Nella determinazione del compenso al consulente si deve far riferimento al valore concreto della controversia

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Tempi duri per i Consulenti tecnici d’ufficio.

Ed infatti, se il Tribunale di Taranto ha affermato che il C.T.U. che non rispetta il principio del contraddittorio non può essere riconosciuto alcun compenso  poiché la perizia è nulla, il Tribunale di Benevento, in persona del dott. A. Genovese, con l’ordinanza depositata il 4.2.2016  ha, invece, drasticamente ridotto le competenze liquidate al perito.

Si deve premettere che nello svolgimento degli incarichi degli ausiliari del giudice, indipendentemente dalla categoria professionale di appartenenza, non si può far riferimento alle tariffe professionali; infatti le attività dell’ausiliario  vengono svolte nell’interesse generale e costituiscono un munis publicum che non può certo assimilarsi all’esercizio della libera professione.

Questi i fatti.

Nel corso di un giudizio avente per oggetto contratti bancari, viene disposta  la consulenza contabile e, una volta espletata,  viene emesso decreto di liquidazione in favore del C.T.U. per la somma di €. 22.563,45.

La banca, atteso l’elevato importo del compenso liquidato al consulente  impugna il decreto.

Ebbene, il Tribunale di Benevento ha rilevato preliminarmente che nella liquidazione del compenso al C.T.U. è sempre applicabile il criterio delle vacazioni  (ossia gli onorari a tempo), quando gli altri criteri possibili diano luogo, come nel caso de quo, ad una sostanziale discrasia, poiché nella ricostruzione dell’andamento dei conti correnti, l’attività del consulente contabile non varia in base alle somme movimentate sul conto ma a seconda del numero delle operazioni effettuate e della durata del rapporto.

Secondo il giudice nel caso in cui si utilizzi per la determinazione del compenso, il criterio degli scaglioni, si deve far riferimento al valore concreto della controversia, che, nel caso in esame, risulta indeterminato o comunque non superiore a quello risultante dalle ricostruzioni effettuate.

Il Tribunale di Benevento ha, quindi, ritenuto che il compenso dovuto al C.T.U., tenuto conto sia della durata dell’incarico, che del numero di anni in cui si è svolto il rapporto e delle operazioni movimentate può ritenersi equo nella misura pari ad €. 5.000,00=.

Il Giudice esclude in questo caso l’applicazione  della maggiorazione per la particolare complessità, poiché tale non può essere ritenuta la ricostruzione contabile dei rapporti di conto corrente, atteso che, secondo il Tribunale, le controversie in materia di rapporti bancari sono diventate molto frequenti  e oggetto di innumerevoli approfondimenti giurisprudenziali.

Non ha, invece, ritenuto necessario il Tribunale modificare l’imputazione provvisoria delle spese, essendo peraltro prassi che i compensi per la consulenza contabile  vengano poste a carico delle parti in solido, diversamente da quanto è al contrario accaduto nel caso de quo, in cui la parte ricorrente è tenuta al pagamento solo per la metà.

Pertanto, sulla base delle suddette motivazioni il Tribunale di Benevento ha accolto l’opposizione proposta dalla banca e ha revocato il decreto di liquidazione,  riducendo notevolmente il compenso (circa €. 17.000,00=) del C.T.U. per l’attività di consulenza tecnica  espletata nel corso del giudizio.

Sentenza collegata

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Avv. De Luca Maria Teresa

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