inserito in Diritto&Diritti nel gennaio 2003

Rapporto del relatore speciale Onu sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati Dato's Param Cumaraswamy

 

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Rapporto dell'Onu sull'Italia

Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite
58a sezione

Rapporto del relatore speciale
sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati
Dato's Param Cumaraswamy
presentato conformemente alla risoluzione
della Commissione sui Diritti Umani 2001/39

1. Rapporto preliminare
sull'indipendenza dei giudici
e degli avvocati

1. Questo rapporto preliminare riguarda una missione svoltasi in Italia
tra l'11 e il 14 marzo del 2002 dal relatore speciale sull'indipendenza
dei giudici e degli avvocati conformemente al suo mandato nell'ambito
della Commissione dei Diritti Umani - risoluzione 1944/41, ribadito
dalle risoluzioni 1997/23 e 2000/42. Conformemente al mandato, il
relatore speciale è tenuto ad indagare su tutte le asserzioni che gli
vengono trasmesse e a comunicare le sue conclusioni e raccomandazioni in
proposito.

2. Nel gennaio 2002, il relatore speciale è stato informato delle
proteste dei magistrati, sorte a livello nazionale in occasione
dell'inaugurazione dell'anno giudiziario al fine di esprimere
preoccupazione riguardo ai tentativi da parte del governo di minacciare
la loro indipendenza. Queste proteste sono state lanciate
dall'associazione nazionale magistrati alla quale appartengono il 95%
dei magistrati e pubblici ministeri italiani. Il relatore speciale ha
ricevuto informazioni riguardanti un incremento della tensione tra i
magistrati e il governo che sembrano essere state all'origine della
protesta di cui sopra.

3. Il 23 gennaio 2002, il relatore speciale ha scritto al Governo,
esprimendo la sua preoccupazione e chiedendo di poter svolgere
urgentemente una missione in Italia al fine di verificare le cause della
protesta e della tensione e di contribuire a trovare una soluzione. Il
Governo ha risposto prontamente e ha invitato il relatore speciale a
recarsi in Italia.

4. Nel corso della sua missione in Italia, il relatore speciale si è
recato a Roma e Milano. A Roma, ha incontrato giudici, rappresentanti
del governo e membri del parlamento, compresi il Presidente della Corte
di Cassazione, il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, il
ministro della Giustizia, i presidenti delle Commissioni giustizia di
Camera e Senato, il vicepresidente del CSM, l'associazione nazionale
magistrati e l'associazione nazionale avvocati. A Milano, il relatore
speciale ha incontrato i rappresentanti milanesi dell'ANM, il
procuratore generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli e i PM
D'Ambrosio e Boccassini.

5. Il relatore speciale ringrazia il governo italiano, compresa la sua
missione permanente a Ginevra, per aver reso più facile la sua azione e
per l'aiuto, la collaborazione e la cordiale ospitalità accordatagli.

6. Dato il poco tempo trascorso tra la missione e la 58a sessione della
Commissione, il relatore speciale può soltanto esprimere osservazioni e
raccomandazioni preliminari.

I. Osservazioni preliminari

7. L'indipendenza del potere giudiziario è sancita dalla Costituzione
del 1948. I pubblici ministeri godono della stessa indipendenza, sancita
anch'essa dalla costituzione. Le nomine dei giudici e dei pubblici
ministeri, i trasferimenti, le promozione e i provvedimenti disciplinari
sono disposti dal CSM, che è un istituzione costituzionale.

8. Nessuna delle persone alle quali ci siamo rivolte ha negato il fatto
che vi fossero delle tensioni tra giudici e PM da un lato, e il governo
dall'altro. L'aumento della tensione riguarda anche i rapporti di questa
istituzione con la maggioranza in parlamento.

9. Nel corso degli anni, sono stati sferzati svariati attacchi contro
alcuni giudici per via delle loro decisioni e del loro comportamento.
Ciò traspare chiaramente dalle risoluzioni del CSM del 15 dicembre 1999
e del 2 ottobre 2001. Alcuni giudici e pubblici ministeri sono stati
definiti di sinistra, segnatamente coloro che hanno svolto una decina di
anni fa a Milano le inchieste di corruzione riguardanti la classe
politica e che continuano oggi ad indagare in tal senso.

10. Un punto dolente del sistema giudiziario riguarda la macchinosità
dei processi penali e civili. Si dice che la durata media per giudicare
un caso penale sia di 9 anni e di 10 anni per una causa civile. Nel suo
discorso presso la sessione straordinaria del CSM il 2 ottobre 2001, il
vicepresidente del consiglio descrisse l'iter processuale civile come un
"perverso gioco dell'oca". La Corte Europea per i Diritti Umani ha più
volte duramente criticato queste lentezze, in contrasto con l'articolo 6
della Convenzione Europea per i diritti umani. La macchinosità dell'iter
giudiziario viene spesso usati dagli imputati per ritardare il processo,
col risultato che molti casi vengono bloccati dalla prescrizione dei
termini.

11. I ritardi che caratterizzano l'operato del sistema giudiziario
provocano giustamente un disincanto da parte dell'opinione pubblica. I
giudici e i PM hanno la sensazione che, riguardo a questa questione, il
governo tenda spesso ad attribuire loro tutti i mali del sistema.
Perciò, l'opinione pubblica è diretta contro i magistrati.

12. Su questo punto, il relatore speciale ritiene che sia tutto il
sistema di amministrazione della giustizia e delle procedure, sia in
primo grado che in appello, che necessiti urgente attenzione.
Un'attenzione che deve riguardare tutto il sistema e non solo i giudici
e i PM. Il problema affonda le sue radici nelle procedure e negli abusi
di dette procedure da tutte le parti in causa. Il ricorso a riforme
frammentarie e puntuali viene percepito come un attacco ai giudici e ai
PM nonché ­ giustamente ­ come una minaccia alla loro indipendenza e
imparzialità.

13. Vi è inoltre un altro fattore aggravante, rappresentato dai tre
processi in corso presso le procure milanesi e che riguardano accuse di
corruzione e falsi in bilancio di esponenti politici fra cui il
presidente del Consiglio e Cesare Previti, membro del parlamento. Il
relatore speciale non vuole entrare nel merito di questi casi, dal
momento che sono attualmente in corso di dibattimento e che per uno di
questi processi è stata inoltre avanzata, presso la Corte di Cassazione,
una richiesta di trasferimento dal tribunale di Milano. Si dice che se
questi processi dovessero essere trasferiti da Milano, occorrerebbe
riprendere tutto da capo. è possibile che subentri la decorrenza dei
termini prima della conclusione dei processi. Il modo in cui vengono
usati cavilli procedurali al fine di ritardare lo svolgimento dei
processi desta preoccupazioni, così come la sensazione che si ricorra
agli strumenti legislativi al fine di approvare delle leggi che vengono
poi usate durante lo svolgimento dei processi. Una di queste è la legge
sulle rogatorie che istituisce un accordo bilaterale con la Svizzera con
effetto retroattivo. La questione di sapere se questa legge possa
incidere sulle prove già ammesse nell'ambito dei processi costituisce
uno dei nodi attualmente in discussione davanti al tribunale di Milano,
nell'ambito di un processo che vede coinvolti imputati eccellenti.

14. Diversi avvocati degli esponenti politici coinvolti nei processi
sono inoltre membri del parlamento e questo provoca la sensazione che
possano avere un'influenza in parlamento per difendere la causa dei loro
clienti in quella sede. Ciò provoca un problema di conflitto di
interessi.

15. Il motivo che ha fatto scattare la protesta nazionale nell'ambito
dell'inaugurazione dell'anno giudiziario è stata la risoluzione del
Senato del 4 dicembre 2001 in cui si accusavano i magistrati di non aver
rispettato la sentenza della corte costituzionale secondo cui il
processo giudiziario non può avere la precedenza rispetto ai lavori
parlamentari, ma che entrambe le circostanze debbano avere uguale
importanza. Benché questa decisione riguardasse i giudici di Milano
impegnati in una delle cause importanti in corso, ciò è stato percepito
come una seria provocazione e un'ingerenza nei confronti
dell'indipendenza della magistratura in generale.

16. La situazione era la seguente: il signor Previti aveva chiesto
ripetutamente il rinvio delle udienze invocando impegni parlamentari. Il
giudice aveva concesso questi rinvii. Dopo la sentenza della Corte
Costituzionale, il giudice ritenne che i rinvii continui avevano portato
ad un ritardo eccessivo e decise che la necessità di andare avanti con
il processo doveva avere la priorità sugli obblighi parlamentari. Il
Parlamento ritenne a sua volta che detta decisione fosse sbagliata e
decise di rinviare il caso davanti alla Corte Costituzionale.
Successivamente, una richiesta del signor Previti di annullare tutto il
processo e di ricominciare da capo è stata respinta dal giudice. Gli
avvocati della difesa hanno allora affermato che il giudice aveva
disatteso una sentenza della Corte Costituzionale. Il giudice ritiene
invece che spetti alla corte interpretare le decisioni della corte
costituzionale.

17. La risoluzione del Senato parlava anche di magistrati che si
sarebbero incontrati con lo scopo di trovare dei modi per disapplicare
la legge dello Stato. Quest'ipotesi è stata respinta dai membri dell'ANM
nell'ambito del loro incontro con il relatore speciale. Secondo loro, è
successo che, durante un seminario che faceva parte di un programma di
tirocinio per magistrati, si sia giunti a parlare dell'interpretazione
della legge sulle rogatorie.

18. Un gruppo di docenti di diritto ha pubblicato una dichiarazione
nella quale si esprimeva preoccupazione nei confronti della risoluzione
del Senato. Il relatore speciale ha analizzato sia la risoluzione che
gli avvenimenti che hanno portato alla sua approvazione e condivide le
preoccupazioni dei giudici, dei pubblici ministeri e dei docenti. Ciò
che ha ulteriormente aggravato la situazione è il fatto che, prima che
questa risoluzione venisse adottata, il sottosegretario al ministero
dell'Interno abbia invocato l'arresto dei magistrati in questione.
Successivamente, il sottosegretario ha rassegnato le sue dimissioni.

19. A questo punto, è necessario parlare del caso di Francesco Saverio
Borrelli, procuratore generale di Milano, che è stata oggetto di
attacchi dopo un discorso da lui pronunciato a Milano durante
l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Nel suo discorso, il Procuratore
Generale ha evidenziato i problemi che riguardano l'amministrazione
della giustizia e ha espresso commenti sui ritardi riscontrati in alcuni
processi e sulle proposte di riforma del Governo. In conclusione, ha
chiamato la gente a "resistere, resistere, resistere" contro i tentativi
di indebolire il sistema. Queste osservazioni sono state ampiamente
diffuse dai media e criticate dal governo che le ha ritenute
provocatorie e politicizzate. Borreli è uno di coloro che vengono
definiti di sinistra.

20. Il Procuratore generale ha spiegato al relatore speciale che le sue
osservazioni conclusive erano state estrapolate dal contesto e che non
aveva mai invitato la popolazione a resistere contro il governo, ma che
aveva bensì chiamato a resistere contro "il degrado del senso della
legalità, dell'amministrazione della giustizia e contro le campagne
volte a discreditare i magistrati". Nel clima di tensione nel quale sono
state pronunciate, queste osservazioni prese isolatamente possono essere
ritenute intemperanti per un esponente della magistratura. Ciò detto,
non si può certo affermare che il discorso preso nel suo insieme fosse
un appello alla rivolta o alla resistenza contro il governo.

21. In questo clima di tensione, il ministro degli Interni ha ordinato
la riduzione delle scorte assegnate a giudici e PM. Fra le persone
colpite a Milano, vi era Ilda Boccassini, che ha svolto le inchieste per
uno dei casi che coinvolgono imputati eccellenti. Questa decisione è
stata percepita come un'ulteriore minaccia all'indipendenza della
magistratura. Il Procuratore generale di Milano ha fatto allusione a
questa vicenda nel suo discorso. Il ministro degli Interni ha minacciato
di sporgere denuncia contro il procuratore generale. (Dopo la sua
missione, il relatore speciale è stato informato del ripristino della
scorta alla signora Boccassini. Il relatore speciale esprime la sua
soddisfazione in proposito dal momento che la signora Boccassini gli
aveva comunicato la sua preoccupazione).

22. Durante la missione, il consiglio dei ministri ha approvato una
legge che porterebbe a una separazione tra le funzioni giudicanti e
indaganti dei magistrati. Questa decisione viene percepita da parte dei
magistrati come un'ulteriore ingerenza e minaccia alla loro
indipendenza. Dopo aver sentito le spiegazioni date dal ministro della
Giustizia, il relatore speciale ritiene che la legge sulla separazione
delle funzioni sia motivata.

23. Il fatto che i giudici e i PM, che vengono nominati a vita, possano
chiedere dei congedi per entrare in politica, per poi riprendere ­ se lo
desiderano ­ a esercitare in qualità di giudici o di PM desta
preoccupazione. Questa consuetudine potrebbe compromettere
l'indipendenza della magistratura.

24. Alla luce degli avvenimenti illustrati, il relatore speciale è
convinto che vi siano motivi ragionevoli perché giudici e pubblici
ministeri sentano minacciata la loro indipendenza. Benché gli attacchi
del governo siano stati diretti contro alcuni giudici e pubblici
ministeri, occorre ricordare che gli attacchi contro i singoli verranno
percepiti come attacchi contro tutta la magistratura, e anche come un
attacco all'amministrazione della giustizia.

25. D'altra parte, i giudici e i PM non devono assumere nessun
comportamento che possa compromettere la loro indipendenza e
imparzialità.

26. La macchinosità del sistema giudiziario e delle procedure e
l'importanza degli imputati coinvolti nelle cause penali attualmente in
corso a Milano e il modo in cui queste procedure vengono sfruttate per
ritardare lo svolgimento dei processi hanno contribuito a creare questa
situazione. A ciò occorre aggiungere la sensazione che si ricorra
all'iter legislativo per approvare delle leggi che possono poi essere
usate nell'ambito dei processi attualmente in corso.

27. Tutto ciò ha contribuito a creare un clima di sospetto e di
diffidenza reciproca tra governo e magistrati. Ogni riforma che riguarda
l'amministrazione della giustizia viene percepita con sospetto e col
timore che possa minacciare l'indipendenza dei magistrati. Le decisioni
giudiziarie, essenzialmente quelle prese nell'ambito dei processi
milanesi che coinvolgono personalità eminenti, vengono viceversa
ritenute faziose e di sinistra.

28. Per quanto riguarda la priorità dell'azione giudiziaria riguardo
all'azione parlamentare, una questione che si trovava al centro della
risoluzione del Senato del 4 dicembre 2001, possiamo dire che l'assenza
di un solo deputato durante le sessioni parlamentari non inficia né
ritarda i lavori del parlamento. Invece, quando l'imputato non si
presenta in aula per rispondere alle accuse rivolte contro di lui, il
processo non può andare avanti e ciò crea difatti un intralcio e un
ritardo dell'azione giudiziaria. Questa è la differenza. In base a
questo dato di fatto, l'azione giudiziaria deve necessariamente essere
prioritaria in determinate circostanze. Per di più, l'articolo 14 (3)
(c) dell'Accordo Internazionale per i diritti civili e politici e
l'articolo 6 della Convenzione Europea per i diritti umani affermano che
le cause penali devono essere giudicate senza il benché minimo ritardo.
E' perciò un dovere dei tribunali fare in modo che queste cause vengano
portate in aula e risolte quanto prima.

29. L'indipendenza dei giudici e dei magistrati non è solo sancita dalla
costituzione, essa fa anche parte della cultura e della tradizione
dell'Italia. Nessun governo, per quanto forte, potrebbe cancellare
questa regola di base della società italiana. Milano è la città dove
nacquero i Principi fondamentali delle Nazioni Unite sull'indipendenza
della magistratura. A Roma è nata invece la Corte Penale Internazionale
che verrà presto insediata. Ciononostante, negli avvenimenti recenti vi
sono stati dei segnali di minaccia a questa indipendenza, ma una volta
rimosse le cause alla radice e una volta ritrovata la fiducia reciproca,
le tensioni si allevieranno e l'indipendenza della giustizia trionferà e
sarà rispettata da tutti.

Raccomandazioni preliminari

30. Gli esponenti politici imputati nei processi milanesi devono
rispettare i principi dell'azione giudiziaria e non devono provocare
ritardi nello svolgimento di detti processi. Benché essi possano, come
qualsiasi altro cittadino, avvalersi di tutti i diritti di cui dispone
la difesa, dal momento in cui si trovano in una posizione di potere,
ogni ritardo del processo verrà percepito con sospetto e potrebbe
nuocere all'integrità del sistema giudiziario.

31. Le decisione delle corti devono essere rispettate da tutti. Benché
queste decisioni possano essere commentate e anche criticate, i giudici
che emettono le sentenze non devono essere attaccati o sottoposti ad
alcuna forma di calunnia da nessuna persona o istituzione. Qualora le
decisioni dovessero essere ritenute scorrette, si possono invocare i
procedimenti di appello appropriati.

32. Nel corso della sua missione, nell'ambito delle conversazioni con il
ministro della Giustizia e con i presidenti delle Commissioni giustizia
di Camera e Senato, il relatore speciale si è raccomandato affinché
venisse creata una commissione composta da rappresentanti di tutti i
segmenti dell'amministrazione della giustizia, compreso il Consiglio
Superiore della Magistratura, l'Associazione Nazionale Magistrati, le
associazioni di avvocati e il corpo docente al fine di affrontare il
problema in modo esauriente e olistico. L'approccio puntuale attualmente
adottato dal Ministro della Giustizia non è soddisfacente e provoca un
clima di sospetto e di sfiducia. (Da quando è rientrato dalla missione,
il relatore speciale è venuto a sapere che il governo ha accolto la sua
raccomandazione. Il Ministro della Giustizia costituirà detto comitato
in tempo utile. Questo è uno sviluppo molto positivo e auspicabile della
situazione. Il successo del comitato dipenderà in larga parte dalla
totale collaborazione tra i vari protagonisti, che dovranno mettere da
parte gli interessi individuali e considerare l'interesse della
giustizia per il popolo come un loro interesse collettivo).

33. Il relatore speciale continuerà a seguire gli sviluppi della
situazione e si terrà a disposizione del governo e della magistratura
per qualsiasi tipo di aiuto o di consiglio. Un ulteriore rapporto verrà
presentato davanti alla cinquantanovesima sessione della commissione.

Il relatore speciale Onu
sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati
Dato's Param Cumaraswamy


2. Secondo rapporto

INDEPENDENCE OF JUDGES AND LAWYERS
STATEMENT OF SPECIAL RAPPORTEUR ON INDEPENDENCE OF JUDGES AND LAWYERS
FOLLOWING VISIT TO ITALY

rapporto preliminare del relatore speciale sull'indipendenza dei giudici
e degli avvocati, a seguito della visita in Italia
15 novembre 2002

Il seguente rapporto è stato reso in data odierna da Dato P. C.,
relatore speciale della Commissione per i diritti umani
sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, sulla prosecuzione della
missione in Italia del 6/8 novembre 2002

Ho intrapreso una missione in Italia dal 6 all'8 novembre 2002 per
completare la mia precedente missione dell'11/14 marzo 2002 e il
rapporto preliminare allora redatto e sottoposto alla 58ma sessione
della Commissione per i Diritti Umani.

La prima missione scaturiva dalle notizie provenienti dall'Italia circa
un'estesa protesta dei magistrati all'inaugurazione dell'anno
giudiziario, e riguardava le preoccupazioni sul tentativo del Governo di
minare la loro indipendenza

Nel mio rapporto preliminare, fra l'altro, sottolineavo quanto segue:
i) che mi ero persuaso dell'esistenza di validi motivi, da parte dei
magistrati, per avvertire minacce alla loro indipendenza
ii) che i magistrati non dovevano osservare condotte tali da
compromettere indipendenza e imparzialità
iii) un sistema legale irto di ostacoli e le relative procedure, e i
processi di alto profilo criminale che si celebravano a Milano, nonché
il modo in cui si sfruttavano le procedure per ritardarne lo svolgimento
(erano tutti elementi che) contribuivano alla situazione. Si mescolava a
tutto questo la percezione che si intervenisse sul processo di
formazione delle leggi per attivare una legislazione e successivamente
utilizzarla nei casi già pendenti.
iv) questi sviluppi conducevano a un clima di reciproco sospetto fra
governo e magistratura.

Nel mio rapporto preliminare raccomandavo quanto segue:
i) gli importanti esponenti politici sotto giudizio a Milano dovrebbero
rispettare i principi del confronto processuale e non apparire come tesi
a ritardare il giudizio
ii) occorrerebbe istituire una commissione di coordinamento
rappresentativa di tutti i segmenti dell'amministrazione giudiziaria, e
ciò per indirizzare la riforma del sistema in modo generalizzato e
onnicomprensivo.

Nel corso di questa ultima missione ho incontrato i Presidenti di
Cassazione, Corte Cost., ANM e CSM. Ho incontrato anche il
guardasigilli. Ho ricevuto documenti. Ho cercato di incontrare il
Premier Berlusconi, che ricopriva anche la carica di ministro per gli
Esteri, ma per ragioni tuttora ignote l'appuntamento non è stato
fissato.

Il rapporto finale con conclusioni e raccomandazioni sarà preparato e
sottoposto alla 59ma sessione della Commissione per i diritti umani nel
marzo 2003. Nel frattempo, ecco le mie osservazioni preliminari:

i) I processi contro eminenti personalità politiche pendono tuttora a
Milano. Nel capitolo 13 della mia precedente relazione preliminare io mi
astenni da qualunque elaborazione su questi casi, visto che in uno di
essi pendeva ricorso innanzi alla Corte di Cassazione per il
trasferimento del processo da Milano a Brescia, ricorso del Presidente
del Consiglio. La decisione della Cassazione è nel frattempo
intervenuta. La Corte ha sollevato questione di legittimità
costituzionale innanzi alla Corte Costituzionale sul tema del legittimo
sospetto per mancanza di imparzialità. Tuttavia, prima ancora della
decisione della Corte Costituzionale, il Parlamento ha fatto una falsa
partenza, modificando le importanti regole del Codice di rito provvendo
su questo punto in tema di trasferimento dei processi. Si è manifestata
preoccupazione per la retroattività delle modifiche, suscettibili di
applicazione ai casi in corso e di provocare la sospensione del
procedimento in caso di ricorso alla Cassazione. Organo, questo,
competente a decidere su ogni domanda di trasferimento.

ii) La celerità con la quale si è invocata la modifica legislativa del
Codice di rito persino prima della decisione della Corte Costituzionale
è senza precedenti e il Premier è percepito come l'immediato
beneficiario della modifica, anche se si sostiene pure che c'era bisogno
di questa modifica al Codice.

iii) Ho appreso anche che di recente il Premier si è rifiutato di
comparire in due processi - Palermo e Milano - come testimone. A mia
richiesta mi è stato spiegato che il Codice consente alle alte cariche
come il Premier di scegliere fra la comparizione personale e la
convocazione del Tribunale presso una sede di sua scelta. Trovo questa
disposizione, specialmente di questi tempi, insostenibile. Offende il
principio di uguaglianza di fronte alla legge che è fissato fra i
principi fondamentali della Costituzione italiana all'articolo 3. Ed è
in contrasto con gli articoli 14 (1) e 26 della convenzione
internazionale sui diritti civili e politici. L'art. 14 (1) stabilisce
infatti che tutte le persone sono uguali di fronte al Tribunale. Il
principio di uguaglianza è un corollario del principio di legalità.
Il Premier è capo del ramo esecutivo del governo e non dovrebbe essere
percepito come colui che è al di sopra della legge e che viola il
corollario del principio di legalità. In ogni caso, non è nemmeno chiaro
se il Premier abbia o meno scelto di convocare in altra sede la corte
per rendere testimonianza. Una simile previsione di legge si presta
all'abuso da parte di personalità importanti al fine di causare il
ritardo del "giusto processo". Mi riferisco, al proposito, al cap. 28
del mio rapporto preliminare. In casi del genere non c'è nessuna
procedura effettiva che garantisca la comparizione delle personalità
davanti al Tribunale.

iv) Altra fonte di preoccupazione è che uno dei principali avvocati del
Premier è membro della Camera dei Deputati ed è anche Presidente della
Commissione giustizia della Camera. Il conflitto d'interessi e i
problemi etici che una simile posizione crea non sembrano essere
recepiti dal Parlamento o dalle autorità di controllo disciplinare della
professione legale.

v) Le riforme del sistema giudiziario non hanno fatto progressi. Il
Ministro della Giustizia segnala che ci sono circa 42 proposte di legge
in Parlamento con modifiche di svariate leggi una delle quali riguarda
l'assetto dell'ordinamento giudiziario e fu, per un suo aspetto, alla
base dello sciopero dei magistrati di giugno. Il Ministro ha garantito
che sarà presto formata una commissione per la revisione del codice di
rito. Vi è anche la proposta di una commissione di modifica del codice
di procedura civile.

vi) Nell'occasione ho anche potuto constatare che il Consiglio dei
Ministri del Consiglio d'Europa sta monitorando l'efficienza della
giustizia penale italiana. Nel suo comunicato stampa del 10 luglio 2002,
il Consiglio ha espresso il suo rammarico perché le statistiche del
periodo 2000-01 non consentono di concludere che vi sia stato un
significativo progresso nell'efficienza della giustizia penale in
Italia. Il Consiglio è preoccupato per l'eccessiva durata dei processi
in Italia, come emerge dall'incessante flusso di giudizi innanzi alla
Corte Europea dei diritti umani contro l'Italia per violazione dell'art.
6 della Convenzione.

vii) La sfiducia reciproca e il sospetto dovuti alla tensione fra
Governo e magistratura persistono. Le cause di fondo sembrano essere un
sistema legale irto di ostacoli e le sue procedure, che conducono ad
abusi, e i processi di alto profilo contro eminenti personalità
politiche che sono percepite come trarre vantaggio dalla debolezza del
sistema, usando, ove necessario, la funzione legislativa