inserito in Diritto&Diritti nel settembre 2002

Per un’innovazione delle politiche governative: l’E-Government.

di Valerio Sarcone

***

 Il termine e-government, dall’acronimo inglese “e”= electronic e government, letteralmente: governo elettronico, vuole indicare la nuova filosofia gestionale delle politiche pubbliche adottata dalle istituzioni ad esse preposte, caratterizzata dall’utilizzo delle possibilità offerte dall’innovazione tecnologica,  volta a predisporre strumenti tecnico-giuridici in grado di migliorare l’operato delle amministrazioni pubbliche, che possano essere valido supporto per il coinvolgimento e la partecipazione di cittadini e imprese ai processi  di governance, ponendo le basi per futuri modelli innovativi di e-democracy[1].

L’e-government si inserisce nel più generale processo di cambiamento che vede protagoniste le amministrazioni pubbliche e che viene alimentato dalla valorizzazione dei diritti connessi alla necessità di garantire al cittadino una gestione della “cosa pubblica” più rispondente alle effettive e attuali esigenze della collettività, nonché all’affermazione piena dei diritti all’informazione e alla comunicazione nei confronti della collettività stessa, che deve poter essere resa cosciente delle attività dei decisori politici.

Uno degli scopi fondamentali che si prefigge l’e-government è proprio quello di avvicinare i pubblici poteri agli amministrati e passare da un modello organizzativo autoritario ed autoreferenziale dell’apparato governativo, ad uno consensuale e partecipativo che possa rendere i destinatari dei servizi pubblici utenti di amministrazioni efficienti ed efficaci.

Ne deriva che, fine imprescindibile, è quello di migliorare l’operato degli enti pubblici grazie a collegamenti e procedure che consentano una perfetta interoperabilità  tra gli stessi ed un accesso funzionale a tali strutture da parte dei cittadini[2] (per realizzare un’adeguata customer satisfaction) .

L’e-government si basa sull’applicazione dell’information and communication technology (ICT) al diritto che, grazie ad un’opera di rinnovamento giuridico supportata da una puntuale normativa emanata in materia (in  particolare D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445[3]), ha permesso l’osmosi tra concetti tecnici e istituti giurdici.

L’adozione del documento informatico[4] e della firma digitale[5] stanno portando ad una graduale smaterializzazione degli atti aventi valenza giuridica che, unita alla gestione degli archivi basata sulla proceduralizzazione consentita dal protocollo informatico[6], hanno come fine ultimo la realizzazione di quella “teleamministrazione[7]  che consentirà di abbattere le barriere di distanza fisiche e procedurali che si frappongono ai processi di comunicazione ed integrazione tra i vari enti che amministrano la Repubblica italiana e tra quelli deputati, in futuro, ad amministrare l’Unione Europea.

L’e-government rappresenta una visione della pubblica amministrazione omogenea, dove le amministrazioni centrali possano cooperare con gli enti locali sulla base di un modello federato in grado di essere propulsivo per lo sviluppo del Paese oggi e dell’intera Europa domani.

Al fine di coordinare, infatti, l’adozione di strumenti informatici al servizio dell’attività amministrativa e delle politiche pubbliche, il Governo italiano ha varato il piano di azione di e-government[8], che si propone l’implementazione delle seguenti categorie di azioni:

1.      azioni di informatizzazione dirette a migliorare l’efficienza operativa interna delle singole amministrazioni;

2.      azioni dirette ad informatizzare l’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese che spesso implicano un’integrazione tra i diversi servizi di diverse amministrazioni;

3.      azioni dirette a consentire l’accesso telematico degli utilizzatori finali ai servizi della Pubblica amministrazione e alle sue informazioni.

Tale piano rappresenta la programmazione nazionale italiana in materia che fa da riferimento al più ampio progetto denominato “e-Europe, per la Società dell’Informazione”, predisposto dall’Unione Europea nel 1999 e avente la finalità di coordinare, sulla base di un’analisi comparativa, le iniziative dei paesi membri in merito all’informatizzazione della società civile e delle amministrazioni pubbliche[9], al fine di realizzare la cooperazione internazionale della società dell’informazione e di accelerare l’integrazione europea[10].

Viene, quindi, ad affermarsi, su scala europea, il diritto universale di partecipare ad una forma di “cittadinanza telematica”, grazie alla quale sentirsi parte di una società  che fa capo ad amministrazioni che convergono verso una gestione unitaria e funzionale dell’Unione Europea, sempre più orientata a passare da un’unione economico-militare ad una politico-amministrativa.

L’armonizzazione e il coordinamento delle pubbliche amministrazioni dei paesi membri, attraverso l’implementazione dei processi di e-government, rappresentano i prodromi per una presentazione dell’Unione Europea come un soggetto internazionale più definito al resto del mondo, tanto che, prima ancora delle effettive adesioni di nuovi paesi all’Unione stessa, è stato proposto ai futuri partner di prevedere appositi piani di integrazione con i progetti di informatizzazione delle amministrazioni pubbliche e con le campagne di sviluppo della “Società dell’informazione” già avviate dagli organismi comunitari.

Un ruolo chiave gioca, inoltre, l’affermazione di una concezione sempre più federalista della Repubblica italiana, che va ad aggiungersi al resto di numerosi partner europei che, proprio nell’ordinamento federale, pongono le loro radici.

La devoluzione di poteri e competenze amministrative dal centro alle regioni ed agli enti locali, unita alla necessità di realizzare un semplificazione amministrativa ed alla volontà di rendere le autonomie territoriali i soggetti protagonisti della riforma efficientistica dello Stato, fanno da volano per l’adozione di supporti informatici e procedurali capaci di rendere l’interazione centro/periferie più produttiva ed efficace, a tutto vantaggio dell’autonomia delle realtà locali non più vincolate dalla burocratizzazione centripeta.

Anche in questo caso si è dinnanzi al precorrere l’attuazione di una riforma vera e propria, garantendo un “federalismo informatico” in grado di poter fare da prezioso battistrada per l’affermazione, quantomeno, di un regionalismo “forte”[11] che possa favorire l’avvicinamento delle amministrazioni ai cittadini.

Parallelamente, il coinvolgimento diretto dei cittadini ai processi di gestione delle politiche pubbliche, offrendo loro la possibilità di interagire con le amministrazioni pubbliche grazie a mezzi più accessibili e con canali più diretti, pone gli stessi al centro di un processo di valorizzazione del proprio ruolo socio-politico.

Si può, dunque, prefigurare l’esaltazione di una “sussidiarietà telematica”, sia verticale che orizzontale[12].

Verticale, poiché fornire alle amministrazioni locali gli strumenti per meglio operare e collegarsi tra loro e con le istituzioni centrali, consente alle stesse di erogare servizi di front-office qualitativamente migliori e senza il bisogno di operatori interposti tra amministratore e utente, consentendo, inoltre, agli uffici di back-office di poter operare in maniera più produttiva e funzionale, grazie ad una comunicazione interna assistita dalle procedure informatiche.

Sussidiarietà orizzontale, perché la partecipazione attiva dei cittadini ai procedimenti amministrativi, attuabile grazie all’interconnessione telematica di questi con le amministrazioni, consente ai privati di gestire direttamente alcune delle procedure amministrative prima bisognose di appositi uffici ed operatori per il ricevimento delle istanze da parte del pubblico.

Il pieno coinvolgimento di regioni ed enti locali al piano d’azione per l’e-government, avviene, in Italia, con il D.P.C.M. 14 febbraio 2002, per mezzo del quale gli ente territoriali sono stati invitati a presentare progetti (destinati ad essere co-finanziati dallo Stato), per l’attuazione dell’e-government secondo canoni e criteri indicati dal Governo centrale, al fine di coordinare la pianificazione progettuale ed applicativa su scala nazionale[13].

Le linee guida dettate per la presentazione di tali progetti, sono inerenti alla predisposizione di front-office e servizi di e-government per cittadini e imprese; alla realizzazione di una Rete Nazionale[14] avente caratteristiche e principi di cooperazione applicativa; all’interoperabilità dei sistemi di protocollo informatico e posta elettronica certificata da firme digitali; all’accesso ai servizi con la Carta d’identità elettronica e con la Carta nazionale dei servizi, che saranno le smart-card in possesso dei cittadini per accedere telematicamente ai servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche; alle garanzie sul trattamento dei dati personali[15].

L’obiettivo finale del piano d’azione di e-government in Italia è quello di rendere interoperabili, ai vari livelli di competenza, tutte le amministrazioni centrali, le 20 regionali, quelle delle 102 province e dei circa 8100 comuni; il tutto finalizzato ad un futuro macro-coordinamento con quella che dovrà essere l’Europa delle regioni e delle realtà locali, soggetto di riferimento per le autonomie territoriali, in vista della realizzazione di un federalismo su scala europea.

A riprova dell’impegno di assistenza alle amministrazioni territoriali da parte del Governo italiano, il 20 marzo 2002, il Dipartimento della Funzione Pubblica e il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, hanno approvato un “Progetto per una rete di Centri di Competenza sull’e-government nelle regioni italiane”[16]; tali strutture si propongono di perseguire tre obiettivi generali:

1.      aiutare tutti gli attori regionali coinvolti nella preparazione e realizzazione dei programmi e progetti di e-government;

2.      definire e diffondere modelli, approcci e strumenti condivisi su aspetti critici e rilevanti dell’e-government;

3.      sviluppare la cooperazione tra livelli di governo nei sistemi territoriali regionali e la collaborazione interregionale.

Il cittadino, dal canto suo, avrà come riferimento uno sportello unico della pubblica amministrazione, potendo contare su di un’intercomunicabilità interna alle amministrazioni capace di eliminare le problematiche di comunicazione e di governance che da sempre affliggono i vari organi deputati alla gestione delle politiche pubbliche.

L’impegno programmato dai governi degli stati membri dell’Unione Europea, formalizzato nel piano e-Europe, è quello di garantire una “società dell’informazione” accessibile a tutti, intervenendo con azioni di alfebetizzazione informatica per la popolazione e per i dipendenti pubblici chiamati ad applicare operativamente l’e-government.

La fruizione dei nuovi servizi telematici, da mettere a disposizione anche a chi non possiede gli adeguati supporti informatici, sarà garantita dalla predisposizione di apposite strutture pubbliche (punti telematici pubblici); questo al fine di evitare che una riforma con finalità di “universalizzazione” possa rivelarsi un fenomeno “elitario”, a vantaggio di un numero limitato di soggetti.

La partecipazione dei privati al piano di e-government è garantita anche dalla necessità, per le amministrazioni pubbliche, di dotarsi, oltre che di referenti interni, anche di soggetti esterni per la gestione dell’informatizzazione, visto l’alto grado di tecnicismo e professionalità specifiche che comporta l’adozione di strumenti telematici (politiche di outsourcing); non solo, forme di collaborazioni pubblico-privato sono garantite anche  dal Project Financing, ovvero dalle opportunità, previste nella legge 415 del 1998 sugli appalti pubblici “Merloni ter”, di finanziare infrastrutture e servizi pubblici con risorse e capitali privati, con la conseguente partecipazione dei finanziatori ai proventi  ricavati dalla vendita dei servizi.

L’e-government rappresenta, quindi, l’occasione per un reale avvicinamento delle istituzioni nazionali e dei diversi soggetti internazionali, europei e non, tanto che il Governo italiano, nell’aprile 2002, ha organizzato una conferenza internazionale sul tema “E-government per lo sviluppo”[17], alla quale hanno partecipato numerosi esponenti di paesi in via di sviluppo.

In tale occasione, con una dichiarazione congiunta, i leader del G8 hanno incoraggiato “…lo sviluppo di un piano d’azione sul ruolo che può svolgere l’e-government, per rafforzare la democrazia e lo stato di diritto, consentendo ai cittadini di esercitare responsabilmente i propri diritti e doveri e rendendo più efficiente l’offerta dei servizi essenziali da parte dei governi…”.

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

 

·          G. Ciacci, P. Di Salvatore, P. Galdieri, M. Minerva, “Prospettive giuridiche nelle tecnologie dell’informazione”, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2000.

·          G. Duni, “Dall’informatica amministrativa alla teleamministrazione”,  Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1992.

·          U. Marone, “L’informatica nella  pubblica amministrazione ”, Ed. Simone, Napoli, 1998.

·          G. Ragnetta, “La firma digitale e il documento informatico”, Ed. Simone, Caserta, 1999.

·          M. Iaselli, “La Rete Unitaria della  pubblica amministrazione ”, Ed. Simone, Salerno, 1999.

·          Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica, “Piano di azione e-government”, 22 giugno 2000.

·          “E-Europe – An Information Society For All”- Communication on a Commission Initiative for the special European Council of Lisbon, 23rd and 24th march 2000.

·          Consiglio dell’Unione Europea – Commissione delle Comunità Europee, “E-Europe 2002 – Una società dell’informazione per tutti”, Bruxelles, 14 giugno 2000, piano d’azione preparato per il Consiglio europeo di Feira, 19-20 giugno 2000.

·          E-Europe 2002 – Upadate” – Prepared by the European Commission for the European Council in Nice, 7th and 8th december 2000.

·          Consiglio dell’Unione Europea, “Lista degli indicatori di riferimento per il piano d’azione e-Europe”, Bruxelles, 20 novembre 2000, n° doc. prec.: 10486/00 ECO 216 CAB 7 SOC 266 EDUC 117.

·          Commision of the European Communities, “European Governance – A white paper”, Bruxelles, 25th july 2001, COM (2001) 428 final.

·          Commision of the European Communities, “Summary report – Web based Survey on Electronic Public Services”, april 2002.

·          Commissione delle Comunità Europee, “E-Europe 2005: una società dell’informazione per tutti”, Bruxelles, 28 maggio 2002, COM (2002) 263 definitivo, piano d’azione da presentare per il Consiglio europeo di Siviglia del 21 e 22 giugno 2002.

·          Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura”, Roma, giugno 2002.

·          Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica – Formez, rapporto di ricerca, “E-government: nuovi paradigmi organizzativi e formativi nelle regioni e negli enti locali”, a cura di Nicoletta Bevilacqua, Roma, giugno 2002.

·          Atti della “Conferenza Internazionale: e-government per lo sviluppo”, organizzata dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Governo della Repubblica Italiana – in collaborazione con il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, Palermo, 10-11 aprile 2002.

·          Osservazioni e proposte indirizzate da Assinform al Ministro per l’innovazione e le tecnologie, “Lo sviluppo e-government in Italia”, Iged.it – Trimestrale di informazione sulla gestione elettronica dei documenti e l’organizzazione dell’archivio aziendale, Anno X, n°4 – Ottobre/Dicembre 2001.

·          http://www.funzionepubblica.it 

·          http://www.innovazione.gov.it

·          http://pianoegov.it

·          http://www.aipa.it

·          http://www.palermoconference2002.org/it/home.php

·          http://europa.eu.int/comm/information_society/
eeurope/documentation/index_en.htm


Note:

[1] e-democracy = democrazia elettronica, ovvero l’obiettivo di poter realizzare, grazie alla messa a disposizione dei cittadini di adeguati strumenti telematici per interagire con gli organismi pubblici, una maggiore partecipazione della società civile all’attività amministrativa volta al soddisfacimento degli interessi generali. Per approfondimenti: Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura”, Roma, giugno 2002, http://.pianoegov.it.

[2] In quest’ottica, il perseguimento dell’applicazione dell’e-government sembrerebbe poter essere finalizzata all’attuazione del precetto costituzionale rinvenibile nel dettato del co. 2, dell’art. 97 Cost.: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”. Non solo, anche la legge fondamentale sul procedimento amministrativo (legge 7 agosto 1990, n. 241), al primo comma dell’art. 1 stabilisce che “L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta  da criteri di economicità, di efficacia e di pubblicità secondo le modalità previste nella presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti”. L’e-government garantisce un miglioramento dell’operato dei soggetti pubblici che porterà ad un sicuro risparmio in termini economici e di risorse, dando la possibilità di offrire servizi efficienti e di facile accesso per tutti (garanzia di efficacia e pubblicità). Valorizzazione e tutela anche del diritto di accesso alla pubblica amministrazione da parte dei cittadini e del diritto che la stessa operi secondo canoni di trasparenza e imparzialità.

[3] Già nel 1992, con l’emanazione della legge delega 23 ottobre, n. 421, il legislatore demandava al Governo l’emanazione di un decreto legislativo che potesse completare il processo di informatizzazione delle amministrazioni pubbliche, con la relativa razionalizzazione dei sistemi informativi e delle procedure automatizzate, nonché garantire l’interconnessione di tali sistemi informativi pubblici. Con il relativo decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, veniva così stabilito che “…gli atti amministrativi adottati da tutte le pubbliche amministrazioni siano di norma predisposti tramite i sistemi informativi automatizzati”.

[4] Art. 1, co. 1, lett. a) e b), D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445: “… si intende per a) DOCUMENTO AMMINISTRATIVO ogni rappresentazione, comunque formata, del contenuto di atti, anche interni, delle pubbliche amministrazioni o, comunque, utilizzati ai fini dell’attività amministrativa… (omissis) …; b) DOCUMENTO INFORMATICO la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti”. Ai sensi dell’art. 10, D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, il documento informatico sottoscritto con firma digitale e redatto in conformità della normativa vigente sulla documentazione amministrativa, soddisfa il requisito legale della forma scritta e ha efficacia probatoria ai sensi dell’articolo 2712 del codice civile; ha efficacia di scrittura privata ai sensi dell’art. 2702 del codice civile; soddisfa l’obbligo previsto dagli articoli 2214 e seguenti del codice civile e da ogni altra analoga disposizione legislativa o regolamentare.

[5] Art. 1, co. 1, lett. n), D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445: “… si intende per n) FIRMA DIGITALE il risultato della procedura informatica (validazione) basata su un sistema di chiavi asimmetriche a coppia, una pubblica e una privata, che consente al sottoscrittore tramite la chiave privata e al destinatario tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l’integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici.

[6] Art. 1, co. 1, lett. q), r) e s), D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445: “… si intende per q) GESTIONE DEI DOCUMENTI l’insieme delle attività finalizzate alla registrazione di protocollo e alla classificazione, organizzazione, assegnazione e reperimento dei documenti amministrativi formati o acquisiti dalle amministrazioni, nell’ambito del sistema di classificazione d’archivio adottato; essa è effettuata mediante sistemi informativi automatizzati; r) SISTEMA DI GESTIONE INFORMATICA DEI DOCUMENTI l’insieme delle risorse di calcolo, degli apparati, delle reti di comunicazione e delle procedure informatiche utilizzati dalle amministrazioni per la gestione dei documenti; s) SEGNATURA DI PROTOCOLLO l’apposizione o l’associazione, all’originale del documento, in forma permanente e non modificabile delle informazioni riguardanti il documento stesso.

[7] Amministrazione telematica. Si riferisce essenzialmente all’attività, avente pieno valore formale, svolta dalla pubblica amministrazione a mezzo di terminali (o personal computer in prevalente funzione di terminali), collegati ad un centro di elaborazione dati. Nella prospettiva globale ogni centro è a sua volta inserito in una rete nazionale (e, in prospettiva, europea) della pubblica amministrazione. (Voce “Teleamministrazione” dell’Enciclopedia Giuridica Treccani, vol. XXX, a cura di Giovanni Duni).

[8] Dipartimento della Funzione Pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, “Piano di azione di e-government”, 22 giugno 2000, http://pianoegov.it.

[9] L’amministrazione federale del Belgio ha varato nel 1998 un piano di e-government con il nome di “@gora”, che si concentra su temi strategici quali quelli della carta d’identità elettronica e del voto elettronico, nonché sulla semplificazione amministrativa attuata attraverso l’uso delle ICT con l’adozione di un portale web che ha lo scopo di facilitare il rapporto tra cittadini e amministrazione federale. Il governo federale tedesco ha presentato nel 1999 un piano d’azione sul governo elettronico che si compone di quattro assi prioritari e dieci direttivi strategici con risultati da conseguire entro il 2005; le finalità sono quelle di assicurare un ampio accesso alle ICT ed un diffuso sviluppo di competenza sui nuovi media, aumentare la fiducia delle imprese e dei consumatori  nelle ICT attraverso un adeguato apparato normativo, stimolare il cambiamento della burocrazia dello stato, promuovere la partecipazione sociale ai processi di cambiamento. Nel 1998 il governo francese ha redatto un action-plan sull’e-government con le seguenti tematiche, ognuna delle quali beneficia di un proprio sito internet: educazione, cultura, servizi pubblici, e-commerce, ricerca, definizione del quadro legislativo in tema di riservatezza e diritto d’autore; nel 1999 e nel 2000 è stato aggiornato il report La Francia nella Società dell’Informazione”. L’amministrazione olandese già dal 1994 persegue un programma di regolamentazione e progettazione della società dell’informazione; nel 1999 è stato presentato il programma “The Netherlands on line”, seguito, nel maggio del 2000 dal “Contract with the future: a vision on electronic relationschip between government and citizens”. Al centro dell’agenda politica danese, fin dal 1994, il piano d’azione sull’e-government si struttura in 6 obiettivi e 37 azioni operative, tra le quali quelle di assicurare una rete di interconnessione a larga banda a tutti i cittadini e consentire l’accesso ai servizi pubblici 24 ore su 24; nel gennaio 2000 il governo danese ha promosso lo studio “The use of information technology by the pubblic sector to comunicate with the general pubblic”, rilevando la necessità di incentivare le politiche di sviluppo sul tema. L’action-plan Implementing the information society in Ireland” è stato proposto nel 1999 dal governo irlandese ma viene costantemente aggiornato mentre il programma “Reach” di e-government ha, tra le altre, la prerogativa di introdurre una smart card che consenta l’accesso sicuro, da parte dei cittadini, ai servizi della pubblica amministrazione. Il governo inglese ha lanciato nel gennaio 2001, in partnership con i parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, il portale “UK On Line”, mentre il suo programma di e-government punta, entro il 2005, a garantire l’accesso a internet a tutta la popolazione (anche attraverso l’uso di centri telematici locali) e rendere disponibili tutti i servizi governativi on-line. Il “Programma operativo per la Società dell’Informazione”, varato dal governo greco nel 2000, si propone di raccordare le iniziative nazionali con quelle contenute nel piano e-Europe. Già dal 1995, una missione istituita presso il Ministero della Scienza e della Tecnologia portoghesel 1999 dal governo irlandese ma viene costantemente aggiornato mhe use of information technology by the pubblic sector to communicate  rete di intercrelationschip between government and citizens"cgramll'ervatezza e diritto d'overe la partecipazione sociale ai procenazionale portoghese si occupa di elaborare strategie per la società dell’informazione, mentre in Spagna, punto di raccordo e di progettazione, è rappresentato dal documento “Info XXI; an information society for all”, approvato dal Consiglio dei Ministri spagnolo nel novembre 1999. Tra i piani del governo austriaco contenuti nel “Final report of the austrian Federal government working group” del 1998, vi sono la riduzione della burocrazia, il miglioramento della qualità dei servizi, lo stimolo della crescita del sistema economico. I governi svedese e finlandese sono da tempo impegnati in interventi di e-government volti allo sviluppo dei servizi on-line da parte delle pubbliche amministrazioni, al coinvolgimento dei cittadini nei processi di definizione delle policies, nella sperimentazione di servizi di telemedicina a distanza. Fonte: http://pianoegov.it.nfo XXI; an information society for all"documento "'ro della Sicurezzative naiz

[10] Per la prima volta, in ambito europeo, nel 1993, si affronta il tema delle innovazioni tecnologiche come occasione di integrazione e sviluppo europeo, nel libro bianco della Commissione europea “Grow, competitveness and employment: the challenges and courses for entering into XXI century” (conosciuto come “rapporto Delors”), successivamente presentato, nel 1994, al Consiglio Europeo di Corfù con il documento “Europe and the global information society – Recommendations to the European Council”. Lo studio sulla “Società dell’Informazione”, dopo una serie di piani di azione e di studi condotti dagli organismi dell’UE,  è stato formalizzato nel “Piano d’azione e-Europe 2002 – Una società dell’informazione per tutti”, elaborato dal Consiglio e della Commissione europea per il  Consiglio europeo di Feira del 19-20 giugno 2000. In seguito, il Consiglio delle Comunità europee ha stilato una lista di indicatori campione per l’adozione del piano d’azione e-Europe, al fine di misurare i risultati concreti dell’applicazione del piano all’interno dell’Unione (n° doc. préc.: 10486/00 ECO 216 CAB 7 SOC 266 EDUC 117, Bruxelles, 20 novembre 2000). Nel 2001, la Commissione  delle Comunità europee ha redatto un libro bianco sulla governance europea (governance intesa come insieme di regole, processi e comportamenti afferenti i poteri pubblici a livello comunitario, con particolare riguardo all’apertura, alla partecipazione, all’effettività, alla responsabilità e alla coerenza con le quali tali poteri vengono o dovrebbero essere esercitati, nel quale si evince l’importanza di dotare l’UE di un apparato decisionale effettivo e dotato di mezzi pratici per operare (Commissione delle Comunità europee, “European governance, a white paper”, Bruxelles, 25 luglio 2001, COM -2001- 428 final). Nell’aprile 2002, ancora la Commissione delle Comunità europee, ha pubblicato i risultati di un’indagine che illustrano i benefici portati dall’affermazione della società del’informazione per tutti i cittadini europei (European Commission, “Summary report – Web based survey on electronic pubblic services, e-Europe 2002, april 2002). Il 28 maggio 2002, con la comunicazione della Commissione europea al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, del piano “e-Europe 2005: una società dell’informazione per tutti”, sono state tracciate le linee guida per creare un contesto favorevole per gli investimenti privati, per la creazione di nuovi posti di lavoro, per accrescere la produttività, migliorare i servizi pubblici e garantire a tutti i cittadini la possibilità di partecipare alla società dell’informazione globale. Tali tematiche sono state discusse al Consiglio europeo di Siviglia del 21 e 22 giugno 2002 (Commissione delle Comunità europee, “E-Europe 2005”, Bruxelles, 28 maggio 2002, COM -2002- 263). Fonte: http://europa.eu.int/comm/information.society/ eeurope/documentation/index_en.htm.

[11] Molti osservatori qualificano l’attuale sistema di decentramento politico italiano come regionalismo “forte” o “alto”, alcuni spingendosi sino a riconoscerne (forse con ingiustificato entusiasmo) i tratti di un “prefederalismo”. Truini Alessandro, Guida alle autonomie territoriali – Principi e attuazioni, Philos, Roma, 2002, p. 86.

[12] Il principio di sussidiarietà, introdotto formalmente nella Costituzione italiana con la riforma del Titolo V (legge costituzionale n. 3 del 2001), nel primo e nel quarto comma dell’art. 118, sta ad indicare il criterio per mezzo del quale il legislatore dovrebbe ripartire le competenze tra gli enti pubblici (sussidiarietà verticale), e dove invece i privati, anche in forma associativa, possono far fronte a funzioni di carattere amministrativo altrimenti spettanti ad appositi organismi pubblici (sussidiarietà orizzontale). Tale principio trova la propria fonte giuridica nell’articolo 5 del Trattato consolidato della Comunità Europea e negli articoli 2, 3, 5 della Costituzione, laddove questi, rispettivamente, prevedono: il riconoscimento e la garanzia delle formazioni sociali; la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese; il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali assicurando il più ampio decentramento amministrativo.

[13] Ci si domanda se il disattendere le direttive indicate nel D.P.C.M. citato o qualsiasi altra disposizione governativa tesa al coordinamento del piano di e-government su scala nazionale, da parte delle autonomie territoriali, possa prefigurare una violazione di quel principio di leale collaborazione sancito nel secondo comma dell’art. 120 della Costituzione e possa, eventualmente, giustificare un intervento sostitutivo dello Stato nella predisposizione delle strutture e dei mezzi atti all’applicazione dei processi telematici alle amministrazioni, anche in nome della garanzia dell’unità giuridica e della tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (sempre art. 120 Cost.), che risentirebbero dell’emarginazione dell’ente territoriale rispetto al generale contesto nazionale.

[14] Già l’Autorità per l’Informatica nella pubblica amministrazione (AIPA), ora soppressa e divenuta Agenzia Nazionale per l’Innovazione Tecnologica alle dipendenze del Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva predisposto un progetto per la realizzazione di una Rete Unitaria della pubblica amministrazione per mezzo della quale interallacciare le diversi amministrazioni. Per approfondimenti: Michele Iaselli, La Rete Unitaria della pubblica amministrazione, Edizioni Simone, Salerno, 1999. A livello europeo, invece, è da tempo attivo il progetto IDA (Interscambio di dati tra amministrazioni), sviluppato dall’Unione Europea per facilitare le comunicazioni tra le istituzioni comunitarie ed a supporto dei procedimenti decisionali della Comunità.

[15] In un sistema di reti telematiche basato sull’interscambio di informazioni provenienti da diversi archivi e banche dati in possesso delle diverse amministrazioni, importanza fondamentale riveste il rispetto del diritto alla privacy dei cittadini, ai quali deve esser garantita la riservatezza dei propri dati personali, utilizzabili strettamente per le finalità di carattere pubblico. Le amministrazioni centrali e territoriali hanno così ricevuto precise indicazioni cui attenersi nel rispetto della normativa in materia (legge 31 dicembre 1996, n. 675; legge delega 31 dicembre 1996, n. 676 e successivi decreti legislativi nn. 135/99, 281/99 e 289/99; D.P.R. 28 luglio 1999, n. 318, con il quale sono state definite le misure minime di sicurezza per il trattamento dei dati personali che, se non adottate, comportano l’applicazione di sanzioni penali).

[16] Il progetto segue il “Protocollo di Intesa per la istituzione della Commissione permanente sull’innovazione e le tecnologie”, siglato tra il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, a Roma, il 21 marzo 2002.

[17] Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Governo della Repubblica Italiana – in collaborazione con il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, “Conferenza Internazionale: e-government per lo sviluppo”, Palermo, 10-11 aprile 2002.