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Iº
Convegno
“La
professione forense nel terzo millennio”
14
Aprile 2000
Ravenna
La
formazione forense nel terzo millennio
di
Claudio Di Cocco
La
scrittura fa la sua comparsa circa cinquemila anni or sono sotto forma di
ideografica egiziana (geroglifico) e sumerica (cuneiforme). Con la scrittura
comincia la storia, la quale dunque è ormai vecchia (o giovane) cinquanta
secoli.
Il
diritto precede la scrittura e la storia la cui origine viene
convenzionalmente collegata all’apparire della scrittura.
La
scrittura è memoria non più soltanto umana, bensì lignea, litica,
metallica, cartacea.
Il
diritto è largamente memoria: originariamente soltanto umana (su supporto
umano), tramandata oralmente e con l’esempio di generazione in generazione.
Con la scrittura il diritto diviene memoria esterna alla mente umana: memoria
che la mente umana può rintracciare e ricostruire mediante lettura e
interpretazione di ciò che è scritto su supporto non umano.
La
scrittura rivoluzionò la vita associata e il diritto.
Man
mano che la scrittura prese piede, il diritto transitò dalla dimensione
magico-religiosa (nella quale la pronuncia sacramentale della parola e il
compimento rituale del gesto producono miracolosamente e meccanicisticamente
effetti giuridici ex
opere operato: mancipatio,
sponsio, ecc.) alla dimensione
laica e civile (nella quale la parola, in particolare scritta, realizza o
prova la manifestazione di volontà dalla quale si fanno discendere gli
effetti giuridici).
L’invenzione
della stampa a caratteri mobili in lega di piombo e antimonio (Gutenberg, XV
secolo) e la sua diffusione nel corso dei secoli portarono a dimensioni enormi
l’esportazione del diritto dal supporto mnemonico umano (dalla memoria
umana) e da supporti esterni di lentissima riproduzione (i manoscritti) a
supporti esterni a stampa (memoria cartacea) riproducibili velocemente in più
copie.
Questo
fenomeno è oggi al suo massimo rigoglio.
Da
circa quarant’anni, tuttavia, ha preso avvio nella vita associata e nel
diritto una nuova rivoluzione epocale di cui non sempre i giuristi intuiscono
la portata.
Per
lo più non si avverte che l’avvento dell’informatica rappresenta nei
rapporti interpersonali, nel diritto, semplicemente nella storia dell’umanità,
un turning point paragonabile a quello che cinquemila anni or sono si determinò
con l’invenzione della scrittura; né si avverte che, mentre la diffusione
della scrittura e il suo progressivo e pervasivo intreccio con ogni attività
sociale quotidiana si misurano in millenni, la diffusione dell’informatica e
il suo progressivo e pervasivo intreccio con la vita sociale quotidiana si
misureranno in decenni.
La rivoluzione informatica in termini sociali non è ancora compiuta: quando lo sarà, tutto il diritto sarà diritto informatico così come finora, in particolare a partire dalla diffusione della stampa, tutto il diritto è stato diritto scritto (anche quello consuetudinario: trascritto, come è noto, in raccolte ufficiali autorizzate). Come
la scrittura nel corso di cinquanta secoli è divenuta trama essenziale del
tessuto sociale, e quindi oggetto del diritto oltre che sua precipua modalità
espressiva, così l’informatica si avvia a divenire nei prossimi decenni la
nuova trama essenziale di un tessuto sociale destinato a soppiantare quello
sorretto dalla scrittura.
Tutto
il diritto sarà diritto informatico perché, come già la scrittura, così
l’informatica, oltre che modalità espressiva del diritto, diverrà
l’oggetto precipuo del diritto: l’informatica invero sarà costitutiva
della nuova realtà sociale così come la scrittura lo è stata di quella
sviluppatasi durante gli ultimi cinquemila anni.
L’informatica diviene in primis sostitutiva della scrittura, ad substantiam, ad probationem o sotto entrambi i profili, nella formazione di atti giuridici e di contratti, quando l’uso dell’informatica serve ad esprimere e produrre regole giuridiche, prescindendo dai rapporti sociali che queste disciplinano. L’informatica
diviene anche e nello stesso tempo oggetto del diritto, quando i mutamenti
introdotti dall’informatica nei rapporti sociali trovano una risposta
normativa a tali mutamenti.
Quanto
appena riportato è una libera citazione dell’introduzione scritta dal prof.
Enrico Pattaro per una recente
opera a Sua cura, in corso di pubblicazione[1],
dedicata al diritto dell’informatica.
Con
un volo radente che attraversa in poche righe la storia dell’uomo e si
proietta nel prossimo futuro, ecco allora prospettata e descritta una
rivoluzione del diritto, inteso in senso lato, attualmente già visibile, ma
certamente non ancora compiuta e, come rilevato dallo stesso prof. Pattaro,
indubbiamente non percepita e compresa appieno dai soggetti che in quel
‘mondo giuridico’ si trovano oggi a operare.
Sono
numerosi gli ambiti in cui l’informatica e le nuove tecnologie telematiche
si intrecciano con la realtà giuridica e ne determinano, o ne determineranno
a breve, un profondo cambiamento.
Non
mi addentrerò, tuttavia, nella descrizione delle moderne tecnologie
informatiche, del loro rapido sviluppo e delle potenzialità di tali
strumenti, se non per individuare gli ambiti in cui l’informatica
‘incontra’ il diritto e per analizzare l’impatto che l’avvento delle
nuove tecnologie informatiche e telematiche hanno già oggi sulla professione
forense e dovranno avere, a parere di chi scrive, in particolare sui percorsi
e i programmi formativi di chi si accingerà alle professioni forensi nei
prossimi anni.
L’informatica
rappresenta oggi per il professionista legale, ma più in generale per
l’operatore giuridico in genere, innanzitutto una straordinaria risorsa da
utilizzare.
Una
delle attività di base del professionista forense quale la produzione di
documenti attraverso i moderni programmi di scrittura, e dunque la conoscenza
di tali applicazioni, è divenuta in breve tempo di primaria importanza per
gli indubbi vantaggi in termini di tempi e di qualità del risultato e ha già
oggi raggiunto una larga diffusione.
L’attività
che indubbiamente è stata rivoluzionata è quella del reperimento delle fonti
normative e giurisprudenziali, attraverso l’introduzione delle banche di
dati elettroniche: sia off-line,
gli ormai famosi repertori su supporto ottico, sia sempre più on-line,
attraverso collegamenti telematici, in origine dedicati, quale quello al CED,
e oggi possibile attraverso i numerosi siti Internet che forniscono
informazione giuridica.
Se
i due ambiti appena descritti possono essere considerati ‘consolidati’, se
non altro per la loro diffusione, altre applicazioni dell’informatica al
mondo giuridico e alle professioni forensi si stanno rapidamente sviluppando.
Penso alla comunicazione via posta elettronica e allo scambio di
documentazione elettronica, alla gestione amministrativa e contabile
informatizzata degli uffici legali, all’utilizzo di Internet quale luogo di
incontro e straordinario strumento per la circolazione e diffusione delle
informazioni.
Ma
vere e proprie rivoluzioni saranno la (speriamo prossima) introduzione
effettiva (a distanza di oltre 3 anni dalla L. 59/97) della firma digitale,
che potrebbe aprire una nuova era nel ‘traffico giuridico’, alla quale si
affiancano altri ambiziosi progetti, quali il processo telematico, la rete
unitaria nella Pubblica Amministrazione, ecc.
A
questi scenari, se ne aggiungono altri sempre oggetto di studio da parte
dell’informatica giuridica: le possibili applicazioni informatiche al
diritto che comprendono la gestione automatizzata delle procedure giudiziarie
e legislative (legistica e legimatica), la realizzazione di programmi in grado
di fornire consulenze giuridiche (i c.d. sistemi esperti), fino ad arrivare ai
temi, certamente ancora di frontiera, legati all’intelligenza artificiale.
Parallelamente,
si sviluppano le questioni legate
al c.d. diritto dell’informatica, laddove il diritto positivo si deve
occupare dei nuovi beni informatici o delle nuove fattispecie create dallo
sviluppo degli strumenti informatici: sia quindi, come anticipato, quando
l’informatica è oggetto stesso del diritto, sia quando è strumento o
modalità per compiere attività giuridicamente rilevante.
Si
tratta in primis delle questioni
legate ai c.d. nuovi beni informatici: i programmi per elaboratore,
l’hardware, le banche di dati elettroniche, le opere multimediali e gli
argomenti legati al loro inquadramento giuridico, alla loro tutela e alla
disciplina degli atti di disposizione di tali beni.
All’uso
dell’informatica quale sostituto della scrittura in attività tipicamente
giuridiche e produttive di effetti giuridici (documento informatico e firma
digitale) si è già fatto cenno in precedenza.
Altri
temi: la tutela della privacy, vertente sui diritti della personalità, in
particolare sul diritto alla riservatezza e sul diritto all’identità
personale quali si sono configurati proprio a seguito della rivoluzione
informatica; l’informatica nella Pubblica amministrazione e le novità
organizzative che l’informatica sta introducendo (da ultimo, per esempio,
con la recente normativa sul telelavoro); infine, ma non ultime, le nuove
fattispecie penali che il legislatore ha dovuto introdurre a tutela dei beni
informatici e delle persone che, a causa di un uso improprio
dell’informatica, possono venire lese nei loro diritti.
Quelli
presentati non sono che alcuni degli argomenti introdotti dallo sviluppo delle
nuove tecnologie informatiche. L’elenco fatto, lontano dal voler essere
esaustivo, credo però basti a rendere manifesta la dimensione del fenomeno in
atto.
Fenomeno
che nel suo complesso presenta un’ulteriore caratteristica peculiare:
l’internazionalità. Il diritto diviene sempre più diritto transnazionale,
vi è la necessità di superare i confini degli ordinamenti statali e le
barriere linguistiche, necessità imposte in modo evidente dalla natura stessa
dello strumento telematico per eccellenza, Internet, caratterizzato
dall’essere strumento di comunicazione globale.
A
fronte di tali esigenze, ecco allora emergere con chiarezza l’opportunità,
innanzitutto da parte di coloro che sono deputati a formare i giuristi di
domani, di tenere in giusta considerazione lo sviluppo in corso e di dare una
risposta, in termini di offerta didattica, ai futuri professionisti che con la
nuova realtà dovranno confrontarsi.
La
prima necessità è consentire un facile accesso ai moderni strumenti
informatici anche alle categorie forensi, sia nel senso di rendere disponibili
attrezzature e collegamenti telematici adeguati, sia in termini di facilitare
l’approccio stesso alle nuove tecnologie attraverso opportuni interventi
formativi.
Si
tratta di procedere a quella alfabetizzazione informatica su larga scala
oramai fra gli obiettivi primari degli stati dell’Unione, come recentemente
riaffermato nell’incontro avuto a Lisbona dai vari capi di governo europei.
In
secondo luogo, è necessario formare gli operatori giuridici in modo che
abbiano da un lato le conoscenze sufficienti per poter utilizzare
proficuamente le nuove tecnologie informatiche, dall’altro le competenze
specifiche per comprendere le questioni squisitamente giuridiche connesse ai
nuovi strumenti e beni informatici, caratterizzati da un alto livello di
contenuto tecnologico.
Qual
è, allora, l’attuale risposta delle istituzioni e del mondo accademico, in
particolare, a queste nuove esigenze formative.
L’approccio,
in un primo tempo estremamente cauto, si è nel corso di questi anni fatto
sempre più attento ed è andata maturando, anche grazie all’attività
propulsiva della Comunità europea nel settore dell’I.T., la consapevolezza
dell’importanza di tali nuovi temi anche per le professioni forensi.
In
particolare, le questioni legali connesse al mondo di Internet hanno creato un
interesse crescente nei confronti delle nuove tecnologie informatiche anche in
un settore, quale quello giuridico, tradizionalmente ‘diffidente’ nei
confronti dell’innovazione tecnologica.
Ecco
allora crescere l’attenzione per quella disciplina, l’informatica
giuridica, nata nell’ambiente angloamericano alla fine degli anni quaranta e
sviluppatasi pienamente negli anni ’70. Oggi l’informatica giuridica viene
insegnata in diverse università italiane, non solo nelle facoltà di
Giurisprudenza, ed è al centro dell’interesse della comunità scientifica.
Sempre
più numerosi i seminari, gli approfondimenti e anche i corsi universitari
dedicati ai temi del diritto dell’informatica.
Quale
esempio di evoluzione ‘in senso informatico’ del percorso formativo del
giurista cito la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna,
dalla quale il sottoscritto proviene, che ha da diversi anni, già a partire
dalla metà degli anni ’80, avvertito l’esigenza e l’opportunità di
occuparsi dei temi legati all’informatica giuridica e al diritto
dell’informatica.
Proprio
a tale scopo, alla fine del 1986, veniva istituito il Centro
Interdipartimentale di Ricerca in Filosofia del diritto e Informatica
Giuridica, oggi CIRSFID, che vede la partecipazione della Facoltà di
Giurisprudenza, del Dipartimento di Filosofia della Facoltà di Lettere e
Filosofia, del Dipartimento di Matematica della Facoltà di Scienze e del
Dipartimento di Elettronica della Facoltà di Ingegneria.
Attualmente,
tutti le matricole della Facoltà di Giurisprudenza di Bologna sono tenute a
frequentare un modulo di alfabetizzazione informatica, tenuto nell’ambito
del corso obbligatorio del 1º anno di Filosofia del diritto.
Gli
studenti hanno poi la possibilità di seguire il corso di Informatica
giuridica, che comprende lo studio del diritto dell’informatica, e di
accedere ai laboratori informatici che la
Facoltà mette loro a disposizione, in collaborazione con il CIRSFID,
per accedere ai servizi di posta elettronica, di ricerca nelle banche di dati
giuridiche e di accesso a Internet.
Incardinato
presso la stessa Facoltà di Giurisprudenza anche il Dottorato di ricerca in
Informatica Giuridica e diritto dell’informatica.
Altre
università hanno a loro volta avviato, alcune ancor prima di quella
bolognese, analoghe iniziative (la Luiss e La Sapienza di Roma, l’Università
di Camerino e l’Università di Pavia, per citarne alcune).
Emerge
chiaramente, dunque, l’interesse e l’importanza che ai nuovi temi
dell’informatica giuridica e del diritto dell’informatica il mondo
accademico riconosce oggi, nella prospettiva
di garantire al futuro professionista forense le competenze necessarie
per utilizzare proficuamente gli strumenti informatici e per affrontare le
nuove e sempre più importanti questioni giuridiche legate all’I.T.
Ma
dai progetti in cantiere per il prossimo futuro emerge una vera e propria
convergenza su queste materie.
Innanzitutto dallo scenario che la riforma del corso di laurea in
giurisprudenza sembra delineare.
In
questi giorni è infatti al vaglio del MURST l’opportunità di istituire,
nell’ambito del nuovo corso di laurea triennale in giurisprudenza e del
successivo biennio dedicato alla laurea specialistica (si veda in proposito,
da ultimo, il regolamento del Consiglio dei Ministri del 3/11/99), un diploma
per Operatore giuridico-informatico, volto alla creazione di una nuova figura
professionale che coniughi in sé specifiche competenze giuridiche ed
informatiche.
L’Informatica
giuridica, dopo essere stata inserita nel programma d’esame del Concorso per
Uditore giudiziario (D.Lgs. 398/97), entra
anche fra le materie obbligatorie della futura (ma già istituita: v. D.Lgs.
398/99, D.M. Murst 537/99) Scuola di Specializzazione per le professioni
legali (due anni di studio post-laurea, uno comune ed uno dedicato
all’indirizzo giudiziario-forense o all’indirizzo notarile).
Presso l’Università di Bologna si sta anche avviando l’iter per l’attivazione di una Scuola di specializzazione in Informatica Giuridica e Diritto dell’Informazione, questa post-laurea, che vorrebbe formare specialisti nel settore dell’informatica giuridica e del diritto dell’informatica.
A sottolineare la natura transnazionale di molte delle questioni
giuridiche legate alle nuove tecnologie, vi informo di un’ulteriore
iniziativa che si colloca nel solco di quelle appena citate.
Dodici
università europee (tra cui quella di Bologna, per il tramite del CIRSFID)
stanno portando avanti il primo progetto di Master Europeo in Informatica
Giuridica e Diritto delle Nuove Tecnologie (Master Europeo EULISP - European
Legal Informatics Study Programme).
Al Master potranno accedere i laureati europei e gli iscritti potranno frequentare parte del proprio ciclo di studi presso una qualsiasi delle Università aderenti al circuito EULISP, in modo da favorire una reale formazione internazionale. A
tal fine, ognuna delle Università aderenti al progetto attiverà una propria
Scuola di Specializzazione in Informatica Giuridica e Diritto
dell’Informazione caratterizzata da insegnamenti obbligatori comuni a tutte
le Università consorziate e da una serie di ulteriori insegnamenti
liberamente scelti da ciascuna ateneo.
Questo,
in estrema sintesi, il quadro che si sta delineando a livello accademico.
Naturalmente
le medesime tecnologie che creano la necessità di un’adeguata formazione
rappresentano contemporaneamente uno strumento in grado di introdurre nuove
tecniche e metodologie di insegnamento o, comunque, di migliorare e integrare
quelle esistenti (possibilità che
in questa sede per limiti di tempo non affrontiamo).
In
conclusione, le numerose iniziative in corso, alcune già in fase avanzata o
realizzate, testimoniano l’importanza che ai temi oggetto dell’informatica
giuridica e del diritto dell’informatica, e in particolare al loro
insegnamento, viene oggi riconosciuta in ambito nazionale e internazionale.
La
necessità di una formazione giuridica che tenga conto di questi nuove
tematiche è già oggi evidente e sempre più lo sarà nel lavoro quotidiano
di ogni giurista nel prossimo futuro.
Il
professionista non potrà (ma potrei dire non può), quindi, sottrarsi allo
studio e all’approfondimento delle nuove questioni poste sia
dall’intreccio fra informatica e diritto, sia dalla necessità di utilizzare
gli strumenti informatici e telematici nella propria attività.
Necessità
della quale è consapevole sempre più il mondo accademico, ma anche i vari
Ordini e Associazioni professionali. Dovranno quindi essere trovate, con il
contributo innanzitutto proprio di questi ultimi soggetti, tempi e modi per
informare e aggiornare l’operatore giuridico e il professionista forense in
particolare, e per passare da una fase di discussione e informazione a una
vera e propria fase di formazione.
Tale
esigenza dovrà trovare un’efficace risposta perché la professione forense
in Italia possa svilupparsi avvantaggiandosi concretamente dello sviluppo
tecnologico ed essere esercitata, già domani e nel prossimo futuro, in una
posizione di parità rispetto ai colleghi del resto d’Europa.
Claudio Di Cocco Claudio
Di Cocco
E-mail:
dicocco@cirfid.unibo.it
Tel.
051-277228
CIRSFID
– Università di Bologna
Via
Galliera, 3 40126 Bologna
Tel.
051-277211 Fax 051-260782
E-mail:
cirfid@cirfid.unibo.it
[1] Codice di diritto dell’informatica, AA. VV., a cura di Enrico Pattaro, Cedam, Padova, in corso di stampa. |
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