La sentenza n. 86 del 26 giugno 2025 della Corte Costituzionale ha segnato una svolta importante nel panorama giuridico delle associazioni non riconosciute, ampliando le tutele previste per le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori di questi enti. In particolare, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 2941, comma 1, n. 7, del Codice Civile nella parte in cui non contempla la sospensione della prescrizione per le azioni di responsabilità intentate contro gli amministratori di associazioni prive di personalità giuridica, finché questi siano ancora in carica. Il “Formulario commentato del nuovo processo civile – Aggiornato ai correttivi Cartabia e mediazione” di Lucilla Nigro offre un supporto pratico e operativo per affrontare ogni fase del contenzioso civile, acquistabile su Shop Maggioli e su Amazon.
Indice
1. Il caso sottoposto alla Corte Costituzionale
Il caso che ha portato alla decisione della Corte ha avuto origine da un’azione di responsabilità promossa dal commissario liquidatore di un ente che era stato trasformato da associazione non riconosciuta in una società a responsabilità limitata. La causa verteva su presunti illeciti gestionali commessi dagli amministratori tra il 2004 e il 2014. Questi ultimi avevano sollevato l’eccezione di prescrizione, invocando il termine ordinario di dieci anni stabilito dall’art. 18 del Codice Civile. Tuttavia, il Tribunale di Napoli ha sollevato una questione di legittimità costituzionale, evidenziando una disparità di trattamento tra associazioni non riconosciute e altre entità prive di personalità giuridica, come le società di persone, che già beneficiano della sospensione della prescrizione. Il “Formulario commentato del nuovo processo civile – Aggiornato ai correttivi Cartabia e mediazione” di Lucilla Nigro offre un supporto pratico e operativo per affrontare ogni fase del contenzioso civile, acquistabile su Shop Maggioli e su Amazon.
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2. La disparità di trattamento tra enti riconosciuti e non riconosciuti
Nel suo ragionamento, la Corte ha sottolineato che la norma del Codice Civile, che prevede la sospensione della prescrizione per le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori di enti privi di personalità giuridica, risponde alla necessità di tutelare efficacemente gli interessi dell’ente. La difficoltà di rilevare tempestivamente gli illeciti gestionali quando gli amministratori sono ancora in carica giustifica la sospensione del termine di prescrizione. Questa necessità di protezione non dipende dalla personalità giuridica dell’ente, ma dalle specifiche dinamiche interne di controllo che caratterizzano la gestione. La Corte ha ribadito che l’assenza di un controllo adeguato, come quello previsto per i soci nelle società di persone, rende particolarmente difficile per le associazioni non riconosciute individuare e perseguire eventuali illeciti, impedendo loro di esercitare pienamente il diritto di difesa.
3. L’argomentazione della Corte e la dichiarazione di illegittimità
L’orientamento della Corte si è riallacciato alle sentenze n. 322/1998 e n. 262/2015, in cui si estendeva la sospensione della prescrizione alle società di persone. La Corte ha osservato che la personalità giuridica degli enti incide solo sui loro rapporti esterni, ma non sulle dinamiche interne, tra cui la gestione e il controllo degli amministratori. In questo contesto, l’assenza di strumenti di controllo rende ancora più arduo per le associazioni scoprire eventuali illeciti e agire di conseguenza.
Per tali ragioni, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2941 c.c., nella parte in cui non prevede la sospensione della prescrizione per le azioni di responsabilità promosse contro gli amministratori delle associazioni non riconosciute durante il loro mandato. La decisione è stata vista come una correzione di un trattamento disparitario che non trovava giustificazione logica nel sistema normativo.
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4. Le ricadute concrete della sentenza per gli avvocati
Le implicazioni della sentenza n. 86/2025 sono rilevanti anche per la pratica professionale degli avvocati, in particolare quelli che si occupano di diritto associativo e di azioni di responsabilità. Prima della decisione della Corte, gli avvocati che assistevano associazioni non riconosciute in cause di responsabilità si trovavano spesso in difficoltà a causa della mancanza di strumenti giuridici adeguati per proteggere l’ente, soprattutto in casi di illeciti gestionali commessi a lungo termine. Ora, la sospensione della prescrizione offrirà un periodo di tutela maggiore, consentendo alle associazioni di prendere tempo per identificare e contestare gli illeciti senza il rischio che la prescrizione precluda ogni azione legale.
Inoltre, gli avvocati che operano in questo settore dovranno essere pronti a rivedere le proprie strategie di difesa, tenendo conto del fatto che la prescrizione sarà sospesa finché l’amministratore sarà in carica, un aspetto che potrebbe allungare significativamente i tempi delle azioni legali. Sarà necessario anche monitorare con maggiore attenzione le dinamiche interne delle associazioni, per garantire che siano adottate le opportune misure di controllo sugli amministratori.
5. Conclusioni
La sentenza della Corte Costituzionale n. 86/2025 rappresenta un importante passo avanti verso l’equità nella disciplina delle associazioni non riconosciute, garantendo loro una protezione maggiore rispetto alle azioni di responsabilità. L’estensione della sospensione della prescrizione, già applicata ad altri enti privi di personalità giuridica, mira a ridurre le disuguaglianze tra associazioni riconosciute e non, creando un quadro più omogeneo e giusto. Per gli avvocati, questa sentenza comporta una revisione delle strategie legali e una maggiore attenzione alla gestione delle cause di responsabilità, con impatti significativi sulla pratica quotidiana.
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