Quando due coniugi hanno una residenza diversa

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In una famiglia può succedere che il lavoro costringa i coniugi a non vivere nella stessa casa. A questo proposito ci si è chiesti se due persone sposate possono avere residenze diverse.

La legge ha dato risposta affermativa. Siccome si tratta di aspetti diversi, la presenza di due residenze anagrafiche non implica in automatico la violazione dell’obbligo di coabitazione, un dovere imposto dal diritto di famiglia, la quale violazione comporta implicazioni, ad esempio, sull’addebito della separazione.

La residenza indica  il luogo nel quale una persona abita di solito, e assume rilevanza a fini fiscali. In relazione alle tasse, avere residenza diversa ha effetti diversi caso per caso. Spesso, per esigenze di lavoro, succede che in famiglia due persone sposate siano costrette a vivere in città diverse.

Il codice civile impone ai coniugi l’obbligo della coabitazione (art.143 c.c.), però si deve distinguere il dovere dalla possibilità di avere una residenza anagrafica diversa. La coabitazione è un obbligo reciproco che deriva direttamente dal diritto di famiglia, ed è rivolto a valorizzare l’unità familiare intesa come progetto comune di vita, insieme ai doveri di fedeltà, di assistenza morale e materiale e di collaborazione .

Se uno dei coniugi viola l’obbligo di coabitazione, questo potrà essere causa di addebito della separazione, con quello che ne deriva in tema di alimenti e affidamento dei figli.

Per sapere tutto in tema di addebito della separazione leggi “Le tutele legali nelle crisi di famiglia” di Michele Angelo Lupoi.

Il fatto di avere due residenze diverse non implica necessariamente l’assenza di unità familiare. Anzi, questa soluzione potrà essere necessaria e inevitabile per motivi di lavoro e, proprio per assolvere i doveri di collaborazione e contribuzione alla vita familiare che la legge richiede alle persone sposate. Perciò i coniugi possono avere residenze diverse.

Se uno di essi chiede all’anagrafe di spostare la propria residenza, l’ufficiale preposto non può rifiutare la richiesta per il fatto che si tratta di una persona sposata. All’anagrafe compete la verifica dello stato di fatto, accertare che il soggetto abiti in quella casa. Il funzionario dell’anagrafe non potrà mai entrare nel merito della scelta di abitare in case diverse, valutando se questo configuri o non configuri violazione dei doveri matrimoniali.

Egli accerterà esclusivamente la situazione di fatto e registrerà i coniugi in due residenze diverse. La residenza della famiglia assume importanza a fini fiscali. Se i coniugi hanno residenze diverse, si pone la questione di quale va considerata “abitazione principale” per godere delle agevolazioni Imu e Tasi. Queste due imposte non si pagano sulle abitazioni principali, e vengono versate per la seconda casa.

Ai fini tributari, la legge considera “abitazione principale” il luogo nel quale i coniugi hanno la residenza anagrafica e la dimora abituale. Se i coniugi hanno due residenze nello stesso comune, verrà considerata abitazione principale uno dei due immobili, mentre sull’altro andranno pagate regolarmente Imu e Tasi.

La finalità è di evitare elusioni della legge fiscale. I coniugi potrebbero iscrivere due residenze diverse, pagare meno tasse e se si considerassero entrambe abitazioni principali, ci applicherebbero le agevolazioni fiscali.

Se i coniugi hanno due residenze in comuni diversi, è possibile che entrambe le case vengano riconosciute come abitazioni principali. In questo caso non c’è rischio di elusione della legge, perché si presume che uno dei coniugi si sia trasferito in un’altra città per motivi di lavoro. La questione è trattata da una recente sentenza della Cassazione.

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