Arricchimento senza causa e prescrizione 

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La prescrizione è relativa alle vicende  di estinzione dei diritti.

Il suo significato è relativo al fatto che una volta trascorso determinato periodo di tempo, il diritto non può più essere fatto valere in tribunale.

Ad esempio

Se una persona ha prestato dei soldi a un’altra e ha lasciato trascorrere molti anni prima di chiedere la restituzione, il suo diritto di credito potrebbe essere andato prescritto.

La prescrizione è istituto conosciuto nell’intero globo giuridico, non esclusivamente nel diritto civile.

Anche le cartelle di pagamento si prescrivono, così come i tributi e i reati.

L’esistenza della prescrizione, è legata al fatto che l’ordinamento giuridico ritiene inutile che un diritto “dimenticato” dal suo titolare possa essere conservato dopo un determinato periodo di tempo.

Si potrebbe assimilare allo scattare di una punizione.

Se non ci si interessa più della posizione giuridica personale, sarebbe opportuno che la stessa venga eliminata.

Anche in ambito penale vale lo stesso principio.

Se si commette un crimine e passa molto tempo, e nel frattempo, il colpevole non viene punito, non è giusto che porti  stampata addosso per sempre l’etichetta di imputato.

La prescrizione si applica anche all’azione di arricchimento senza causa.

 

In che cosa consiste l’arricchimento senza causa

L’arricchimento senza causa si verifica quando un soggetto, senza l’esistenza di una giusta causa, si è arricchito ai danni di un altro soggetto.

In relazione a questa circostanza deriva l’obbligo di indennizzare, vale a dire di pagare, colui che ha subito l’impoverimento, sempre però nei limiti dell’arricchimento ottenuto.

L’articolo 2041 del codice civile, rubricato “azione generale di arricchimento” recita:

“Chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona è tenuto, nei limiti dell’arricchimento, a indennizzare quest’ultima della correlativa diminuzione patrimoniale.

Qualora l’arricchimento abbia per oggetto una cosa determinata, colui che l’ha ricevuta è tenuto a restituirla in natura, se sussiste al tempo della domanda”.

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Quando l’arricchimento è senza causa

Si dice che l’arricchimento è senza causa quando non c’è una giusta causa, quando non c’è un titolo che renda la prestazione dovuta al soggetto che si è arricchito.

Ad Esempio:

Se Tizio coltiva un terreno che, sbagliando, credevi fosse suo ma, in realtà, era del suo vicino, potrebbe esercitare l’azione di arricchimento senza causa contro lo stesso per ottenere un valido indennizzo.

A questo proposito la legge parla di indennizzo e non di risarcimento perché il pregiudizio che è stato causato non è dipeso dalla colpa di terzi, ma da un suo comportamento.

Approfondimento:”Arricchimento senza causa anche con prima memoria istruttoria se riferita a stessa vicenda sostanziale dedotta”

La misura dell’indennizzo

Se viene esercitata l’azione di arricchimento senza causa (in latino: actio de in rem verso) è opportuno sapere che quello spetta non può superare l’arricchimento del quale il terzo ha tratto beneficio.

In modo più specifico, se la tua semina ha impoverito una persona di cento euro e arricchito il proprietario del fondo di venti euro, costui si potrà indennizzare nei limiti di quanto ha guadagnato, e vale a dire esclusivamente di venti.

La legge specifica che, se l’arricchimento ha avuto per oggetto una cosa determinata, chi l’ha ricevuta la deve restituire in natura, se sussiste ancora al tempo dell’esercizio dell’azione.

Esempio:

Se Tizio è un artigiano e, commettendo un errore, consegna a Caio il frutto del suo lavoro, costui è tenuto a restituirtelo se, nel momento nel quale Tizio glielo richiede esiste ancora.

In caso contrario, si provvederà all’indennizzo, sempre nei limiti dell’arricchimento, se c’è stato.

Quando si può esercitare l’arricchimento senza causa

La legge sostiene che l’azione di arricchimento senza causa può essere proposta esclusivamente quando il danneggiato non può esercitare nessun’altra azione.

L’articolo 2042 del codice civile, rubricato “carattere sussidiario dell’azione” recita:

“L’azione di arricchimento non è proponibile quando il danneggiato può esercitare un’altra azione per farsi indennizzare del pregiudizio subito. 

L’arricchimento senza causa è un’azione di residuo, nel senso che rappresenta l’ultimo tentativo per chi ha subito un impoverimento”.

Ad Esempio:

Tizio ha deciso di acquistare un’auto a rate.

Siccome il finanziamento è molto lungo, dimentica che dopo quarantotto mesi hai estinto il suo debito e continua a pagare sino al cinquantesimo mese.

In questo modo, Tizio ha pagato due rate che non spettavano alla concessionaria.

In circostanze come queste, la legge consente di chiedere la restituzione delle somme proponendo un’apposita azione di indebito oggettivo.

Siccome si dispone che non potrai esercitare l’azione di arricchimento senza causa, anche se avrai lasciato prescrivere l’azione volta alla restituzione dell’indebito. Questo perché la legge gli aveva dato la possibilità di agire diversamente per farti giustizia.

Lo stesso si deve affermare per molte altre vicende, tra le quali potrebbe essere menzionata quella del risarcimento danni.

Se la macchina di Tizio viene tamponata, gli si dovrà chiedere il risarcimento per responsabilità extracontrattuale, esercitando la relativa azione entro cinque anni dal danneggiamento.

Se non si segue questa procedura, in un momento successivo non si potrà ripiegare sull’azione di arricchimento senza causa.

Secondo una tesi di carattere anonimo, l’azione di arricchimento senza causa potrebbe essere esercitata anche in presenza di altre possibili forme di tutela.

Si tratta, però, di un orientamento abbastanza isolato in dottrina.

La prescrizione dell’arricchimento senza causa

In questa sede si parlerà  della prescrizione dell’arricchimento senza causa.                                                                                                                                                                                                                                                                                    A questo proposito il codice civile non dice niente.

Nel silenzio legislativo si dovrebbe ritenere utilizzato il termine di prescrizione ordinaria pari a dieci anni, che decorrono dal momento nel quale è avvenuta la condotta con la quale, una persona si è impoverita mentre l’altra si è arricchita, nello stesso momento.

In relazione a una tesi minoritaria, l’azione di arricchimento senza causa può essere esercitata anche quando al fine di fare ricorso vengono utilizzare altri elementi.

I dieci anni dovrebbero decorrere dal momento nel quale l’azione principale è stata prescritta.

Ad Esempio:

Se Tizio avrebbe potuto fare valere il suo credito esercitando la normale azione di risarcimento ai danni contrattuali, si prescrive allo stesso modo in dieci anni.

All’epoca il decennio da prendere in considerazione al fine di fare prescrivere l’azione di arricchimento senza causa decorreva dal momento nel quale l’azione principale, vale a dire quell contrattuale, risulta essere prescritta.

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Dott.ssa Concas Alessandra

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