I controlli dei genitori sui figli e il rispetto della privacy

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I rapporti tra genitori e figli sono importanti però a volte potrebbe accadere che i primi, forse per eccesso di protezione, controllino lo smartphone o leggano il diario personale dei secondi.

A questo proposito ci si chiede se si possa trattare di un modo di agire contrario alla privacy.

I genitori hanno il dovere di educare i figli, cercando di correggere i loro errori e impedendo che possano fare del male a se stessi o agli altri.

Lo possono fare attraverso il dialogo e, soprattutto, con l’esempio, ma anche con punizioni, che non si debbano risolvere in umiliazioni o in comportamenti che possano causare sofferenze morali o fisiche.

La linea di demarcazione tra lecito e illecito è molto fragile ed è cambiata nel corso dei tempi.

In passato i periodi rigidi erano contrassegnati dalle cinghiate, che non venivano quasi mai denunciate, mentre oggi la situazione non è la stessa.

Nonostante il codice penale non sia mutato, le norme che puniscono i comportamenti violenti del padre e della madre sono le stesse.

Quello che si evolve è la loro interpretazione e anche il concetto di privacy che assiste il minorenne. Questa è la ragione per la quale il legislatore adotta formule generali e astratte per permettere al giudice di adattare il testo della legge alle situazioni concrete ma anche ai cambiamenti del costume sociale.

Allo scopo di valutare sino a dove un genitore si può spingere nel pedinare, spiare, controllare e punire il figlio ci si deve rifare ai reati previsti dal codice penale e, in secondo luogo, all’interpretazione che di questi ha dato la giurisprudenza.

Indice

  1. I rischi ai quali va incontro un genitore molto severo
  2. Le punizioni inflitte ai figli maggiorenni
  3. E’ possibile per un genitore pedinare o spiare un figlio?

1. I rischi ai quali va incontro un genitore molto severo

I compiti di un genitore comprendono anche il dovere di correggere e punire i figli minorenni.

Deve reprimere i comportamenti sbagliati dei figli per evitare che si possano ripetere.

In caso contrario, padre e madre dovranno risarcire i danni procurati da eventuali illeciti dei figli che non hanno ancora raggiunto la maggiore età, fissata a 18 anni.

Si possono sottrarre una simile responsabilità se dimostrano di avere impartito alla prole una buona educazione, che implica anche il potere e il dovere di punizione.

Le  prove dell’educazione e della punizione rappresentano l’unico modo che i genitori hanno per difendersi in una possibile causa che consegua  ai reati o a altri comportamenti sbagliati del figli.

I comportamenti non possono arrivare a superare determinati limiti che la legge impone.

I reati che possono essere contestati a un genitore troppo severo sono abuso dei mezzi di correzione e maltrattamenti in famiglia.

L’abuso dei mezzi di correzione si caratterizza con il fatto che si agisce con l’intento lecito di punire un errore del figlio ma di averlo fatto in modo esasperato procurandogli molta sofferenza fisica o morale.

Ad esempio il padre che, anziché dare un leggero schiaffo sulla nuca al figlio disobbediente gli cagioni un livido.

L’abuso dei mezzi di correzione è l’abuso di mezzi di solito leciti.

E’ lecito, per punizione, non dare ai figli il dolce, ma non è lecito privarli completamente del cibo.

E’ lecito non farli uscire di casa come punizione ma è illegale tenerli segregati per molto tempo.

La pena per l’abuso dei mezzi di correzione è la reclusione sino a sei mesi.

I maltrattamenti in famiglia consistono in comportamenti che sono sempre illeciti, anche se utilizzati allo scopo di correggere il comportamento dei figli.

A differenza del caso di abuso dei mezzi di correzione, dove non c’è una soglia al di sotto della quale la condotta del genitore si possa considerare lecita.

Il comportamento è reiterato nel tempo, vale a dire, si consuma in più occasioni.

Ad esempio, il genitore che mortifica pubblicamente il figlio, imponendogli di pulire casa e picchiandolo in caso di disobbedienza, utilizzando la violenza fisica e morale.

La pena, in questo caso, è di sicuro più severa e consiste nella reclusione che va da tre a sette anni.


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2. Le punizioni inflitte ai figli maggiorenni

Una volta diventati maggiorenni, i figli diventano responsabili personalmente dei loro comportamenti.

Cessa la responsabilità dei genitori per gli illeciti da loro commessi ma anche il loro dovere di educarli e di punirli.

Un figlio maggiorenne, anche se convive con i genitori e dipende economicamente da loro, non può essere mandato a letto senza cena, o costretto a non uscire con gli amici, oppure pedinato o spiato per prevenire suoi eventuali illeciti.

Secondo la giurisprudenza, pedinare una persona non è illegale a meno che non la si metta in stato di allarme da farla spaventare.

In quel caso scatterebbe il reato di molestie in luogo pubblico.

3. E’ possibile per un genitore pedinare o spiare un figlio?

Il pedinamento a distanza di un figlio è consentito se serve per toglierlo dai guai, come nel caso del rischio di cattive frequentazioni, acquisto di stupefacenti, alcolici e altro.

C’è stato qualche giudice che, per lo stesso motivo, ha ritenuto lecito il comportamento dei genitori che spiano lo smartphone del figlio.

In entrambi i casi ci deve essere un valido motivo.

Il genitore può iniziare a pedinare o a spiare il figlio se dovesse nutrire fondati sospetti e non per semplice curiosità.

La Convenzione sui diritti dell’infanzia approvata nel 1989 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alla quale l’Italia ha aderito, dichiara che nessun minorenne deve subire interferenze nello svolgimento della sua vita privata, neanche da parte dei genitori.

L’esercizio del controllo nella privacy del minorenne deve essere giustificato da un rischio concreto e attuale.

A questo proposito, di recente, il Tribunale di Trieste (Trib. Trieste, sent., 19/01/ 2022 n. 71)  ha condannato per stalking un padre che pedinava la figlia per vedere dove andasse e con chi si accompagnasse.

In nostro ordinamento non tollera una simile invadenza.

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