un nuovo software CRM o il miglioramento della capacità di negoziazione digitale, garantendo un trasferimento immediato delle competenze sul posto di lavoro. L’approccio one-to-one assicura che l’apprendimento sia immediatamente applicabile al loro contesto professionale.

2. Definizione di formazione di qualità


Diritto.it:
Nel settore EdTech in rapida crescita, la qualità spesso non è chiara all’utente finale. Come definisce la “formazione di qualità” nella sua azienda, soprattutto quando si tratta di adulti con esperienza professionale? Quali criteri sono cruciali nella selezione e nella formazione dei docenti per garantire standard elevati?
Albert Clemente:
Per noi, la formazione di qualità per i professionisti adulti si definisce in base a tre pilastri: Rilevanza, Applicabilità e Flessibilità. Un programma è di qualità se il contenuto è immediatamente rilevante per gli obiettivi di carriera dell’utente, se le competenze acquisite sono applicabili da subito sul lavoro e se il formato rispetta il loro schedule impegnativo.
Nella selezione dei docenti, che chiamiamo tutor, i criteri sono rigorosi: oltre alla qualificazione accademica, che è fondamentale, richiediamo una comprovata esperienza professionale nel campo che insegnano. Questo assicura che possano offrire non solo teoria, ma anche case study ed esempi reali. Inoltre, i nostri tutor seguono un percorso di formazione continua interna focalizzato sulla didattica per adulti (Andragogia) e sull’uso efficace della tecnologia per massimizzare l’interazione e la personalizzazione dell’esperienza di apprendimento online.

3. Personalizzazione ed efficienza


Diritto.it:
Le offerte formative standardizzate sono spesso inefficienti per i professionisti che lavorano e hanno poco tempo a disposizione. Quanto è importante personalizzare il percorso formativo per creare un reale valore aggiunto? Quali approcci tecnologici o didattici utilizzate per adattare l’apprendimento in modo così efficiente e personalizzato agli obiettivi di carriera del discente?
Albert Clemente:
La personalizzazione è l’unico vero valore aggiunto che possiamo offrire ai professionisti. Il tempo è la loro risorsa più scarsa; non possono permettersi di ripassare ciò che già sanno.
Utilizziamo due approcci chiave:

  • Tecnologico (Adaptive Learning): Sulla base di una valutazione iniziale, la nostra piattaforma aiuta a identificare le precise lacune di competenza e a mappare il contenuto del curriculum attorno a queste aree. Ciò riduce i tempi morti e garantisce che ogni minuto della lezione sia produttivo.
  • Didattico (Competency-Based Training): Invece di seguire un programma rigido basato sul tempo, le nostre lezioni one-to-one sono focalizzate sul raggiungimento di specifiche competenze professionali. Il tutor adatta il ritmo, gli esempi e gli esercizi in tempo reale per affrontare le sfide specifiche che il professionista sta affrontando nel suo attuale ruolo.

4. Iniziative e riforme governative


Diritto.it:
L’Italia ha avviato diverse iniziative e riforme per rafforzare la formazione professionale. Come valutate l’efficacia di questi programmi governativi e il sostegno ai professionisti che lavorano? In pratica, queste misure contribuiscono effettivamente ad aumentare la mobilità sociale e le pari opportunità nelle regioni?
Albert Clemente:
Le iniziative come i fondi del PNRR destinati alla formazione 4.0 e le riforme sui Centri per l’Impiego rappresentano un passo fondamentale e un riconoscimento del ruolo centrale della formazione. L’intento di aumentare il livello di competenza nazionale è lodevole.
Tuttavia, l’efficacia pratica è ancora disomogenea. La sfida risiede nella capillarità e nella velocità di erogazione di questi fondi, soprattutto per i singoli professionisti o le piccole realtà. Le nostre piattaforme EdTech possono e dovrebbero agire come un acceleratore. Offrendo un accesso immediato, flessibile e di alta qualità, contribuiamo a rendere queste misure più efficaci, superando i limiti geografici e burocratici che purtroppo ancora ostacolano l’aumento della mobilità sociale, in particolare nelle regioni del Sud Italia.

5. L’istruzione come leva sociale


Diritto.it:
Un’istruzione di qualità è considerata un fattore chiave per la mobilità sociale. Quali effetti macroeconomici osserva quando i professionisti investono specificamente nelle proprie competenze? In che modo gli enti formativi possono contribuire a ridurre le disuguaglianze regionali o sociali nel contesto italiano?
Albert Clemente:
A livello macroeconomico, quando i professionisti investono nelle proprie competenze, osserviamo una diretta correlazione con la produttività del lavoro e, di conseguenza, con un aumento del PIL potenziale. L’investimento in capitale umano porta a innovazione, maggiore competitività aziendale e, in ultima analisi, a una retribuzione media più elevata, rafforzando la classe media qualificata.
Gli enti formativi come il nostro hanno la responsabilità di democratizzare l’accesso all’alta formazione. La nostra natura interamente online e flessibile riduce drasticamente le disuguaglianze regionali. Un professionista in una piccola città del Sud può accedere allo stesso tutor specializzato in intelligenza artificiale di un collega a Milano. Sostenendo programmi di borse di studio o tariffe agevolate in collaborazione con enti locali, possiamo attivamente ridurre le barriere socio-economiche all’apprendimento di qualità.

6. Ritorno sull’investimento (ROI)


Diritto.it:
La formazione continua richiede tempo e denaro. Come possono i professionisti garantire che il loro investimento in formazione produca un ritorno sull’investimento misurabile, ad esempio attraverso aumenti salariali, promozioni o il passaggio a una posizione più qualificata? Quali dati può fornire a riguardo?
Albert Clemente:
Il ROI della formazione continua non è un concetto astratto; è misurabile. Il modo principale per garantirlo è allineare ogni percorso formativo con una specifica esigenza del mercato o un obiettivo di carriera concreto. Se un professionista mira a una promozione a Team Leader, il corso deve vertere su leadership, gestione del budget e feedback efficace, non su competenze generiche.
I nostri dati interni mostrano che i professionisti che completano percorsi formativi mirati su competenze digitali ad alta richiesta (e.g., cloud computing o data science) registrano un aumento salariale medio del 7-12% entro i 18 mesi successivi e un tasso di promozione del 35% superiore rispetto ai colleghi che non hanno investito. Il ROI è garantito quando l’apprendimento è personalizzato, certificabile e in-demand.

7. Trend futuri e capitale strategico


Diritto.it:
Il mercato si sta orientando verso micro-credenziali e apprendimento misto. Quali nuovi formati e approcci didattici ritiene particolarmente rilevanti per la formazione continua dei professionisti nei prossimi anni? Quali consigli strategici darebbe ai nostri lettori riguardo alle loro future decisioni di apprendimento?
Albert Clemente:
Vediamo tre trend dominanti:

  • Micro-credenziali e Stackable Skills: Il professionista non avrà bisogno di un altro master di due anni, ma di badge e certificazioni che attestino competenze specifiche (es. “Specialista in prompt engineering” o “Certificazione ESG”). Questi sono veloci da acquisire e facili da esibire.
  • Blended Learning ad alta intensità: Una combinazione ottimale di lezioni one-to-one online (per la personalizzazione e l’efficienza) e moduli di apprendimento asincrono (per la flessibilità).
  • L’integrazione dell’IA: L’IA non sostituirà il tutor, ma lo potenzierà. Useremo l’IA per simulazioni di scenari professionali, coaching automatico sulle soft skill e per la creazione di contenuti didattici iper-personalizzati in tempo reale.

Il mio consiglio strategico ai lettori è di investire nel “Capitale Strategico”. Non concentratevi solo sulla prossima promozione, ma sulle competenze che non diventeranno obsolete tra cinque anni. Queste includono il pensiero critico, la capacità di apprendere rapidamente e tutte le competenze legate alla gestione dell’informazione complessa e dell’intelligenza artificiale. Rimanete agili e vedete l’apprendimento non come una fase, ma come un continuo operativo.

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