Equitalia deve risarcire i danni morali in caso di errore

Redazione 30/09/16
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Se Equitalia commette un grave errore nella riscossione e causa un danno quantificabile da stress e di immagine è costretta a risarcire i danni morali al contribuente. Lo stress e la perdita di immagine derivanti da cartelle esattoriali, ipoteche e pignoramenti illegittimi potrebbero quindi essere rimborsati al cittadino. Lo ricordano la Cassazione e il Tribunale di Teramo, che però stabiliscono dei precisi limiti alla normativa. Vediamo quali.

 

Quando sono risarcibili i danni morali o da stress?

La recente sentenza n. 997/2016 del Tribunale di Teramo, pubblicata il 1° agosto scorso e basata su alcune precedenti sentenze della Cassazione, stabilisce che Equitalia è costretta a pagare al contribuente:

  • i danni morali o da stress (il “danno biologico”) quando si dia prova “che le sofferenze patite si sono sviluppate in una malattia medicalmente accertabile” e hanno dunque causato “una lesione della sua integrità psicofisica”;
  • i danni di immagine quando sia provato “che l’attore abbia subito un danno alla propria immagine personale ed identità”.

 

I danni subiti devono essere quantificabili e dimostrabili

Attenzione, però: un simile orientamento non presuppone l’obbligo di risarcimento ogni volta che il contribuente si ritrova a vivere in una condizione di disagio per aver ricevuto una cartella di Equitalia (magari molto salata) illegittima. Al contrario: i danni subiti per colpa dell’errore dell’agente di riscossione devono essere precisi e quantificabili.

Come stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 12413/2016 del 16 giugno scorso, infatti, il danno morale o da stress (“non patrimoniale”) non può essere risarcito al contribuente “quando inquadrabile nello sconvolgimento della quotidianità della vita”, ovvero nei casi in cui consista di “meri disagi, fastidi, disappunti, ansie e ogni altra espressione di insoddisfazione, costituenti conseguenze non gravi ed insuscettibili di essere monetizzate perché bagatellari”.

Il risarcimento per danni morali, insomma, è possibile ma nella pratica difficile da ottenere: le conseguenze patrimoniali e non addebitabili all’errore di Equitalia devono essere gravi e dimostrabili.

 

La quantificazione del danno patrimoniale

Più facile, invece, dimostrare che si è subito un danno patrimoniale a causa di una notifica illegittima da parte di Equitalia. In questo caso si può ricorrere non solo all’effettiva perdita di somme di denaro, ma anche alla perdita di possibili guadagni futuri.

Nella sentenza del Tribunale di Teramo sopra menzionata, ad esempio, si legge che “il repentino mutamento dei rapporti degli istituti bancari” a danno del contribuente, proprio nel periodo successivo all’illegittima iscrizione ipotecaria, ha certamente “creato un generale decadimento” della sua posizione commerciale.

 

La malafede o colpa grave dell’ente di riscossione

Esiste tuttavia un altro modo per ottenere il risarcimento danni da Equitalia.

Se il contribuente dimostra in tribunale che Equitalia ha agito pur avendo palesemente torto, per malafede o colpa grave, può ottenere il rimborso del danno. Il cittadino, in altre parole, deve provare che Equitalia ha agito nei suoi confronti senza averne il diritto.

Anche questo secondo motivo di denuncia, bisogna rilevare, è piuttosto difficile da dimostrare. Prima di procedere, è quindi consigliabile presentare un ricorso in autotutela all’agente della riscossione e all’ente titolare del credito che spieghi chiaramente le ragioni del’’illegittimità dell’atto.

Sentenza collegata

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